Prima di tutto i
miei più sinceri complimenti al “gost Writer” che
presumibilmente l’ha scritto materialmente questo libro.
Si tratta di un
ottimo lavoro fatto da un eccellente professionista.
Non solo il libro è
scritto bene, ma è ben costruito e riporta parecchie citazioni
abbastanza ben scelte fra alcune delle icone della intellighentia
della sinistra.
Se non fosse che non ho mai stimato Renzi come un politico
dotato delle delle qualità necessarie per fare il leader (visione,
preparazione, capacità di fare squadra,ecc.) mi sarei addirittura
entusiasmato leggendolo tutti quei riferimenti alla cultura liberal.
Dopo avere finito di
leggerlo però mi chiedevo proprio questo : come è possibile che se
l’ avesse scritto un’altro considererei questo libro una discreta
sintesi di alcune delle cose da farsi in questa circostanza storica,
ed invece sapendo chi è l’autore in copertina, la sua lettura mi
lascia l’amaro in bocca, come se avessi visto un dipinto celebre,
sapendo però che si trattava di un falso, ben copiato, ma falso.
Mi ha fatto venire
in mente il ricordo di un avvenimento analogo, quando avevo ascoltato
dal vivo un appassionato comizio della campagna elettorale di
Veltroni anni fa e ne ero rimasto semplicemente entusiasta per la
grande capacità di “visione” che esprimeva, citando l’educazione
e l’istruzione come la priorità assoluta per il suo futuro
governo.
Peccato però che
poi al governo invece che lui era stato eletto Berlusconi, che
l’elettorato evidentemente aveva giudicato credibile pur essendo
culturalmente inconsistente.
Quella cocente
delusione mi aveva insegnato che la capacità di visione in politica
è essenziale, ma che deve andare di pari passo con la credibilità
politica di chi ne fa la narrativa.
Anche nel libro di
Renzi le idee ci sono e sono di quelle buone,ma non posso scordarmi
del fatto che avevo sempre criticato il suo modo di fare politica
concreta proprio perché mi è sempre sembrato privo di una visione
organica a lungo periodo e interessato solo a vivere alla giornata.
E allora?
Allora non
credo alla sua sincerità, non credo che creda veramente in quello
che dice di credere, perché il suo modo di fare politica non è
stato quello.
Il libro bello se
fosse vero e sincero conferma però la sostanza di quello che sto
dicendo perché da Renzi in 140 pagine non viene neanche lontanamente
nemmeno il tentativo di chiedersi perché ha perso pesantemente
sperperando due gloriose tradizioni politiche, quella degli ex
comunisti e quella dei cattolici sociali.
Non basta citare La
Pira mostrandone grande ammirazione per accreditarsi come un politico
che ne abbia raccolto la fiaccola.
Il libro è tutto un
su e giù per le montagne russe perché alterna in continuazione la
visione tipica dei liberal anglosassoni e la rancorosa polemicuccia
sulla politica da bar sport.
Non solo non
tenta nemmeno di fare una autocritica che sarebbe stata più che
doverosa, vista la batosta che si era presa, ma
con la solita insopportabile arroganza tenta di girare la frittata
cercando di dimostrare che non ha mai perso perché il PD
avrebbe sempre veleggiato fra il 20 e il 30 per cento mentre lui lo
aveva fatto salire al 40%, impresa da premio Nobel, che
fortunatamente non c’è per la politica.
Anzi questo
Renzi è ancora più insopportabile quando continua a inveire contro
il “fuoco amico”, costituito dagli arcinemici Bersani e C. che
mai nemmeno si degna di chiamare per nome, che sarebbero loro la vera
causa di tutti i mali, compresa ovviamente la sua caduta politica per
mancanza di consensi.
Oddio,può anche
darsi che se uno è falso, gli altri lo siano altrettanto, ma mi
ricordo chiaramente di avere sentito più volte il medesimo Bersani
dire che come si usa in un partito democratico avrebbe gradito
esprimere vis a vis le sue opinioni a Renzi,ma che non c’era verso.
La cosa del resto mi
pare sia largamente condivisa dai commentatori politici, Renzi è uno
che si rinchiudeva fra le mura del “giglio magico” e del parere
degli altri sembrava non avere il minimo interesse, a maggior ragione
se erano suoi oppositori interni.
Ma di questo
ovviamente non c’è traccia nel libro.
C’è invece
un non sempre gradevole peana ripetuto a favore di Obama, dei
Clinton e di Tony Blair, chiaramente i suoi super eroi, i suoi
idoli-modelli.
Contento
lui….., ma se almeno si aggiornasse!
E invece non
lo fa a ragion veduta proprio perché ripete la sua assoluta
convinzione perdente che la sinistra per vincere deve andare al
centro cioè a destra e quindi disprezza ad esempio la nuova leva dei
giovani deputati democratici americani alla Alexandra Cortes,
ovviamente da lui ritenuti pericolosi radicali.
C’è e forse non
poteva non esserci visto come stanno andando le cose una parte, forse
troppo ampia dedicata alla difesa dei suoi genitori, comprensibile,
comprensibilissima, ma che sarebbe stata molto più efficace se
contenesse almeno la constatazione che come imprenditori erano quanto
meno una frana, non avrebbe guastato, anzi al contrario.
C’è invece
delineata in modo poco chiaro e generico una accusa rivolta a un
presunto complotto ordito contro di lui da parte sembra di “poteri
forti” che ce l’avrebbero avuta con lui a causa del suo rifiuto
di omologarsi a quell’establishment romano dove la regola è che
quelli che formalmente sulla scena politica sono nemici giurati si
siedano insieme a tavola e nei salotti sapendo di essere tutti di
fatto alla stessa mensa.
Il mondo della
politica romana è probabilmente descritto in modo corretto nel suo
cinismo di fondo, ma l’oscuro complotto?
Si poteva forse
anche risparmiarselo.
C’è poi ed
è la colonna portante del libro una puntuale e corrosiva critica,
spesso anche efficace condotta ai provvedimenti bandiera del governo
giallo-verde : reddito di cittadinanza, pensione quota 100, decreto
dignità, decreto anti corruzione, blocco dell’immigrazione.
Non è che ci voglia
una verve polemica particolarmente puntuta per mettere in difficoltà,
se non addirittura in ridicolo, provvedimenti e referenti politici
impreparati e pasticcioni, ma va detto che questo libro ne fa una
bella sintesi.
Il tentativo di
sgretolare l’efficacia dei provvedimento governativi,servono al
libro per consentire a Renzi di ricordare che lui avrebbe fatto le
stesse cose e naturalmente meglio.
Se il governo
giallo-verde rimarrà in piedi e i suoi provvedimenti avranno la
possibilità materiale di dimostrare se sono fumo o se hanno
consistenza, lo vedremo.
E’ chiaro a tutti
noi che praticamene tutti i provvedimenti bandiera sono stati mal
preparati, altrettanto male tradotti in termini giuridici e che hanno
molte probabilità di concludersi in un grn pasticcio, anche perché
i mezzi di comunicazione sono stati pressoché unanimi nel predicarci
i loro difetti.
Un po di buon senso
vorrebbe però che si giudicassero le cose per quello che sono e
questi poveri provvedimenti ancora non sono in attuazione e quindi di
cosa si blatera in continuazione?
Attenzione però a
sparare a palle incatenate contro il reddito di cittadinanza,
attenzione perché su questo specifico provvedimento è mia ferma
convinzione che il PD si gioca l’anima oltre che la credibilità e
la sua sopravvivenza politica.
Una politica contro
la povertà chi l’ha mai fatta nell’Italia recente?
Berlusconi e
Brunetta con quella card per disperati da usare per comprarsi quattro
cose quattro?
Renzi con il
ripetutissimo ed esaltatissimo RID, reddito di inclusione? 200 €
medi che la ex ministra Boschi ha la sfacciataggine di alzare a 500
in televisione citando la quota calcolata per famiglia con 6 figli a
carico, che rappresenta ovviamente la tipologia media italiana?
Il reddito di
cittadinanza nasce pasticciato e quindi difficile da realizzare, ma
vogliamo proprio cancellarci dalla testa per ragioni ideologiche e
per partito preso il milione e oltre di persone che hanno dovuto
restituire gli 80€ di Renzi.
Renzi, torniamo a
lui, è talmente accecato da rancori ed odi che in questo libro
arriva a dire che la storia dei 5 milioni di poveri è una gran balla
perché conta anche evasori fiscali e lavoratori in nero.
Renzi infatti
si produce in una critica puntuale spesso feroce e
rancorosa contro questi provvedimenti e i loro autori,
e questo poco si accorda con il continuo appello a
superare il clima di odio che i giallo-verdi avrebbero diffuso,
ammorbando il clima politico precedente.
Se questo discorso,
forse fatto da un altro potrebbe anche avere un qualche senso, ma se
si va alle pagine che Renzi dedica al fuoco amico della “vecchia
sinistra” non viene fuori certo un condensato di buoni sentimenti
ai quali ispirare la dialettica politica.
Se vogliamo usare
questo libro per ricavarci una puntuale elencazione dei provvedimenti
che Renzi ritiene sia riuscito a mettere a segno coi suoi governi per
fare quello che lui ritiene un grosso e riuscito tentativo di
riformismo, ebbene questa parte è ben costruita esponendo il punto
di vista dell’autore.
Però sarà magari
che mi sono distratto, ma mi pare proprio di non avere letto neanche
un accenno alla riforma della pubblica amministrazione allora
strombazzata come epocale, ci sarà una ragione.
Ma dove questo libro
cade con il suo autore di copertina è sulla vicenda, questa si
epocale, del rovinoso risultato del referendum costituzionale al
quale il libro medesimo dedica solo pochissime e confuse parole.
Tralasciamo l’astio
verso i costituzionalisti del fuoco amico, ma possibile che Renzi non
ritenga di dovere al suo elettorato uno straccio di giustificazione
,un minimo di analisi, un accenno di autocritica?
Ma possibile che
questo personaggio sia tanto arrogante e narciso da non aver ancora
capito che quei costituzionalisti del fuoco amico erano gli esponenti
più insigni della sua cultura e delle sue radici e che se a qualcuno
avesse dovuto affidare una riforma costituzionale questi sarebbero
stati proprio loro, che non avrebbero certo messo insieme quella
indegna paccottiglia in sostituzione del Senato?
L’autore materiale
di questo libro cioè probabilmente e come è d’uso il gost writer
professionista, è stato abile nel cercare di mantenere coerente
l’impostazione di fondo ispirata ,come avevamo detto all’inizio,
a una visione tipica dei liberal anglosassoni ai quali chiaramente il
Renzi vero si ispira apertamente, anche se come abbiamo visto il
libro è un libro di contumelie, rancori e vero odio.
E infatti quando uno
però arriva alla fine si dice : ma che c’entra l’alto pensiero
liberal con tutte queste polemicucce?
I migliori e sinceri
auguri a Renzi che è un giovane comunque brillante, ma dato che non
ha saputo né fare autocritica né essere veramente sincero, che si
dedichi ad altro, non alla politica, dove possiamo anche fare a meno
di lui.
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