mercoledì 16 novembre 2016

Renzi dice : dopo di me il diluvio e purtroppo qualcosa di vero c’è






Renzi è diventato da un pezzo il personaggio centrale della politica italiana e in questo tempo ha costruito una sua immagine.
In questa sua immagine ha un posto importante la sua tutt’altro che simpatica tendenza ad esternare atteggiamenti guasconi, a spararle grosse.
Dietro di lui ormai si sono allineati quasi tutti nell’imitare gli stessi atteggiamenti, Salvini e Grillo in testa.
E questo è il loro problema, perché è ben noto che nel pollaio il gallo, maschio alfa, non può essere che uno solo e di conseguenza se questo ruolo lo vogliono ricoprire in tre o quattro, è ovvio che due o tre non hanno alcuna probabilità di arrivare primi e comunque tutti e quattro rischiano di perdere la loro credibilità.
Ma sono fatti loro, saranno loro a dover sfidarsi in regolari tenzoni per trovare il capo del pollaio.
Noi spettatori, sempre più annoiati, dobbiamo solo cercare di on farci scambiare per polli da spennare a loro piacimento.

A Renzi piace fare il maschio alfa che si distingue dai pollastri inefficienti che lo hanno preceduto, copiando Berlusconi, Craxi , Fanfani, e qualcun altro che fortunatamente non è più di moda

Il discorso che Renzi fa “alla pancia” degli italiani, ridotto all’osso è sempre lo stesso : io solo sono il maschio alfa capace di farvi uscire dalla palude nella quale da decenni i miei predecessori vi hanno impantanato.
Lo aveva fatto anche Berlusconi con esito incerto e altalenante, ma a volte anche con qualche successo.
Prima di lui lo aveva fatto Craxi, con alterne fortune, ma senza successo.
Prima ancora Fanfani, regolarmente stoppato dalla tribù dei pollastri dorotei.
E prima ancora…….lo sapete benissimo e conoscete pure benissimo i risultati.
Fa un po ridere il fatto che Renzi, uomo di telefonino, computer e fanatico delle slides (i grafici da proiettare) per assumere atteggiamenti così ovvi, tratti dalla “fattoria degli animali” di ogni tempo e
latitudine, faccia pagare al suo partito la consulenza di un guru americano della comunicazione, un certo David Hunter, socio del più noto Jim Messina, “consulente comunicatore” ufficiale del presidente Obama, si è visto con quali brillanti risultati.
Ma il ragazzo fiorentino si è accorto che pure spendendosi al limite delle forze in continui “giri d’Italia” i consensi per il si al referendum costituzionale continuano a latitare e deve essersi giustamente spaventato.
E quindi battendo sempre sullo stesso tasto fa risuonare nuovamente lo stesso slogan : quelli prima di me non hanno combinato nulla : il paese non cresce da decenni, unico di tutta la Comunità Europea, quindi io solo vi posso trarre dai guai.
Il discorso sembra filare anche se come sillogismo è completamente sballato proprio nella conclusione, perché non c’è nessuna logica fra premesse e la conclusione.
Le premesse sono ineccepibili : chi ha governato nei decenni prima di lui, avrebbe potuto più proficuamente rimanere a casa propria, che tanto nessuno se ne sarebbe accorto della differenza.
Ma la conclusione non è affatto consequenziale e scontata come si vorrebbe far credere, e questo è il punto.

Secondo i sondaggi Renzi il 5 dicembre perderà il referendum costituzionale e il suo governo cadrà di conseguenza

Renzi è attualmente sulla soglia del precipizio, questa è la realtà, meno di un mese e se i sondaggi, che danno ininterrottamente il no in vantaggio di un 5/6% , non mentono se ne dovrà andare a casa.
Vedremo poi quali scenari si aprirebbero in questo caso.
Quello che però mi preme sottolineare adesso è che purtroppo al momento si verificano una serie di fatti convergenti, tutti diretti a rendere imprevedibile e instabile l’immediato futuro dei principali paesi europei e che quindi l’eventuale caduta del governo italiano verrebbe o meglio verrà percepita come un evento decisamente calamitoso per il nostro paese.
E questo, assolutamente non perché Renzi sia particolarmente simpatico a qualcuno, ma per la pura fredda slavina delle concause che sta per precipitare sulle nostre teste.
Possiamo fin che vogliamo illuderci che il freddo mercato non esista, ma sia solo una foglia di fico che nasconde le vergogne di una cricca di potentissimi finanzieri che giocano a dadi sulle nostre teste, ma non si risolve niente aderendo a infantili teorie complottiste oggi sempre di moda.
Il mercato esiste eccome, per la semplice ragione che il mercato siamo noi, lo facciamo noi con le nostre scelte economiche e finanziarie da “buoni padri di famiglia”.

Ai mercati di Renzi non potrebbe fregargliene di meno, ma aborrono l’ulteriore elemento di instabilità che porterebbe la sua caduta, provocando un effetto valanga messo insieme ad altri elementi già esistenti

Certo, come in tutte le cose di questo mondo ci sono attori nel mercato che possono muovere cifre imponenti, ma nessuno può illudersi di essere “azionista di riferimento” del mercato, perché il mercato funziona con la legge dei grandi numeri.
Questo per chiarire che se i mercati stanno in questi giorni frustando l’Italia e sono pronti a trattarla ancora peggio se il 5 dicembre vincessero i no, il tutto avverrebbe per un effetto valanga che prescinde totalmente dal giudizio su Renzi.
Ai mercati di Renzi non potrebbe importargliene di meno.
Ai mercati invece importa moltissimo sapere come e perché l’Italia si trova con una montagna imponente di “sofferenze bancarie” , cioè un accumulo di “crediti inesigibili”, passano gli anni, il problema rischia di esplodere e il governo non fa praticamente nulla se non “salvare” quattro banchette locali del Centro Italia e basta, punto, e le altre che facciamo?
Si potrà controbattere che gli altri paesi non stanno meglio.
Infatti non è che il paese che comanda in Europa, la Germania ha nascosto sotto il tappeto la situazione criticissima del colosso Deutche Bank e tutt’ora tiene sotto il tappeto quella ancora più critica del Sparkassen locali?

Anche gli altri paesi europei non stanno troppo bene, ma noi facciamo di peggio

Verissimo, ma il problema nostro è unico per nostra sfortuna, perché solo le nostre banche sono oberate oltre che dalla montagna dei “crediti inesigibili”, anche da un’altra montagna ancora più grossa di “titoli di stato”.
Aumenta lo “spread”!
Il cittadino medio può anche fregarsene o nemmeno capire cosa significa spread, ma ancora purtroppo queste sono cose molto serie.
Spread, cioè differenza del tasso di rendimento del nostro BTP decennale rispetto a quello tedesco sta aumentando in questi giorni in modo sensibile e costante.
Per una delle più ovvie leggi dell’economia finanziaria questo significa che con lo stesso ritmo il valore di mercato dei medesimi BTP scende.
E quindi in poche parole chi aveva comperato a 115 adesso se vende prenderà 110 e via di seguito.
La conseguenza è che lo stato dovrà pagare interessi più alti di qualche miliardo e che il cittadino risparmiatore si prenderà la solita fregatura (della quale dovrà però ringraziare per buona parte la propria impreparazione).
Ad oggi la tendenza è costante anche se il livello del famoso spread (170/180) è ben lontano dai livelli da bancarotta raggiunti dal brillante ultimo governo Berlusconi (570 nell’autunno 2011), ma come si diceva la tendenza è costante e mancano meno di quattro settimane al voto sul referendum con probabile caduta del governo Renzi.
I bollettini finanziari che leggono gli operatori ma anche i cittadini che non vogliono farsi spennare, in questi giorni stanno delineando scenari da brivido, sulla base di un sondaggio fra operatori esteri condotto dall’agenzia specializzata Sentix addirittura il rischio dell’uscita dell’Italia dall’Euro è superiore a quello di una eventuale uscita della Grecia.
Altro indicatore da brivido è quello dell’andamento dello strumento finanziario che usano gli investitori per “assicurarsi” sull’eventuale rischio di default (fallimento) di un paese, ebbene questo livello risulta oggi addirittura doppio di quello relativo alla Spagna.
L’indice della borsa italiana da gennaio è sceso del 18%, mentre i titoli mondiali sono saliti del 6%.

ai nostri rischi di instabilità di sommano alcune debolezze dell’economia mondiale, che peggiorano un quadro già poco roseo

Se poi allontaniamo lo sguardo dalla galleria degli orrori italiani sopra elencati e andiamo all’esterno non è proprio che vi troviamo rose e fiori.
Tanto per cominciare la Fed americana probabilmente approfitterà della vittoria di Trump per prendere il coraggio che finora le è mancato per cominciare ad alzare gradualmente i tassi e frenare le rotative che stampano moneta a man bassa per sostenere l’economia.
Draghi in Europa ne sarà condizionato e così pure la banca centrale inglese, quella giapponese eccetera.
A parte le conseguenze di questa manovra delle banche centrali che provocheranno una tendenza al rallentamento e non alla crescita delle rispettive economie occidentali, sorge anche il problema ancora più grosso del rallentamento che provocheranno in tutte le economie emergenti, a seguito del rincaro del denaro che ne deriverà ed alla conseguente perdita di capitale dei titoli occidentali che questi paesi si sono messi in cassa.
Sta durando più del necessario il periodo di incertezza e di crisi che si trascina dietro il prezzo del petrolio sotto i 50 $, livello letale per l’economia russa e fonte di fallimenti per le compagnie americane più esposte dell’estrazione dello shale gas.
La crisi cinese è una congiuntura di assestamento o prepara lo scoppio la bolla immobiliare e via di seguito?
L’Europa si può permettere di aspettare le elezioni presidenziali in Francia e quelle politiche generali in Germania, facendo finta di niente?
L’enorme ondata di profughi e di immigrati economici che si è abbattuta sull’Europa, comunque verrà gestita o non gestita nell’immediato sarà foriera di una massa di giovani sradicati che troveranno istruzione nei nostri paesi solo per avere gli strumenti cognitivi sufficienti per incavolarsi di più quando si ritroveranno fra qualche anno ad aumentare a dismisura la massa di giovani locali senza prospettiva di lavoro.
E le belle menti che continuano a lanciare proclami divenuti deliranti a favore della politica delle porte aperte a prescindere ?
Insomma l’avvenire è incerto con tendenza a un netto peggioramento.
Renzi, poverino, se ne pagherà le spese non rappresenta più di un vascello nell’oceano, ma la grana sarà tutta sulle nostre spalle e sui nostri portafogli.
E se invece dovesse vincere per il rotto della cuffia?
E’ improbabile, ma forse se cerchiamo di ragionare volgarmente col portafoglio in mano, potrebbe convenirci, almeno così dicono i dati che abbiamo sopra snocciolato.

Chi se ne frega di Renzi, ma se non cade ci guadagna il nostro portafoglio

Al mercato interessa solo che il governo italiano non salti, perché aborre un ulteriore elemento di instabilità, anche se di Renzi non gliene importa nulla.
Oltre tutto, come si era cercato di argomentare nell’articolo del 5 ottobre scorso, le ragioni del si al referendum costituzionale appaiono più fondate nel merito di quelle del no.




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