giovedì 24 maggio 2018

Finalmente habemus presidentem!…. si spera che ne valga la pena di tanta attesa






Fa quasi tenerezza questo giovane professore (si noti ordinario ed alla sua età questo conta)
che cura una impeccabile eleganza e modi pacati.
Non a caso un commentatore attento si è lasciato scappare che richiama Gentiloni nel modo di porsi e di muoversi.

Le sue prime parole ufficiali sono state molto misurate: per 1/3 ha detto quello che si aspettava che dicesse il Quirinale, per 1/3 quello che volevano i 5 Stelle, per 1/3 quello che voleva Salvini.
Però, però…..tutti i giornaloni che già l’avevano dipinto come il signor nessuno, debolissima figura in mano ai due manovratori Salvini e DiMaio, sono stati subito disillusi.

Il presunto debolissimo signor nessuno ha pensato con la sua testa e si è qualificato con l’espressione :sono avvocato e quindi d’ora in poi sarò l’avvocato del popolo.
E qui un brivido è sceso lungo la schiena dei gestori dei media e dei poteri forti, perché quella espressione è altamente simbolica ed appartiene in modo inconfutabile a un universo culturale che si chiama illuminismo e infatti oggi i giornali nei commenti praticamente tutti riportano la parola “giacobino” o Robesperre, appiccicata al nuovo Premier incaricato.
Quell’espressione è rimasta ormai nella storia inscindibilmente legata alla stessa iconografia della Rivoluzione del 1789, perché riconduce non a Robespierre, ma a Jean Paul Marat, direttore dell’Amie du poeple, finito nel mito anche a causa dell’assassinio subìto, immortalato dal celeberrimo quadro di David.

Questo professorino sarà oscuro ed alle prime armi, ma se voleva cercarsi un’etichetta politica assolutamente decisa c’è riuscito benissimo.
Ho detto sopra che fa quasi tenerezza questo nuovo personaggio perché per sapere qualcosa di lui ho fatto quello che facciamo tutti oggi: ho digitato il suo nome e cognome su Google, ma con mia grande sorpresa ho dovuto constatare che su Wikipedia non esisteva ancora una pagina a lui dedicata.
L’avvio della sua carriera istituzionale ha visto tra l’altro arrivo e partenza davanti alla maestoso portone della ex residenza dei papi, che è palazzo Quirinale in taxi bianco.
Bella mossa anche questa.

Il professorino mi intriga , prima di tutto per il voluto riferimento al movimento filosofico al quale rivendico l’appartenenza dai tempi del liceo, poi, in palese contrasto con questa prima sua caratteristica, per la sua storia personale che lo ha visto giovane studente universitario in un collegio romano-vaticano nel quale erano passati alcuni dei migliori cervelli del mondo cattolico e della politica italiana Elia,Paolo Prodi,Scoppola ed erano di casa, Scalfaro , Aldo Moro e lo stesso attuale Presidente Mattarella.
Curioso come il caso dipinga le circostanze della vita, il rettore di quel collegio ai tempi del Prof Conte dicono le cronache che fosse un certo Don Pietro Parolin, oggi nientemeno che segretario di stato Vaticano.

Il professorino quindi non è solo giacobino ma è anche uno uscito dalle poderose covate del mondo cattolico ai suoi livelli migliori.
Mi viene la tentazione di ripensare a quelli che la storia del dopoguerra aveva definito “i professorini” alludendo a Fanfani,La Pira e Lazzati e Dossetti, giganti dell’intellighentia e della politica cattolica, perché anche loro si sono ritrovati a Roma, con occupazioni accademiche alle prime armi, votati a prestare le loro intelligenze a elaborare una visione politica per la ricostruzione del paese, che saltasse e innovasse completamente rispetto alle tradizioni politiche precedenti: la fascista e la risorgimentale.
Sapevano che dovevano inventarsi tutto.
Il legame fra i personaggi è forse tenue, ma se lo è o non lo è lo dirà il tempo, non i pregiudizi.
Ecco questo va sottolineato, se questo governo nascente ha contro tutti è perché è veramente il nuovo che avanza, piaccia o non piaccia.
All’establishment non piace chiaramente, basta pensare al discorso violentemente contrario pronunciato ieri da un peraltro grigio presidente di Confindustria.
Al di là delle argomentazioni più o meno economiche, non piace prima di tutto perché è il nuovo e disporsi per vivere in un quadro di riferimenti nuovi esige un forte movimento dei nostri neuroni alla ricerca di sinapsi nuove e questo cozza contro l’atteggiamento di atavica pigrizia sul quale è calibrato il nostro cervello come testimoniano le neuroscienze, non perché siamo buoni o cattivi, ma perché l’evoluzione ci ha fatti così.

Un giornalista che probabilmente ha una marcia in più rispetto alla media dei suoi colleghi, come è probabilmente Enrico Mentana, negli infiniti speciali di questi giorni mi pare abbia colto il nocciolo del problema quando ha detto candidamente : perché c’è tanta ostilità nei confronti di questo governo che tenta faticosamente di nascere fra la pressochè totale avversione di noi commentatori?, perché praticamente nessuno di noi ha votato per le forze politiche che questo governo sostengono.
Credo proprio che le cose stiano in questo modo.
Nel mondo dei media 5Stelle e Lega salviniana non sono amati.
Oddio!, sappiamo bene quanto siano capaci di mettersi a 45 gradi di fronte ai potenti i nostri stessi media e quindi quando il nuovo governo comincerà a lavorare comincerà anche la corsa a salire sull’autobus del momento.
Ma per ora c’è al più un più o meno disgustato distacco.
E loro, i veri protagonisti, i giovani e nuovi leader, come ne sono usciti?
Non credo proprio di essere il solo a vedere le debolezze manifestate da Di Maio, se è arrivato in porto è stato fortunato, ma ha sbagliato troppe mosse.
Forse non poteva fare altrimenti perché doveva tener conto della assolutamente anomale presenza ingombrante dei due così detti garanti fondatori Grillo e Casaleggio,che non sono stati eletti da nessuno, ma che non si sa fino a che punto condizionino le scelte più importanti.
Per esempio Casaleggio dicono le cronache che fosse impuntato sul fare di tutto per formare un’alleanza col PDI.
Grillo è ancora più visionario di Casaleggio e sul programma si immagina che fosse un ostacolo forte su grandi opere da bloccare e reddito di cittadinanza visto come tendenzialmente universale.
Poi c’erano i duri e puri legati alle parole d’ordine dei primi tempi, ripetute come passi del vangelo, che però erano e rimangono pure scempiaggini alla partito non partito,statuto non statuto,portavoce e non rappresentanti e via di seguito.
Povero Di Maio.
Su Berlusconi l’avevo già rilevato a mio parere è stato veramente con la vista corta, perché Berlusconi è comunque a fine corsa e da sempre pensa solo a sé stesso cioè ad aziende e processi.
Penso che si potesse accontentarlo concedendogli poco e ricavandone una maggioranza a prova di bomba.
Poi ha insistito insensatamente sul suo nome che non poteva passare, perché avrebbe umiliato la Lega.

Salvini invece ne è uscito alla grande, concedendo il Presidente terzo, ma formalmente targato 5Stelle si prenderà per compensazione praticamente tutto quello che conta in materia di ministeri e gli interni che contano più di tutto per il suo elettorato.
Contemporaneamente ha messo nell’angolo un Berlusca in costante discesa, e non è cosa da poco, anche se i suoi voti non avrebbero fatto schifo.
E’ lui l’astro in ascesa e come doti personali-caratteriali è visto come l’uomo forte.
La politica come le liturgie ecclesiastiche è basata su simboli antichi fortissimi.
Non è un mistero che in tutto il mondo la gente comincia ad essere scocciata dal girare a vuoto dei riti democratici e che guarda con sempre maggior favore ai politici che sappiano rappresentare l’uomo forte e decisionista, pur rimanendo nell’alveo della democrazia rappresentativa.
Salvini in questo quadro sembra fatto apposta.
Di Maio purtroppo per lui non ha nessuna delle caratteristiche necessarie.






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