Ciro, Dario,
Serse,Artaserse i grandi re e imperatori Persiani.
La battaglia di
Maratona, narrata da Erodoto con re Dario contro gli Ateniesi e il
famosissimo episodio di Filippide, che avrebbe fatto un folle numero
di kilometri di corsa per comunicare la vittoria agli Ateniesi.
Re Serse che fece
tagliare la testa al valoroso Leonida ,condottiero degli Spartani.
E avanti nella
storia fino ad arrivare al Macedone Alessandro Magno.
E poi i Diadochi,i
Seleucidi.
I nostri ricordi
scolastici si sprecano.
Tornando
all’oggi, sembra impossibile che quelle glorie passate ,trasformate
in leggenda nel nostro immaginario scolastico, siano finire
schiacciate dalla
“rivoluzione” clericale dell’Ayatollah
Komeini, che nel 1979 ridusse un paese di quella storia e di
quel peso, in una teocrazia medioevale ,dove un popolo di 77 milioni
di abitanti è sottomesso a una casta di preti, che furbescamente si
servono di un Islam Sciita, interpretato a loro modo, per fare tabula
rasa dei più elementari diritti umani e per irridere alle conquiste
del mondo moderno.
In un paese ,che
aveva una istruzione universitaria di buon livello per il Medio
Oriente e una classe media vasta che si riteneva parte a pieno titolo
della classe media globalizzata di qualsiasi paese dell’occidente.
D’accordo che il
fondamentalismo religioso da noi in Occidente ce ne ha fatte fare di
tutti i colori con le guerre di religione, ad esempio con la sola
guerra dei trent’anni ,che da sola fece la bellezza di 12 milioni
di morti, ma eravamo nella prima metà del ‘600.
Poi ne abbiamo fatte
anche di peggio con gli oltre 50 milioni di morti per la seconda
guerra mondiale, ma in questo caso la religione non c’entrava
fortunatamente nulla.
Nell’Iran odierno
invece la religione o la strumentalizzazione della religione conta
tutto e tutto pervade.
Rimanendo nei
ricordi scolastici ed alla letteratura classica ,come si può non
citare il celebre passo di Lucrezio che stigmatizza il sacrificio di
Ifigenia prodotto da una religione scaduta a superstizione :“Quod
contra saepius
illa religio
peperit scelerosa atque impia facta
“.
Che a capo del
governo iraniano ci sia uno con in testa il turbante dei chierici
come l’attuale Ruhani ,o un laico, come è stato prima di lui
Amadinejan, poco importa, se succede che il laico si dimostri più
clericale e fondamentalista della stessa casta clericale.
In ogni caso in Iran
non comanda il Presidente della Republica Islamica, eletto dal
popolo, ma la Guida Suprema, che è l’Ayatollah Khamenei, in carica
dal 1989, che non è eletto affatto e che oltre ad essere comandante
in capo delle forze armate , tramite membri di sua nomina, dà un
giudizio insindacabile sulla ammissibilità dei candidati alle
elezioni presidenziali.
Come se non bastasse
da lui dipendono le milizie dei Guardiani della Rivoluzione cioè i
Pasdaran, truppe scelte e fedelissime al regime dal quale in compenso
ricevono un trattamento anche economico particolare.
Per parlare in
un linguaggio accessibile è come se nel nostro periodo delle
signorie, un solo signore avesse potuto disporre sia del Bargello (la
polizia di allora), sia dell’Inquisizione.
Per nostra fortuna e
disgrazia a seconda dei momenti, con l’Iran le nostre industrie
hanno in corso commesse a molti zeri e questa è la ragione per la
quale non si parla di Khamanei ,dipingendolo come uno qualunque dei
dittatori che abbiamo conosciuto nel novecento, come sarebbe logico
fare, ma di un burbero vecchietto in tonaca che da noi incute sempre
un certo rispetto.
La struttura del
potere in Iran è estremamente complessa, altro che Matarellum e
Rosatellum!
Ma la sostanza è
quella sopra descritta.
Se qualcuno vuole
approfondire si erano date maggiori notizie sulla struttura del
potere in Iran nel precedente post del 29 giugno 2009.
Qui limitiamoci a
dire che anche se in Iran c’è formalmente un’Assemblea di
rappresentanti eletti, basta guardare a quelle poche deputate
poverette, vestite come le nostre monache, di qualche decennio fa,
per capire che forse in Iran, qualcosa proprio non va e che la
modernità funziona per lo meno a corrente alternata.
Il potere vero
è in sole due mani.
Il resto è
poco più che fumo.
Un po è un insieme
di foglie di fico, un po’ è l’espressione di una società
complessa, all’apparenza modernizzata, ma nella quale le grandi
famiglie e le molte oligarchie contano più dei poteri istituzionali
formali e questo è quello che rende molto difficile per noi
stranieri per di più occidentali, raccapezzarci in un mondo che
sembra una cosa, ma che in realtà è un’altra molto più antica,
alla quale non siamo più abituati a pensare.
Quando erano in
corso le manifestazioni di piazza avvenute negli anni precedenti ,i
commentatori ci avevano detto che queste erano destinate al
fallimento perché a muoversi erano allora solo i giovani di Teeheran
e delle città più grosse, mentre la provincia, sopratutto rurale,
era del tutto assente.
Oggi la situazione è
stata ben diversa e la rivolta, ci è stato detto che si è
sviluppata a macchia di leopardo un po’ dappertutto, ma sopratutto
nelle province e che è stata generata dalla situazione economica,
avvertita come precaria, sopratutto a causa dell’aumento del prezzo
del pane, delle uova e della benzina, quindi dei beni di primissima
necessità.
Se pensiamo a
questo, appare chiaro che il regime deve essere in ben serie
difficoltà se tutto succede proprio quando il prezzo del
petrolio,dopo un lungo periodo di prezzi bassi ,è risalito oltre i
60€, dando una grossa boccata di ossigeno e di dollari a tutte le
petro-dittature medioevali del Golfo, Iran compreso e in prima fila.
La ragione politica
della crisi quindi non è certo di difficile lettura e lo stesso
Khamenei l’ha citata chiaramente se pure nella sua interpretazione,
quando ha risposto alle folle che gli hanno manifestato contro,
dicendo in sostanza che avrebbe schiacciato con durezza la rivolta
perché a suo parere sarebbe stata fomentata dagli arci-nemici
dell’Iran che sono i soliti Usa (espressione del male assoluto
nella retorica Khomeinista) e l’Arabia Saudita, capo fila del mondo
islamico di osservanza sunnita.
Questa volta ci ha
azzeccato, perché almeno l’Arabia Saudita è già di fatto in
guerra con l’Iran sul fronte dello Yemen, dove l’Iran appoggia le
milizie Houti di fede sciita, mentre i Sauditi appoggiano le fazioni
sunnite, che sono maggioritarie nel paese.
E in questo
disgraziato paese succede un fatto strano di difficile
interpretazione che consiste in questo e cioè che non ostante
l’enorme superiorità militare che i Sauditi hanno sulla carta, in
ragione del possesso di armamenti moderni, forniti dagli Usa in gran
quantità, il conflitto sta durando oltre misura e non si vede
avvicinarsi nessuno sbocco.
I Sauditi, non senza
ragione, sono abbastanza terrorizzati dal fatto che ogni tanto nella
parte sud del loro paese (quella più lontana dal potere centrale e
abitata dalle tribù meno fedeli) cadono razzi a lunga gittata che i
così detti ribelli Yemeniti Houti non sono certo in grado di
procurarsi e che quindi non possono che essere finiti nelle loro mani
come gentili prestiti dell’Iran, razzi che fungono da ammonimento,
perché avrebbero la potenza per andare ben più a nord e colpire il
cuore di quella monarchia.
Se ne parla
poco, ma non è uno scherzo quello che sta succedendo nello Yemen,
perché lì sul campo si stanno affrontando le due potenze regionali
che rivendicano appunto la leadership, l’ egemonia in quella parte
del mondo facendo del conflitto politico una guerra di religione fra
sciiti e sunniti.
Tornando a noi, cioè
all’Iran, la mezza rivoluzione che è appena scoppiata dimostra che
probabilmente questo stato, se pure di dimensioni ragguardevoli,
forse non ha risorse sufficienti per inseguire il sogno di divenire
la potenza regionale che vorrebbe essere, mettendo in fila l’Arabia
Saudita, e peggio ancora, non ha il consenso sufficiente della sua
popolazione, per potersi permettere ulteriori avventure fuori
confine.
Teniamo conto
:
-che l’Iran ha
appena sostenuto uno sforzo militare e logistico ingente, aiutando in
modo determinante il regime siriano di Assad (non a caso sciita, se
pure della minoritaria setta alauita) a sconfiggere l’Isis e i
così detti ribelli anti regime nella guerra di Siria ,ormai quasi
finita;
-che lo stesso
sforzo ,se non maggiore, l’Iran ha dovuto sostenere in Iraq per
tenere in piedi il regime sciita fratello di Abbadi, che disponeva
di truppe che avevano il brutto vizio di scappare senza combattere,
quando venivano attaccati dall’Isis e che senza il pronto
schieramento dei Pasdaran iraniani avrebbero ceduto miseramente, ed
anche qui la guerra è finita a vantaggio degli sciiti;
-che in Libano da
decenni l’Iran sostiene in modo determinante le milizie Hezbollah,
guidate da Nashrallah ,di stretta osservanza sciita iraniana e che
questi di fatto costituisce la forza dominante in quel paese;
-che nella striscia
di Gaza, le milizie di Hamas sopravvivono grazie alle valigiate di
dollari provenienti dal solito Iran, pur essendo qui maggioritari i
sunniti.
-che sulle pendici
orientali del Golan, a suo tempo conquistato e tuttora tenuto da
Isrele, ci sono postazioni sciite piuttosto ben armate dal solito
Iran.
Non bastasse questo
spiegamento ingente di forze fuori dai confini, non dimentichiamoci
il fatto che l’Iran è sulla soglia, ma appena sulla soglia, del
possesso di sufficiente uranio arricchito per poter farsi l’atomica
e che il possesso dell’atomica ha senso solo se contemporaneamente
si è messa in pratica una tecnologia missilistica sufficiente per
produrre vettori adatti a portare la medesima atomica molto lontano
(il prode Kim Jong Un, soprannominato da Trump Rocket Man, insegna),
vettori che l’Iran possiede da tempo.
Tutto questo
costa un’enormità e gli Iraniani ,che ,come si è sopra accennato,
sono veramente tanti (77 milioni di persone) desidererebbero anche
avere pane e companatico, prima di esaltarsi per essere vicini a
diventare la potenza egemone della regione.
Il numero è certo
un fattore di forza, si pensi a queste cifre : Iran 77 milioni di
abitanti, Arabia Saudita 31 milioni, un po’ pochini per poter
competere e su questo piano gli sciiti iraniani qualche ragione per
puntare in alto ce l’hanno, ma bisogna anche sapere far tornare i
conti e conquistarsi un livello almeno al minimo sindacale di
consenso dalla popolazione senza dover ricorrere alla forza bruta.
Ecco su questo piano
forse il regime iraniano comincia a scricchiolare in modo serio.
Purtroppo lo si
diceva anche nel precedente articolo del 2009 sopra citato , sono
passati ben nove anni e Khamenei è ancora lì, più vecchio e
malandato ma è ancora in sella con lo stesso potere e lo spazio per
le libertà civili più elementari non si è allargato affatto per
gli Iraniani.
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