E così la rivista di geopolitica di Dario Fabbri nata sotto l’ala protettrice di Enrico Mentana va avanti tranquillamente.
Sinceramente apprezzo molto questo tentativo di fare una rivista di geopolitica, cioè chiaramente di nicchia ,tentando di fare qualcosa di più giovane e più agile rispetto al fratello maggiore Limes, autorevole e formidabile ma un po troppo pachidermica sia come mole dei quaderni sia nei contenuti del canale web.
Questo terzo numero soddisfa pienamente le mie aspettative.
Il linguaggio colto e immaginifico di Fabbri non fa rimpiangere gli editoriali nello stesso stile di Caracciolo su Limes, vero maestro del genere.
Mi sembra veramente più che opportuna la scelta di far seguire all’editoriale un saggio abbastanza dettagliato sulle condizioni dell’esercito italiano, argomento che altre riviste di geopolitica non hanno affatto sviluppato.
Dopo tutto non abbiamo dichiarato guerra alla Russia, ma siamo dalla medesima considerati cobelligeranti a causa della nostra adesione alle sanzioni ed all’invio di armi a Kiev.
Prima di fare questi passi, il Governo ed il Parlamento si sono messi nelle condizioni di sapere quello che è oggi lo stato operativo del nostro esercito o no?
Se no, come è molto verosimile, piantiamola di criminalizzare Mussolini per aver mandato in Russia un’armata i cui soldati erano equipaggiati con le suole degli scarponi di cartone eccetera eccetera.
Leggetelo questo saggio è illuminante sull’incoscienza della nostra classe politica.
Seguono articoli sugli altri comprimari in questo tragico conflitto, compreso quello di uno dei più autorevoli autori di geopolitica a livello mondiale come George Friedman.
Molto interessante il saggio sul famoso battaglione Azov citatissimo ovunque sul quale però è stato detto e scritto troppo poco mentre ne vale la pena, perché rappresenta un po’ l’icona delle incredibili contraddizioni dell’Ucraina.
Buona ancora perché l’argomento è generalmente poco trattato è l’analisi del ruolo più attivo di quanto appaia del Vaticano di Papa Francesco che ha da subito rifiutato di assumere il ruolo di chierichetto della Nato o anche solo più genericamente dell’Occidente.
Puntuale anche l’analisi sulla posizione neutrale ma sull’asse di equilibrio dei paesi dell’Asia Centrale, paesi enormi che hanno un peso geopolitico notevole.
Finalmente poi un’analisi delle fortissime ripercussioni della guerra su Libano ed Egitto, ambedue fortemente dipendenti da grano mais e fertilizzanti provenienti dai paesi in guerra.
E per finire ciliegina sulla torta la posizione da spericolato equilibrista tenuta da Israele.
Ho contato gli articoli, sono 15, la metà di quelli di Limes e ci se ne accorge.
Ma leggete anche Limes se trovate il tempo e questo è il problema.
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