mercoledì 2 novembre 2016

L’ultimo documento dell’ex Sant’Uffizio con le istruzioni per l’uso delle ceneri risulta veramente deprimente e induce a pensare che la Chiesa, non ostante Papa Francesco, non possa farcela a superare il ritardo che ha accumulato verso il mondo moderno







Bello ed esaltante vedere Papa Francesco che si lancia in continue battaglie per riportare al centro
delle preoccupazioni della Chiesa lo spirito evangelico, dimenticando le lotte per il potere e per i soldi che affliggevano da decenni il Vaticano.
Ed ecco allora i colpi di timone sugli argomenti economico-sociali e ambientalisti e in materia di diritti umani.
Bello vedere questo Papa che si appresta a celebrare il cinquecentenario della Riforma di Lutero, finalmente parlando di del famoso frate agostiniano e delle sue idee con il rispetto che meritano, per la prima volta dalla Riforma, fra gli schiamazzi scomposti dei vari oscurantisti alla Socci, Ciellino impenitente e soci, in tonaca più o meno colorata, che affermano che al Papa non interessa più essere cattolico, se perde tempo a celebrare la Riforma.
Bello vedere Papa Francesco innovare sul terreno, scivolosissimo per la Chiesa, della famiglia e dei costumi sessuali, fra lo sconcerto di Sandro Magister , Vaticanista principe, e delle agguerrite schiere dei tradizionalisti di ogni tendenza, dei quali è divenuto il portavoce più autorevole per completezza di informazione.

Papa Francesco suscita speranze ed entusiasmi, ma questo documento è raggelante

Ma proprio per questo risulta raggelante ritrovarsi davanti a documenti non necessari e controproducenti, che ribadiscono vecchi anacronismi della dottrina tradizionale, come questa “istruzione” del Card. Mueller, Prefetto della Congregazione della dottrina della fede, che addirittura ripete che sì è vero che la Chiesa si era orientata per tollerare anche la pratica della cremazione dei defunti, ma che l’inumazione ,sempre seguita nei secoli precedenti, sarebbe la pratica da privilegiare, perché sarebbe idonea a ribadire la fede in due dei dogmi cattolici, ritenuti essenziali da quella Congregazione : la Resurrezione di Cristo e la resurrezione dei corpi, beninteso, ambedue interpretati alla lettera e non in senso metaforico.
Il Papa, sta scritto in quel documento, ha visto e autorizzato.
Peccato, peccato che questo Papa ritenga sostenibile e insista nel praticare questa strategia di “un colpo al cerchio e uno alla botte”.
Peccato, perché il Papa non è un politico qualunque, che potrebbe anche giovarsi di una strategia spregiudicata di questo tipo.
Il Papa non può permettersi di fare il progressista al mattino e il tradizionalista alla sera, perché se si comporta in questo modo, mina da solo la sua credibilità, e genera confusione fra fedeli tutt’altro che colti in materia teologica.
E’ vero che per buona parte questo suo comportamento, altamente spregiudicato e ondeggiante, è dovuto al fatto che questo Papa è “l’uomo venuto dall’altra parte del mondo” e che quindi è sempre tentato dal privilegiare il modo di pensare di chi è immerso in quelle culture e nello sviluppo storico di quelle culture, che è profondamente diverso dal nostro europeo.
Probabilmente il Papa, anche in questa vicenda particolare, ha privilegiato la sensibilità di quelle popolazioni del mondo in via di sviluppo, che considerano l’inumazione come pratica “naturale”, e la cremazione come pratica “artificiale” e che quindi si sia preoccupato di non creare turbamento in quelle parti del mondo, mettendo però in secondo piano il turbamento effettivo che quest’istruzione suscita da noi.

Perché dare schiaffi alla sensibilità moderna per privilegiare forse usi e mentalità arcaiche di popoli extra-europei, che sono meno portati al cambiamento?

Adesso però chi va a spiegare magari ai cittadini del nord Europa, un ritorno al passato di questa portata, come quello indicato nella “istruzione”, della quale stiamo parlando?
Dare schiaffi alla sensibilità moderna degli europei non mi sembra certo una mossa lungimirante e nemmeno accorta, perché inevitabilmente questa “istruzione” finirà per essere un ulteriore contributo a far considerare il cattolicesimo come una visione “ininfluente” nel mondo moderno.
Fatto sta che il Card.Mueller non si è minimamente sforzato di dare nemmeno una minima base logico-argomentativa a quel documento, come se fossimo ancora ai tempi di Pio IX.
Peccato, perché in questi momenti di “terremoti”, non solo fisici, ma morali e ideologici, una Chiesa rinnovata avrebbe potuto dare un suo contributo, ma certo non ribadendo dogmi improponibili, applicati poi in modo approssimativo e maldestro.
Il Cardinale stesso del resto, forse persino lui ,si è reso conto in parte di non essere al servizio di Pio IX, ma di trovarsi a vivere un secolo e mezzo dopo, e sulla base di questa consapevolezza ha realizzato che proprio non poteva vendere a un popolo di fedeli ormai altamente scolarizzato (anche se a livelli infantili in materia teologica) la pratica dell’inumazione, come un “dogma” e quindi si è lasciato andare a definirla come una “consuetudine” e nulla più.
Una consuetudine in questo campo, come è quella degli ebrei, di non praticare l’”esumazione”, per liberare delle tombe.
Pratica curiosa e poco attenta a ragioni igenico-funzionali, ma tant’è.

Quella dell’inumazione è nulla di più di una consuetudine in via di superamento in Europa, e come tale è materia profana e non sacra

Consuetudine, come quella islamica di inumare in un lasso di tempo brevissimo dalla morte.
O come quella induista di cremare, pure in gran velocità.
Basta elencare queste “consuetudini” per capire al volo che alla base ci sono evidenti ragioni igienico- logistiche, legate al clima dei paesi nei quali vivono i popoli che le praticano e che le relative religioni hanno assunto e fatto proprie queste “consuetudini” ,che erano preesistenti alla nascita delle religioni medesime.
La consuetudine è una pratica civile e storica e quindi come tale in continua evoluzione, punto.
Ed allora perché il Vaticano vuole metterci il naso per “sacralizzare” cose profane?
Proprio perché le religioni per acquisire il controllo delle coscienze si sono storicamente servite in modo indebito dell’occupazione dei “riti di passaggio”, “sacralizzando” consuetudini civili e profane, che non avevano un gran bisogno di essere sacralizzate.
Tanto è vero che hanno continuato a manifestarsi in forme svariatissime, come hanno descritto puntualmente gli antropologi, e che in forme svariatissime si sono evolute con o senza le benedizioni degli apparati ecclesiastici.
Il Vaticano, ormai suo malgrado in ritirata, abbastanza rapida in tutta Europa, ha ritenuto anche in questo caso che fosse opportuno un suo intervento “difensivo” di pratiche anacronistiche, illudendosi di poter frenare una evoluzione di un rito di passaggio, che andrà comunque con le sue gambe, come con le loro gambe stanno andando i matrimoni, i riti di accoglienza nel mondo degli adulti, eccetera.
Sarebbe stata ora che le gerarchie cattoliche capissero che il loro processo di “sacralizzare” ciò che è profano che non ha particolare bisogno di essere sacralizzato per avere un suo senso logico-funzionale e una sua dignità culturale e morale, è un processo storico finito e in via di scomparsa, perché ha perso il suo senso sacrale, man in mano che le persone acquistano consapevolezza della loro responsabilità diretta verso la loro vita, se quindi sentono sempre meno il bisogno di delegare ai preti o ad altri, funzioni e riti che possono autogestire loro stessi.
Quindi il Card. Mueller, almeno di questo diamogliene atto, non osa presentare la consuetudine dell’inumazione, come un “dogma”, perché un dogma dovrebbe necessariamente trovare un qualche fondamento nella “scrittura”, fondamento ,che proprio non è reperibile.

l’inumazione sarebbe una pratica che meglio ribadirebbe la fede nella resurrezione di Cristo e dei nostri corpi, ma chi lo dice?
Però con un salto logico a pié pari, afferma che la pratica dell’inumazione è quella che meglio serve a ribadire la fede nella Resurrezione di Cristo, che prefigurerebbe la resurrezione anche dei nostri corpi.
E come giustifica questa sua affermazione?
La giustifica rimandando a un articolo del Catechismo, il 2300.
Bene, penserà il lettore, vado a vedermi questo Articolo 2300 del catechismo ed avrò gli argomenti che giustificano quest’affermazione.
L’art 2300 recita : “i corpi dei defunti devono essere trattati con rispetto e carità nella fede e nella speranza della risurrezione. La sepoltura dei morti è un’opera di misericordia corporale, rende onore ai figli di Dio, templi dello Spirito Santo”.
Argomenti : zero.
Se il Card.Mueller lavora sempre in questo modo, con la tecnica del cane che si morde la coda, cioè rimandando un’affermazione ad un’altra uguale, senza argomentare nulla, non sarà certo di alcuna utilità per Papa Francesco, né per alcun altro papa.
Sarebbe quindi nel bene della Chiesa sostituirlo al più presto in quell’incarico di Prefetto di una Congregazione chiave della Curia Romana, non solo perché è un aperto nemico dell’innovazione e quindi è uno che rema contro questo Papa, ma sopratutto perché è tecnicamente inadeguato a svolgere il suo compito, come cerchiamo di dimostrare.
L’affermazione che la consuetudine dell’inumazione sarebbe più adatta di altre per ribadire la fede nella risurrezione di Cristo e dei nostri corpi alla lettera, non è appoggiata da alcun argomento e tanto meno dimostrazione di alcun genere, come abbiamo visto.
Ed allora che senso ha un documento basato sul nulla?
Ma quand’anche prendessimo per buona l’affermazione centrale di questa “istruzione”, ha un senso
fare riferimento ai dogmi della resurrezione di Cristo e della resurrezione della cane, interpretati alla lettera, cioè come se fossero fatti storici?
La teologia cattolica seria a livello accademico, cioè, quella che si pone nel solco delle altre discipline accademiche, che danno per scontata la libertà di ricerca e non quelle delle università pontificie, che rimescolano solo propaganda religiosa, perché non sono basate sul “dogma” laico della “libertà di ricerca”, ha da tempo messo in discussione la fondatezza di ambedue quei dogmi, se interpretati in senso storico-letterale.
Cito solo ,per chi volesse approfondire, il testo di teologia fondamentale “io e Dio” di Vito Mancuso
nel capitolo “storicità della resurrezione” a pag. 308.
Per quanto riguarda la contestazione del dogma della resurrezione della carne, interpretato alla lettera si veda sempre Vito Mancuso nel testo “l’anima e il suo destino” a pag. 222, anche se tutto il libro è una trattazione di questo argomento.
Questa “istruzione” propone argomenti che sono tutti opinabili e logicamente molto fragili.
L’inumazione avrebbe il vantaggio di ribadire la fede nella risurrezione ?
Un collaboratore del Papa, più acuto del Card. Mueller ,avrebbe lasciato perdere i dogmi della risurrezione di Cristo e dei corpi in senso storico, e si sarebbe limitato a parlare di “esistenza dell’anima”.
Se il medesimo Cardinale avesse avuto un qualche interesse a parlare all’uomo di oggi ,avrebbe usato affermazioni argomentabili e non dogmi e riferimenti alla mitologia cattolica, che per definizione sono ad uso interno e non dialogano con chi professa altre e diverse mitologie o semplicemente fa a meno della “fede” cioè del “voler credere”, per basarsi ,invece sulla “conoscenza”, che può essere dimostrata con argomenti almeno sul piano logico.
Se fossimo quindi nel campo, più praticabile dell’esistenza dell’anima, perché mai mettere i corpi a marcire lentamente invece che riducendoli brevemente in cenere, sarebbe un’esaltazione dell’esistenza dell’anima?
La differenza sta solo e unicamente nei tempi di riduzione in cenere.
Si tratta quindi di un volgarissimo e profanissimo argomento fisico.
Quella di Mueller, lo ribadisco non è nemmeno un’affermazione, perché non essendo basata su nulla di argomentato, non è altro che un’opinione e come tale è ininfluente.

Una seconda affermazione contenuta nell’”istruzione” è quella secondo la quale la conservazione dell’urna “in luogo consacrato” e cioè (dice l’ istruzione) nei cimiteri, sarebbe più rispettosa rispetto alla conservazione privata.

E qui finiamo veramente nel più che opinabile, tirato fino al paradosso grottesco.
Ma lo sa il Card.Mueller, che evidentemente non legge i giornali o che comunque non frequenta cimiteri se non intorno al 2 novembre, che in molti cimiteri si trova di tutto, con elementi di degrado a non finire?
Chi lo dice che questi siano luoghi consacrati?
Ma cosa c’è di più “sacro”, se proprio vogliamo lanciarci in questo scivoloso argomento, della propria “domus” all’ingresso della quale i nostri antenati romani mettevano l’altarino dedicato ai Lari e ai Penati?
Va bene che il cattolicesimo,come tutte le religioni nei suoi inizi ha saccheggiato e fatte proprie tutte le “consuetudini” pagane e mitologiche preesistenti, cambiandone i nomi a suo uso e consumo, ma insomma, anche noi siamo andati a scuola e certe cose le abbiamo apprese.
Il Card. Mueller non può pretendere che sia sacro quello che lui dice che sarebbe sacro, anche quando sbaglia clamorosamente bersaglio, come in questo caso.

Nella terza ed ultima affermazione di questa “istruzione” si dice che le ceneri non vanno disperse nella natura, perché questo evocherebbe “false” credenze nella reincarnazione o in dottrine panteiste.

Che povertà intellettuale c’è dietro a queste affermazioni, che non celano nemmeno la volgare “paura della concorrenza” non di “altre credenze”, ma di convinzioni filosofiche, sempre più diffuse, a partire dalla tradizione Nord-Europea.
Possibile che il Card. Mueller abbia ancora tanta paura delle idee di quel genio che era il frate Giordano Bruno, che il predecessore di Mueller, il presunto santo Bellarmino, aveva fatto arrostire in Campo dei Fiori il 17 febbraio 1600, a imperitura vergogna della gerarchia cattolica?
In quest’ultima affermazione dell’Istruzione non c’è nemmeno un tentativo di argomentazione, c’è solo la paura, la paura di idee evidentemente di grande forza se si pensa alla formulazione che dopo Giordano Bruno ne ha dato quell’altro genio che è Baruch Spinoza nel concetto di “deus sive natura”.
Con le grandi idee ci si confronta, se si pensa di avere qualcosa da dire.
E infatti con queste idee si era confrontato un’altra mente geniale di parte cattolica che portava la veste dei gesuiti e che si chiamava Pierre Tailhard de Chardin, che queste stesse idee ha declinato in tutte le sue opere.
Figuriamoci , il suo elevatissimo concetto di “messa cosmica” consistente proprio nella contemplazione della natura, avrebbe fatto godere intellettualmente sia Bruno che Spiniza, ma siamo a ben altri livelli di quello del Card.Mueller.
Peccato che il Papa abbia acconsentito alla pubblicazione di un documento come questo, pessimo, inutile e controproducente.
Ma almeno questo Cardinale se lo levi d’intorno.


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