lunedì 16 marzo 2020

Il rispetto per il dramma dell’epidemia che tutti condividiamo non può impedirci di non vedere un antico problema che abbiamo sempre cercato di esorcizzare : il Nord e il Sud




In un momento grave per il paese può apparire scorretto fare ipotesi sul suo futuro politico, perché si è quasi invocata una quasi sospensione della dialettica politica, che fino all’altro ieri era troppo spesso uscita dai binari della correttezza e della rispettabilità.
Ma esiste anche una politica magari non proprio con la P maiuscola, però almeno decentemente rispettabile.
Quindi cercherò di ragionare rimanendo in questo ambito.
Ebbene la durissima prova alla quale è stata messo tutto l’apparato della sanità lombarda e del Nord in generale ha messo in evidenza capacità di reazione parecchio diverse fra le istituzioni e la società del Nord, e le istituzioni centrali.
Il caso specifico della Regione Lombardia che individua in pochi giorni un’area (padiglioni della ex Fiera di Milano) e predispone dei progetti esecutivi per costruire un nuovo ospedale dotato di posti di rianimazione in numero più che elevato e che si vede stoppare dall’apparato centrale della Protezione Civile non è una bella storia.
Il giovane assessore al Welfare e sanità della medesima regione che dice e ripete nelle quotidiane conferenze stampa in unisono col suo Presidente, che a Roma sembrano non capire né rendersi conto della situazione drammatica che vive la Lombardia con gli ospedali che ormai non sono praticamente più in grado di ricevere pazienti, è un pessimo segnale, ma è un dato di fatto.
Il politicamente debole governo Conte che sta sempre sul generico per non urtare la eterogenea e risicatissima maggioranza che lo sostiene e che è costretto a rinviare continuamente i Consigli dei Ministri sempre a causa dei dissidi interni è uno spettacolo penoso.
Speriamo di “passare la nottata” di questo orribile periodo, ma poi i conti fra Nord e resto d’Italia, non vedo come si possa evitare di farli.
Scozia, Irlanda, Catalogna hanno qualcosa da dirci.
E la lagna della solidarietà non c’entra proprio nulla.
E’ un altro discorso che non esclude affatto la legittimità politica ed etica di affrontare un problema che si ripresenterebbe comunque anche senza coronavirus per i piedi.







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