Fa quasi tenerezza
questo giovane professore (si noti ordinario ed alla sua età questo
conta)
che cura una
impeccabile eleganza e modi pacati.
Non a caso un
commentatore attento si è lasciato scappare che richiama Gentiloni
nel modo di porsi e di muoversi.
Le sue prime
parole ufficiali sono state molto misurate: per 1/3 ha detto quello
che si aspettava che dicesse il Quirinale, per 1/3 quello che
volevano i 5 Stelle, per 1/3 quello che voleva Salvini.
Però, però…..tutti
i giornaloni che già l’avevano dipinto come il signor nessuno,
debolissima figura in mano ai due manovratori Salvini e DiMaio, sono
stati subito disillusi.
Il presunto
debolissimo signor nessuno ha pensato con la sua testa e si è
qualificato con l’espressione :sono avvocato e quindi d’ora in
poi sarò l’avvocato del popolo.
E qui un brivido è
sceso lungo la schiena dei gestori dei media e dei poteri forti,
perché quella espressione è altamente simbolica ed appartiene in
modo inconfutabile a un universo culturale che si chiama illuminismo
e infatti oggi i giornali nei commenti praticamente tutti riportano
la parola “giacobino” o Robesperre, appiccicata al nuovo Premier
incaricato.
Quell’espressione
è rimasta ormai nella storia inscindibilmente legata alla stessa
iconografia della Rivoluzione del 1789, perché riconduce non a
Robespierre, ma a Jean Paul Marat, direttore dell’Amie du poeple,
finito nel mito anche a causa dell’assassinio subìto, immortalato
dal celeberrimo quadro di David.
Questo
professorino sarà oscuro ed alle prime armi, ma se voleva cercarsi
un’etichetta politica assolutamente decisa c’è riuscito
benissimo.
Ho detto sopra che
fa quasi tenerezza questo nuovo personaggio perché per sapere
qualcosa di lui ho fatto quello che facciamo tutti oggi: ho digitato
il suo nome e cognome su Google, ma con mia grande sorpresa ho dovuto
constatare che su Wikipedia non esisteva ancora una pagina a lui
dedicata.
L’avvio della sua
carriera istituzionale ha visto tra l’altro arrivo e partenza
davanti alla maestoso portone della ex residenza dei papi, che è
palazzo Quirinale in taxi bianco.
Bella mossa anche
questa.
Il
professorino mi intriga , prima di tutto per il voluto riferimento al
movimento filosofico al quale rivendico l’appartenenza dai tempi
del liceo, poi, in palese contrasto con questa prima sua
caratteristica, per la sua storia personale che lo ha visto giovane
studente universitario in un collegio romano-vaticano nel quale
erano passati alcuni dei migliori cervelli del mondo cattolico e
della politica italiana Elia,Paolo Prodi,Scoppola ed erano di casa,
Scalfaro , Aldo Moro e lo stesso attuale Presidente Mattarella.
Curioso come il caso
dipinga le circostanze della vita, il rettore di quel collegio ai
tempi del Prof Conte dicono le cronache che fosse un certo Don Pietro
Parolin, oggi nientemeno che segretario di stato Vaticano.
Il
professorino quindi non è solo giacobino ma è anche uno uscito
dalle poderose covate del mondo cattolico ai suoi livelli migliori.
Mi viene la
tentazione di ripensare a quelli che la storia del dopoguerra aveva
definito “i professorini” alludendo a Fanfani,La Pira e Lazzati e
Dossetti, giganti dell’intellighentia e della politica cattolica,
perché anche loro si sono ritrovati a Roma, con occupazioni
accademiche alle prime armi, votati a prestare le loro intelligenze a
elaborare una visione politica per la ricostruzione del paese, che
saltasse e innovasse completamente rispetto alle tradizioni politiche
precedenti: la fascista e la risorgimentale.
Sapevano che
dovevano inventarsi tutto.
Il legame fra i
personaggi è forse tenue, ma se lo è o non lo è lo dirà il tempo,
non i pregiudizi.
Ecco questo va
sottolineato, se questo governo nascente ha contro tutti è perché è
veramente il nuovo che avanza, piaccia o non piaccia.
All’establishment
non piace chiaramente, basta pensare al discorso violentemente
contrario pronunciato ieri da un peraltro grigio presidente di
Confindustria.
Al di là delle
argomentazioni più o meno economiche, non piace prima di tutto
perché è il nuovo e disporsi per vivere in un quadro di riferimenti
nuovi esige un forte movimento dei nostri neuroni alla ricerca di
sinapsi nuove e questo cozza contro l’atteggiamento di atavica
pigrizia sul quale è calibrato il nostro cervello come testimoniano
le neuroscienze, non perché siamo buoni o cattivi, ma perché
l’evoluzione ci ha fatti così.
Un giornalista
che probabilmente ha una marcia in più rispetto alla media dei suoi
colleghi, come è probabilmente Enrico Mentana, negli infiniti
speciali di questi giorni mi pare abbia colto il nocciolo del
problema quando ha detto candidamente : perché c’è tanta ostilità
nei confronti di questo governo che tenta faticosamente di nascere
fra la pressochè totale avversione di noi commentatori?, perché
praticamente nessuno di noi ha votato per le forze politiche che
questo governo sostengono.
Credo proprio
che le cose stiano in questo modo.
Nel mondo dei media
5Stelle e Lega salviniana non sono amati.
Oddio!, sappiamo
bene quanto siano capaci di mettersi a 45 gradi di fronte ai potenti
i nostri stessi media e quindi quando il nuovo governo comincerà a
lavorare comincerà anche la corsa a salire sull’autobus del
momento.
Ma per ora c’è al
più un più o meno disgustato distacco.
E loro, i veri
protagonisti, i giovani e nuovi leader, come ne sono usciti?
Non credo
proprio di essere il solo a vedere le debolezze manifestate da Di
Maio, se è arrivato in porto è stato fortunato, ma ha sbagliato
troppe mosse.
Forse non poteva
fare altrimenti perché doveva tener conto della assolutamente
anomale presenza ingombrante dei due così detti garanti fondatori
Grillo e Casaleggio,che non sono stati eletti da nessuno, ma che non
si sa fino a che punto condizionino le scelte più importanti.
Per esempio
Casaleggio dicono le cronache che fosse impuntato sul fare di tutto
per formare un’alleanza col PDI.
Grillo è ancora più
visionario di Casaleggio e sul programma si immagina che fosse un
ostacolo forte su grandi opere da bloccare e reddito di cittadinanza
visto come tendenzialmente universale.
Poi c’erano i duri
e puri legati alle parole d’ordine dei primi tempi, ripetute come
passi del vangelo, che però erano e rimangono pure scempiaggini alla
partito non partito,statuto non statuto,portavoce e non
rappresentanti e via di seguito.
Povero Di Maio.
Su Berlusconi
l’avevo già rilevato a mio parere è stato veramente con la vista
corta, perché Berlusconi è comunque a fine corsa e da sempre pensa
solo a sé stesso cioè ad aziende e processi.
Penso che si potesse
accontentarlo concedendogli poco e ricavandone una maggioranza a
prova di bomba.
Poi ha insistito
insensatamente sul suo nome che non poteva passare, perché avrebbe
umiliato la Lega.
Salvini invece
ne è uscito alla grande, concedendo il Presidente terzo, ma
formalmente targato 5Stelle si prenderà per compensazione
praticamente tutto quello che conta in materia di ministeri e gli
interni che contano più di tutto per il suo elettorato.
Contemporaneamente
ha messo nell’angolo un Berlusca in costante discesa, e non è cosa
da poco, anche se i suoi voti non avrebbero fatto schifo.
E’ lui l’astro
in ascesa e come doti personali-caratteriali è visto come l’uomo
forte.
La politica come le
liturgie ecclesiastiche è basata su simboli antichi fortissimi.
Non è un mistero
che in tutto il mondo la gente comincia ad essere scocciata dal
girare a vuoto dei riti democratici e che guarda con sempre maggior
favore ai politici che sappiano rappresentare l’uomo forte e
decisionista, pur rimanendo nell’alveo della democrazia
rappresentativa.
Salvini in questo
quadro sembra fatto apposta.
Di Maio purtroppo
per lui non ha nessuna delle caratteristiche necessarie.
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