lunedì 21 marzo 2022

La riscoperta del futuro . Prevedere l’avvenire non si può,si deve. Noi nel mondo 2051. Progetti e vincoli strategici dei Grandi . LIMES rivista italiana di geopolitica n.10/2021 – Editore Gedi


 





E’ antipatico da dire ma ci è voluta una guerra per farci sapere che esiste la geopolitica e a che cosa serve, cioè appunto per cercare di capire con cognizione di causa cosa sta succedendo e perché al di fuori e al di sopra del tifo che si sviluppa subito sui media fra i tifosi delle due parti che si sono messi prematuramente l’elmetto in testa scegliendo per chi parteggiare sulla base delle fortissime emozioni che scatenano dentro di noi le guerre con le relative immagini.

C’è anche un altro modo di disporsi di fronte a una guerra, più razionale e meno emotivo, che però richiede un minimo di studio, perché le nozioni sulle quali lavorano gli analisti di geopolitica spesso non si trovano nemmeno sui giornali, nemmeno quelli più seri e celebrati.

Faccio un esempio ovvio : quelli fra noi e sono molti che almeno per curiosità ogni tanto vanno ad esplorare qualche giornale o sito straniero si sono accorti che in quelli lo spazio dedicato agli avvenimenti esteri è molto ma molto maggiore di quello che vi dedicano i nostri giornali e televisioni.

Questo fa sì che quando ci troviamo a cercare di capire ad esempio perché gli americani sono quasi scappati da Kabul o perché Putin ha invaso l’Ucraina ci troviamo piuttosto impreparati e siamo costretti a sorbirci gli spesso pomposi editoriali dei nostri columnist che avendo poca dimestichezza con gli esteri sono sicuramente bravi a parlare di altri campi ma se sono costretti a pensare su scala geopolitica non fanno altro che somministraci le notizie più facili a incrementare le nostre paure e a rafforzare i nostri pregiudizi acritici, che poi spesso sono anche i loro.

Ne viene fuori uno spettacolo per niente bello perché finisce per prevalere a grandissima maggioranza un pensiero unico da bar sport bsato su affermazioni tipo :quello è pazzo come era Hitler. Quell’altro è un criminale sanguinario; e quell’altro ancora è un eroe senza se e senza ma.

Per fortuna però c’è chi alla geopolitica si dedica da un punto di vista professionale da decenni, non molti perché la disciplina è piuttosto recente, come appunto il team di analisti di Limes guidati da Lucio Caracciolo, che è ormai divenuto per fortuna nostra e dell’obiettività un volto noto al pubblico televisivo.

Ma di cosa si occupa con precisione la geopolitica?

Ebbene leggetevi questo recente quaderno di Limes che è uscito casualmente alla vigila dell’invasione dell’Ucraina e ne verrete a sapere parecchio e comunque di sicuro acquisirete le linee fondamentali.

Tanto per cominciare soffermiamoci magari su uno dei sottotitoli in prima pagina che recita :”Prevedere l’avvenire non si può .Si deve”.

Ottima sintesi.

La geopolitica apprendiamo che non è la scienza politica o la politologia che pretendono di studiare in modo scientifico le “leggi” della politica.

Non è nemmeno la storia che consiste nel ricavare dallo studio delle fonti la narrazione più verosimile di un avvenimento o di un periodo.

E’ una materia empirica ci dicono gli analisti, che studia i momenti lunghi della storia per poter ad esempio distinguere fra paesi destinati a rimanere gregari di potenze egemoni regionali o planetarie e invece paesi che hanno le carte per diventare loro potenze egemoni.

Quindi individuiamo un primo elemento decisivo : occorre studiare sul lungo periodo le costanti che rimangono vitali.

Si tratta di elementi molto reali : perché questi sono innanzi tutto le condizioni geografiche.

Si pensi alla natura che ha dotato gli Stati Uniti di una rendita di posizione geografica assolutamente unica perché sono difesi da ben due oceani dal resto del mondo e quindi eventuali nemici non riescono fisicamente a colpirla facendola franca.

O alle dimensioni della Russia, che come stato più steso del mondo è di fatto chiamato a porsi in una condizione egemone.

Secondo elemento fondamentale delle analisi geopolitiche si rivela poi lo studio della popolazione come quantità che rende rilevanti in particolare la Cina, l’India eccetera.

Vedrete però dalla lettura di questo quaderno di Limes che la demografia, cioè la composizione della popolazione per classi di età è ancora più rilevante del dato globale (numero totale di abitanti) nel senso che un paese con una popolazione mediana più giovane solo per questo ha un potenziale fattore di crescita notevole e quindi più di altri può aspirare ad essere egemone.

Altro aspetto fondamentale legato allo studio della demografia è questo : la popolazione può essere molto numerosa come in India ma a giudizio dei geopolitici questo paese non è verosimilmente destinato a diventare una potenza egemone regionale perché la pur enorme popolazione non è omogenea perché è divisa da un numero abnorme di lingue, etnie, religioni eccetera.

Conta poi moltissimo il fattore umano, la qualità della popolazione.

Conta moltissimo cioè se questa popolazione si sente unita da qualcosa, magari da un glorioso passato imperiale e ci tiene a onorare gli antenati che l’avevano costruito, pensiamo alla Cina ,tanto per fare un esempio, o alla Russia per farne un altro.

Questo è un fattore fondamentale di potenza.

Gli analisti di geopolitica si soffermano parecchio sulla analisi di questo punto e si chiedono a questo proposito andando più a fondo : qual’ è la cifra pedagogica che il singolo paese tende a costruire nel formare la propria popolazione relativamente alla sua più o meno lontana storia alla quale si sente fortemente legato?

Vi stupirà rilevare che questo tipo di analisi porta ad arrivare a conclusioni spesso contro-intuitive,

Per esempio gli analisti di Limes ritengono che siano avviate a diventare potenze regionali egemoni ad esempio la Turchia che guarda con insistenza all’eredità dell’impero bizantino e che sempre a giudizio dei geopolitici ha buone ragioni per farlo (storia comune, glorioso passato imperiale, popolazione considerevole ,mediana giovane, pedagogia nazionale impostata nel medesimo senso, relativa omogeneità della popolazione e consenso elevato al richiamo verso il passato imperiale).

Come potrà stupirvi altresì vedere elencato fra le probabili potenze regionali egemoni il solo Messico nell’America Latina e non il Brasile, che è tanto per dire enormemente più grosso e dotato di ricchezze notevoli.

Ma la popolazione non è omogenea : troppe etnie, religioni,diseguaglianze troppo accentuate eccetera.

Ma se penso che inevitabilmente la mente del lettore di un testo del genere con la guerra in Ucraina ancora in corso andrà inevitabilmente con particolare interesse all’analisi sulla Russia, devo fare riferimento a un altro elemento che gli analisti ritengono fondamentale e che si attaglia particolarmente bene alla Russia.

Ed è questo : lo “spirito di rivalsa” che gli analisti vedono particolarmente sviluppato ad esempio sia in Russia che in Cina.

Che vuol dire ? E’ abbastanza semplice chiarirci le idee.

I Cinesi non riescono a studiare la loro storia dell’800 senza alimentare in sé un forte sentimento di rivalsa .

Stiamo parlando del periodo nel quale a causa dei così detti “trattati ineguali” l’Occidente aveva fatto delle località costiere più produttive della Cina dei sostanziali protettorati dove nei giardinetti capeggiava il famoso cartello che recitava : “è vietato l’ingresso ai cani e ai Cinesi”.

Quando si semina odio in modo così inumano, diventa poi difficile sanare le ferite che si sono provocate.

Ecco cos’è il sentimento di rivalsa : pensare : eravamo un enorme impero bimillenario, a quei tempi eravamo la civiltà più avanzata in molti settori e ci hanno umiliati in quel modo, ebbene noi vogliamo riacquistare la dignità che ci hanno tolta.

Attenzione però a non fraintendere la Cina è stata un enorme impero ma non è mai stata imperialista nel senso che non ha mai occupato paesi altrui.

Quindi parliamo di rivalsa non di revanscismo.

Qualcosa di analogo si può riproporre per la Russia.

I Russi, attenzione ancora che stiamo parlando dei Russi ,non di Putin, pensano di essere stati umiliati dal modo come è avvenuta la dissoluzione dell’URSS nel 1991, senza stipulare alcun trattato che stabilisse lo status preciso di quegli stati e senza che quelli che apparivano i vincitori, cioè l’Occidente guidato dagli Usa mettesse nero su bianco delle garanzie per la neonata Federazione Russa.

E adesso nutrono un sentimento di rivalsa (che ovviamente non giustifica affatto l’invasione dell’Ucraina), ma è un sentimento che gli analisti rilevano presente nella grande maggioranza della popolazione.

Consentitemi un ultima notazione : fare geopolitica significa fra l’altro ma forse sopratutto cercare di capire come la pensano “gli altri”.

Se pensiamo che “gli altri” siano obbligati a omologarsi fino a ragionare come noi temo che non abbiamo capito una cosa assolutamente fondamentale che è questa : il nostro Occidente rappresenta nel planisfero una piccola porzione importante ma del tutto minoritaria.

L’Asia rappresenta la maggioranza assoluta e l’Africa rappresenta da solo molto più di noi.

Non siamo i padroni del mondo, prima lo capiremo e meglio sarà.

Chiudiamo con un ultimo elemento di analisi ancora più conturbante nella sua concretezza.

Per l’analisi geopolitica per dire che un paese ha le carte per diventare una potenza egemone non basta avere tutti i fattori che sopra abbiamo elencato (vasto territorio, vasta popolazione, mediana bassa di età, omogeneità nella popolazione , didattica impostata per ricordare le vecchie glorie) ma occorre anche che la popolazione giovane abbia se necessario la volontà di gare la guerra.

Ecco che lo sconcerto raggiunge il massimo.

Bisogna allora disporsi in questo punto di vista : la geopolitica serve sopratutto a cercare di individuare il punto di vista anche “degli altri”.

Può lasciare sconcertati nel primo approccio alla geopolitica il fatto che si parla prevalentemente di fattori di potenza e non di diritti umani e di visioni etiche.

Perchè ? Perché sono discorsi diversi, i fattori di potenza di per sé non sono né buoni né cattivi, ci sono, sono reali al punto che possono essere misurati con assoluta obiettività.

I giudizi etici appartengono ad altre discipline e si faranno dopo, ma due più due fa quattro per tutti e non sarebbe sensato discutere sull’eticità o sul rispetto dei diritti umani praticato dall’aritmetica.

Sul volume troverete molti esempi concreti e leggendolo acquisirete i fondamentali della geopolitica.






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