Papa Ratzinger tuona quotidianamente contro il relativismo etico, ma poi lo pratica pure quotidianamente con la teoria della ragion di stato ed altre teorie basate sullo stesso meccanismo logico : il fine supposto buono giustifica i mezzi disonesti usati per raggiungerlo.
Tutta la vicenda dei preti pedofili cos’è se non l’uso sistematico del relativismo etico? La pedofilia è (giustamente) considerata dalla chiesa uno dei peccati più gravi, ma se viene praticata dal clero meglio far finta di non vedere nulla perché lo scandalo che deriverebbe dal rendere pubblici tali comportamenti nuocerebbe al buon nome della chiesa.
Il Vaticano infatti si è deciso ad assumersi le proprie responsabilità su questi comportamenti di una parte del clero quando vi è stato costretto dai tribunali che hanno condannato preti pedofili o meglio le loro parrocchie o le curie dalle quali dipendevano e in alcuni casi il Vaticano stesso, a risarcimenti giganteschi in una miriade di cause in ogni parte del mondo.
La reazione cioè c’è stata quando la chiesa istituzionale è stata toccata nel portafoglio e questo non è stato bello.
Sullo stesso piano logico la pratica della teoria dei “vizi privati e pubbliche virtù”,praticata per millenni, per la quale se un cittadino comune conduce una vita privata non coerente con la rigidissima dogmatica sessuale e familiare cattolica, la sua vita viene bollata come “peccaminosa” e fuori dalla chiesa.
Ma se autore di tale comportamenti è un potente, allora i suoi “vizi” vanno ignorati se lo stesso potente è in grado di procurare delle utilità e dei privilegi alla chiesa nell’esercizio del suo ufficio e il potente stesso va accolto con tutti gli onori non solo in Vaticano ma anche nella chiesa.
In materia di soldi il copione si ripete. Se qualcuno o qualche istituzione finanziaria usa i denari che sono loro affidati non in modo trasparente per ricavarne forti guadagno con operazioni criminose come il riciclaggio di danaro sporco,la chiesa (giustamente) lo condanna come autore di peccati infamanti.
Ma se a praticare tali operazioni non è un cittadino comune, ma un prelato o un laico che amministra fondi della chiesa e da quelle medesime operazioni derivi aumento di ricchezza per la chiesa medesima (in pura teoria) “per esercitare opere di bene”, tutto va bene.
Lo Ior, la banca vaticana ha una storia criminale (ora ben documentata) agghiacciante.
Ancora la stessa logica viene applicata ad una questione assolutamente di fondo come la libertà di praticare la propria religione in qualsiasi paese, cioè alla questione della “libertà religiosa” o “libertà di coscienza”.
Peccato però che la medesima libertà di religione si basi sul fondamentale principio appunto della libertà di coscienza,in base alla quale per definizione l’individuo risponde delle sue scelte solo alla sua coscienza e quindi non è vincolabile a dogmi imposti dall’esterno da gerarchie ecclesiastiche di alcun tipo.
La chiesa evita l’impatto con questo corto circuito logico,che distruggerebbe il suo castello dogmatico parlando non di libertà di coscienza, ma di libertà di religione.
La chiesa infatti rivendica (giustamente) la libertà religiosa per i cristiani diciamo in Africa, ma in Italia addirittura invita alla disobbedienza civile se leggi dello stato introducessero istituti ad esempio come le unioni di fatto nel diritto di famiglia perché la chiesa medesima pretende di imporre la propria etica dogmatica anche a chi segue altre confessioni o nessuna confessione religiosa.
E così contesta (giustamente) l’applicazione della shaaria nei paesi a maggioranza islamica perché
così facendo non si riconosce più la libertà di coscienza a chi pratica altre fedi o non professa alcuna fede religiosa, salvo poi voler applicare la morale dogmatica cattolica anche ai non cattolici praticanti in Italia.
Non entriamo nel campo delle guerre di religione,praticate per secoli o della pena di morte, praticata dallo stato pontificio pure per secoli (e tutt’ora non del tutto esclusa dal catechismo) perché fortunatamente ,almeno per il momento, vi è stato da parte della chiesa una salutare revisione delle erronee posizioni, che aveva sostenuto in merito tenacemente in un passato non tanto lontano, ma fortuna comunque passato.
La guerra è una schifezza, ma se chi la pratica procura l’allargarsi del cattolicesimo nel mondo allora va bene ed anzi va benedetta.
Se le conversioni e i battesimi vengono fatti sotto la minaccia della spada di una qualsiasi potere, tutto va bene ed anzi quel potere va benedetto.
La storia è andata avanti così per secoli.
Ci sono stati vescovi che hanno benedetto i gagliardetti fascisti , le armate franchiste in Spagna, Pinochet in Cile, eccetera, eccetera.
Tutto passato per fortuna, ma tutto di proporzioni tali da farne un libro nero di grosse dimensioni,che certo non giova alla credibilità della chiesa.
C’è forse un difetto di origine in tutti questi casi di uso sistematico di due pesi e due misure da parte della chiesa cattolica, che condanna la sua morale al relativismo.
Ed è alla radice storica di tutti i mali della chiesa, la svolta costantiniana, quando la chiesa si è istituzionalizzata sottomettendo l’altare alla spada dell’impero.
Ed allora il libero spirito evangelico che si identifica nel concetto di misericordia, è stato nel corso dei secoli istituzionalizzato nel sacramento della penitenza, usato costantemente di facciata per “la Salvezza delle anime”, ma di fatto per servire la spada del potere, come il più potente strumento di controllo di massa mai trovato.
Il filone delle dottrine politiche clerical - reazionarie che ha in De Maistre il suo maggior teorico lo dice apertamente, ma in ogni caso oggi è possibile reperire studi storici di grande livello soprattutto relativi all’opera del Cardinale della Controriforma, Carlo Borromeo, ed all’inquisizione, che chiariscono questo aspetto del “sacramento” in modo difficilmente contestabile.
Ma quand’anche il fine vero della confessione non fosse il controllo di massa dei popoli per conto del potere del momento le cose non migliorerebbero di molto dal punto di vista del relativismo etico.
Infatti se il gran castello della dogmatica cattolica prescrive una via strettissima e scurissima,per rimanere nei confini di ciò che è permesso dalla morale stessa, poi nel confessionale la storia è tutta diversa e tutte le porte sono aperte.
Due pesi e due misure risulta essere quindi il fatto addirittura istituzionalizzato più rilevante della morale cattolica ufficiale.
Vengono alla mente i motti di Agostino "ama e poi fa quello che vuoi" (dal commento alla prima lettera di Giovanni 7,7-8)ed il corrispettivo ancora più radicale del suo discepolo Lutero “pecca sed crede fortiter”(dalla lettere a Melantone del 1521) che sono i vertici teorici del relativismo cristiano.
Non invidio papa Ratzinger che si propone in ogni intervento di predicare contro il relativismo, perché di fatto predica contro sé stesso.
Difficile fare proseliti o almeno bloccare il costante assottigliamento del “gregge dei fedeli” se non si riesce a fare un minimo di chiarezza nel proprio universo di pensiero.
Se il papa di una chiesa che si trova in una delle più gravi crisi della sua storia o i cristiani turbati e disorientati cercano una via di uscita credibile la cerchino non nelle istituzioni ecclesiastiche, ma nel semplice e puro messaggio evangelico.
Se si vuole farlo c’è però una “condizio sine qua non” da superare e temo che sia questo papa, sia tanti cristiani forse non sono ancora maturi per superarla e consiste nel buttare decisamente a mare la gran parte dell’istituzione ecclesiastica, della sua gerarchia e del suo castello dogmatico, conservando solo il vangelo, il messaggio.
Non c’è bisogno d’altro, certo però che studiarsi i testi con la responsabilità della propria coscienza è più faticoso che andare a sonnecchiare durante le peraltro non brillanti liturgie, che offrono oggi le nostre chiese, pensando così di essere riusciti a salvarsi l’anima con poco prezzo.
L’enorme patrimonio culturale, artistico e storico ispirato al cristianesimo rimarrebbe comunque una delle nostre radici fondamentali.
Ben inteso integrata dalle altre radici altrettanto fondamentali ,che lo sviluppo del pensiero umano ha donato alla nostra specie con la filosofia e con la scienza.
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