martedì 23 aprile 2024

Francesco Costa : Frontiera. Perchè sarà un nuovo secolo americano Ed: Mondadori – recensione






Francesco Costa è un giornalista, youtuber, eccetera ,conosciuto sopratutto come esperto di America e quindi in apparenza ovvio che scriva un libro sul futuro dell’America, scommettendo non solo sulla sua sopravvivenza, anche nella sua permanenza come stato guida.

L’operazione sarebbe stata di tutto riposo qualche anno fa, ma non più oggi.

Per due ragioni connesse :

-la prima è che nel frattempo è sorta e si è affermata, anche in campo mediatico ,la nuova disciplina della geopolitica ,proprio per analizzare le strategie a lungo termine degli stati e delle grandi potenze ,chiamate col loro nome cioè di imperi, e le relative traiettorie.

-la seconda è che proprio questi analisti di geopolitica ,che comincino ad affacciarsi alla ribalta dei media e dei social , non danno affatto per scontato che l’America riesca a sopravvivere alle serie crisi interne che ne minano la solidità, se non addirittura l’unità.

Di conseguenza il libro di Costa è un po un azzardo se lo ha concepito come un saggio di geopolitica, materia che chiaramente non è la sua specialità.

Questo è invece un ottimo libro, se rimane nei confini del saggio giornalistico, non meno necessario ed anche probabilmente molto più appetibile, se mi si consente il termine.

Inviterei quindi il lettore senz’altro a spendere il tempo necessario per leggerlo questo libro, perché vi troverà un gran numero di cose interessanti che quasi sicuramente ignorava.

Forse questo è il principale punto di forza di Costa, la capacità di scuotere le nostre pigrizie e nostre mal-riposte sicurezza a proposito dell’America.

Mi piace il fatto che l’autore lo dica esplicitamente: se avete fatto un viaggio più o meno organizzato in America e pensate con quello di poter dire di conoscere l’America, non avete capito niente, perché l’America non è fatta dalle solite leggende metropolitane, è qualcosa di estremamente complesso e contraddittorio.

Per capirci qualcosa, occorre viverci e ancora meglio, studiarsela per bene.

In altre parole bisogna fare i compiti a casa, e Costa li ha fatti.

Ricordo di avere criticato i precedenti libri dell’autore, perché non li aveva corredati se non di note,almeno di una accettabile bibliografia.

Deve avermi sentito, perché questo libro possiede un serio corredo di riferimenti documentali, come è giusto che sia.

Prendiamo Costa per le migliori capacità che ha.

Ottimo giornalista e ottimo inviato, uno che col microfono o con una Action Camera, che hanno da tempo sostituito il vecchio classico taccuino del cronista, va a mettere il naso dappertutto, per sentire la voce della gente.

E’ questo che come lettori vogliamo sapere ,cosa pensano gli americani per capire chi sono.

Non basta condividere miti consumistici e culturali per credere di saper tutto di loro.

Perchè abbiamo storie diverse, molto diverse.

Una per tutte, per quanto elementari : la quasi totalità delle generazioni dei nostri padri sono state fatte o di fascisti o di socialisti.

Ebbene, queste sono due categorie di persone in America praticamente non esistono e non sono mai esistite.

Siamo diversi sopratutto su quello che fa l’America, quello che ritiene di essere, cioè la nazione che avrebbe la missione messianica di diffondere il loro modo di intendere libertà e democrazia, convertendo il mondo al loro credo, ritenuto il più elevato di tutti.

E questa è forse la ragione per la quale ora gli americani sono in crisi : perché sono sconcertati se non sconvolti, dal dover constatare che la maggior parte del mondo non è affatto interessato a diventare americano, anzi si sente minacciato dai tentativi di farlo diventare tale.

Si dice pare a ragione che l’americano medio, profondamente insulare come’è ,sentendosi circondato e difeso da ben due oceani, non sappia nemmeno l’essenziale sul resto del mondo e quindi non si rende conto che l’altro credo fondante su cui poggia la cultura americana, quello del liberismo esasperato, figlio di una priorità assoluta, data al “valore” legato ai diritti dell’individuo, non è il fondamento del mondo.

E che anzi, la maggior parte del resto del mondo, fonda tutto il suo sistema valoriale sull’altro polo ideologico ,che si chiama “comunità”, o bene comune, ai quali il valore dell’individuo risulta quindi subordinato.

Non parliamo poi del peso dei trascorsi razzisti e del primatismo bianco, ancora tanto presenti nella società americana, da aver generato come reazione uguale e contraria, la vocazione alla auto-fustigazione, continua che porta agli eccessi della “culture cancel” del woke eccetera, che affliggono i liberal e i democratici americani.

Costa è ben conscio di questi mali che affliggono l’America in una misura ormai preoccupante.

Mo ritiene di concludere dicendo che nessuno è capace di manovrare il capitalismo in modo tanto funzionale come gli americani e che questo lo porta a ritenere che l’America rimarrà l’America ancora per un bel pezzo perché non si vedono all’orizzonte competitori all’altezza.

Ecco forse questo entusiasmo, poco condiviso dagli analisti di geopolitica è rispettabile e verosimile, ma potrebbe essere smentito dai fatti.

Ma il forte di Costa è il giornalismo da cronista curioso.

Andate a cercare nel libro notizie curiose, se si vuole ,ma non secondarie, sul rapporto fra gli americani e le scarpe nonché sul loro modo di vestire, vi divertirete parecchio.

O sul come spiegarsi l’uso rispettato in modo ferreo di lasciare la mancia e in misura che tutti conoscono e alla quale si adeguano, pur senza che alcuna norma lo abbia mai previsto.

Eccetera eccetera.








 

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