Il governo
giallo-verde piace incontestabilmente a una larga maggioranza di
italiani, che ha gratificato alle recenti europee in particolare la
sua gamba leghista con consensi impensabili poco tempo prima.
Ma a qualcuno non
piace proprio e fra questi qualcuno ci sono chiaramente coloro che lo
avversano con una violenta reazione di pancia uguale e contraria al
radicalismo del giovane leader della Lega, “il capitano” osannato
da autentiche folle nelle principali piazze d’Italia.
Il libro che vi
propongo di leggere non nasconde certo le sue tesi, dopo avere
lanciato il sasso con un titolo più che scioccante.
Assicuro però che
non si tratta di un frettoloso libello di propaganda anti-Lega, ma di
un libro di giornalismo di inchiesta costruito su un numero notevole
di interviste a quelli che l’autore ritiene siano i personaggi
chiave, interviste e ricerche che presumo gli siano costati mesi e
mesi di lavoro.
Claudio Gatti
apprendiamo da Wikipedia è un giornalista non certo di fascia bassa
visto che è indicato come inviato del Sole 24 ore e collaboratore
del New York Time.
Il libro da un
punto di vista professionale è quindi del tutto rispettabile, anche
se come si vedrà, personalmente non condivido affatto le tesi di
fondo del suo autore.
Nel senso che la
documentazione è buona e quasi sempre acquisita di prima mano, ma
che questa documentazione sia sufficiente per avvalorare la tesi di
fondo del libro ce ne corre.
Tutti sappiamo che
il fondatore della Lega, Umberto Bossi è uno che si è sempre
proclamato antifascista convinto.
Tutti però sappiamo
anche che nella Lega ha sempre trovato casa un personaggio della
destra radicale come Mario Borghezio, Europarlamentare della Lega
addirittura per ben vent’anni, quindi sia nel periodi nel quale il
capo era Bossi, sia più recentemente quando il bastone del comando è
passato a Matteo Salvini.
Evidentemente
c’è una contraddizione, perché o si è fascisti o si è
antifascisti, almeno nel giudizio storico
L’autore risolve
questa evidente contraddizione sostenendo due tesi.
La prima si
riferisce alle presunte caratteristiche delle due personalità
politiche sopra citate, che condividerebbero una
caratteristica caratteriale di primo piano in politica : sarebbero
cioè anzitutto dei cinici, che non fanno riferimento ad alcuna
ideologia o visione del mondo particolare e che quindi spinti
solamente dalla ricerca del potere seguirebbero con estrema abilità
e particolari doti personali le tematiche che in un dato momento
“fiutano” come sentite in modo particolare dalla gente.
Non avendo vincoli
ideologici sarebbero quindi esposti a passare indifferentemente da da
una visione politica ad un’altra quasi con indifferenza.
A sostegno di questa
tesi porta non senza ragione la svolta con la quale Bossi ha
abbandonato la stella polare della autonomia padana fino alla
secessione, che era stata il motivo fondante della Lega, ritornando
all’alleanza con Berlusconi.
La seconda tesi è
sottile ma risulta essere il “leitmotiv” di fondo di tutto il
libro ed è questa.
Tutti i
personaggi della destra radicale citati e intervistati nel libro,
anche quelli che sostengono le tesi più estreme e indigeste hanno
tutti la singolare caratteristica o furbizia di dire più o meno: io
non sono fascista perché il fascismo ed il nazismo sono regimi
storici ben definiti che oggi non potrebbero in nessun modo rinascere
in un ambiente circostante così diverso.
Io sono un
sostenitore dei valori della tradizione, dello spirito dei singoli
popoli e delle singole patrie, che la modernità e il globalismo o
mondialismo hanno imposto di combattere volendo sostituire alla
giusta autorità nazionale un qualcosa di sovranazionale astratto.
Questi poteri
sovranazionali sono imposti da un complotto della grande finanza
massonica, che vuole governare il mondo.
Questa è la
tesi che sostiene tutto il libro, costruito per mostrare e secondo
l’autore dimostrare che quella presentazione di sé che fanno
praticamente tutti gli intervistati sarebbe la foglia di fico che
nasconde la volontà di riproporre in forme nuove quella che era ed è
l’ideologia del nazional -socialismo nazista.
Il lavoro di scavo
che l’autore fa nel retrobottega ideologico di Borghezio è solido.
Il gruppo di
intellettuali post nazisti di Saluzzo.
Le riviste
ideologiche di quei gruppi.
Il collegamento
addirittura con Franco Freda che Wilkipedia qualifica come politico
ex terrorista ed editore appartenente all’area del neofascismo ed
esponente del Movimento di Ordine Nuovo.
I riferimenti
internazionali.
La figura chiave di
Gianluca Savoini,prima mentore di Bossi e poi di Salvini, presenza
fondamentale nei media leghisti, in Via Bellerio e per un certo
periodo anche al Pirellone.
Sarebbe la mente, il
vero ideologo della fede nell’ultra destra.
Personaggio che
avrebbe adottato nella Lega la strategia di Antonio Gramsci di
acquisire il controllo della cultura per conquistare il potere nel
modo più efficace e completo, la strategia del prete si dice nel
libro.
Il primo
chiodo fisso nel Savoini pensiero è come detto sopra l’ideologia
delle ultradestre, il secondo è l’identificazione nella Russia e
specificamente nel Presidente Putin come riferimento politico.
Putin si batterebbe
per fare vincere nella geopolitica mondiale l’ideologia
dell’ultra-destra.
Difesa della
tradizione, della famiglia tradizionale, patria e autorità.
L’autore documenta
con mille particolari amicizie e legami di Savoini con la Russia di
Putin, che sarebbero state recepite in toto dalla Lega.
Questo in estrema
sintesi il contenuto del libro.
A questo punto mi
permetto di avanzare alcune osservazioni.
Sarà anche vero che
Matteo Salvini (del quale nel libro si cerca di delineare la
personalità e la sua genesi andando a intervistare tra l’altro
compagni di scuola , professori del liceo e giro di amicizie)
non ha mai
manifestato fedeltà a ideologie definite e che quella di una sua
presunta adesione giovanile all’ultra sinistra dei Leocavallini è
una bufala senza fondamento.
Ma da qui a
dire che il Salvini pensiero sia stato clonato dal Savoini pensiero è
un passaggio logico scorretto e insostenibile.
Prima di tutto il
fatto che la carriera all’Europarlamento di Mario Borghezio sia
stata stoppata dal vertice della Lega e cioè da Salvini, evitando di
ricandidarlo è un fatto eclatante che significa una aperta ed
evidente presa di distanza.
Se questo è vero
allora cade la tesi principale del libro secondo la quale Salvini
sarebbe un politico pericolosissimo perché nasconderebbe in sé un
pensiero ideologicamente post-nazista.
Andare a
giustificare questo fatto (il siluramento di Borghezio) dicendo
come fa l’autore del libro che il medesimo significherebbe
solamente che Salvini sarebbe non altro che un cinico indifferente
alle ideologie, non è affatto convincente.
Perchè se
utilizziamo l’ampio materiale che l’autore ci dà per cercare di
delineare la personalità politica di Salvini fin dal suo nascere
negli anni del liceo, non possiamo che dedurne che questo
personaggio, divenuto oggi capopopolo, è sempre stato assolutamente
coerente con sé stesso e con una sua ideologia di fondo tipica della
destra tradizionale.
Tra l’altro è
singolare che l’autore finisca per rendere un buon servizio a
Salvini quando per onestà intellettuale che occorre riconoscergli,
non sottace affatto che amici e conoscenti di sempre sottolineino
unanimemente il fatto che si tratta di una personalità
forte, aperto ad apprendere quello che non conosce, con una
capacità di lavoro incredibile e la tendenza a spendersi per andare
a conoscere anche le più piccole comunità territoriali.
Di intelligenza
sopra la media e con una memoria molto superiore alla media.
Uno che quello che
pensa il popolo l’ha appreso direttamente ascoltando per anni e
anni quello la gente chiedeva a Radio Padania, della quale era
l’anima.
Quello che
viene fuori dal libro non è certo il bulletto da bar sport, che
vogliono farci credere che sia i media anti -Lega.
Visto che il libro
stesso è tutto impostato per suscitare orrore nel pubblico dei
lettori verso le teorie politiche dell’ultra-destra , trovo
veramente singolare che l’autore citi molti personaggi, che si sono
costruiti come ideologi e gran sacerdoti di quel pensiero,
personaggi, mi si scusi ,non certo di grande risonanza, e come loro
ispiratori citi alcuni pensatori di riferimento ovvi come Ezra Pound
e Julius Evola, ma non nomini nemmeno una volta l’unico pensatore
di questa tendenza che si trova nei testi di dottrine politiche e
cioè Joseph DeMaistre, che è il padre riconosciuto di questo
pensiero in campo accademico.
Personaggio che tra
l’altro, ciliegina sulla torta è stato ambasciatore presso la
corte dello Zar e che nei primi anni dell’800 aveva gia fatta
l’equazione :Santa Russia = difesa delle tradizioni, della
controrivoluzione e punta di diamante della reazione alla modernità
illuminista.
Ben prima e con ben
altra autorità culturale di Savoini, Borghezio e compagni o camerati
che siano.
Personalmente
giudico semplicemente orripilanti le tesi che questo libro riferisce
a Savoini e soci.
Sempre
personalmente però non mi sento spaventato della loro esistenza, che
il libro questo sì ha il pregio di documentare in modo difficilmente
confutabile.
Non mi
spaventano perché sono più che convinto che il popolo della
Lega, amerà spesso un lessico un po’ più sbracato del necessario
e qualche idea per i miei gusti un po’ troppo retrò, ma ritenerlo
infiltrato con successo da una ideologia post-nazista è
assolutamente troppo lontano dalla realtà elementare che chiunque di
noi può verificare nei rapporti quotidiani con la gente.
Quanto alla
Russia, mettiamo i piedi per terra e chiediamoci se sia
nell’interesse nazionale italiano ritenere avere piena libertà di
commercio con la Russia medesima o essere gravemente penalizzati
dalle sanzioni che l’America per calcolo geopolitico suo le ha
imposto?
Sbaglia la Lega a
sostenere che sarebbe nel nostro interesse by passare quelle
sanzioni?
Penso proprio di no.
Nessun commento:
Posta un commento