sabato 5 maggio 2018

Che delusione i giovani leader Di Maio e Salvini alla prova dei fatti






Come mi ero scervellato per vent’anni, dal ‘94 in avanti, per riuscire a capire come mai tante persone perbene si fossero incapricciate del fascino seduttivo di un Berlusconi, che ovviamente non era il mio tipo, per la qual cosa non riuscivo proprio a trovare in lui nulla di attraente, mi sono poi ritrovato a ri- scervellarmi per cercare di capire come mai altrettante persone per bene avessero preso per buone le vuote promesse le misere riforme e i pessimi ministri del rampantissimo e arrogante fiorentino Matteo Renzi.

Finita finalmente l’era del buon Napolitano che ha impedito al popolo italiano di andare a votare le più volte che sarebbero state necessarie in nome della stabilità del nulla eretta a supremo paradigma,quando finalmente ci è stato concesso di votare, due mesi fa, ho ritenuto ragionevole sostenere l’idea di dare fiducia ai due giovani leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che parevano essere l’incarnazione di un vero rinnovamento della politica italiana.
Chiaramente la stessa idea l’ha avuta la maggioranza degli italiani che hanno largamente dato fiducia ai due giovani leader.
I suddetti giovani leader hanno avuto la bellezza di due mesi di tempo per mettersi d’ accordo, ma non c’è stato verso, ambedue sono andati a sbattere contro difficoltà largamente prevedibili che non sono stati capaci di superare e che hanno tradotto in veti che ne avrebbero tarpato le possibili scelte.
Che delusione!

Che pena quel Di Maio che ha scoperto improvvisamente che Salvini era inserito nello schieramento di centro-destra e che in quello schieramento c’era anche la vistosa presenza di un Silvio Berlusconi che ormai non è niente di più di una ruota di scorta, ma che rimarrà dov’è per chissà quanto tempo ancora.
Era il caso di sorprendersi e di farne un elemento di rottura insanabile con la Lega?
Era il caso di dimostrare a tutti quanti che il giovane aspirante statista non aveva alcuna idea di come superare l’ostacolo se non dicendo che lui, Berlusconi che schifo, il pregiudicato, non l’avrebbe mai preso come compagno di viaggio e che il problema avrebbe dovuto risolverlo Salvini abbandonando Berlusconi a sé stesso?
Non riusciva il sunnominato Di Maio a pensare a quasi tutte le regioni del Nord governate da Lega-Forza Italia?

Santo cielo, ma questa gente sembra che non sia mai stata sui banchi di una qualche scuola, viene da chiedersi?
Va bene che la storia si dice che non riesca ad essere maestra di vita, ma un minimo di riflessione come mai non riescono a farla questi giovani politici alla Di Maio?
Per esempio questa : la più solida e duratura istituzione di potere e di governo che esiste sulla faccia della terra è la chiesa cattolica,che proprio in ragione di questa sua solidità nel tempo dovrebbe essere studiata per capire come si fa a fare politica.

Ebbene,tanto per fare un esempio,piccolo ma estremamente significativo all’ultimo Concilio Ecumenico del 1964 i padri conciliari per votare sulle varie proposte non avevano solo la possibilità di esprimere un volgare si o no, come succede nei parlamenti laici, ma avevano se non ricordo male la possibilità di scegliere fra cinque modi di esprimere approvazione ed altrettanti per esprimere contrarietà.
Questo fanno ed hanno sempre fatto coloro che sanno fare politica.
In politica il bianco e il nero sono per gli incapaci, gli statisti si giocano la loro carriera scegliendo fra le migliaia di gradazioni di grigio.

Ma quanti modi c’erano per fare un governo fra 5Stelle e centro-destra prendendosi beninteso la fiducia da Forza Italia ma facendo la fatica di contrattare il minimo possibile da dare al vecchietto Berlusca per salvargli la faccia ?
E’ così che fanno politica quelli che sono capaci di farla.
Quando Andreotti dopo avere fatto il Presidente del Consiglioper un po di anni, scivolava su una delle innumerevoli bucce di banana che si incontrano nel cammino di qualsiasi politico, che faceva? andava sull’Aventino, si ritirava a fare il Cincinnato, o proclamava veti e fulmini dicendo o io o nessuno?
Mai e poi mai, lui che la politica l’aveva appresa frequentando assiduamente gli istruttivi corridoi del Vaticano, trattava da posizioni di debolezza e piuttosto che niente entrava tranquillo nel governo successivo accontentandosi del Ministero della Marina Mercantile, anche se nella lista questo occupava l’ultimo o il penultimo posto.
La politica si sa è l’arte del possibile e comunque del compromesso non dei proclami e dei veti.

J.F.Kennedy la persistente icona numero uno dei “liberal” di qualsiasi parte del mondo, uomo di grande visione ed emblema di moralità politica (donne come sempre a parte) diceva che in politica i rapporti anche con il peggiore degli avversari e con il più antipatico degli oppositori, devono sempre essere cortesi e sfumati, perché nessuno può escludere che per realizzare la propria visione politica, in un domani quell’avversario feroce si potrebbe essere costretti a prenderselo come indispensabile alleato.

Ecco un’altra pagina di storia politica che il giovane Di Maio si dovrebbe studiare.
E’ chiaro però che tutti questi ragionamenti valgono solo se uno la visione ce l’ha.
Se invece un leader politico ha il potere, ingrediente necessario, ma non sufficiente, manca però di una strategia, cioè diun progetto di paese da costruire a lungo periodo,allora meglio sarebbe che si dedicasse all’ippica come si diceva un tempo.
Come i lettori di questo blog ben sanno chi scrive pensa da tempo che l’icona del politico che ha il potere ma non ha alcuna visione e che quindi meglio sarebbe che si dedicasse all’ippica è Matteo Renzi.
Ci sarebbe ovviamente affiancato con lui Silvio Berlusconi, ma ormai l’anagrafe e i voti calanti hanno già risolto il problema, anche se il buon Di Maio non l’ha ancora capito.
Che dire di Salvini?
Il sociologo Di Masi, che in frequenti apparizioni nei talk show televisivi ha sostenuto spesso idee molto simili alle mie, ha provato come me una forte delusione nel vedere che i due giovani leader Di Maio e Salvini sembrano avviati a sprecare un incredibile occasione storica per dimostrare di essere capaci di far politica ed ha cercato di spiegarsi come mai alla prova del fatti i due stiano andando a sbattere senza combinare nulla.
Ha trovato una sua spiegazione dicendo che i due giovani hanno il difetto di non avere dietro un adeguato background, una storia politica che avevano invece i “cavalli di razza” della prima repubblica ed ha fatto l’esempio di Adreotti che a suo dire aveva dietro addirittura due millenni di cristianesimo.
Vero, ma fino a un certo punto.
Come non ricordare infatti la singolare e scioccante apparizione di Salvini sul palco in un luogo simbolo e cioè davanti al duomo di Milano,in chiusura di campagna elettorale, agitante un rosario e un Vangelo ?
E Di Maio insistentemente sostenuto con paterne ed affettuose parole dal parroco del suo paese di origine, che diceva di stravedere per lui?
Ma torniamo a Salvini.

Personalmente avrei preferito vedere emergere Di Maio, perché la folla di popolo che sta dietro a Di Maio la sento più simile alle mie radici culturali , cioè per farla breve Di Maio sembrava destinato a guidare il popolo dei giovani dei lavoratori dei pensionati che una volta avevano per riferimento il cattolicesimo sociale e la parte più pulita del socialismo e che il PDI renziano a tradito.
Salvini mi va bene in quanto, sempre per farla breve, rappresenta decisamente quell’”uomo forte” del quale la palude politica italiana non può fare a meno di ricorrere per non affondare.
Si porta dietro però un sacco di ciarpame di incultura.

Fosse solo Berlusconi andrebbe ancora bene, ma dietro alla Lega c’è quel disastro culturale dell’ oscurantismo cattolico , Radio Maria e i vaneggiamenti di Padre Livio Falzaga, tanto per intendersi, madonne che appaiono ovunque e via di questo passo.
Le corazzate della sanità privata che spingono per il restringimento del welfare pubblico e spero non ci siano anche i palazzinari, ma non sono sicuro.

Temo però che la mala prova di capacità e fantasia politica evidenziata da Di Maio abbia contribuito a incoronare Salvini come l’unico leader affidabile per il futuro.
Non ha mollato Berlusconi?
E’ un peccato mortale?
Ne dubito.
Berlusconi può essere ridimensionato usufruendo dei suoi voti rimasti ma sopratutto dei suoi soldi e se Salvini ha pensato a questo forse è stato molto più furbo di Di Maio, non mi sento di condannarlo per questo.
Fare accettare a Berlusconi di non essere più i lleader del centro-destra era già un grosso risultato che Salvini ha conseguito pienamente.
Era il caso di accontentarsi, tanto elezione per elezioni i voti degli ex berlusconiani si travaseranno nella Lega inevitabilmente.
Perchè Di Maio si è incaponito ad uccidere un uomo politicamente niente affatto morto, ma nemmeno in grado più di correre, come l’odierno Berlusconi?
La sorte gli offrirà un’altra chance?
Forse si, ma forse anche no.
La gente non perdona i perditempo e coloro che non parlano di cose concrete.

Che gliene fregherebbe all’operaio dell’Italsider se al governo ci fossero un paio di ministri fra i berlusconiani più seri e meno mondaioli?
Non parliamo nemmeno di Renzi che con la sua chiusura contemporaneamente ai 5 Stelle ed al centro-destra diventa un inclassificabile caso da neuropsichiatra.


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