L’autore ha
dedicato alcuni anni della sua vita per completare una ricerca sui
principali personaggi che hanno fatto diventare Silicon Valley
l’icona della ricerca sulle tecnologie informatiche più avanzate.
L’autore aveva
vissuto molto vicino al giro dei giovani leoni ,essendo stato
redattore di Wired ,ma non credo che avrà avuto vita facile a
contattare, intervistare, farsi rilasciare documenti da personaggi
del tutto particolari e qualcuno anche al limite dell’eccentricità
.
Fatto sta che
mettendo insieme materiali di prima mano è venuto fuori un libro di
460 pagine e quindi piuttosto impegnativo per il lettore, anche se
essendo i protagonisti, personaggi ,per definizione, tutt’altro che
convenzionali, non risulta affatto noioso o pesante.
In ogni caso è un
documento che rimarrà a disposizione degli storici.
Uno dei motivi di
maggiore interesse nel leggere un libro del genere sta nel fatto che
ormai anche chi non è anagraficamente “nativo digitale”, come si
dice delle generazioni più recenti, di fatto è come se lo fosse,
tanto siamo diventati tutti dipendenti da queste nuove tecnologie.
E quindi avendo
ormai metabolizzato questi nuovi strumenti come parti irrinunciabili
di noi stessi siamo portati a credere che si tratti di cose che sono
sempre esistite.
Diventa allora
di grandissimo interesse vedere documentato il fatto che al contrario
si viveva senza nemmeno avere conoscenza di tutto questo nuovo mondo
fino a pochissimo tempo fa.
E i giovanissimi
uomini che lo hanno costruito, appunto i geni di Silicon Valley,
hanno lavorato come dei dannati mettendo insieme un pezzo dopo
l’altro, spesso sbagliando e ricominciando con caparbietà.
Non è affatto
esagerato qualificarli come geni, perché risulta assolutamente
evidente che lo sono e giustamente l’autore fa spesso riferimento
all’Italia ed all’Europa del Rinascimento, perché questa Silicon
Valley richiama terribilmente le botteghe dove trafficavano i geni
del Rinascimento.
L’autore non ha
difficoltà a documentare il fatto che la storiella dei giovani
smanettoni che costruivano quasi a tempo perso computer e annessi in
qualche garage non è altro che una leggenda metropolitana, che non
ha mai avuto il minimo fondamento nella realtà.
I geni dei quali
parliamo erano si culturalmente degli hippies che non disdegnavano
esperienze con l’Lsd e affini, ma guarda caso, venivano quasi tutti
da Standford, una delle università eccellenti e di super èlite
dell’Eavy League, dove avevano conseguito tutti i gradi previsti e
in tempi da record.
Il libro
documenta che l’esperienza Silicon Valley è stato un unicum, un
clima culturale irripetibile e all’americana, una esperienza di
business pure irripetibile, e sì, perché questi geni-ragazzi sono
diventati milionari e poi miliardari in tempi assolutamente mai visti
prima.
Bene ha fatto
l’autore a far dire a protagonisti nel capitolo conclusivo che la
scoperta e l’uso dei computer hanno cambiato la storia e l’umanità
più di qualsiasi altro evento avvenuto prima.
Se i lettori di
questo blog hanno avuto la bontà di leggere qualcuna delle
recensioni precedenti sull’argomento di intelligenza artificiale e
futuro si meraviglieranno un po meno degli scenari da brivido che
propongono per un futuro ormai prossimo gran parte dei personaggi dei
quali stiamo parlando.
Molti danno per
scontato che in materia di “machine learning” sviluppo di
intelligenza artificiale e di bionica l’uomo del futuro sarà una
specie diversa dall’attuale con un problemino però da risolvere e
cioè che se i robot animati da intelligenza artificiale arriveranno
non solo ad auto migliorarsi ma raggiungeranno il punto di svolta
dell’auto coscienza, l’uomo potrebbe ridursi al ruolo di
fedele cagnolino nella casa dei nuovi padroni, per una ragione forse
spiacevole, ma forse no, che il nostro cervello è destinato a
divenire spaventosamente inferiore alle capacità di un umanoide
animato da intelligenza artificiale che si auto migliora anche solo
al ritmo della legge di Moor.
Siamo culturalmente
molto lontani dal prendere coscienza delle incredibili potenzialità
che il futuro anche prossimo ci presenterà, ma proprio per questo,
libri come questo e documentati come questo, sono veramente basilari.
Detto questo spero
di non avere spaventato il lettore con anticipazioni scioccanti.
Il libro è di
grandissimo interesse anche solo per farsi un’idea sui personaggi
di Silicon Valley, e va bene a cominciare pure dal mitico Steve Jobs,
ma non c’era affatto solo lui.
Qualcuno ci rimarrà
male qualdo troverà detto e scritto da alcuni dei suoi compagni ai
avventura che Steve non ci capiva praticamente niente di computer, la
sua genialità risiedeva in una idea e adorazione del bello al limite
del fanatismo.
Gran parte dei suoi
compagni di avventura erano pure loro geni ma probabilmente più
equilibrati.
Jobs era una
personalità personalissima e contradditoria.
Geniale nel campo
dello sviluppo delle tecnologie informatiche, ma anche prigioniero di
preconcetti al limite della superstizione ideologica.
Aveva probabilmente
lasciato il segno il viaggio giovanile in India alla ricerca di un
guru per avere chissà quale rivelazione.
Nel libro si insinua
che se si fosse operato in tempo dal serio male del quale era affetto
invece di preferivi una agopuntura che non si vede che senso potesse
avere in quel contesto probabilmente si sarebbe salvato.
Incredibile ma
succede, mi viene in mente un’altra grande figura geniale ma
contradditoria, lo scrittore Michael
Crichton , quello di
Jurassic Park per intenderci, ma non solo, che concepiva le sue
narrazioni partendo da intuizioni scientifiche al limite della
fantascienza, ma verosimili e serie, che nella vita privata si dice
non abbia disdegnato la consultazione di astrologi cartomanti e
ciarlatani vari, spinto dall’ansia della ricerca del senso della
vita e dalla paura della fine.
Se vogliamo trovare
un difetto, dovremmo dire che questo libro ha però il limite
geografico che si è imposto (Silycon Valley, California).
Peccato che Redmond,
sede della Microsoft, grande avversario di Apple e Mcintosh sia
nell’hardware che sopratutto nel software, si trovi molto più a
nord ,nello stato di Washington e che quindi nel libro non si parla
praticamente mai dell’altro genio assoluto dell’informatica Bill
Gates, ma sarebbe stato chiedere troppo.
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