giovedì 10 marzo 2022

Massimo Gaggi : la scommessa Biden - Editore Laterza – recensione

 



Editorialista del Corriere e corrispondente dagli Usa per lungo tempo l’autore è ben qualificato per parlare con cognizione di causa della politica di quel paese.

Il libro che propongo alla lettura non è una biografia vera e propria dell’attuale presidente USA da poco più di un anno Joe Biden.

Piuttosto è un piccolo saggio su quel personaggio dicendo di lui quanto basta per cercare di rispondere alla domanda implicitamente traspare fino dal titolo titolo : ce la farà un politico come Biden, di modesta caratura se pure ultra-navigato e per di più anziano a tenere il timone della super-potenza americana in un momento di crisi fortissima del suo sistema democratico ?

Essendo Gaggi un analista serio e il libro un saggio di buon livello è ovvio che il lettore non può pretendere di trovare per risposta un si o un no deciso, ma solo degli strumenti di informazione per farsi un giudizio personale.

E’ evidente che quando bisogna sviluppare un equazione a più incognite la risposta più sensata non può essere che : “dipende”.

E’ passato solo un anno di mandato, ne devono passare ancora tre e di questi tempi può succedere di tutto,come in effetti sta succedendo con la sorpresa della guerra in Ucraina.

Ma come sempre ci sono dati di fatto e di analisi che sono estremamente utili per chiarirsi le idee e individuare le linee di sviluppo di fondo.

Gaggi è aiutato nel suo lavoro dai dati caratteriali più evidenti nel del personaggio Biden.

Tutti quelli che l’hanno conosciuto infatti non hanno dubbi nel descriverlo come empatico, estroverso, portato per natura a cercare il dialogo ed a rendersi simpatico con l’interlocutore.

Tutto il contrario del carattere scorbutico del suo predecessore Donald Trump.

Ma Joe Biden sarà un simpaticone ma non è certo una mammoletta, perché se lo fosse stato non avrebbe potuto calcare la scena della politica americana ai vertici per tre decenni abbondanti.

Una seconda caratteristica che gli viene universalmente riconosciuta, sta nel fatto che questo personaggio ha sempre ricorso nelle sue scelte politiche a un pragmatismo lontano da schemi e dogmi ideologici.

E’ chiaro che per un politico questo modo di ragionare comporta vantaggi e svantaggi.

L’elasticità oggi viene valutata molto positivamente, ma bisogna saperne fare uso con discernimento perché diversamente può essere presa per leggerezza ,mancanza di principi o attitudine a fare il volta gabbana.

In effetti Gaggi non esita a elencare i casi nei quali nella sua lunga carriera politica Biden si è contraddetto clamorosamente anche su questioni estremamente pesanti come l’essere a favore o contrario all’entrata in guerra del proprio paese.

Stesse contraddizioni si registrano in un altro argomento caldissimo negli Usa, quello razziale.

All’inizio di carriera Biden è stato contrario a certe aperture come l’uso del pulmini scolastici per gli scolari di colore nelle scuole pubbliche, poi invece ha fatto scelte molto apprezzate dalla comunità afro-americana, che lo ha premiato nell’ultima elezione presidenziale.

Un terzo dato di fondo che si può riscontrare nel suo agire politico è ritrovabile nella decisione niente affatto scontata di stipulare una alleanza di ferro con il battitore libero della sinistra liberal americana Bernie Sanders alla vigilia delle ultime presidenziali spostando quindi la barra della sua politica decisamente a sinistra, dato quel singolare personaggio è ritenuto il più “socialisra” dei politici americani.

Se esistono gli dei questi non gli hanno risparmiato autentiche sciagure familiari, ma l’hanno baciato quasi sempre in fronte nella carriera politica.

Anche proprio nel momento cruciale dell’elezione alla Presidenza l’andamento della pandemia e la politica praticata dal candidato uscente l’hanno favorito in modo praticamente decisivo.

Sembra quasi che un cinico destino abbia spinto Trump a fare cose abbastanza folli da costringere gli elettori a votare per forza il suo rivale, per salvarsi la pelle.

Ancora lo stesso The Donald col suo atteggiamento autoritario da capo di un partito ormai personale ha imposto cose incredibili al Partito Repubblicano autorizzando l’intervento dello stato in economia in un modo ancora più massiccio di come avrebbero fatto dei socialisti europei non i suoi avversari democratici americani.

E questi comportamenti hanno spianato la strada a Biden consentendogli di proporre e far passare piani di investimenti pubblici di dimensioni semplicemente colossali nei primi mesi del suo mandato.

Poi come spesso capita è finita la serie fortunata e sono cominciate le grane.

Nel senso che i Repubblicani hanno avuto bisogno qualche mese per ricomporsi dopo lo shock del tifone Trump ed hanno cominciato a far valere la forza dei numeri di quello che è diventato un disciplinatissimo partito personale come dicevamo sopra di Donald Trump per mettere i bastoni nelle ruote ai piano faraonici dell’amministrazione Biden facendo passare solo una piccola parte delle riforme proposte dai democratici.

E come se questo non bastasse lo stesso Biden per la prima volta si è trovato a essere stoppato da due terribili parlamentari del suo stesso partito che sono stati eletti in stati dove predomina un elettorato fortemente conservatore e che quindi temendo di passare per “socialisti” che in America è decisamente una parolaccia, difendono il loro seggio bloccando i provvedimenti più costosi : Joe Manchin e Kyrsten Sinema.

Ma non basta ancora Biden deve fare i conti anche con la agguerritissima pattuglia dei giovani leoni della sinistra del suo partito che con la guida di Alexandria Ocasio Cortez si fanno portatori di idee per noi europei non rivoluzionarie ma che per la mentalità americana sono ancora tabù.

Ecco quindi che per Biden la vita è diventata difficilissima.

Se poi ci mettiamo dentro anche la disastrosa ritirata dall’Afganistan ,il ritorno dell’inflazione e la ragionevole ma non gloriosa posizione americana nella crisi Russo-Ucraina povero Biden.

Ma l’uomo ha risorse e carattere.

Nel complesso quindi direi che quello che propongo alla lettura è un buon libro che dispone anche della virtù della leggibilità scorrevole che dà lo stile giornalistico e di una mole leggera (134 pagine) che non spaventa nessuno.







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