Quante volte su questo blog si è scritto che uno dei difetti
più intollerabili dei politici italiani è quello di non sapere dire la verità alla gente.
E' un difetto serio, perché se non si dice la verità, vuol
dire che si mente ,che si racconta una cosa per l'altra, che si prendono in
giro i cittadini e non li si ritiene all' altezza di capire come stanno
veramente le cose.
La vicenda della Crimea ha dimostrato che si tratta di una
malattia contagiosa, che affligge gran parte della classe politica nel mondo
attuale.
E' un vero guaio perché è indice di una debolezza, di una
inadeguatezza della politica, come viene declinata oggi nelle grandi
democrazie.
Prova ne è che il punto più alto del farisaismo lo si è
riscontrato proprio nella posizione americana, cioè nel paese che si proclama
come il garante degli ideali democratici del mondo e che negli anni recenti ha
pagato il prezzo più alto per cercare addirittura di esportar, senza successo, la
democrazia, andando a fare la guerra in
Iraq , in Afganistan, eccetera.
Cerchiamo di farla breve, evitando di partire da Adamo ed
Eva, come hanno fatto in questi giorni parecchi giornali, per raccontare la
storia della Crimea e dintorni.
Il mondo è andato avanti per secoli e millenn, fondando i
rapporti fra stati sulla regola elementare, mutuata dalla natura, che è il
principio della prevalenza del più forte
sul più debole.
Il più forte fondava un impero e le altre nazioni divenivano
vassalli di quell'impero, fino a quando non si formavano le condizioni per una
decadenza del vecchio impero e, dopo un periodo più o meno lungo di instabilità,
non si affermava una nuova nazione,capace
di imporre la propria superiorità alle altre.
Una versione un poco più edulcorata del principio del più
forte è stata quella degli equilibri, cioè della convivenza fra potenze
prevalenti, in una data area geografica, senza che nessuna di queste pretendesse
di diventare l'impero universale.
La filosofia dell'illuminismo, portatrice dei principi della
libertà e dell'eguaglianza ha fatto fare un passo decisivo verso una forma più
elevata di civilizzazione, creando una cesura radicale col passato.
Tale filosofia è stata in pratica recepita dalle così dette
“democrazie liberali” ,solo con seconda guerra
mondiale, che aveva messo fra gli scopi di guerra, appunto delle
democrazie liberal, che combattevano contro le dittature illiberali, il fondamentale principio del diritto
all'autodeterminazione dei popoli, ponendo le basi, tra l'altro, per il superamento definitivo del colonialismo.
Su questo principio si è costruito l'Onu e la conseguente
rete di organizzazioni internazionali.
Il principio di autodeterminazione significa che ogni nazione
può esprimere con il voto la propria volontà di essere indipendente o di
associarsi ad altre entità.
Questo principio ,dopo la seconda guerra mondiale, se pure
riconosciuto formalmente da tutti i partecipanti, col sottoscrivere la carta
dell'Onu, è stato contraddetto in modo pesante dal blocco sovietico e dal così detto
spirito di Yalta (è singolare che Yalta sia una cittadina proprio della Crimea),
cioè dall' accordo fra democrazie liberali e blocco sovietico a rispettare
reciprocamente le zone di influenza, formatesi di fatto sul campo di battaglia
fra Est ed Ovest.
Ne nacque il periodo della così detta “guerra fredda”, durato
dal '45 all' 89, con la caduta del muro di Berlino e dell'Unione Sovietica, tre
anni dopo.
Dopo la caduta dell'Unione Sovietica si arrivò
all'applicazione del principio dell'autodeterminazione dei popoli, anche fra i
paesi dell'Est, e quasi tutte le ex repubbliche sovietiche decisero di entrare nella sfera di influenza
dell'Ovest (Unione Europea, alleanza con gli Usa).
Il fortissimo ridimensionamento della Russia, che si è
compiuto con quegli avvenimenti, è passato attraverso diverse fasi.
In politica, come nella vita, non esiste il bianco e il nero,
ma esistono solo infinite variazioni di grigio.
Per esempio, la scelta filo occidentale di quei paesi non
comportava automaticamente anche un incameramento degli stessi nella alleanza
militare, che lega i paesi europei, cioè la Nato.
Probabilmente ,sarebbe stato più saggio per i governanti
dell'Occidente prendere tempo per non umiliare la Russia.
Se la storia insegnasse qualcosa ,sarebbe stato utile
ricordarsi, allora, di quale disastro aveva causato alla fine della prima
guerra mondiale, l'umiliazione della Germania.
Superare i regimi autoritari, come erano quelli delle
repubbliche ex sovietiche, è stata cosa buona e giusta, ma gli statisti sanno che
una classe dirigente non si fabbrica in poco tempo.
E infatti le classi dirigenti di questi paesi ,se pure
democraticamente elette, sono risultate abbastanza penose.
Alla permanenza di gran parte della classe dirigente
precedente, si sono aggiunti faccendieri, ex dei servizi e dei vecchi regimi,
come acquirenti delle ex aziende di
stato, che sono diventati gli attuali ricchissimi e potentissimi burattinai dei
nuovi regimi, i così detti oligarchi.
A questi, in diversi paesi dell'Est, si sono affiancati addirittura gli esponenti di vere e proprie
organizzazioni criminali mafiose.
In ogni caso, la democrazia formale, nel senso di svolgimento
di periodiche elezioni, non significa affatto che questi paesi siano diventati,
di punto in bianco, democrazie liberali, come quelle che conosciamo.
L'Ungheria per fare un esempio ha un regime, che sta
riducendo le libertà in modo preoccupante e che è molto vicina a un regime
autoritario puro e semplice; la Polonia è stata per anni in balia di un regime
clerico- autoritario, eccetera.
Dopo la formazione delle nuove repubbliche ex comuniste
dell'Est, si sono verificati gli eventi che hanno portato alla dissoluzione
dell'ex Iugoslavia.
La smania della Germania di sottomettere economicamente quei
paesi, prendendo ,senza indugio, il posto dell'Urss, e il fanatismo
anticomunista di Papa Woityla, ambedue accecati da interessi immediati e privi
di una strategia geopolitica di lungo respiro, hanno destabilizzato un'area
delicatissima ,umiliando scioccamente il ruolo egemone della Serbia, col solo
risultato vistoso di dare libero corso al dispiegarsi del fondamentalismo
musulmano e di rinfocolare odi etnici, spesso artificiali.
L'anticomunismo ideologico e il risentimento verso
l'imperialismo sovietico, covati per decenni, hanno fatto sì, che l'Occidente
si illudesse di poter sostituirsi, come potenza egemone, alla Russia sovietica
in tutto l'Est europeo, dall'oggi al domani, ignorando la storia e la geografia.
Nella vicenda della Crimea e dell'Ucraina, ancora in corso,
l'Occidente sembra orientato a ripetere gli stessi errori.
E' penoso, vedere un Obama inconcludente, indeciso , ondivago
e senza strategia, che, forse da un punto di vista puramente accademico, deve aver capito che la
strada maestra per gli Usa nell'Est Europa non può essere che quella di una
partnership con la Russia, che quindi non va affatto umiliata, né privata del
suo ruolo naturale di potenza regionale egemone, ma non è mai riuscito a
costruirci sopra una politica estera coerente.
Come è penoso vedere un'Europa ,che come al solito non c'è,
che va in ordine sparso non si sa dove.
Per l'Europa però occorre non sottovalutare il ruolo di
leadership che Angela Merkel sta ora per assumere senza le remore del passato, andando contro
alle ossessioni ed ai complessi di colpa
del suo popolo e forse anche al suo carattere.
Almeno il realismo politico ed economico della Germania
sembra essere un buon antidoto a bloccare chi non sa far altro che guardare
indietro, e che quindi, se si riparla di ritorno alla guerra fredda, si sente
completamente e stupidamente a suo agio.
La Crimea è russa da quando si è staccata dall'impero
musulmano nel settecento.
Cercare di negare la realtà, e peggio ancora negare la legittimità
di un referendum, che ne sancisca l'autodeterminazione, se pure improvvisato, è
una insensatezza.
I nostri non sono tempi di grandi ideali, ma questo forse non
è un male.
Che oggi prevalgano le ragioni dell'economia nei rapporti con
la Russia, sarà un po' volgare, ma è almeno una cosa sensata.
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