Bello ed esaltante
vedere Papa Francesco che si lancia in continue battaglie per
riportare al centro
delle preoccupazioni
della Chiesa lo spirito evangelico, dimenticando le lotte per il
potere e per i soldi che affliggevano da decenni il Vaticano.
Ed ecco allora i
colpi di timone sugli argomenti economico-sociali e ambientalisti e
in materia di diritti umani.
Bello vedere questo
Papa che si appresta a celebrare il cinquecentenario della Riforma di
Lutero, finalmente parlando di del famoso frate agostiniano e delle
sue idee con il rispetto che meritano, per la prima volta dalla
Riforma, fra gli schiamazzi scomposti dei vari oscurantisti alla
Socci, Ciellino impenitente e soci, in tonaca più o meno colorata,
che affermano che al Papa non interessa più essere cattolico, se
perde tempo a celebrare la Riforma.
Bello vedere Papa
Francesco innovare sul terreno, scivolosissimo per la Chiesa, della
famiglia e dei costumi sessuali, fra lo sconcerto di Sandro Magister
, Vaticanista principe, e delle agguerrite schiere dei
tradizionalisti di ogni tendenza, dei quali è divenuto il portavoce
più autorevole per completezza di informazione.
Papa Francesco
suscita speranze ed entusiasmi, ma questo documento è raggelante
Ma proprio per
questo risulta raggelante ritrovarsi davanti a documenti non
necessari e controproducenti, che ribadiscono vecchi anacronismi
della dottrina tradizionale, come questa “istruzione” del Card.
Mueller, Prefetto della Congregazione della dottrina della fede, che
addirittura ripete che sì è vero che la Chiesa si era orientata per
tollerare anche la pratica della cremazione dei defunti, ma che
l’inumazione ,sempre seguita nei secoli precedenti, sarebbe la
pratica da privilegiare, perché sarebbe idonea a ribadire la fede
in due dei dogmi cattolici, ritenuti essenziali da quella
Congregazione : la Resurrezione di Cristo e la resurrezione dei
corpi, beninteso, ambedue interpretati alla lettera e non in senso
metaforico.
Il Papa, sta scritto
in quel documento, ha visto e autorizzato.
Peccato, peccato che
questo Papa ritenga sostenibile e insista nel praticare questa
strategia di “un colpo al cerchio e uno alla botte”.
Peccato, perché il
Papa non è un politico qualunque, che potrebbe anche giovarsi di una
strategia spregiudicata di questo tipo.
Il Papa non può
permettersi di fare il progressista al mattino e il tradizionalista
alla sera, perché se si comporta in questo modo, mina da solo la sua
credibilità, e genera confusione fra fedeli tutt’altro che colti
in materia teologica.
E’ vero che per
buona parte questo suo comportamento, altamente spregiudicato e
ondeggiante, è dovuto al fatto che questo Papa è “l’uomo venuto
dall’altra parte del mondo” e che quindi è sempre tentato dal
privilegiare il modo di pensare di chi è immerso in quelle culture e
nello sviluppo storico di quelle culture, che è profondamente
diverso dal nostro europeo.
Probabilmente il
Papa, anche in questa vicenda particolare, ha privilegiato la
sensibilità di quelle popolazioni del mondo in via di sviluppo, che
considerano l’inumazione come pratica “naturale”, e la
cremazione come pratica “artificiale” e che quindi si sia
preoccupato di non creare turbamento in quelle parti del mondo,
mettendo però in secondo piano il turbamento effettivo che
quest’istruzione suscita da noi.
Perché dare
schiaffi alla sensibilità moderna per privilegiare forse usi e
mentalità arcaiche di popoli extra-europei, che sono meno portati al
cambiamento?
Adesso però chi va
a spiegare magari ai cittadini del nord Europa, un ritorno al passato
di questa portata, come quello indicato nella “istruzione”, della
quale stiamo parlando?
Dare schiaffi alla
sensibilità moderna degli europei non mi sembra certo una mossa
lungimirante e nemmeno accorta, perché inevitabilmente questa
“istruzione” finirà per essere un ulteriore contributo a far
considerare il cattolicesimo come una visione “ininfluente” nel
mondo moderno.
Fatto sta che il
Card.Mueller non si è minimamente sforzato di dare nemmeno una
minima base logico-argomentativa a quel documento, come se fossimo
ancora ai tempi di Pio IX.
Peccato, perché in
questi momenti di “terremoti”, non solo fisici, ma morali e
ideologici, una Chiesa rinnovata avrebbe potuto dare un suo
contributo, ma certo non ribadendo dogmi improponibili, applicati poi
in modo approssimativo e maldestro.
Il Cardinale stesso
del resto, forse persino lui ,si è reso conto in parte di non
essere al servizio di Pio IX, ma di trovarsi a vivere un secolo e
mezzo dopo, e sulla base di questa consapevolezza ha realizzato che
proprio non poteva vendere a un popolo di fedeli ormai altamente
scolarizzato (anche se a livelli infantili in materia teologica) la
pratica dell’inumazione, come un “dogma” e quindi si è
lasciato andare a definirla come una “consuetudine” e nulla più.
Una consuetudine in
questo campo, come è quella degli ebrei, di non praticare
l’”esumazione”, per liberare delle tombe.
Pratica curiosa e
poco attenta a ragioni igenico-funzionali, ma tant’è.
Quella
dell’inumazione è nulla di più di una consuetudine in via di
superamento in Europa, e come tale è materia profana e non sacra
Consuetudine, come
quella islamica di inumare in un lasso di tempo brevissimo dalla
morte.
O come quella
induista di cremare, pure in gran velocità.
Basta elencare
queste “consuetudini” per capire al volo che alla base ci sono
evidenti ragioni igienico- logistiche, legate al clima dei paesi nei
quali vivono i popoli che le praticano e che le relative religioni
hanno assunto e fatto proprie queste “consuetudini” ,che erano
preesistenti alla nascita delle religioni medesime.
La consuetudine è
una pratica civile e storica e quindi come tale in continua
evoluzione, punto.
Ed allora perché il
Vaticano vuole metterci il naso per “sacralizzare” cose profane?
Proprio perché le
religioni per acquisire il controllo delle coscienze si sono
storicamente servite in modo indebito dell’occupazione dei “riti
di passaggio”, “sacralizzando” consuetudini civili e profane,
che non avevano un gran bisogno di essere sacralizzate.
Tanto è vero che
hanno continuato a manifestarsi in forme svariatissime, come hanno
descritto puntualmente gli antropologi, e che in forme svariatissime
si sono evolute con o senza le benedizioni degli apparati
ecclesiastici.
Il Vaticano, ormai
suo malgrado in ritirata, abbastanza rapida in tutta Europa, ha
ritenuto anche in questo caso che fosse opportuno un suo intervento
“difensivo” di pratiche anacronistiche, illudendosi di poter
frenare una evoluzione di un rito di passaggio, che andrà comunque
con le sue gambe, come con le loro gambe stanno andando i matrimoni,
i riti di accoglienza nel mondo degli adulti, eccetera.
Sarebbe stata ora
che le gerarchie cattoliche capissero che il loro processo di
“sacralizzare” ciò che è profano che non ha particolare bisogno
di essere sacralizzato per avere un suo senso logico-funzionale e una
sua dignità culturale e morale, è un processo storico finito e in
via di scomparsa, perché ha perso il suo senso sacrale, man in mano
che le persone acquistano consapevolezza della loro responsabilità
diretta verso la loro vita, se quindi sentono sempre meno il bisogno
di delegare ai preti o ad altri, funzioni e riti che possono
autogestire loro stessi.
Quindi il Card.
Mueller, almeno di questo diamogliene atto, non osa presentare la
consuetudine dell’inumazione, come un “dogma”, perché un dogma
dovrebbe necessariamente trovare un qualche fondamento nella
“scrittura”, fondamento ,che proprio non è reperibile.
l’inumazione
sarebbe una pratica che meglio ribadirebbe la fede nella resurrezione
di Cristo e dei nostri corpi, ma chi lo dice?
Però con un salto
logico a pié pari, afferma che la pratica dell’inumazione è
quella che meglio serve a ribadire la fede nella Resurrezione di
Cristo, che prefigurerebbe la resurrezione anche dei nostri corpi.
E come giustifica
questa sua affermazione?
La giustifica
rimandando a un articolo del Catechismo, il 2300.
Bene, penserà il
lettore, vado a vedermi questo Articolo 2300 del catechismo ed avrò
gli argomenti che giustificano quest’affermazione.
L’art 2300 recita
: “i corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità
nella fede e nella speranza della risurrezione. La sepoltura dei
morti è un’opera di misericordia corporale, rende onore ai figli
di Dio, templi dello Spirito Santo”.
Argomenti : zero.
Se il Card.Mueller
lavora sempre in questo modo, con la tecnica del cane che si morde la
coda, cioè rimandando un’affermazione ad un’altra uguale, senza
argomentare nulla, non sarà certo di alcuna utilità per Papa
Francesco, né per alcun altro papa.
Sarebbe quindi nel
bene della Chiesa sostituirlo al più presto in quell’incarico di
Prefetto di una Congregazione chiave della Curia Romana, non solo
perché è un aperto nemico dell’innovazione e quindi è uno che
rema contro questo Papa, ma sopratutto perché è tecnicamente
inadeguato a svolgere il suo compito, come cerchiamo di dimostrare.
L’affermazione che
la consuetudine dell’inumazione sarebbe più adatta di altre per
ribadire la fede nella risurrezione di Cristo e dei nostri corpi alla
lettera, non è appoggiata da alcun argomento e tanto meno
dimostrazione di alcun genere, come abbiamo visto.
Ed allora che senso
ha un documento basato sul nulla?
Ma quand’anche
prendessimo per buona l’affermazione centrale di questa
“istruzione”, ha un senso
fare riferimento ai
dogmi della resurrezione di Cristo e della resurrezione della cane,
interpretati alla lettera, cioè come se fossero fatti storici?
La teologia
cattolica seria a livello accademico, cioè, quella che si pone nel
solco delle altre discipline accademiche, che danno per scontata la
libertà di ricerca e non quelle delle università pontificie, che
rimescolano solo propaganda religiosa, perché non sono basate sul
“dogma” laico della “libertà di ricerca”, ha da tempo messo
in discussione la fondatezza di ambedue quei dogmi, se interpretati
in senso storico-letterale.
Cito solo ,per chi
volesse approfondire, il testo di teologia fondamentale “io e Dio”
di Vito Mancuso
nel capitolo
“storicità della resurrezione” a pag. 308.
Per quanto riguarda
la contestazione del dogma della resurrezione della carne,
interpretato alla lettera si veda sempre Vito Mancuso nel testo
“l’anima e il suo destino” a pag. 222, anche se tutto il libro
è una trattazione di questo argomento.
Questa “istruzione”
propone argomenti che sono tutti opinabili e logicamente molto
fragili.
L’inumazione
avrebbe il vantaggio di ribadire la fede nella risurrezione ?
Un collaboratore del
Papa, più acuto del Card. Mueller ,avrebbe lasciato perdere i dogmi
della risurrezione di Cristo e dei corpi in senso storico, e si
sarebbe limitato a parlare di “esistenza dell’anima”.
Se il medesimo
Cardinale avesse avuto un qualche interesse a parlare all’uomo di
oggi ,avrebbe usato affermazioni argomentabili e non dogmi e
riferimenti alla mitologia cattolica, che per definizione sono ad uso
interno e non dialogano con chi professa altre e diverse mitologie o
semplicemente fa a meno della “fede” cioè del “voler credere”,
per basarsi ,invece sulla “conoscenza”, che può essere
dimostrata con argomenti almeno sul piano logico.
Se fossimo quindi
nel campo, più praticabile dell’esistenza dell’anima, perché
mai mettere i corpi a marcire lentamente invece che riducendoli
brevemente in cenere, sarebbe un’esaltazione dell’esistenza
dell’anima?
La differenza sta
solo e unicamente nei tempi di riduzione in cenere.
Si tratta quindi di
un volgarissimo e profanissimo argomento fisico.
Quella di Mueller,
lo ribadisco non è nemmeno un’affermazione, perché non essendo
basata su nulla di argomentato, non è altro che un’opinione e come
tale è ininfluente.
Una seconda
affermazione contenuta nell’”istruzione” è quella secondo la
quale la conservazione dell’urna “in luogo consacrato” e cioè
(dice l’ istruzione) nei cimiteri, sarebbe più rispettosa rispetto
alla conservazione privata.
E qui finiamo
veramente nel più che opinabile, tirato fino al paradosso grottesco.
Ma lo sa il
Card.Mueller, che evidentemente non legge i giornali o che comunque
non frequenta cimiteri se non intorno al 2 novembre, che in molti
cimiteri si trova di tutto, con elementi di degrado a non finire?
Chi lo dice che
questi siano luoghi consacrati?
Ma cosa c’è di
più “sacro”, se proprio vogliamo lanciarci in questo scivoloso
argomento, della propria “domus” all’ingresso della quale i
nostri antenati romani mettevano l’altarino dedicato ai Lari e ai
Penati?
Va bene che il
cattolicesimo,come tutte le religioni nei suoi inizi ha saccheggiato
e fatte proprie tutte le “consuetudini” pagane e mitologiche
preesistenti, cambiandone i nomi a suo uso e consumo, ma insomma,
anche noi siamo andati a scuola e certe cose le abbiamo apprese.
Il Card. Mueller non
può pretendere che sia sacro quello che lui dice che sarebbe sacro,
anche quando sbaglia clamorosamente bersaglio, come in questo caso.
Nella terza ed
ultima affermazione di questa “istruzione” si dice che le ceneri
non vanno disperse nella natura, perché questo evocherebbe “false”
credenze nella reincarnazione o in dottrine panteiste.
Che povertà
intellettuale c’è dietro a queste affermazioni, che non celano
nemmeno la volgare “paura della concorrenza” non di “altre
credenze”, ma di convinzioni filosofiche, sempre più diffuse, a
partire dalla tradizione Nord-Europea.
Possibile che il
Card. Mueller abbia ancora tanta paura delle idee di quel genio che
era il frate Giordano Bruno, che il predecessore di Mueller, il
presunto santo Bellarmino, aveva fatto arrostire in Campo dei Fiori
il 17 febbraio 1600, a imperitura vergogna della gerarchia
cattolica?
In quest’ultima
affermazione dell’Istruzione non c’è nemmeno un tentativo di
argomentazione, c’è solo la paura, la paura di idee evidentemente
di grande forza se si pensa alla formulazione che dopo Giordano Bruno
ne ha dato quell’altro genio che è Baruch Spinoza nel concetto di
“deus sive natura”.
Con le grandi idee
ci si confronta, se si pensa di avere qualcosa da dire.
E infatti con queste
idee si era confrontato un’altra mente geniale di parte cattolica
che portava la veste dei gesuiti e che si chiamava Pierre Tailhard de
Chardin, che queste stesse idee ha declinato in tutte le sue opere.
Figuriamoci , il suo
elevatissimo concetto di “messa cosmica” consistente proprio
nella contemplazione della natura, avrebbe fatto godere
intellettualmente sia Bruno che Spiniza, ma siamo a ben altri livelli
di quello del Card.Mueller.
Peccato che il Papa
abbia acconsentito alla pubblicazione di un documento come questo,
pessimo, inutile e controproducente.
Ma almeno questo
Cardinale se lo levi d’intorno.
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