mercoledì 13 aprile 2016

Andare a votare domenica 17 aprile e votare sul merito del referendum, non pro o conto Renzi




Dopo aver letto quello che potevo sul “referendum delle trivelle” di domenica prossima mi sono accorto che tutto il circo mediatico italiano girava nel senso di spingere la gente a farsi dettare la legge da reazioni emotive.
C'è chi sviluppa l'argomento dell'inquinamento che mina la salute dei cittadini.
C'è chi chiede di reagire all'ennesimo caso di indecente corruzione parlando delle vicende legate alle dimissioni della ex ministra Guidi a seguito dell'inchiesta penale relativa agli impianti petroliferi pugliesi.
C'è chi mete insieme il referendum di domenica con la situazione dei medesimi impianti pugliesi come se si trattasse della stessa cosa, mentre le due vicende non hanno alcuna relazione fra di loro.
C'è chi “butta tutto in politica” e in pratica invita i cittadini a usare il voto o il non voto di domenica per “dare una legnata a Renzi” senza nemmeno prendere in considerazioni il merito della questione alla base del referendum di domenica, che in sintesi consiste nel decidere se le concessioni statali alle trivelle nell'Adriatico debbano essere limitate fino alla scadenza dei contratti oppure si debbano estendere fino all'esaurimento dei relativi giacimenti.
Inutile dire che argomenti a favore di una “reazione di pancia” da parte del cittadino elettore ce ne sono e sono forti.
Oltre tutto il caso ha voluto che venissero alla ribalta insieme i due eventi sopra citati : eventuale inquinamento a danno della salute e corruzione da parte di industriali e politici , che se ne fregano di rovinare la salute alla gente pur di portarsi a casa profitti ingenti.
E' chiaro che se si mettono insieme queste due cose la reazione della gente passa dalla normale irritazione all' incavolamento deciso.
Se poi si aggiunge un po di sale sotto forma della crescente antipatia per il giovane leader fiorentino, che parla e straparla ma costruisce ben poco, ci sono tutti gli ingredienti per spingere i cittadini a “fargliela vedere a quelli lì”, cioè ai politici e più precisamente a quelli che sono in maggioranza ed al governo.
Viene spontaneo reagire in questo modo e confesso che la mia prima reazione sull'argomento è stata : domenica andrò a votare contro Renzi e a favore dei 5Stelle, quale che sia il merito della questione.
Ebbene, non fatelo sarebbe un errore.
Non voglio dire non andate a votare contro Renzi, perché ognuno è libero di costruirsi la propria opinione in proposito.
Voglio dire invece che sarebbe un errore saltare a piè pari le ragioni di merito (cessazione o prolungamento delle concessioni per le piattaforme petrolifere) per privilegiare il dare o togliere il consenso all'azione del governo Renzi.
Ci sono mille e una ragione per essere incavolati con Renzi e su questo blog se ne sono elencate parecchie fin dalla nascita del “renzismo”.
Ma il referendum di domenica 17 aprile è un'altra cosa.
Chi voterà no darà la priorità a considerazioni di carattere economico ed anche politico strategiche.
Infatti consentire alle trivelle di continuare il loro lavoro anche dopo la scadenza della concessione e fino all'esaurimento del giacimento comporta una serie di ricadute economiche di tutto rispetto.
Si continuano ad ammortizzare i costi di ricerca e di installazione delle trivelle e sopratutto si dà continuità all'occupazione del personale che fa funzionare trivelle ed annessi.
Seconda ragione di notevole peso, si consente la continuità di una fonte di approvvigionamento interna estremamente utile in caso di crisi internazionali e quindi si garantisce una maggiore tranquillità nel senso che ci permette di tenere più bassi gli approvvigionamenti massicci da paesi non proprio democratici e stabili come Russia, Libia ecc.
Poi i portatori di questa opinione citano il fatto che i rischi da inquinamento eventualmente prodotto dall'attività delle piattaforme in Adriatico sono estremamente bassi prima di tutto perché estraggono
quasi solo gas e non greggio e poi perché l'unico incidente verificatosi in passato risale a molti decenni fa.
L'opinione invece dei fautori del si e cioè di coloro che sono favorevoli a bloccare l'attività delle piattaforme appena scadranno le concessioni, appaiono come molto più influenzate dall'ideologia che da considerazioni pratiche e verificabili.
Alla fin fine se si guarda alle argomentazioni di Lega Ambiente, per esempio, sembra che si tratti più che altro di allarme per il benessere di delfini e balenotteri, che potrebbero riportare danni al loro sensibilissimo apparato auditivo a causa dei colpi di aria compressa che vengono sparati nel terreno quando si devono fare le analisi degli strati sottostanti al livello delle acque per fare le dovute considerazioni tecniche sullo stato dei giacimenti.
L'auspicio delle associazioni ambientaliste che ci si diriga al più presto possibile verso l'impiego di fonti di energia rinnovabile nella misura più ampia possibile , penso che sia condiviso da qualsiasi persona informata e responsabile, ma penso altresì che non sarebbe male tenere i piedi per terra e numeri alla mano non ignorare il fatto che ancora per anni a venire si dovrà continuare e ricorrere in parte alle fonti tradizionali e quindi rendersi conto che in questo caso la politica più lungimirante che si può fare risulta essere quella della riduzione del danno privilegiando il greggio rispetto al carbone ed il gas rispetto al greggio.
E intanto darsi da fare per continuare a incrementare la quota di energia rinnovabile.
Non va trascurato nemmeno il fatto che troppo spesso le associazioni ambientaliste spacciano per scientifiche tesi strampalate con pochissimo rispetto per la scienza (vedi caso OGM, demonizzazione del glutine eccetera), sfruttano la buona fede e la credulità dei meno informati per descrivere scenari apocalittici anche quando i rischi sono molto limitati come nel caso del quale stiamo parlando.
Usare informazione di qualità e del sano buon senso è sempre la scelta vincente.
Vinceranno comunque i no, questo è verosimile.
Ma vinceranno male, molto male, perché questa vittoria sarà probabilmente la conseguenza, non di un ragionamento, ma dell'invito del governo Renzi ai cittadino- elettore di stare a casa e di dar saltare il referendum impedendo il raggiungimento del quorum.
Ricorrere allo scherzetto inventato dal Cardinare Ruini per fare fallire il referendum del 2004 sulla legge 40, in merito alla regolamentazione della fecondazione assistita, è un espediente che umilia l'intelligenza degli italiani, allora come oggi.
E' l'ennesima pessima trovata di questo Renzi, che piace sempre meno.
Questo però non dove compromettere la, secondo me, giusta causa a favore del no al referendum del 17 aprile.


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