venerdì 2 agosto 2019

Silicon Valley,La valle dei geni




L’autore ha dedicato alcuni anni della sua vita per completare una ricerca sui principali personaggi che hanno fatto diventare Silicon Valley l’icona della ricerca sulle tecnologie informatiche più avanzate.
L’autore aveva vissuto molto vicino al giro dei giovani leoni ,essendo stato redattore di Wired ,ma non credo che avrà avuto vita facile a contattare, intervistare, farsi rilasciare documenti da personaggi del tutto particolari e qualcuno anche al limite dell’eccentricità .

Fatto sta che mettendo insieme materiali di prima mano è venuto fuori un libro di 460 pagine e quindi piuttosto impegnativo per il lettore, anche se essendo i protagonisti, personaggi ,per definizione, tutt’altro che convenzionali, non risulta affatto noioso o pesante.
In ogni caso è un documento che rimarrà a disposizione degli storici.
Uno dei motivi di maggiore interesse nel leggere un libro del genere sta nel fatto che ormai anche chi non è anagraficamente “nativo digitale”, come si dice delle generazioni più recenti, di fatto è come se lo fosse, tanto siamo diventati tutti dipendenti da queste nuove tecnologie.
E quindi avendo ormai metabolizzato questi nuovi strumenti come parti irrinunciabili di noi stessi siamo portati a credere che si tratti di cose che sono sempre esistite.

Diventa allora di grandissimo interesse vedere documentato il fatto che al contrario si viveva senza nemmeno avere conoscenza di tutto questo nuovo mondo fino a pochissimo tempo fa.
E i giovanissimi uomini che lo hanno costruito, appunto i geni di Silicon Valley, hanno lavorato come dei dannati mettendo insieme un pezzo dopo l’altro, spesso sbagliando e ricominciando con caparbietà.
Non è affatto esagerato qualificarli come geni, perché risulta assolutamente evidente che lo sono e giustamente l’autore fa spesso riferimento all’Italia ed all’Europa del Rinascimento, perché questa Silicon Valley richiama terribilmente le botteghe dove trafficavano i geni del Rinascimento.
L’autore non ha difficoltà a documentare il fatto che la storiella dei giovani smanettoni che costruivano quasi a tempo perso computer e annessi in qualche garage non è altro che una leggenda metropolitana, che non ha mai avuto il minimo fondamento nella realtà.
I geni dei quali parliamo erano si culturalmente degli hippies che non disdegnavano esperienze con l’Lsd e affini, ma guarda caso, venivano quasi tutti da Standford, una delle università eccellenti e di super èlite dell’Eavy League, dove avevano conseguito tutti i gradi previsti e in tempi da record.
Il libro documenta che l’esperienza Silicon Valley è stato un unicum, un clima culturale irripetibile e all’americana, una esperienza di business pure irripetibile, e sì, perché questi geni-ragazzi sono diventati milionari e poi miliardari in tempi assolutamente mai visti prima.
Bene ha fatto l’autore a far dire a protagonisti nel capitolo conclusivo che la scoperta e l’uso dei computer hanno cambiato la storia e l’umanità più di qualsiasi altro evento avvenuto prima.
Se i lettori di questo blog hanno avuto la bontà di leggere qualcuna delle recensioni precedenti sull’argomento di intelligenza artificiale e futuro si meraviglieranno un po meno degli scenari da brivido che propongono per un futuro ormai prossimo gran parte dei personaggi dei quali stiamo parlando.
Molti danno per scontato che in materia di “machine learning” sviluppo di intelligenza artificiale e di bionica l’uomo del futuro sarà una specie diversa dall’attuale con un problemino però da risolvere e cioè che se i robot animati da intelligenza artificiale arriveranno non solo ad auto migliorarsi ma raggiungeranno il punto di svolta dell’auto coscienza, l’uomo potrebbe ridursi al ruolo di fedele cagnolino nella casa dei nuovi padroni, per una ragione forse spiacevole, ma forse no, che il nostro cervello è destinato a divenire spaventosamente inferiore alle capacità di un umanoide animato da intelligenza artificiale che si auto migliora anche solo al ritmo della legge di Moor.
Siamo culturalmente molto lontani dal prendere coscienza delle incredibili potenzialità che il futuro anche prossimo ci presenterà, ma proprio per questo, libri come questo e documentati come questo, sono veramente basilari.
Detto questo spero di non avere spaventato il lettore con anticipazioni scioccanti.
Il libro è di grandissimo interesse anche solo per farsi un’idea sui personaggi di Silicon Valley, e va bene a cominciare pure dal mitico Steve Jobs, ma non c’era affatto solo lui.
Qualcuno ci rimarrà male qualdo troverà detto e scritto da alcuni dei suoi compagni ai avventura che Steve non ci capiva praticamente niente di computer, la sua genialità risiedeva in una idea e adorazione del bello al limite del fanatismo.
Gran parte dei suoi compagni di avventura erano pure loro geni ma probabilmente più equilibrati.
Jobs era una personalità personalissima e contradditoria.
Geniale nel campo dello sviluppo delle tecnologie informatiche, ma anche prigioniero di preconcetti al limite della superstizione ideologica.
Aveva probabilmente lasciato il segno il viaggio giovanile in India alla ricerca di un guru per avere chissà quale rivelazione.
Nel libro si insinua che se si fosse operato in tempo dal serio male del quale era affetto invece di preferivi una agopuntura che non si vede che senso potesse avere in quel contesto probabilmente si sarebbe salvato.
Incredibile ma succede, mi viene in mente un’altra grande figura geniale ma contradditoria, lo scrittore Michael Crichton , quello di Jurassic Park per intenderci, ma non solo, che concepiva le sue narrazioni partendo da intuizioni scientifiche al limite della fantascienza, ma verosimili e serie, che nella vita privata si dice non abbia disdegnato la consultazione di astrologi cartomanti e ciarlatani vari, spinto dall’ansia della ricerca del senso della vita e dalla paura della fine.
Se vogliamo trovare un difetto, dovremmo dire che questo libro ha però il limite geografico che si è imposto (Silycon Valley, California).
Peccato che Redmond, sede della Microsoft, grande avversario di Apple e Mcintosh sia nell’hardware che sopratutto nel software, si trovi molto più a nord ,nello stato di Washington e che quindi nel libro non si parla praticamente mai dell’altro genio assoluto dell’informatica Bill Gates, ma sarebbe stato chiedere troppo.


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