Che questo sia un libro “strano” non ci vuole molto per capirlo, ma direi che il lettore vi si accosta proprio per quello, anche perchè il titolo e relativo sottotitolo non lasciano molti dubbi su quelli che saranno i contenuti.
Se poi passiamo alla figura dell’autore la “stranezza” nel senso di fuori norma aumenta ancora al limite del paradossale perchè ,come recita la relativa voce di Wikipedia, Lafcadio Hearn è un irlandese nato in un isola Greca da padre irlandese e madre greca.
Cresce a Dublino, a 18 anni va da solo negli Stati Uniti dove vive in povertà fino a quando un amico lo introduce al giornalismo.
Portando avanti questa professione manifesta subito un particolare talento di scrittore descrivendo la vita degli emarginati.
Mandato in Giappone come corrispondente vi trova quello che individua come la sua vera patria,sposò una giapponese e coltivò un particolare interesse per le “storie tradizionali giapponesi” divenendone un divulgatore molto appezzato in quel paese ma anche in Occidente dove la conoscenza di quel paese asiatico non era certo particolarmente diffusa.
Il libro è una raccolta , mettiamola così per semplificare, di storie di fantasmi della tradizione giapponese.
Il Giappone visse gran parte della sua parabola storica del tutto isolato dall’Occidente fino al famoso approdo dell’Ammiraglio americano Perry a metà ‘800, che tolse quel paese dall’isolamento ed alla così detta rivoluzione Meiji negli ultimi anni dell’800 ,che “occidentalizzarono” quel paese desideroso di modernizzarsi recuperando il tempo perduto il più in fretta possibile.
Come è facile immaginare questo improvviso salto nella modernità non è stato colto con entusiasmo da tutti e paradossalmente nemmeno proprio dal nostro autore che nei racconti della tradizione giapponese guarda a quelle credenze ed ai tempi passati che esse ripropongono con un atteggiamento “romantico”.
Interessantissima la loro lettura non solo e non tanto per il carattere “esotico” di quei racconti ma anche ,almeno questo è il mio parere, perchè ci porta a riflettere sulle evidenti assonanze fra quelle “storie” e quelle che ci vengono dal nostro altrettanto fascinoso medioevo.
Un tempo al medioevo veniva rifilata la solita sbrigativa qualifica di “anni bui” , mentre oggi gli storici tendono invece a ricercare in quegli anni le “radici” tutt’altro che buie della modernità che era in essi in gestazione.
Ci potremmo infatti chiedere quanto delle moderne neuroscienze è presente nell’immaginario dei “racconti di fantasmi” medievali.
In questa prospettiva non c’è proprio niente di “infantile” in quel mondo e in quelle credenze che se è vero che tendevano a “vedere spiriti dappertutto” non facevano altro che dare una veste metaforica al vaso di Pandora che secoli dopo avrebbe rovesciato il Dr. Freud e le discipline scientifiche che da quelle intuizioni hanno avuto origine.
Quei demoni e quei fantasmi proiettati nella natura dagli antichi racconti sono assolutamente reali nella nostra psiche e con loro combattiamo ogni giorno.
Non posso non sottolineare che se lo sguardo “romantico” con il quale Hearan guarda a quelle storie è del tutto evidente, quando lascia trapelare abbastanza spesso un atteggiamento nostalgico , la filosofia che l’Autore sottende alla sua opera viene da lui palesemente enunciata nell’appendice denominata “storie di insetti” ed in particolare in quella dedicata alle formiche, dove esplicita il fatto che segue come filosofo di riferimento Herbert Spencer ,teorico del “darwinismo sociale”.
Con una certa dose di ingenuità Hearn descrive con non celato entusiasmo la “perfezione sociale” della complessa e raffinata struttura sociale nella quale vivono le formiche che non conoscono il male per il semplice fatto che sono programmate solo ed esclusivamente per eseguire compiti “socialmente utili”.
Non esiste l’individuo fra le formiche esiste solo il bene comune della società.
Come non esiste nulla di simile alla proprietà privata.
La società essendo tutta programmata per relizzare il suo bene comune ha di fatto abolito il sesso dato che le formiche sono nella quasi totalità di sesso femminile e i pochi maschi sono una classe inferiore con l’ingrato destino di eseguire le proprie funzioni e poi scomparire.
Abolite quindi le pulsioni sessuali e quelle dirette alla promozione del proprio ego nascerebbe quindi un modello di società perfetta anche dal punto di vista etico.
Singolare fascinazione questa di Hearn con due evidentissimi difetti.
Prima di tutto non è lecito guardare al mondo animale con una lettura antropomorfa perchè gli animali e tanto meno gli insetti non hanno alcuna delle proprietà che fanno dell’uomo un uomo (intelligenza astratta, autocoscienza ecc.).
Secondariamente se l’uomo fosse spinto per evoluzione naturale a privilegiare le pulsioni altruistiche e a soffocare quelle egoistiche, sarebbe ingabbiato nella necessità.
Realisticamente occorre quindi riconoscere quello che la filosofia ha da sempre appurato e cioè che la contropartita delle antinomie intrinseche alla natura umana nella dialettica male-bene sono il prezzo da pagare per godere della libertà, presupposto supremo per fondarvi qualunque forma di etica.