Dai tempi di Garibaldi non sono passate tante generazioni da rendere incomprensibili quegli anni, basta tornare al bisnonno.
E’ vero che nel frattempo di cose ne sono successe veramente tante, ma con un po’ di senso storico non è poi così difficile cercare di immedesimarsi in quei tempi.
Proviamoci. La differenza più vistosa, lo vediamo subito non è che allora non c’era la televisione e la gente era più povera e meno istruita, la differenza fondamentale è nel modo di sentire le cose.
Probabilmente oggi abbiamo tanto di più ma è abbastanza evidente che non siamo all’altezza di Garibaldi.
Che di fronte alle rivoluzioni odierne in Medio Oriente un Garibaldi sarebbe già partito con altri volenterosi per andare ad aiutare chi sta combattendo per conquistare la libertà del suo popolo ci sono pochi dubbi.
Oggi al massimo si trova qualche giovane disposto a partire per qualche organizzazione umanitaria, ma non è concepibile ritrovare lo spirito dei Garibaldi.
Eppure fino alla guerra di Spagna (1936), non un secolo fa, c’erano gli Hemingway pronti a partire per combattere a favore della Repubblica Spagnola o sul fronte opposto giovani convinti degli ideali propagandati dal fascismo che sono partiti per sostenere i Franchisti.
Poco dopo ci sono stati i giovanissimi volontari arruolatisi per la seconda guerra mondiale e poi il fenomeno tutt’altro che marginale della Resistenza da una parte e dei giovani di Salò dall’altra.
In tutti questi casi si andava a mettere in gioco la propria vita per ideali sentiti e vissuti come alti, si era quindi pienamente nel solco dello spirito dei Garibaldi.
Ora quello spirito pare scomparso dalla faccia della terra.
Fatta questa constatazione non è facile giudicare fino a che punto è un bene e fino a che punto è un male, che oggi le cose stiano in questi termini.
Oggi i diritti umani sono molto ma molto più diffusi e difesi rispetto ad allora.
In pura teoria quindi dovrebbe essere più sviluppato lo spirito garibaldino del quale si parlava e invece questo oggi è scomparso.
Va anche detto che certi elementi dello spirito garibaldino nel senso di slancio dannunziano, di culto dell’atto eroico là dove tendono a rasentare il fanatismo, portano con sé anche elementi tutt’altro che positivi.
Ed allora la riprovazione che oggi comportano gli atti ad esempio dei fanatici religiosi è da accogliere come un fatto positivo.
Nello spirito di allora vi era anche un forte, forse troppo forte senso dell’onore.
Pensiamo ad esempio lo scherzo che questo senso dell’onore, nobile se razionalmente confortato da verifiche sulla situazione alla quale applicarlo, ha giocato a tanti “ragazzi di Salò” che sulla spinta di questo sentimento non hanno saputo valutare quanto quel regime fosse nato privo di ogni legittimazione e fosse fuori dalla realtà.
E’ nobile essere fedeli ai patti ed ai giuramenti di fedeltà, ma attenzione, patti e giuramenti hanno come controparte l’istituzione stato, nazione , patria ecc.questa solo permane nel tempo, non la persona fisica che pro-tempore e solo pro- tempore li rappresenta se e fin quando ne ha la legittimità.
Garibaldi , bisogna dargliene atto, era stato ancora più moderno di questi nobili giovani del nostro passato recente, e suoi posteri, che in parte ne avevano ereditato lo spirito.
Era stato ancora più moderno perché il suo spirito era sì animato dagli stessi ideali di difesa dell’onore della patria , ma aveva saputo andare anche oltre, ponendo questi ideali e sentimenti al servizio di principi razionali e filosofici universali molto vicini per intenderci a quelli dell’illuminismo, che poi sono diventati il fondamento delle dichiarazioni universali dei diritti dell’uomo.
Garibaldi è spesso ricordato superficialmente come un leader carismatico facile ad infiammarsi, perfino un po folcloristico, ma questo contrasta con le solide basi filosofiche che ne hanno ispirato l’azione.
Garibaldi non era stato facile preda dei sentimenti giovanili, perché aveva saputo i sentimenti metterli al vaglio di una valutazione razionale legata ai suo principi.
L’enorme modernità delle idee che hanno ispirato la Repubblica Romana del 49 ne sono testimonianza.
Oggi quei principi sono dati per acquisiti in tutto l’Occidente (un po meno solo in Italia dove imperversa ancora ma forse per poco uno residuo di clericalismo altrove del tutto scomparso).
Qualcosa dello spirito garibaldino lo si può trovare nel coraggio civile di chi si spende in difficili e pericolose trincee per puro spirito umanitario, che sia animato da ideali religiosi ,come un Don Ciotti e molti altri “preti da strada”, o del tutto laici come un Gino Strada.
Oggi ha preso piede un forte spirito pacifista, ben giustificato dagli immani disastri vissuti nel secolo scorso.
Questo è senza dubbio un fatto positivo, perché essendo questo sentimento largamente diffuso a nessun governante può venire in mente di trascinare il paese in guerre di conquista come è capitato in passato.
A volte mi chiedo però cosa succederebbe nella eventualità di dover andare alle armi per fronteggiare una aggressione esterna.
L’eventualità è fortunatamente molto remota, ma non è certo inverosimile.
Garibaldi è stato per lunghi anni adottato dalle parti politiche di sinistra.
Oggi queste stesse forze politiche versano in una crisi senza precedenti che coinvolge la confusione delle idee sulla loro stessa identità culturale, che da tempo nelle espressioni più radicali, contempla un pacifismo assoluto, che tra l’altro è in contrasto stridente con il loro passato.
Ancora oggi facendo passare i commenti sulle vicende libiche che vede la sinistra radicale compattamente schierata contro l’intervento militare, viene da pensare cosa avrebbe fatto questa sinistra da salotto ai tempi della resistenza, avrebbe combattuto i repubblichini con le postole ad acqua?
Lo spirito di Garibaldi non è sopravvissuto nelle sue forme originarie lo abbiamo visto , è durato nel tempo poi si è trasformato in spirito umanitario perdendo del tutto la disponibilità di menar le mani, se necessario.
Per molti versi è un fatto positivo, purchè non vengano tempi che richiedano azioni più estreme.
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