Qualcuno a caldo ha commentato l’atteso discorso di Berlusconi di ieri 29 settembre 2010 , etichettandolo come “un discorso democristiano” e in effetti sembra scritto più da Gianni Letta che dal Premier.
Berlusconi è uno strano animale politico, capace di continue uscite irritanti e sconcertanti, ma per quasi vent’anni ha regolarmente battuto tutti i suoi avversari interni (dato che quelli esterni sono sempre stati poca cosa) superandoli con un guizzo sul filo di lana.
Quasi tutti erano convinti che il sempre debordante “ego” del personaggio lo avrebbe costretto a dire quello che non doveva dire (contro i Finiani) e quindi a fare una irreparabile frittata politica,anche contro il suo interesse, decretando così la fine della legislatura.
Solo due giorni fa sul Corriere Gianni Letta non aveva nascosto il suo disappunto per le continue intemperanze del premier, la sua tendenza ad ascoltare a Palazzo Grazioli personaggi di dubbia levatura e addirittura aveva concluso con un “ma non so se resisterò ancora”.
E invece il gatto dalle sette vite è di nuovo venuto fuori con un discorso tanto “moderato” e “istituzionale” da fare strabuzzare gli occhi a chi lo leggeva.
Non c’è quasi nulla dello stile berlusconiano.
Ma il discorso è la ennesima controprova del fiuto politico del personaggio, che gli ha consentito di durare quasi vent’anni.
Il momento era difficilissimo per Berlusconi,perché non ostante i calcoli ancora una volta sballati di alcuni suoi consiglieri- camerieri al premier doveva apparire chiaro che i conti non tornavano affatto.
L’equazione semplicistica : fuori Fini dentro Casini, per la quale facevano il tifo i Berluschini di tutta Italia si è dimostrata impraticabile.
Una crisi di governo per andare alle elezioni in marzo comporterebbe rischi da brivido in campo internazionale consistenti sopratutto nella sempre incerta tenuta dei rinnovi dei Bot sui quali la speculazione è prontissima a riversare miliardi per affondare l’Italia e l’Euro guadagnandoci sopra.
Se si palesassero scenari di questo tipo, Tremonti diventerebbe presidente del consiglio nel giro di tre giorni con uno schieramento trasversale dato che l'argomento soldi è l'unico che tutti capiscono.
Ma anche nella situazione politica interna in caso di crisi di governo i preventivi e indispensabili passaggi parlamentari potrebbero presentare scenari altrettanto da brivido per il premier se si formasse una maggioranza quale che sia per un governo di transizione o per una nuova legge elettorale, con il palesarsi sempre più probabile del famoso terzo polo che va da Fini a Casini a Rutelli a Lombardo e chi più ne ha più ne metta.
Ma al momento decisivo Berlusconi ha ascoltato ancora una volta Letta è ha fatto probabilmente la scelta giusta non solo per sé stesso ma anche per il paese, allontanando almeno per un po' la prospettiva delle urne.
E’ noto che Berlusconi fa la prima colazione con cappuccino, brioche e sondaggi.
I sondaggi da tempo gli avevano dato notizie tutt’altro che rassicuranti.
I così detti “poteri forti” industria finanza, Vaticano ecc. da qualche tempo avevano ormai cambiato atteggiamento verso il berlusconismo e si erano messi per traverso.
Gli alleati di peso Bossi – Tremonti “semper fideles” come i Carabinieri sono ben attenti ai segni di smottamento e pronti a muoversi per prendersi la poltrona di Berlusconi all’occasione propizia,come si è già accennato, e questo è nelle regole del gioco.
Il terreno era ed è scivoloso,una mossa falsa e si era allo scacco matto.
E quindi provvisoriamente forse è andate bene, ma i problemi del paese sono ancora tutti lì.
I “poteri forti” si sono sentiti dire dal premier quello che si aspettavano di sentire e quindi per un po’ faranno tacere le artiglierie, a patto però che alle promesse segua l’azione ed alla svelta.
A mio avviso però sta maturando il problema dei problemi dell’Italia di oggi per risolvere il quale sia il Berlusconismo sia l’anti- Berlusconismo hanno una classe dirigente inadeguata per affrontarlo.
La ribellione di Fini e compagni è la punta dell’iceberg. Andrebbe guardare bene la montagna che c’è sotto.
Sotto ci sono ben altro dei rancori di un singolo politico frustrato, o altre questioni personalistiche, sotto c’è il Sud che reagisce al crescente potere della Lega, che Berlusconi deve subire per sopravvivere.
Ma soprattutto c’è un Nord che non sopporta più la convivenza con un Sud sempre più impresentabile e avvitato sulla propria decadenza,che appare irreversibile.
Né Berlusconi né Bossi probabilmente sono né saranno in grado di gestire un processo storico che sta maturando nell’ombra ma che ha una forza dirompente.
La politica al momento non è in grado di gestire il problema e addirittura non ritiene politicamente corretto nemmeno di parlarne apertamente.
La Lega sarebbe la naturale levatrice di un tale processo, ma l’aumento esponenziale del potere locale e nazionale che si trova a gestire con una classe politica ancora non sufficientemente preparata e matura,e i primi casi di corruzione fra le sue file la fanno barcollare.
C'è poi un crescente malcontento che comincia a serpeggiare fra le sue file a causa del prezzo ,troppo altro per molti,che Bossi ritiene di dover pagare a Berlusconi per aver un federalismo dai tempi troppo lunghi e dall’esito incerto.
Ora anche la Lega rischia.
Guadagnerebbe e molto ad eventuali elezioni se tenute oggi o domani, ma dopodomani probabilmente condividerebbe il peso del logoramento con il Berlusconismo.
Se non la Lega allora chi farà da catalizzatore per portare il Nord a diventare una Svizzera padana?
Chi realizzerà il sogno di Gianfranco Miglio,lo storico ideologo della medesima Lega sulle macroregioni?
Quando un fenomeno politico è maturo nel subconscio della gente, basta un personaggio ,magari esponente del mondo produttivo che lancia un referendum regionale o qualcosa del genere e si aprono le danze.
Staremo a vedere.
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