martedì 5 aprile 2016

Hanno detto a Renzi che è un arrogante e che non è all'altezza del ruolo che ricopre



Cuperlo nella direzione del PD di ieri ha finalmente abbandonato i farisaismi tattici abituali e ha detto in faccia a Renzi quello che pensa di lui la minoranza del PD.
In effetti Renzi continua ancora a cavalcare con profitto il mito del rottamatore, innovatore.
“Ho fatto più io in due anni, di quello che han cercato di fare coloro che mi hanno preceduto in vent'anni”.
Questo è il suo mantra e questo rimane il piedestallo che si è costruito.
Ma molti di coloro che gli avevano dato credito, proprio sulla base di quelle affermazioni, cominciano a tentennare.
Basta leggersi i commenti dei grandi giornali ,appunto, sui lavori della direzione PD di ieri, per vedere che il credito di Renzi comincia a restringersi e che molti cominciano a temere che anche lui non riuscirà mai a passare dagli annunci alla realizzazione di riforme corpose.
E' giovane, brillante, decisionista, buon comunicatore, ma sempre più persone cominciano ad associarlo al ricordo sgradevole lasciato da Berlusconi.
Il suo modo di fare assomiglia troppo a quello del Berlusconi del '94 e abbiamo visto a cosa si è ridotto oggi quel personaggio.
Berlusconi ha navigato per vent'anni usufruendo più della pochezza degli avversari che delle sue virtù.
Renzi pure ha incassato moltissimo politicamente dal fatto che la gente vedeva nei suoi avversari interni (tutta la vecchia guardia ex PCI da D'Alema a Bersani eccetera) un insieme di figure eternamente perdenti ,sui quali la storia è passata sopra come uno schiaccia-sassi.
E lui ha abusato della fortuna, facendosi beffe della pochezza degli avversari, dimostrando non solo di non temerli, ma di non prenderli nemmeno in considerazione.
E questo invece è sempre stato il suo limite, perché così facendo insultava la storia del suo partito e di fatto tagliava le radici dell' albero, sul quale sta seduto.
Renzi si illude di essere l'artefice di un “nuovo” modo di fare politica, sempre indefinito e indefinibile, che col passare del tempo, però,sembra sempre di più aria fritta.
La recentissima vicenda, che ha portato alle dimissioni la ministra Guidi , ed ha rimesso sotto i riflettori, con una luce negativa ,la ministra per eccellenza, Maria Elena Boschi, ha riproposto la sgradevole sensazione che dà, sempre di più, alla gente l'esistenza e l'intoccabilità del “giglio magico”, cioè del suo stretto entourage, formato dai collaboratori più fidati e più potenti, che pare risiedano tutti in un cerchio di 30 Km. intorno a Firenze, accentuando così il carattere personale e personalistico, col quale gestisce il partito.
Berlusconi, in qualche modo, era scusato del fatto di gestire il suo partito con piglio padronale, perché letteralmente ne era il “padrone”, anche nel senso che pagava col suo ampio portafoglio.
Per Renzi non è così e quindi non può proprio permettersi le libertà che si prende abitualmente, come se fosse il “padrone”.
Stando ai primissimi sondaggi, come quello riportato dal telegiornale di Enrico Mentana ieri sera, la reazione negativa alle vicende relative al petrolio della Basilicata, sul PD non ci sono state, come non c'è stato un corrispondente prevedibile vantaggio per il Movimento 5Stelle.
C'è stato però un fatto molto significativo,che basta a far decifrare il momento delicato che vive Renzi.
Ai primi commenti di Grillo ai fatti ,citati sopra ,finiti al vaglio della magistratura di Potenza, Renzi ha deciso di rispondere con una querela.
E' una reazione assolutamente esagerata , sproporzionata e inusuale.
Grillo non è stato leggero nei commenti, ma se tutti i politici querelassero per le ingiurie e i turpiloqui, ormai divenuti abituali in Parlamento, la magistratura avrebbe da lavorare all'infinito.
Ma il buon senso e la prassi vuole che non sia così e che così non possa essere, perché qualsiasi cosa rientrante nell'espressione di una propria opinione politica, è coperta dalla garanzia costituzionale dell'art 21 eccetera, eccetera.
O forse si vuol fare intendere che solo le cose, o meglio le cosacce spesso espresse in Parlamento abbiano una tutela più larga di quella che copre il semplice cittadino?
Ma nel caso specifico questo non può essere proprio perché né Grillo, né Renzi sono parlamentari eletti, anche se sono i capi del primo e del secondo partito italiano.
E allora, come si spiega una querela assolutamente inusuale?
Si tratta di un cedimento di nervi, che denuncia una posizione di non tranquillità di Renzi nei confronti di Grillo.
Per parlare più apertamente, può voler dire che Renzi ha sempre più paura del Movimento 5Stelle, che rappresenta l'unica possibilità reale di alternativa al suo modo di governare.
E questo , è un brutto segno, perché sta a significare che Renzi vede la situazione sempre più precaria e ingarbugliata.
Ormai Renzi ha spolpato fino all'osso quello che c'era da spolpare nel partito di Berlusconi, quel poco che rimane costituisce a detta dei politologi il nocciolo duro dei fedelissimi, che rimarranno dove sono fino alla dissoluzione, perché ci stanno per fede e non solo per interesse.
A sinistra ha poco da mordere, dato che nessuno è talmente tonto da ritenerlo un politico, che abbia qualcosa a che fare con la sinistra, la sua storia, i suoi ideali.
Al centro,ammesso che possa esistere un area di centro in politica, è nel suo terreno più proprio e quindi ha già fatto il pieno.
Stando così le cose, le sue possibilità di manovra sono ridotte al lumicino, nel senso che i voti che ha ,sono quelli che risultano oggi e verosimilmente non ne potrà acquisire più nemmeno più uno.
Basteranno quei voti nei momenti critici che lo aspettano ,nei passaggi parlamentari e nelle consultazioni elettorali e referendarie?
Lui naturalmente dice di si.
I 5 Stelle, ancora naturalmente, dicono di no.
Dato che l'aritmetica è una scienza esatta, è lecito pensare che si avvicineranno scadenze nelle quali maggioranza e opposizione saranno divise da una manciata di voti e quindi lo scivolone potrebbe presentarsi dietro l'angolo.







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