giovedì 30 gennaio 2020

Vito Mancuso le vie della bellezza




Continuo a trovare formidabili questi brevi trattati che coprono le varie branchie della filosofia che è riuscito a donarci Vito Mancuso da quando si è felicemente determinato a lasciare la stagione della teologia per cimentarsi più utilmente per i lettori alla filosofia.
Ci lasciati da pochi giorni il più grande dei filosofi italiani contemporanei, giunto felicemente e lucidissimo in tarda età Emanuele Severino.
Molto vicini il percorso umano dei due autori, che se ha qualche differenza questa è dovuta in gran parte al fatto che fra i due passano alcuni decenni, e oggidì i tempi vanno velocissimi.
Severino teneva cattedra alla Cattolica con grande successo e seguito fra gli studenti fino a che la sua illusione di poter fare ricerca scientifica libera in ina istituzione culturale cattolica lo ha portato a vedersi comunicare dal Sant’Uffizio che la sua filosofia divergeva in modo radicale dall’ortodossia cattolica.
Severino a suo dire prese atto e se ne andò pressochè immediatamente emigrando a Padova con al seguito gran parte dei suoi studenti.
E la chiesa istituzionale fece il solito affare tutto in perdita, finendo nella attuale inconsistenza, anche causandosi amputazioni come quella.
Inutilr ripetere che Mancuso ha avuto un percorso umano e intellettuale pressochè sovrapponibile.
Considero personalmente Severino un maestro, ma non mi nascondo che la lettura dei suoi libri per i non specialisti è abbastanza un problema.
La sua teoria sull’”essente” , tanto per fare un esempio, richiede un bel periodo di iniziazione solo per acquisire i significati del suo lessico.
Mancuso per nostra fortuna scrive ovviamente da filosofo calibrando anche lui molto bene le parole dando spesso al lettore in termini molto chiari la nozione da lui usata ricorrendo quasi sempre all’etimologia greca, ma è enormemente più capace di parlare all’uomo contemporaneo pur con un linguaggio adeguato.
In questi ultimi libri mi piace moltissimo oltre al vasto saccheggio della filosofia classica con riferimenti e frasi riportate nella loro interezza, finalmente l’altrettanto copioso e puntuale ricorso
ai testi delle spiritualità asiatiche da noi colpevolmente trascurate per troppo tempo.
Inutile dire che se Mancuso arriva a farsi leggere anche da una buona fetta di millenial questo immagino che derivi dal fatto che dalla biblioteca della sua facoltà di filosofia Mancuso ha saputo fare frequenti intrusioni in quelle di fisica biologia e neuroscienze, tanto che la visione del mondo che questo autore ha elaborato, una volta lasciata la teologia e la metafisica connessa, è proprio basata sulla fisica, sul corpo, sulla materia, che da Max Plank in poi non è più intesa come la si intendeva una volta, ma come energia, vibrazione, onda.
Al punto che la sua visione del mondo Mancuso l’ha se non sistematizzata, per lo meno definita derivandola dal pensiero di un neuroscienziato innamorato del filosofo Spinoza, Antonio Damasio, portoghese con cattedra in California, e l’ha chiamata “emergentismo”.
Tra l’altro in questo libro specifico il termine emergentismo mi pare che non compaia nemmeno una volta, ma trattandosi della sua visione del mondo viene fuori continuamente.
Per Mancuso la forza fondamentale nell’universo è la relazione che porta all’aggregazione in forme sempre più grandi e complesse fino al formazione della vita e poi via via alla produzione del pensiero ed alla consapevolezza di sé.
Forza fondamentale che agisce in un ambiente dinamico dove quelli che lui chiama logos e caos si sfidano in eterno.
Fatta questa premessa sulla visione complessiva del nostro autore, come c’entra il discorso filosofico sull’estetica?
Mancuso sceglie di partire dalle due visioni fondamentali sull’estetica che si sono fronteggiate nella storia del pensiero.
Quella classica che che vede la bellezza come un valore universale che esiste di per sé e che tutti pur passando in tempi e spazi diversi sanno riconoscere immediatamente.
E quella più diffusa nei tempi moderni che intende il riconoscimento della bellezza come piacere o meno e quindi si limita a una percezione soggettiva, senza una sua sostanza universale e obiettiva.
L’ultra sintesi che ho riportato sopra in quattro righe, Mancuso la svolge in una disamina accurata in
120/130 pagine di piacevolissima lettura.
Leggere un libro vale nella misura nella quale a lettura ultimata e dopo una adeguata riflessione rimane qualcosa di consistente che prima non c’era.
Se questo consistesse solo nei flash sulle più alte pagine della letteratura e della filosofia che Mancuso ci propone, a mio avviso solo questo basterebbe per consigliarne la lettura.
Dal “è la bellezza che salverà il mondo” attribuita al Principe Miskyn all’inizio dell’Idiota di Dostoevsky
a una citazione formidabile del libro biblico dei Proverbi “Un anello d’oro al naso di un maiale, tale è la donna bella,ma priva di senno”
a Meng Tzu (Mencio) “la bellezza è di natura celeste” solo se si è santi si è capaci di mantenere ciò che l’aspetto promette.
L’autore sposa la tesi dell’esistenza di una bellezza obiettiva riconoscibile da tutti, anche se ammette che non sarà mai possibile stabilire una volta per tutte un protocollo delle caratteristiche della bellezza.
Per lui non può esistere estetica senza etica.
Per carità non in senso moralistico, ma in senso filosofico, come la vedeva Platone per il quale la somma bellezza era il Bene.
Ed allora alla contemplazione della bellezza si arriva solo con un procedimento che consenta di uscire dai propri limiti del sé, dell’ego nel senso dei propri interessi per andare oltre.
Sempre Platone diceva che la contemplazione della bellezza mette le ali.
Contemplazione della bellezza non è semplicemente raggiungere una sensazione di piacere è qualcosa di più e di oltre perché la bellezza è un atto di rivelazione.
Mancuso cita una frase formidabile di Mozart nelle lettere al padre nelle quali dice che quando componeva non pensa mai di creare qualcosa ma di trascrivere qualcosa che già esisteva nel cosmo.
Ecco la prospettiva del cosmo, questo piace molto a Mancuso che qui torna spesso.
Il cosmo governato da un principio primordiale di armonia, al quale l’uomo aspira a rapportarsi.
Come sempre auguro una buona lettura.

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