Sono da sempre un lettore di Limes e Orietta Moscatelli ho avuto modo di conoscerla nel tempo come una delle teste d’uovo più brillanti della covata di Lucio Caracciolo, che tra l’altro ha scritto la prefazione a questo libro.
Inutile dirlo la sua area geografica di analisi è la Russia.
Caporedattore esteri dell’Agenzia Askanews ha studiato e vissuto a Mosca e ovviamente ha una conoscenza perfetta della lingua russa ,ha vissuto a Mosca,Londra e Lione e ovviamente Roma, è stata corrispondente da Mosca del “Messaggero”,ha lavorato per la BBC ed Euronews.
Oltre che autrice di molteplici interventi dal canale di Limes a quello dell’Ispi ha scritto in precedenza un libro sulla Cecenia.
E’ piuttosto stringata nel dare notizie sul suo curriculum, il che se non altro è un encomiabile segno di umiltà in un mondo nel quale gli ego traboccano.
Vorrei vedere però nel panorama dei suoi colleghi e colleghe giornaliste della grande stampa che si pavoneggiano nei vari Talk televisivi spacciandosi per grandi esperti se ce ne è qualcuno che può scrivere quello che scrive Orietta Moscatelli a pag. 116 del suo libro : e cioè che aveva avuto modo di incontrare Putin a distanza ravvicinata con cadenza annuale dal 2003 al 2021 cioè per ben 17 anni alle riunioni di interlocutori selezionati del Valdaj Discussion Club nelle quali riunioni il presidente russo ci dice la Moscatelli si metteva a disposizione per lunghe discussioni informali su argomenti non prefissati.
Ecco perché forse lei su Putin ne sa veramente di più di colleghi e colleghe.
Il libro è più piccolo di un qualunque fascicolo di Limes.
Conta si e no 150 pagine, ma è ben scritto e sopratutto viene al dunque.
Putin è matto.
Temo di offendere qualcuno ma ecco questo sintetico e semplicistico giudizio pur essendo diffuso è senza dubbio il manifesto di chi non avendo capito niente non per pregiudizio o cattiveria ma per semplice non conoscenza del dossier non è in grado di formulare un giudizio più sensato e articolato.
Ecco perché un libro smilzo ma documentatissimo come quello della Moscatelli rappresenta una formidabile lettura per capirci qualcosa.
Beh basta intendersi però, la Moscatelli è un analista una studiosa e quindi il suo prodotto si colloca nel campo degli studi.
Cioè voglio dire se il lettore si aspetta di ricevere notizie sull’amante di Putin e sulla sua vita privata in generale, questo non è il libro giusto.
Se invece un lettore vuol capire cosa si può dire sul Putinismo allora il lettore ha fatto centro.
Perchè questo è il problema che va sottolineato : quand ‘anche Usa e Nato riuscissero nei loro piani di punire Putin per l’aggressione all’Ucraina spingendo per il “regime change” o per “dissanguare la Russia” , altra strategia amata dagli apparati americani, molto verosimilmente non otterrebbero affatto il risultato voluto per la semplice ragione che dopo Putin ci sarebbe un’altra persona fisica, ma sempre nell’ambito del Putinismo.
Limes e gli altri centri studi di geopolitica continuano a ripetere per tutti mesi della guerra in Ucraina che non ha tanto senso ripetere il mantra del politicaly correct e cioè che la Russia è l’invasore e l’Ucraina il paese invaso e quindi bisogna condannare l’invasore, perché questa è un’ovvietà che però in realtà non spiega un bel nulla e non aiuta a risolvere nulla.
Quello che è utile invece per arrivare a una trattativa che ponga fine a una carneficina insensata è sforzarsi di conoscere, ben sapendo che con una guerra in corso le notizie che vengono dai due fronti non sono in realtà notizie ma propaganda di parte che va vagliata, come?
Guardando al teatro bellico con un occhio diverso,non centrato sull’attualità, ma sui fenomeni che hanno rilevanza sui tempi medio-lunghi.
Ecco perché è di fondamentale importanza fare delle analisi per appurare come funziona la “governance” della Russia, che è complessa ma che non si riduce affatto all’uomo solo al comando.
Scrivendo queste cose non posso togliermi dalla mente la “teoria del potere diffuso” che ho appreso negli anni dell’università dalla viva voce di Bruno Leoni, il padre nobile dell’ideologia liberale italiana.
Leoni sosteneva che non può esistere un potere veramente assoluto nella realtà, perché in qualsiasi forma di regime il potere è in realtà continuamente condiviso e negoziato con altri soggetti fisici o istituzionali.
E così è nel Putinismo, che è una forma di potere complessa, come complessa è la Russia, che tanto per cominciare va vista non come un immenso monolite, che non è mai esistito, ma come un paese multietnico costituito da bel 85 realtà regionali diversissime fra di loro e che quindi è un paese difficile da tenere insieme.
Ecco perché chi smania per cacciare Putin dovrebbe ripetersi il vecchio adagio “attenti che dopo Nerone è venuto Caligola!”.
In Russia non solo c’è il problema che dopo Putin secondo gli studiosi della materia sopravviverà il Putinismo, ma che se anche il Putinismo non sopravvivesse lo scenario si farebbe ancora più cupo perché vorrebbe dire che la Russia si scinderebbe sfarinandosi nelle sue numerosissime entità regionali ed etniche.
E costoro come si dividerebbero l’arsenale nucleare?
Meglio farsi questa domanda prima di azzardare delle presunte belle pensate.
Se volete sapere cos’è il Putinismo non ve lo anticipo proprio, leggetevi il libro, non ne rimarrete delusi.
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