martedì 14 febbraio 2012

Greci ribellatevi, la Troika vi sta infinocchiando

La crisi economico finanziaria della Grecia ha raggiunto aspetti ormai da tragedia.
La cosa dura da un paio di anni e questo tempo è stato caratterizzato da una serie di stangate pesantissime per quel paese, che orami si trova ad avere parzialemente perso la propria indipenendenza.
Perché è vero che le misure di austerità dettate dalla Troika formata da Commissione Europea, Fondo Monetario internazionale, Banca Europea, sono state di volta in volta approvate dal parlamento ellenico, ma ciò non toglie che si tratti di una forma di tutela, di un commissariamento di un paese ormai non più completamtente sovrano.
Accettabile se l’Unione Europea fosse un unico stato federale con un esecutivo centrale democraticamente eletto col potere di governare alcuni settori degli stati federati che le appartengono, ma le cose non stanno affatto così.
Al momento l’Unione europea è una tecnocrazia affianacata e indirizzata da una guida politica pletorica e di caratura politica più che mediocre, orientata in pratica e per ora dal duo Germania-Francia ondivago e che vive alla giornata guardando alle esigenze politiche di casa propria e che quindi interviene in modo contradditorio, spesso completamtene sbagliato e comunque sempre in ritardo.
La Grecia ha dei numeri da brivido.
Il debito pubblico al 160% del Pil e un interesse sui bond arrivato al 35%.
Con questi numeri la Grecia è fallita e lo sanno tutti, ma questa è proprio la parte più irritante e inaccettabile della commedia in corso.
La commedia in corso è infatti una tragedia per il popolo greco, che ha digerito noccioline di questo tenore :
-salario minimo ridotto del 20%
-taglio del 10% dei dipendenti statali e abolizione della tredicesima
-tagli alla sanità che già da ora incidono pesantemente sul normale funzionamento degli ospedali
-privatizzazioni massicce, cioè svendita delle utility, le aziende erogatrici di servizi di energia trasporto ecc
Per il popolo è una tragedia ma per qualcuno è una pacchia e questa è la ragione per la quale la commedia viene messa in scena e portata avanti.
Gli interessi da usura che sono ora connessi al debito greco vengono riscossi da qualcuno (i Greci più ricchi, le banche e quanti hanno speculato sulla rovina del paese) e questi qualcuno hanno interesse a che la commedia continui il più a lungo possibile e se poi il paese fallisce ufficialmente e di conseguenza il capitale finirà tagliato, chi se ne frega se nel frattempo riescono a riscuotere interessi ben superiori al capitale.
Magari, anzi senza magari, gli stessi gruppi che partecipano al giochino sopra descritto cautelano il proprio investimento “assicurandolo” con appropriti strumenti derivati e con questo traggono ulteriore profitto.
Alla fine della fiera con il paese stremato e fallito gli stessi gruppi arricchiti ulteriormente dalle manovre medesime che faranno? Si compreranno i gioielli di famiglia della Grecia a prezzi da saldo.
Fine della storia.
Storia triste perché non si può non condividere la sofferenza di un popolo al quale ci legano indissolubilemente la storia la cultura e la geografia.
Per i Greci andrà male comunque, sia che il poco pulito gioco della Troika vada avanti, sia che il paese si ribelli, dichiari di non pagare più il debito ed esca dall’Euro.
La seconda via però salverebbe almeno la dignità di un popolo e la credibilità della democrazia e dei valori che anche noi dovremmo condividere.
Ci sarebbe anche una terza via, come sempre infatti le alternative sono molto di più del bianco e del nero, ci vogliono però cervelli adeguati per elaborarla e una classe politica pure adeguata e non sembra che la Grecia disponga almeno dei secondi.
Dei politici adeguati metterebbero alla porta la Troica, dichiarerebbero la impossibilità del paese di pagare il suo debito, uscirebbero dall’Euro e ristamperebbero la Dracma e poi però dovrebbero cominciare a fare, e anche in fratta, quello che non sono stati capaci di fare prima.
Prima di tutto fare pagare le tasse.
Abolire quasi completamente le spese militari (attualmente la Grecia spende il 7% del Pil ,la spesa più elevata d’Europa, per comprare armamenti prevalentemente dalla Germania, guardate che caso.
Usare questi soldi tanto per cominciare per ristrutturare una industria turistica all’altezza dei tempi.
Mandare a casa le cricche politiche corrotte e gerontocratiche che hanno sgovernato finora e costruire una politica economica che favorisca le attività produttive.
Mandare a casa sé stessi è evidentemente chiedere troppo e quindi questa è la perte più difficile della storia. Quasta ipotesi è percorribile se i Greci sapranno uscire dalla pigrizia dell’impiego statale e del patto di fedeltà con una consorteria politica di riferimento per cercarsi politici nuovi col criterio del merito.
Tutte le rivoluzioni culturali sono estremamente difficili, ma è noto che le crisi possono indurre la gente a darsi una scrollata.
E’ sperabile che questo avvenga anche perché la loro storia portebbe disgraziatamente essere ripetuta da noi.
Almeno finiamola di far finta di non capire che non solo si è imposto da anni in Occidente un pensero unico liberista o ultraliberista che sta provocando danni sempre maggiori impoverendo i ceti medi, arricchendo in modo indecente piccole minoranze e impoverendo le grandi maggioranze col rischio ormai prossimo di fare saltare il patto sociale.
Ma chi è riuscito a imporre senza suscitare reazioni apprezzabili questo gioco ora addirittura esce allo scoperto mettendo o imponendo elementi della casta finanziaria-bancaria al governo o in posizioni chiave di governo in un gran numero di paesi.
Siamo sicuri che i popoli continueranno come pecoroni a stare al gioco finanziando coi loro sacrifici il tenore di vita da nababbi dei pochi beneficiari?
A un certo momento bisognerà pure rendersi conto che le disparità sociali che si stanno affermando qui in occidente hanno precedenti solo negli ex paesi del terzo mondo India, Africa ecc.
Ci va bene fare andare la storia al contrario?

Nessun commento: