lunedì 6 giugno 2022

Vito Mancuso : La mente innamorata - Editore Garzanti – recensione

 






Seguo Vito Mancuso potrei dire da sempre nel senso di fin dai primi libri che ha scritto.

Leggo oggi con piacere che è diventato un autore da 850.000, cifra enorme per un filosofo – teologo.

Ho avuto la fortuna di seguirlo anche dal vivo in alcune delle ormai innumerevoli conferenze che tiene in giro per presentare i suoi libri o semplicemente perché circoli culturali interessati alla spiritualità fanno tesoro della sua formidabile capacità comunicativa.

Ho recensito gran parte dei suoi libri sul blog e quindi rimando a quelle recensioni chi volesse approfondire singoli aspetti del suo pensiero o sopratutto della sua maturazione ed evoluzione come uomo e come pensatore.

Per farla breve l’Autore ha frequentato il corso regolare di un seminario scoprendo però che dentro di sé maturava un radicale rifiuto alla struttura dogmatica del cattolicesimo istituzionale.

Il caso vuole che nel periodo più combattuto della sua maturazione intellettuale incontrasse una delle più grandi figure che annoverava la spiritualità contemporanea, il Cardinale Martini e con lui entrasse in un dialogo intenso e decisivo.

Da quello scambio proficuo di idee sono derivate le dediche che il medesimo Cardinale ha voluto offrire ai primi libri di quel giovane intellettuale, anche se aveva ritenuto per sé incompatibile rimanere dell’ambito istituzionale di quella Chiesa.

Ma Martini era un unicum nel così detto sacro collegio.

Da allora sono passati non solo anni ma decenni, eppure nonostante questo ancora oggi Vito Mancuso si trova ad essere invitato a parlare in una sede ecclesiale e poi però costretto a ricevere la telefonata imbarazzatissima del prete di turno che gli comunica che l’appuntamento è confermato ma che si svolgerà in una sede laica, perché il vescovo locale, ovviamente di larghe vedute, ha vietato l’uso di una sede ecclesiale per la conversazione di quell’ ”eretico”.

Ma lo stesso Mancuso ha per fortuna lo spirito per riderci sopra dicendo, ma sì in fondo posso capire quei vescovi perché in effetti da un punto di vista formale eretico lo sono davvero.

Ma torniamo al libro.

Devo dire che l’autore ci aveva abituati ultimamente a farci abbeverare ad una serie di saggi su aspetti particolari e analitici del suo pensiero tipo “essere liberi”: “il bisogno di pensare”;”la via della bellezza”;”il coraggio e la paura” eccetera.

Tutti libri ovviamente succosi come pensiero ma agili come trattazione.

Poi è arrivato “I quattro Maestri” che ci ha fatto tornare alle trattazioni più ponderose alle quali ci eravamo abituati a partire dai suoi testi di teologia sistematica come “Io e Dio”; “Dio e il suo destino”.

Questo libro è un po una sintesi del pensiero di Vito Mancuso nella sua piena maturazione.

Come tale, non lo nascondo, è un libro che richiede uno sforzo di lettura abbastanza impegnativo.

Ma ne vale la pena.

Come ne “I quattro maestri” ci si ritrova per oltre duecento pagine in compagnia di alcune delle migliori menti che hanno abitato il pianeta e questa è una compagnia piacevole certo ma che fa anche crescere e questo non è certo un risultato di poco conto.

Non li elenco volutamente perché sono stati messi lì per essere letti non per essere citati.

Non stiamo parlando di eterei “influencer”, ma di persone che hanno scalato le vette della spiritualità.

E’ forse inutile che lo dica ma mi trovo da tempo in tale sintonia col pensiero di Mancuso che di frequente quando ho bisogno di ricaricarmi vado su You Tube a risentirmi alcuni dei suoi interventi, tutti condotti con quella umiltà e partecipazione che tutti gli riconoscono.

Oggi con il mondo finito nella guerra guerreggiata più pericolosa dopo la seconda Guerra Mondiale avere un riferimento spirituale di questo livello ed efficacia è un patrimonio prezioso.

Concludo con una notizia che ho ricavata dall’ascolto di una quelle conversazioni più recenti dell’Autore.

Mancuso ha comunicato di essere riuscito a convincere il suo attuale editore a ristampare dopo ben 20 anni il libro dal quale è partita l’evoluzione intellettuale del pensiero di Mancuso ,quel “Il dolore innocente” oggi introvabile ,che tratta del problema dei problemi per un teologo (dato che come teologo è nato Mancuso) la “teodicea” cioè il problema della “giustizia di Dio”.

Lo stesso Mancuso cita spesso a questo proposito e lo fa anche ne “La mente innamorata” la lapidaria frase di Primo Levi : se Auschwitz esiste, allora Dio non esiste, trezium non datur.





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