venerdì 5 gennaio 2018

In Iran la rivolta del pane e delle uova è diventata politica ed è stata duramente repressa, ma ora cova sotto la cenere






Ciro, Dario, Serse,Artaserse i grandi re e imperatori Persiani.
La battaglia di Maratona, narrata da Erodoto con re Dario contro gli Ateniesi e il famosissimo episodio di Filippide, che avrebbe fatto un folle numero di kilometri di corsa per comunicare la vittoria agli Ateniesi.
Re Serse che fece tagliare la testa al valoroso Leonida ,condottiero degli Spartani.
E avanti nella storia fino ad arrivare al Macedone Alessandro Magno.
E poi i Diadochi,i Seleucidi.
I nostri ricordi scolastici si sprecano.

Tornando all’oggi, sembra impossibile che quelle glorie passate ,trasformate in leggenda nel nostro immaginario scolastico, siano finire schiacciate dalla “rivoluzione” clericale dell’Ayatollah Komeini, che nel 1979 ridusse un paese di quella storia e di quel peso, in una teocrazia medioevale ,dove un popolo di 77 milioni di abitanti è sottomesso a una casta di preti, che furbescamente si servono di un Islam Sciita, interpretato a loro modo, per fare tabula rasa dei più elementari diritti umani e per irridere alle conquiste del mondo moderno.
In un paese ,che aveva una istruzione universitaria di buon livello per il Medio Oriente e una classe media vasta che si riteneva parte a pieno titolo della classe media globalizzata di qualsiasi paese dell’occidente.
D’accordo che il fondamentalismo religioso da noi in Occidente ce ne ha fatte fare di tutti i colori con le guerre di religione, ad esempio con la sola guerra dei trent’anni ,che da sola fece la bellezza di 12 milioni di morti, ma eravamo nella prima metà del ‘600.
Poi ne abbiamo fatte anche di peggio con gli oltre 50 milioni di morti per la seconda guerra mondiale, ma in questo caso la religione non c’entrava fortunatamente nulla.
Nell’Iran odierno invece la religione o la strumentalizzazione della religione conta tutto e tutto pervade.

Rimanendo nei ricordi scolastici ed alla letteratura classica ,come si può non citare il celebre passo di Lucrezio che stigmatizza il sacrificio di Ifigenia prodotto da una religione scaduta a superstizione :“Quod contra saepius illa religio peperit scelerosa atque impia facta “.
Che a capo del governo iraniano ci sia uno con in testa il turbante dei chierici come l’attuale Ruhani ,o un laico, come è stato prima di lui Amadinejan, poco importa, se succede che il laico si dimostri più clericale e fondamentalista della stessa casta clericale.
In ogni caso in Iran non comanda il Presidente della Republica Islamica, eletto dal popolo, ma la Guida Suprema, che è l’Ayatollah Khamenei, in carica dal 1989, che non è eletto affatto e che oltre ad essere comandante in capo delle forze armate , tramite membri di sua nomina, dà un giudizio insindacabile sulla ammissibilità dei candidati alle elezioni presidenziali.
Come se non bastasse da lui dipendono le milizie dei Guardiani della Rivoluzione cioè i Pasdaran, truppe scelte e fedelissime al regime dal quale in compenso ricevono un trattamento anche economico particolare.

Per parlare in un linguaggio accessibile è come se nel nostro periodo delle signorie, un solo signore avesse potuto disporre sia del Bargello (la polizia di allora), sia dell’Inquisizione.
Per nostra fortuna e disgrazia a seconda dei momenti, con l’Iran le nostre industrie hanno in corso commesse a molti zeri e questa è la ragione per la quale non si parla di Khamanei ,dipingendolo come uno qualunque dei dittatori che abbiamo conosciuto nel novecento, come sarebbe logico fare, ma di un burbero vecchietto in tonaca che da noi incute sempre un certo rispetto.
La struttura del potere in Iran è estremamente complessa, altro che Matarellum e Rosatellum!
Ma la sostanza è quella sopra descritta.
Se qualcuno vuole approfondire si erano date maggiori notizie sulla struttura del potere in Iran nel precedente post del 29 giugno 2009.
Qui limitiamoci a dire che anche se in Iran c’è formalmente un’Assemblea di rappresentanti eletti, basta guardare a quelle poche deputate poverette, vestite come le nostre monache, di qualche decennio fa, per capire che forse in Iran, qualcosa proprio non va e che la modernità funziona per lo meno a corrente alternata.

Il potere vero è in sole due mani.
Il resto è poco più che fumo.
Un po è un insieme di foglie di fico, un po’ è l’espressione di una società complessa, all’apparenza modernizzata, ma nella quale le grandi famiglie e le molte oligarchie contano più dei poteri istituzionali formali e questo è quello che rende molto difficile per noi stranieri per di più occidentali, raccapezzarci in un mondo che sembra una cosa, ma che in realtà è un’altra molto più antica, alla quale non siamo più abituati a pensare.
Quando erano in corso le manifestazioni di piazza avvenute negli anni precedenti ,i commentatori ci avevano detto che queste erano destinate al fallimento perché a muoversi erano allora solo i giovani di Teeheran e delle città più grosse, mentre la provincia, sopratutto rurale, era del tutto assente.
Oggi la situazione è stata ben diversa e la rivolta, ci è stato detto che si è sviluppata a macchia di leopardo un po’ dappertutto, ma sopratutto nelle province e che è stata generata dalla situazione economica, avvertita come precaria, sopratutto a causa dell’aumento del prezzo del pane, delle uova e della benzina, quindi dei beni di primissima necessità.

Se pensiamo a questo, appare chiaro che il regime deve essere in ben serie difficoltà se tutto succede proprio quando il prezzo del petrolio,dopo un lungo periodo di prezzi bassi ,è risalito oltre i 60€, dando una grossa boccata di ossigeno e di dollari a tutte le petro-dittature medioevali del Golfo, Iran compreso e in prima fila.
La ragione politica della crisi quindi non è certo di difficile lettura e lo stesso Khamenei l’ha citata chiaramente se pure nella sua interpretazione, quando ha risposto alle folle che gli hanno manifestato contro, dicendo in sostanza che avrebbe schiacciato con durezza la rivolta perché a suo parere sarebbe stata fomentata dagli arci-nemici dell’Iran che sono i soliti Usa (espressione del male assoluto nella retorica Khomeinista) e l’Arabia Saudita, capo fila del mondo islamico di osservanza sunnita.
Questa volta ci ha azzeccato, perché almeno l’Arabia Saudita è già di fatto in guerra con l’Iran sul fronte dello Yemen, dove l’Iran appoggia le milizie Houti di fede sciita, mentre i Sauditi appoggiano le fazioni sunnite, che sono maggioritarie nel paese.
E in questo disgraziato paese succede un fatto strano di difficile interpretazione che consiste in questo e cioè che non ostante l’enorme superiorità militare che i Sauditi hanno sulla carta, in ragione del possesso di armamenti moderni, forniti dagli Usa in gran quantità, il conflitto sta durando oltre misura e non si vede avvicinarsi nessuno sbocco.
I Sauditi, non senza ragione, sono abbastanza terrorizzati dal fatto che ogni tanto nella parte sud del loro paese (quella più lontana dal potere centrale e abitata dalle tribù meno fedeli) cadono razzi a lunga gittata che i così detti ribelli Yemeniti Houti non sono certo in grado di procurarsi e che quindi non possono che essere finiti nelle loro mani come gentili prestiti dell’Iran, razzi che fungono da ammonimento, perché avrebbero la potenza per andare ben più a nord e colpire il cuore di quella monarchia.

Se ne parla poco, ma non è uno scherzo quello che sta succedendo nello Yemen, perché lì sul campo si stanno affrontando le due potenze regionali che rivendicano appunto la leadership, l’ egemonia in quella parte del mondo facendo del conflitto politico una guerra di religione fra sciiti e sunniti.
Tornando a noi, cioè all’Iran, la mezza rivoluzione che è appena scoppiata dimostra che probabilmente questo stato, se pure di dimensioni ragguardevoli, forse non ha risorse sufficienti per inseguire il sogno di divenire la potenza regionale che vorrebbe essere, mettendo in fila l’Arabia Saudita, e peggio ancora, non ha il consenso sufficiente della sua popolazione, per potersi permettere ulteriori avventure fuori confine.

Teniamo conto :
-che l’Iran ha appena sostenuto uno sforzo militare e logistico ingente, aiutando in modo determinante il regime siriano di Assad (non a caso sciita, se pure della minoritaria setta alauita) a sconfiggere l’Isis e i così detti ribelli anti regime nella guerra di Siria ,ormai quasi finita;
-che lo stesso sforzo ,se non maggiore, l’Iran ha dovuto sostenere in Iraq per tenere in piedi il regime sciita fratello di Abbadi, che disponeva di truppe che avevano il brutto vizio di scappare senza combattere, quando venivano attaccati dall’Isis e che senza il pronto schieramento dei Pasdaran iraniani avrebbero ceduto miseramente, ed anche qui la guerra è finita a vantaggio degli sciiti;
-che in Libano da decenni l’Iran sostiene in modo determinante le milizie Hezbollah, guidate da Nashrallah ,di stretta osservanza sciita iraniana e che questi di fatto costituisce la forza dominante in quel paese;
-che nella striscia di Gaza, le milizie di Hamas sopravvivono grazie alle valigiate di dollari provenienti dal solito Iran, pur essendo qui maggioritari i sunniti.
-che sulle pendici orientali del Golan, a suo tempo conquistato e tuttora tenuto da Isrele, ci sono postazioni sciite piuttosto ben armate dal solito Iran.
Non bastasse questo spiegamento ingente di forze fuori dai confini, non dimentichiamoci il fatto che l’Iran è sulla soglia, ma appena sulla soglia, del possesso di sufficiente uranio arricchito per poter farsi l’atomica e che il possesso dell’atomica ha senso solo se contemporaneamente si è messa in pratica una tecnologia missilistica sufficiente per produrre vettori adatti a portare la medesima atomica molto lontano (il prode Kim Jong Un, soprannominato da Trump Rocket Man, insegna), vettori che l’Iran possiede da tempo.

Tutto questo costa un’enormità e gli Iraniani ,che ,come si è sopra accennato, sono veramente tanti (77 milioni di persone) desidererebbero anche avere pane e companatico, prima di esaltarsi per essere vicini a diventare la potenza egemone della regione.
Il numero è certo un fattore di forza, si pensi a queste cifre : Iran 77 milioni di abitanti, Arabia Saudita 31 milioni, un po’ pochini per poter competere e su questo piano gli sciiti iraniani qualche ragione per puntare in alto ce l’hanno, ma bisogna anche sapere far tornare i conti e conquistarsi un livello almeno al minimo sindacale di consenso dalla popolazione senza dover ricorrere alla forza bruta.
Ecco su questo piano forse il regime iraniano comincia a scricchiolare in modo serio.

Purtroppo lo si diceva anche nel precedente articolo del 2009 sopra citato , sono passati ben nove anni e Khamenei è ancora lì, più vecchio e malandato ma è ancora in sella con lo stesso potere e lo spazio per le libertà civili più elementari non si è allargato affatto per gli Iraniani.

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