Quando ci vuole ci vuole.
Voglio dire che difficilmente moriamo dalla voglia di concentrarci per leggere un saggio di epistemologia, ma se realizziamo che senza esserci chiarite le idee su quel tale argomento non siamo letteralmente in grado di capire il nostro tempo, nemmeno a livello di minimo sindacale, allora le cose cambiano.
Se poi prendiamo letteralmente in mano il saggio del quale stiamo parlando e vediamo che si tratta di un librettino di 160 pagine per di più formato mezzo A/4 ,tutto diventa più semplice.
Sull’autorevolezza degli autori non c’è molto da discutere, nella seconda di copertina Ceruti ci è presentato come “Ordinario della filosofia della scienza alla UILM, è fra i pionieri dell’elaborazione del pensiero complesso”.
Mentre di Bellusci si dice : saggista e docente di filosofia al liceo classico Morra di Senise scrive su varie riviste ed è autore di monografie su Durkheim, Costariadis e Serres.
Costariadis, confesso la mia penosa ignoranza, non lo conoscevo ma viene fuori dal libro che è forse la figura chiave in questo campo di studi.
Che dire?
Si legge o si ascolta di continuo sui media autoproclamantisi progressisti un mantra di quotidiane deplorazioni sulla diffusione di fenomeni cultural -politici bollati come populismo, sovranismo, eccetera, lasciando intendere che anche gli intellettuali che adottano queste linee di pensiero sarebbero dei poveri ignorantoni ,abituati a vendere al popolo, naturalmente ancora più ignorante,improvvisate soluzioni semplicistiche, inadeguate per la soluzione dei problemi complessi, che pone a tutti il mondo attuale.
Il libro, se mi posso permettere anch’io una semplificazione, mi pare che dica che se è anche lecito partire dalla considerazione che abbiamo riportato sopra, questa deve essere presa molto sul serio e affrontata in modo approfondito, perché non riguarda affatto, come sembrerebbe a prima vista, l’eterna disputa fra progressisti e tradizionalisti, ma il superamento di un modo di pensare che ci è abituale da secoli se non millenni.
Partiamo pure dall’ “ipse dixit” cioè dal riferimento alla filosofia di Aristotele ,che permane più o meno inconsapevolmente nel nostro modo di pensare e arriviamo fino ai sempre vivi ricordi liceali sul “pensiero chiaro e distinto” di Cartesio.
Cosa ne ricaviamo di sostanziale?
Riducendo tutto all’osso, ricaviamo questo : il mondo è razionale e riconoscibile.
Per risolvere i problemi di conoscenza della speculazione scientifica ,o più modestamente il nostro personale accesso alla soluzione dei problemi che la vita ci presenta ,il metodo collaudato nei secoli, consiste proprio nella ricerca della semplificazione, consistente nella decostruzione di un problema complesso nelle sue parti ,affrontandole una per volta. usando la disciplina appropriata.
Benissimo!
No, col cavolo, tutto sbagliato ci si dice in questo saggio.
Eh sì! Perchè i problemi di oggi, qualificabili come complessi ,non si semplificano affatto tagliandoli in pezzettini più piccoli per renderli più semplici, perché se li tagliassimo, ne altereremmo la natura e poi non capiremmo più nulla.
A questo punto risparmio al lettore di trascinarlo fra il secondo principio della termodinamica, la teoria della relatività e l’ ancor maggiore relatività della fisica quantistica ,perché per fare questo affascinante viaggio intellettuale c’è il libro apposta per spiegarlo e se fossi così bravo da sintetizzare questo argomento in poche righe il libro l’avrei scritto io.
Scherzi a parte questo saggio è veramente importante e di grande peso perché, come accennato, ci dice semplicemente addirittura che d’ora in avanti dovremo convincerci ad adottare un nuovo modo di pensare.
Ma non basta ,perché un atteggiamento così rivoluzionario comporterà una rimodulazione di scuole e università dato che i problemi complessi si possono approcciare solo con procedure interdisciplinari e la divisone classica delle materie, sulla quale è ancora costruito il nostro sistema educativo, non è più adeguata allo scopo.
Questo libretto è un autentica bomba, perché qui c’è da cambiare tutto.
Buona lettura.
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