tre immagini
altamente simboliche
Invito il lettore a
riandare nella memoria alle immagini che i media televisivi e
della carta stampata ci hanno fornito in materia in questi giorni,
ed in particolare a tre.
Innanzitutto
ovviamente alle immagini di alcune donne in burchini a volte tanto
eleganti da sembrare pezzi disegnati da stilisti.
Poi le immagini di
suore cattoliche che giocherellano fra loro in spiaggia
completamente vestite della solita veste, come se noi si andasse in
spiaggia in doppio petto.
Infine le foto
liberatrici di uomini islamici mentre si accorciano di molto le barbe
e donne che fumano compiaciute davanti all’obiettivo per mostrare
il superamento dei divieti imposti dagli uomini del presunto califfo
Al Bagdadi ,immagini provenienti da una cittadina appena liberata dai
tagliagole.
Indico solo questi
tre tipi di immagini anche perché sono queste che hanno fatto più
volte il giro del mondo a causa della loro valenza come simboli.
Simboli religiosi?
Ecco è questo il
problema che quelle immagini pongono e sul quale è più che
opportuno riflettere perché è il modo di affrontare questo problema
che condizionerà non poco del nostro futuro.
Se per “simbolo
religioso” intendiamo una prescrizione venuta da libri considerati
sacri da una religione, se rimaniamo nel campo dell’Islam,
rileveremo che le prescrizioni sul modo di vestire sopratutto
delle donne, non hanno fondamento nelle fonti di primo livello, nel
senso che il Corano proprio non ne parla se non in termini molto
generici.
Allah impone
nel Corano che le donne portino il velo eccetera?
Si trovano invece
cenni negli Hadith (raccolta di racconti su Maometto e il suo tempo)
con tutte le difficoltà che derivano dal fatto che gli Hadith sono
milioni, e quindi una versione “canonica”, col valore che per
esempio si da a questa parola in campo cristiano, non esiste, pur
essendo usati gli Hadith come fonte della Shaharia (legge islamica).
Di conseguenza
,almeno per l’Islam dire che è Dio che avrebbe prescritto il velo
nelle sue diverse formulazioni, le barbe, eccetera, è
un’affermazione senza alcuna base scritturale.
Si tratta quindi di
niente più di un uso.
Ed eccoci arrivati
al cuore del problema, si tratta solo di un uso di etnie residenti in
certe aree ed in un certo tempo, uso profano che però è stato
“sacralizzato” e ripetuto nei secoli da gran parte degli imam .
Si ricordi infatti
che l’Islam non ha né un Papa né un Vaticano ci sono università
coraniche più autorevoli di altre, (come quella di Al Azar al Cairo)
e diversi indirizzi dottrinali non formulati da teologi, ma da
“giureconsulti”, ma non c’è nessuno che abbia autorità
suprema.
Questa forma di
governo dell’Islam è del tutto coerente con la visione
ultra-tradizionalista, che ha prevalso nei secoli e che non ha
consentito fino ad oggi alcuna forma di lettura critica esegetica
del Corano, come hanno fatti i cristiani con la Bibbia.
il Corano è
la diretta parola di Dio trasmessa a Maometto
In base a questa
visione il Corano è la diretta parola di Dio trasmessa a Maometto,
così come riportato in quei testi.
Messa in questi
termini integralisti, la parola diretta di dio è quella che è in
“saecula seculorum”.
In base a questi
dati di fatto l’Islam che ritiene di dover recepire la “parola di
Dio” alla lettera perché da lui dettata, è un problema in quanto
Islam.
Andiamo alla Sura
(capitoli del Corano) IV,11 vi si dice “(in materia di eredità)
Iddio vi dice di lasciare al maschio la parte di due femmine”.
Sempre la Sura IV al
successivo versetto 34 spiega perché per Allah la donna vale la metà
dell’uomo :”gli uomini sono preposti alle donne, perché Iddio ha
prescelto alcuni esseri sugli altri”
seguono poi consigli
spiccioli tipo quello di “battere” le mogli dalle quali “temete
atti di disobbedienza”.
Appena prima al
punto 33 quella stessa Sura IV diceva :”Profeta, di alle tue mogli
ed alle tue figlie e alle donne dei credenti che si coprano con i
loro mantelli; questo sarà meglio per distinguerle dalle altre donne
perché non vengano offese,ma Dio è indulgente”.
Non si parla di
veli, ma genericamente di mantelli, “al fine di distinguere le
credenti e non esssere offese.
Perché le
donne islamiche devono portare un abbigliamento che le distingua
dalle non credenti
Il passo può
sembrare oscuro, ma è inteso universalmente in campo islamico, come
se dicesse : le donne debbono vestirsi in modo da essere distinte
dalle non credenti, alle quali potete dare tranquillamente delle
puttane.
Il discorso non è
immediato come vedremo è in San Paolo, ma significa chiaramente,
come si evince dal contesto, che le donne sono inferiori all’uomo e
devono quindi vestirsi in modo particolare per far vedere a tutti che
sono credenti e che come tali con quell’abbigliamento riconoscono
la loro sottomissione.
Unico contentino
rimane loro la ricompensa di non prendersi della puttana, termine
riservato universalmente alle non credenti, solo per il fatto di
essere non credenti.
Fateci caso, quando
vengono intervistate islamiche in velo, queste dicono che si velano
per acquisire “protezione” con riferimento evidentemente a quel
passo del Corano.
Mi sembra quindi che
tutti i provvedimenti che si cominciano ad adottare in Occidente per
proibire l’uso di “veli eccetera” da parte delle donne
islamiche in pubblico, siano assolutamente giustificati, e doverosi,
perché costituiscono potenti simboli di sottomissione delle donne,
inammissibili nei nostri paesi, dove le costituzioni si richiamano
alla tutela dei diritti umani.
Come si vede dai
passi del Corano, sopra citati, siamo all’Iddio vi dice, e tutto il
Corano è impostato così e quindi da qui nasce la difficoltà per
gli islamici a entrare nel mondo moderno, adottando una lettura
critica o almeno ermeneutica, del loro libro sacro.
I cattolici nella
loro grandissima maggioranza non hanno mai provveduto ad effettuare
una loro educazione religiosa, nemmeno a livello elementare con la
lettura e lo studio del loro libro sacro, come del resto la
grandissima maggioranza degli islamici ,non ne sa molto di più.
A questo proposito,
sono state significative le notizie secondo le quali gli inquirenti
sui recenti casi di terrorismo in Francia e in Belgio avevano
appurato che la cultura religiosa dei fanatici attentatori era
basata sulla lettura di passi del Corano ricavati da “bigini”,cioè
dei riassuntini o piccole antologie del Corano.
San Paolo
sulle donne dice cose più terribili di quelle contenute nel Corano
I cattolici non lo
sanno, ma San Paolo (fonte di primo piano nel “libro sacro”
cattolico) dice sulle donne molte più cose orribili di quelle che
sono riportate nel Corano, con l’unico vantaggio di parlare in modo
più diretto e comprensibile.
Ne do un brevissimo
florilegio:
-non concedo a
nessuna donna di insegnare (I Timoteo,2)
-voi mogli state
sottomesse ai mariti (Colossesi 3)
-le donne nelle
assemblee tacciano (I Corinzi 14)
-se vogliono
imparare qualcosa interroghino in casa i loro mariti (I Corinzi 16)
-il marito è capo
della moglie (Efesini 5)
-l’uomo non deve
coprirsi il capo….per questo la donna deve portare sul capo un
segno della sua dipendenza (dall’uomo) (I Corinzi 11)
-ciascuno rimanga
nella condizione in cui era quanto è nato (Tito 2)
Come si vede San
Paolo dice cose semplicemente terribili sulle donne, ancora più
incredibili di quelle che dice il Corano.
Addirittura si
evince, che mentre il Corano non fa parola in modo diretto
dell’obbligo della donna di velarsi la testa, San Paolo, non solo
lo impone, ma si lascia andare a spiegare apertamente che quel
copricapo è e deve essere il segno della sottomissione della donna,
perché è la donna che è stata creata dall’uomo e non viceversa
ed è la donna che ha indotto Adamo a mangiare la mela.
Il Corano, rivelando
chiaramente la stessa impostazione biblica e culturale, dice le
stesse identiche cose alla citata sura IV :”gli uomini sono
preposti alle donne perché Dio ha prescelto alcuni di voi sugli
altri”.
Ecco facendo questi
confronti si dovrebbe capire dove sta il problema : come mai per i
cattolici le esternazioni di San Paolo oggi (oltre ad essere
sconosciute ai più) non hanno più alcun valore, e nell’Islam
invece sono seguite esattamente come riferito o meglio dettato da
Maometto nei primi del 600?
perché
l’Islam è un problema e perché le affermazioni terribili di San
Paolo non lo sono più
Anche nella liturgia
cattolica si ripete ancora oggi, dopo le letture bibliche, la frase
infausta e dottrinariamente errata “parola di dio”, ma qualsiasi
prete, anche poco colto, non avrebbe alcuna difficoltà a spiegare
che quella frase infelice, è da intendersi correttamente non come
“parola di dio” alla lettera, ma invece ,come “parola ispirata
da dio” agli autori della Bibbia.
Fra la Parola
scritta nella Bibbia ,“ispirata da dio” e noi, c’è però di
mezzo il mare ,costituito dal fatto che occorre appurare come quella
parola è stata capita dagli autori biblici, da come è stata da
loro interpretata, prima di scriverla, e da come materialmente quella
parola ispirata e rimaneggiata dagli autori, sia giunta a noi, dopo
infiniti passaggi di copiatura a mano, copia per copia (la stampa
risale a metà millecinquecento) dagli amanuensi medioevali, che
facevano continuamente errori casuali, o spesso voluti, per fare
prevalere gli indirizzi teologici seguiti nei loro conventi o
presenti nella loro mente.
Per tutte queste
ragioni nel mondo cristiano si è riconosciuto formalmente che la
Bibbia non ha valore storico, cioè le narrazioni ivi riportate sono
lì per dire non che quei fatti sono realmente accaduti nella storia
,e accaduti in quel modo, ma perché il lettore tragga da quei
racconti significati e insegnamenti.
Ecco, l’Islam è
lontanissimo da questa visione, anche se alcuni imam cominciano a
ragionarci sopra.
Tornando al dunque,
nessuno può andare a dire a persone con un minimo di istruzione
religiosa in campo islamico, per esempio, che le donne devono
portare il velo perché l’ha detto Dio.
Però, ai fini
pratici, non cambia molto, se lo ripete il loro imam di riferimento
o sopratutto se lo dice il marito o il padre o il fratello, data la
posizione subordinata della donna nell’Islam.
Ma non c’è nulla
da fare, non si può fare tornare indietro la storia e fingere che
l’illuminismo non ci sia mai stato, c’è stato e da allora
prevale la “ragione” non “l’autorità”.
In campo cattolico
,fortunatamente, la cultura dell’Illuminismo e della modernità ha
lasciato il segno spingendo a riletture, basate sul principio
illuminista in base al quale una affermazione si accetta se passa
positivamente il vaglio della ragione e della logica, diversamente la
si scarta.
Ma l’Islam da
questo orecchio non ci sente e quindi creano dei gravi danni i
commentatori, anche di buon livello o di livello accademico, che si
presentano sui nostri media, e che per infausto “buonismo”
continuano a minimizzare la situazione deplorevole nella quale versa
da secoli la cultura e la scienza nel mondo arabo proprio a causa di
queste dottrine insanabilmente “anti-moderne”.
Le
interpretazioni integraliste più diffuse del Corano hanno condannato
sopratutto i popoli arabi a una decadenza plurisecolare che in
Occidente colpevolmente si minimizza
Uno per tutti, è
deplorevole che la nostra opinione pubblica ignori del tutto quello
che elencano le opere di Bernard Lewis, celebre orientalista (che per
sua fortuna ha compiuto cento anni in questi giorni) che ha insegnato
alle Università di Londra e di Princeton, e scritto opere
fondamentali, per documentare il fatto che i paesi arabi sono oggetto
di un decadimento plurisecolare in quanto non producono più nulla di
rilevante in campo né culturale né scientifico né tecnico
,probabilmente proprio a causa di questa loro prevalente
interpretazione religiosa, radicalmente anti- moderna.
Dire e scrivere
continuamente a proposito di terrorismo islamico, che l’Islam non è
il problema, come si fa continuamente sui nostri media e come fa
Obama, per esempio,è come mettersi una foglio di fico sulla mente
per non voler vedere la realtà delle cose,che stanno invece
esattamente all’opposto.
Le politiche di
integrazione sono fallite in Europa, anche a causa di questa foglia
di fico.
Dopo aver preso atto
di questo fallimento, occorre prima di tutto che prendiamo atto della
realtà di questo Islam, che così com’è porterebbe
inevitabilmente il mondo al disastro.
E poi occorre che
conseguentemente si prema, ma con decisione, sui paesi islamici
perché rivedano le loro dottrine, perché proprio quelle sono il
problema.
Occorre
spingere gli islamici a rivedere le loro dottrine, ma non sarebbe
male che anche in campo cattolico si ragionasse sul senso attuale
dell’abbigliamento di preti,cardinali, suore eccetera
Dopo di che, non
sarebbe male se gli intellettuali europei e americani tornassero a
sentire la responsabilità anche didattica che hanno nella società
in quanto intellettuali e cominciassero a sviluppare questo tipo di
argomenti.
Perchè se l’Islam
è il primo dei problemi nel senso che risulta essere una religione
che va riformulata perché non vada in rotta di collisione totale col
mondo moderno, contemporaneamente è ormai ora che questo tipo di
interrogativi ce li poniamo anche in campo cattolico.
Ha un senso che le
le suore cattoliche si vestano da suore, cioè come dicevano una
volta degli esponenti leghisti in altro contesto, si debbano mettere
“in maschera”?
Sarà anche un modo
sguaiato di esprimersi, ma perché alcune categorie di cittadini
(preti, frati, suore etc) si devono vestire con costumi del
cinquecento?
Lo dicono le
scritture? Ma neanche per sogno.
Sono usi, né più
né meno.
Ma allora perché
ridiamo di scherno quando vediamo uno sciamano orientale o
africano,che pratica i suoi riti?
Sacralizzare cose
del tutto profane per farle apparire come “sacri misteri”, al
fine di dare un’autorità e una identità a certe categorie
clericali è cosa che nel mondo moderno è ormai lecito quanto meno
discutere.
Se si pensa alle
cuffie teatrali che avevano certi ordini monastici femminili qualche
decennio fa, ci accorgiamo che il problema è stato recepito, ma
quando vediamo la foto delle suore in spiaggia, vestite di tutto
punto, ci accorgiamo anche di quanta strada occorre fare ancora.
Non è giusto cadere
in finzioni per “non turbare il popolo”, considerando lo stesso
popolo come composto di soli ignoranti.
Tutti sappiamo, che
il neo santo, papa Woytila, si era fatto costruire una sontuosa
piscina in Vaticano, ma sappiamo anche che nessuno è mai riuscito a
fotografarlo in costume da bagno, anche perché si sono subito
preoccupati di coprire quella piscina con un tendone.
Ma queste sono
finzioni da persone di limitata apertura mentale, che non è giusto
accettare.
E se il papa può
fare il bagno in mutande come fanno tutti mortali, perché le suore
devono farlo vestite?
Ma per quale
ragione?
Oltre tutto, è
paradossale questo fatto : come mai i preti più evangelici degli
altri, cioè i così detti “preti di strada” o i missionari non
si “vestono da preti” quasi mai?
Perchè vogliono
essere ,e quindi anche apparire allo stesso livello delle persone
delle quali si occupano.
E quindi l’abito
che divide è un mediocre pretesto per mettere fra il prete e le
altre persone un simulacro di autorità, che guarda caso Gesù Cristo
non ha mai invocato.
Ne deriva da queste
considerazioni che se dobbiamo impegnarci a tiare le orecchie agli
islamici perché si sveglino una buona volta, dobbiamo dare la
sveglia anche a casa nostra.