Cuperlo nella
direzione del PD di ieri ha finalmente abbandonato i farisaismi
tattici abituali e ha detto in faccia a Renzi quello che pensa di lui
la minoranza del PD.
In effetti Renzi
continua ancora a cavalcare con profitto il mito del rottamatore,
innovatore.
“Ho fatto più io
in due anni, di quello che han cercato di fare coloro che mi
hanno preceduto in vent'anni”.
Questo è il suo
mantra e questo rimane il piedestallo che si è costruito.
Ma molti di coloro
che gli avevano dato credito, proprio sulla base di quelle
affermazioni, cominciano a tentennare.
Basta leggersi i
commenti dei grandi giornali ,appunto, sui lavori della direzione PD
di ieri, per vedere che il credito di Renzi comincia a restringersi e
che molti cominciano a temere che anche lui non riuscirà mai a
passare dagli annunci alla realizzazione di riforme corpose.
E' giovane,
brillante, decisionista, buon comunicatore, ma sempre più persone
cominciano ad associarlo al ricordo sgradevole lasciato da
Berlusconi.
Il suo modo di fare
assomiglia troppo a quello del Berlusconi del '94 e abbiamo visto a
cosa si è ridotto oggi quel personaggio.
Berlusconi ha
navigato per vent'anni usufruendo più della pochezza degli avversari
che delle sue virtù.
Renzi pure ha
incassato moltissimo politicamente dal fatto che la gente vedeva nei
suoi avversari interni (tutta la vecchia guardia ex PCI da D'Alema a
Bersani eccetera) un insieme di figure eternamente perdenti ,sui
quali la storia è passata sopra come uno schiaccia-sassi.
E lui ha abusato
della fortuna, facendosi beffe della pochezza degli avversari,
dimostrando non solo di non temerli, ma di non prenderli nemmeno in
considerazione.
E questo invece è
sempre stato il suo limite, perché così facendo insultava la storia
del suo partito e di fatto tagliava le radici dell' albero, sul
quale sta seduto.
Renzi si illude di
essere l'artefice di un “nuovo” modo di fare politica, sempre
indefinito e indefinibile, che col passare del tempo, però,sembra
sempre di più aria fritta.
La recentissima
vicenda, che ha portato alle dimissioni la ministra Guidi , ed ha
rimesso sotto i riflettori, con una luce negativa ,la ministra per
eccellenza, Maria Elena Boschi, ha riproposto la sgradevole
sensazione che dà, sempre di più, alla gente l'esistenza e
l'intoccabilità del “giglio magico”, cioè del suo stretto
entourage, formato dai collaboratori più fidati e più potenti, che
pare risiedano tutti in un cerchio di 30 Km. intorno a Firenze,
accentuando così il carattere personale e personalistico, col quale
gestisce il partito.
Berlusconi, in
qualche modo, era scusato del fatto di gestire il suo partito con
piglio padronale, perché letteralmente ne era il “padrone”,
anche nel senso che pagava col suo ampio portafoglio.
Per Renzi non è
così e quindi non può proprio permettersi le libertà che si
prende abitualmente, come se fosse il “padrone”.
Stando ai
primissimi sondaggi, come quello riportato dal telegiornale di
Enrico Mentana ieri sera, la reazione negativa alle vicende relative
al petrolio della Basilicata, sul PD non ci sono state, come non c'è
stato un corrispondente prevedibile vantaggio per il Movimento
5Stelle.
C'è stato però un
fatto molto significativo,che basta a far decifrare il momento
delicato che vive Renzi.
Ai primi commenti
di Grillo ai fatti ,citati sopra ,finiti al vaglio della
magistratura di Potenza, Renzi ha deciso di rispondere con una
querela.
E' una reazione
assolutamente esagerata , sproporzionata e inusuale.
Grillo non è stato
leggero nei commenti, ma se tutti i politici querelassero per le
ingiurie e i turpiloqui, ormai divenuti abituali in Parlamento, la
magistratura avrebbe da lavorare all'infinito.
Ma il buon senso e
la prassi vuole che non sia così e che così non possa essere,
perché qualsiasi cosa rientrante nell'espressione di una propria
opinione politica, è coperta dalla garanzia costituzionale dell'art
21 eccetera, eccetera.
O forse si vuol
fare intendere che solo le cose, o meglio le cosacce spesso espresse
in Parlamento abbiano una tutela più larga di quella che copre il
semplice cittadino?
Ma nel caso
specifico questo non può essere proprio perché né Grillo, né
Renzi sono parlamentari eletti, anche se sono i capi del primo e del
secondo partito italiano.
E allora, come si
spiega una querela assolutamente inusuale?
Si tratta di un
cedimento di nervi, che denuncia una posizione di non tranquillità
di Renzi nei confronti di Grillo.
Per parlare più
apertamente, può voler dire che Renzi ha sempre più paura del
Movimento 5Stelle, che rappresenta l'unica possibilità reale di
alternativa al suo modo di governare.
E questo , è un
brutto segno, perché sta a significare che Renzi vede la situazione
sempre più precaria e ingarbugliata.
Ormai Renzi ha
spolpato fino all'osso quello che c'era da spolpare nel partito di
Berlusconi, quel poco che rimane costituisce a detta dei politologi
il nocciolo duro dei fedelissimi, che rimarranno dove sono fino alla
dissoluzione, perché ci stanno per fede e non solo per interesse.
A sinistra ha poco
da mordere, dato che nessuno è talmente tonto da ritenerlo un
politico, che abbia qualcosa a che fare con la sinistra, la sua
storia, i suoi ideali.
Al centro,ammesso
che possa esistere un area di centro in politica, è nel suo terreno
più proprio e quindi ha già fatto il pieno.
Stando così le
cose, le sue possibilità di manovra sono ridotte al lumicino, nel
senso che i voti che ha ,sono quelli che risultano oggi e
verosimilmente non ne potrà acquisire più nemmeno più uno.
Basteranno quei voti
nei momenti critici che lo aspettano ,nei passaggi parlamentari e
nelle consultazioni elettorali e referendarie?
Lui naturalmente
dice di si.
I 5 Stelle, ancora
naturalmente, dicono di no.
Dato che
l'aritmetica è una scienza esatta, è lecito pensare che si
avvicineranno scadenze nelle quali maggioranza e opposizione saranno
divise da una manciata di voti e quindi lo scivolone potrebbe
presentarsi dietro l'angolo.
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