mercoledì 5 giugno 2019

Sui presunti demoni di Salvini




Il governo giallo-verde piace incontestabilmente a una larga maggioranza di italiani, che ha gratificato alle recenti europee in particolare la sua gamba leghista con consensi impensabili poco tempo prima.
Ma a qualcuno non piace proprio e fra questi qualcuno ci sono chiaramente coloro che lo avversano con una violenta reazione di pancia uguale e contraria al radicalismo del giovane leader della Lega, “il capitano” osannato da autentiche folle nelle principali piazze d’Italia.
Il libro che vi propongo di leggere non nasconde certo le sue tesi, dopo avere lanciato il sasso con un titolo più che scioccante.
Assicuro però che non si tratta di un frettoloso libello di propaganda anti-Lega, ma di un libro di giornalismo di inchiesta costruito su un numero notevole di interviste a quelli che l’autore ritiene siano i personaggi chiave, interviste e ricerche che presumo gli siano costati mesi e mesi di lavoro.
Claudio Gatti apprendiamo da Wikipedia è un giornalista non certo di fascia bassa visto che è indicato come inviato del Sole 24 ore e collaboratore del New York Time.

Il libro da un punto di vista professionale è quindi del tutto rispettabile, anche se come si vedrà, personalmente non condivido affatto le tesi di fondo del suo autore.
Nel senso che la documentazione è buona e quasi sempre acquisita di prima mano, ma che questa documentazione sia sufficiente per avvalorare la tesi di fondo del libro ce ne corre.
Tutti sappiamo che il fondatore della Lega, Umberto Bossi è uno che si è sempre proclamato antifascista convinto.
Tutti però sappiamo anche che nella Lega ha sempre trovato casa un personaggio della destra radicale come Mario Borghezio, Europarlamentare della Lega addirittura per ben vent’anni, quindi sia nel periodi nel quale il capo era Bossi, sia più recentemente quando il bastone del comando è passato a Matteo Salvini.

Evidentemente c’è una contraddizione, perché o si è fascisti o si è antifascisti, almeno nel giudizio storico
L’autore risolve questa evidente contraddizione sostenendo due tesi.
La prima si riferisce alle presunte caratteristiche delle due personalità politiche sopra citate, che condividerebbero una caratteristica caratteriale di primo piano in politica : sarebbero cioè anzitutto dei cinici, che non fanno riferimento ad alcuna ideologia o visione del mondo particolare e che quindi spinti solamente dalla ricerca del potere seguirebbero con estrema abilità e particolari doti personali le tematiche che in un dato momento “fiutano” come sentite in modo particolare dalla gente.
Non avendo vincoli ideologici sarebbero quindi esposti a passare indifferentemente da da una visione politica ad un’altra quasi con indifferenza.
A sostegno di questa tesi porta non senza ragione la svolta con la quale Bossi ha abbandonato la stella polare della autonomia padana fino alla secessione, che era stata il motivo fondante della Lega, ritornando all’alleanza con Berlusconi.
La seconda tesi è sottile ma risulta essere il “leitmotiv” di fondo di tutto il libro ed è questa.
Tutti i personaggi della destra radicale citati e intervistati nel libro, anche quelli che sostengono le tesi più estreme e indigeste hanno tutti la singolare caratteristica o furbizia di dire più o meno: io non sono fascista perché il fascismo ed il nazismo sono regimi storici ben definiti che oggi non potrebbero in nessun modo rinascere in un ambiente circostante così diverso.
Io sono un sostenitore dei valori della tradizione, dello spirito dei singoli popoli e delle singole patrie, che la modernità e il globalismo o mondialismo hanno imposto di combattere volendo sostituire alla giusta autorità nazionale un qualcosa di sovranazionale astratto.
Questi poteri sovranazionali sono imposti da un complotto della grande finanza massonica, che vuole governare il mondo.

Questa è la tesi che sostiene tutto il libro, costruito per mostrare e secondo l’autore dimostrare che quella presentazione di sé che fanno praticamente tutti gli intervistati sarebbe la foglia di fico che nasconde la volontà di riproporre in forme nuove quella che era ed è l’ideologia del nazional -socialismo nazista.
Il lavoro di scavo che l’autore fa nel retrobottega ideologico di Borghezio è solido.
Il gruppo di intellettuali post nazisti di Saluzzo.
Le riviste ideologiche di quei gruppi.
Il collegamento addirittura con Franco Freda che Wilkipedia qualifica come politico ex terrorista ed editore appartenente all’area del neofascismo ed esponente del Movimento di Ordine Nuovo.
I riferimenti internazionali.
La figura chiave di Gianluca Savoini,prima mentore di Bossi e poi di Salvini, presenza fondamentale nei media leghisti, in Via Bellerio e per un certo periodo anche al Pirellone.
Sarebbe la mente, il vero ideologo della fede nell’ultra destra.
Personaggio che avrebbe adottato nella Lega la strategia di Antonio Gramsci di acquisire il controllo della cultura per conquistare il potere nel modo più efficace e completo, la strategia del prete si dice nel libro.
Il primo chiodo fisso nel Savoini pensiero è come detto sopra l’ideologia delle ultradestre, il secondo è l’identificazione nella Russia e specificamente nel Presidente Putin come riferimento politico.
Putin si batterebbe per fare vincere nella geopolitica mondiale l’ideologia dell’ultra-destra.
Difesa della tradizione, della famiglia tradizionale, patria e autorità.
L’autore documenta con mille particolari amicizie e legami di Savoini con la Russia di Putin, che sarebbero state recepite in toto dalla Lega.
Questo in estrema sintesi il contenuto del libro.
A questo punto mi permetto di avanzare alcune osservazioni.
Sarà anche vero che Matteo Salvini (del quale nel libro si cerca di delineare la personalità e la sua genesi andando a intervistare tra l’altro compagni di scuola , professori del liceo e giro di amicizie)
non ha mai manifestato fedeltà a ideologie definite e che quella di una sua presunta adesione giovanile all’ultra sinistra dei Leocavallini è una bufala senza fondamento.

Ma da qui a dire che il Salvini pensiero sia stato clonato dal Savoini pensiero è un passaggio logico scorretto e insostenibile.
Prima di tutto il fatto che la carriera all’Europarlamento di Mario Borghezio sia stata stoppata dal vertice della Lega e cioè da Salvini, evitando di ricandidarlo è un fatto eclatante che significa una aperta ed evidente presa di distanza.
Se questo è vero allora cade la tesi principale del libro secondo la quale Salvini sarebbe un politico pericolosissimo perché nasconderebbe in sé un pensiero ideologicamente post-nazista.

Andare a giustificare questo fatto (il siluramento di Borghezio) dicendo come fa l’autore del libro che il medesimo significherebbe solamente che Salvini sarebbe non altro che un cinico indifferente alle ideologie, non è affatto convincente.
Perchè se utilizziamo l’ampio materiale che l’autore ci dà per cercare di delineare la personalità politica di Salvini fin dal suo nascere negli anni del liceo, non possiamo che dedurne che questo personaggio, divenuto oggi capopopolo, è sempre stato assolutamente coerente con sé stesso e con una sua ideologia di fondo tipica della destra tradizionale.
Tra l’altro è singolare che l’autore finisca per rendere un buon servizio a Salvini quando per onestà intellettuale che occorre riconoscergli, non sottace affatto che amici e conoscenti di sempre sottolineino unanimemente il fatto che si tratta di una personalità forte, aperto ad apprendere quello che non conosce, con una capacità di lavoro incredibile e la tendenza a spendersi per andare a conoscere anche le più piccole comunità territoriali.
Di intelligenza sopra la media e con una memoria molto superiore alla media.
Uno che quello che pensa il popolo l’ha appreso direttamente ascoltando per anni e anni quello la gente chiedeva a Radio Padania, della quale era l’anima.
Quello che viene fuori dal libro non è certo il bulletto da bar sport, che vogliono farci credere che sia i media anti -Lega.
Visto che il libro stesso è tutto impostato per suscitare orrore nel pubblico dei lettori verso le teorie politiche dell’ultra-destra , trovo veramente singolare che l’autore citi molti personaggi, che si sono costruiti come ideologi e gran sacerdoti di quel pensiero, personaggi, mi si scusi ,non certo di grande risonanza, e come loro ispiratori citi alcuni pensatori di riferimento ovvi come Ezra Pound e Julius Evola, ma non nomini nemmeno una volta l’unico pensatore di questa tendenza che si trova nei testi di dottrine politiche e cioè Joseph DeMaistre, che è il padre riconosciuto di questo pensiero in campo accademico.
Personaggio che tra l’altro, ciliegina sulla torta è stato ambasciatore presso la corte dello Zar e che nei primi anni dell’800 aveva gia fatta l’equazione :Santa Russia = difesa delle tradizioni, della controrivoluzione e punta di diamante della reazione alla modernità illuminista.
Ben prima e con ben altra autorità culturale di Savoini, Borghezio e compagni o camerati che siano.

Personalmente giudico semplicemente orripilanti le tesi che questo libro riferisce a Savoini e soci.
Sempre personalmente però non mi sento spaventato della loro esistenza, che il libro questo sì ha il pregio di documentare in modo difficilmente confutabile.
Non mi spaventano perché sono più che convinto che il popolo della Lega, amerà spesso un lessico un po’ più sbracato del necessario e qualche idea per i miei gusti un po’ troppo retrò, ma ritenerlo infiltrato con successo da una ideologia post-nazista è assolutamente troppo lontano dalla realtà elementare che chiunque di noi può verificare nei rapporti quotidiani con la gente.

Quanto alla Russia, mettiamo i piedi per terra e chiediamoci se sia nell’interesse nazionale italiano ritenere avere piena libertà di commercio con la Russia medesima o essere gravemente penalizzati dalle sanzioni che l’America per calcolo geopolitico suo le ha imposto?
Sbaglia la Lega a sostenere che sarebbe nel nostro interesse by passare quelle sanzioni?
Penso proprio di no.

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