Renzi è diventato
da un pezzo il personaggio centrale della politica italiana e in
questo tempo ha costruito una sua immagine.
In questa sua
immagine ha un posto importante la sua tutt’altro che simpatica
tendenza ad esternare atteggiamenti guasconi, a spararle grosse.
Dietro di lui ormai
si sono allineati quasi tutti nell’imitare gli stessi
atteggiamenti, Salvini e Grillo in testa.
E questo è il loro
problema, perché è ben noto che nel pollaio il gallo, maschio alfa,
non può essere che uno solo e di conseguenza se questo ruolo lo
vogliono ricoprire in tre o quattro, è ovvio che due o tre non hanno
alcuna probabilità di arrivare primi e comunque tutti e quattro
rischiano di perdere la loro credibilità.
Ma sono fatti loro,
saranno loro a dover sfidarsi in regolari tenzoni per trovare il capo
del pollaio.
Noi spettatori,
sempre più annoiati, dobbiamo solo cercare di on farci scambiare per
polli da spennare a loro piacimento.
A Renzi piace
fare il maschio alfa che si distingue dai pollastri inefficienti che
lo hanno preceduto, copiando Berlusconi, Craxi , Fanfani, e qualcun
altro che fortunatamente non è più di moda
Il discorso che
Renzi fa “alla pancia” degli italiani, ridotto all’osso è
sempre lo stesso : io solo sono il maschio alfa capace di farvi
uscire dalla palude nella quale da decenni i miei predecessori vi
hanno impantanato.
Lo aveva fatto
anche Berlusconi con esito incerto e altalenante, ma a volte anche
con qualche successo.
Prima di lui lo
aveva fatto Craxi, con alterne fortune, ma senza successo.
Prima ancora
Fanfani, regolarmente stoppato dalla tribù dei pollastri dorotei.
E prima ancora…….lo
sapete benissimo e conoscete pure benissimo i risultati.
Fa un po ridere il
fatto che Renzi, uomo di telefonino, computer e fanatico delle slides
(i grafici da proiettare) per assumere atteggiamenti così ovvi,
tratti dalla “fattoria degli animali” di ogni tempo e
latitudine, faccia
pagare al suo partito la consulenza di un guru americano della
comunicazione, un certo David Hunter, socio del più noto Jim
Messina, “consulente comunicatore” ufficiale del presidente
Obama, si è visto con quali brillanti risultati.
Ma il ragazzo
fiorentino si è accorto che pure spendendosi al limite delle forze
in continui “giri d’Italia” i consensi per il si al referendum
costituzionale continuano a latitare e deve essersi giustamente
spaventato.
E quindi battendo
sempre sullo stesso tasto fa risuonare nuovamente lo stesso slogan :
quelli prima di me non hanno combinato nulla : il paese non cresce da
decenni, unico di tutta la Comunità Europea, quindi io solo vi posso
trarre dai guai.
Il discorso sembra
filare anche se come sillogismo è completamente sballato proprio
nella conclusione, perché non c’è nessuna logica fra premesse e
la conclusione.
Le premesse sono
ineccepibili : chi ha governato nei decenni prima di lui, avrebbe
potuto più proficuamente rimanere a casa propria, che tanto nessuno
se ne sarebbe accorto della differenza.
Ma la conclusione
non è affatto consequenziale e scontata come si vorrebbe far
credere, e questo è il punto.
Secondo i
sondaggi Renzi il 5 dicembre perderà il referendum costituzionale e
il suo governo cadrà di conseguenza
Renzi è attualmente
sulla soglia del precipizio, questa è la realtà, meno di un mese e
se i sondaggi, che danno ininterrottamente il no in vantaggio di un
5/6% , non mentono se ne dovrà andare a casa.
Vedremo poi quali
scenari si aprirebbero in questo caso.
Quello che però mi
preme sottolineare adesso è che purtroppo al momento si verificano
una serie di fatti convergenti, tutti diretti a rendere imprevedibile
e instabile l’immediato futuro dei principali paesi europei e che
quindi l’eventuale caduta del governo italiano verrebbe o meglio
verrà percepita come un evento decisamente calamitoso per il nostro
paese.
E questo,
assolutamente non perché Renzi sia particolarmente simpatico a
qualcuno, ma per la pura fredda slavina delle concause che sta per
precipitare sulle nostre teste.
Possiamo fin che
vogliamo illuderci che il freddo mercato non esista, ma sia solo una
foglia di fico che nasconde le vergogne di una cricca di potentissimi
finanzieri che giocano a dadi sulle nostre teste, ma non si risolve
niente aderendo a infantili teorie complottiste oggi sempre di moda.
Il mercato esiste
eccome, per la semplice ragione che il mercato siamo noi, lo facciamo
noi con le nostre scelte economiche e finanziarie da “buoni padri
di famiglia”.
Ai mercati di
Renzi non potrebbe fregargliene di meno, ma aborrono l’ulteriore
elemento di instabilità che porterebbe la sua caduta, provocando un
effetto valanga messo insieme ad altri elementi già esistenti
Certo, come in tutte
le cose di questo mondo ci sono attori nel mercato che possono
muovere cifre imponenti, ma nessuno può illudersi di essere
“azionista di riferimento” del mercato, perché il mercato
funziona con la legge dei grandi numeri.
Questo per chiarire
che se i mercati stanno in questi giorni frustando l’Italia e sono
pronti a trattarla ancora peggio se il 5 dicembre vincessero i no, il
tutto avverrebbe per un effetto valanga che prescinde totalmente dal
giudizio su Renzi.
Ai mercati di Renzi
non potrebbe importargliene di meno.
Ai mercati invece
importa moltissimo sapere come e perché l’Italia si trova con una
montagna imponente di “sofferenze bancarie” , cioè un accumulo
di “crediti inesigibili”, passano gli anni, il problema rischia
di esplodere e il governo non fa praticamente nulla se non “salvare”
quattro banchette locali del Centro Italia e basta, punto, e le altre
che facciamo?
Si potrà
controbattere che gli altri paesi non stanno meglio.
Infatti non è che
il paese che comanda in Europa, la Germania ha nascosto sotto il
tappeto la situazione criticissima del colosso Deutche Bank e
tutt’ora tiene sotto il tappeto quella ancora più critica del
Sparkassen locali?
Anche gli
altri paesi europei non stanno troppo bene, ma noi facciamo di peggio
Verissimo, ma il
problema nostro è unico per nostra sfortuna, perché solo le nostre
banche sono oberate oltre che dalla montagna dei “crediti
inesigibili”, anche da un’altra montagna ancora più grossa di
“titoli di stato”.
Aumenta lo “spread”!
Il cittadino medio
può anche fregarsene o nemmeno capire cosa significa spread, ma
ancora purtroppo queste sono cose molto serie.
Spread, cioè
differenza del tasso di rendimento del nostro BTP decennale rispetto
a quello tedesco sta aumentando in questi giorni in modo sensibile e
costante.
Per una delle più
ovvie leggi dell’economia finanziaria questo significa che con lo
stesso ritmo il valore di mercato dei medesimi BTP scende.
E quindi in poche
parole chi aveva comperato a 115 adesso se vende prenderà 110 e via
di seguito.
La conseguenza è
che lo stato dovrà pagare interessi più alti di qualche miliardo e
che il cittadino risparmiatore si prenderà la solita fregatura
(della quale dovrà però ringraziare per buona parte la propria
impreparazione).
Ad oggi la tendenza
è costante anche se il livello del famoso spread (170/180) è ben
lontano dai livelli da bancarotta raggiunti dal brillante ultimo
governo Berlusconi (570 nell’autunno 2011), ma come si diceva la
tendenza è costante e mancano meno di quattro settimane al voto sul
referendum con probabile caduta del governo Renzi.
I bollettini
finanziari che leggono gli operatori ma anche i cittadini che non
vogliono farsi spennare, in questi giorni stanno delineando scenari
da brivido, sulla base di un sondaggio fra operatori esteri condotto
dall’agenzia specializzata Sentix addirittura il rischio
dell’uscita dell’Italia dall’Euro è superiore a quello di una
eventuale uscita della Grecia.
Altro indicatore da
brivido è quello dell’andamento dello strumento finanziario che
usano gli investitori per “assicurarsi” sull’eventuale rischio
di default (fallimento) di un paese, ebbene questo livello risulta
oggi addirittura doppio di quello relativo alla Spagna.
L’indice della
borsa italiana da gennaio è sceso del 18%, mentre i titoli mondiali
sono saliti del 6%.
ai nostri
rischi di instabilità di sommano alcune debolezze dell’economia
mondiale, che peggiorano un quadro già poco roseo
Se poi allontaniamo
lo sguardo dalla galleria degli orrori italiani sopra elencati e
andiamo all’esterno non è proprio che vi troviamo rose e fiori.
Tanto per cominciare
la Fed americana probabilmente approfitterà della vittoria di Trump
per prendere il coraggio che finora le è mancato per cominciare ad
alzare gradualmente i tassi e frenare le rotative che stampano moneta
a man bassa per sostenere l’economia.
Draghi in Europa ne
sarà condizionato e così pure la banca centrale inglese, quella
giapponese eccetera.
A parte le
conseguenze di questa manovra delle banche centrali che provocheranno
una tendenza al rallentamento e non alla crescita delle rispettive
economie occidentali, sorge anche il problema ancora più grosso del
rallentamento che provocheranno in tutte le economie emergenti, a
seguito del rincaro del denaro che ne deriverà ed alla conseguente
perdita di capitale dei titoli occidentali che questi paesi si sono
messi in cassa.
Sta durando più del
necessario il periodo di incertezza e di crisi che si trascina dietro
il prezzo del petrolio sotto i 50 $, livello letale per l’economia
russa e fonte di fallimenti per le compagnie americane più esposte
dell’estrazione dello shale gas.
La crisi cinese è
una congiuntura di assestamento o prepara lo scoppio la bolla
immobiliare e via di seguito?
L’Europa si può
permettere di aspettare le elezioni presidenziali in Francia e quelle
politiche generali in Germania, facendo finta di niente?
L’enorme ondata di
profughi e di immigrati economici che si è abbattuta sull’Europa,
comunque verrà gestita o non gestita nell’immediato sarà foriera
di una massa di giovani sradicati che troveranno istruzione nei
nostri paesi solo per avere gli strumenti cognitivi sufficienti per
incavolarsi di più quando si ritroveranno fra qualche anno ad
aumentare a dismisura la massa di giovani locali senza prospettiva di
lavoro.
E le belle menti che
continuano a lanciare proclami divenuti deliranti a favore della
politica delle porte aperte a prescindere ?
Insomma l’avvenire
è incerto con tendenza a un netto peggioramento.
Renzi, poverino, se
ne pagherà le spese non rappresenta più di un vascello nell’oceano,
ma la grana sarà tutta sulle nostre spalle e sui nostri portafogli.
E se invece dovesse
vincere per il rotto della cuffia?
E’ improbabile, ma
forse se cerchiamo di ragionare volgarmente col portafoglio in mano,
potrebbe convenirci, almeno così dicono i dati che abbiamo sopra
snocciolato.
Chi se ne
frega di Renzi, ma se non cade ci guadagna il nostro portafoglio
Al mercato interessa
solo che il governo italiano non salti, perché aborre un ulteriore
elemento di instabilità, anche se di Renzi non gliene importa nulla.
Oltre tutto, come si
era cercato di argomentare nell’articolo del 5 ottobre scorso, le
ragioni del si al referendum costituzionale appaiono più fondate nel
merito di quelle del no.
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