lunedì 5 dicembre 2022

Domino Rivista sul mondo che cambia numero 8 - 2022 L'importanza di essere America - la superpotenza si mostra depressa, divisa al suo interno.Intanto la Russia in Ucraina raffredda la crisi al confine polacco e allontana la Cina da Taiwan - recensione


 

Rischio di ripetermi ma ad ogni nuovo numero di Domino che leggo non posso fare a meno di sorprendermi di come Dario Fabbri inventandosi il format di Domino sia riuscito nell'impresa tutt'altro che facile di confezionare una rivista di geopolitica intrigante e leggibile anche da un lettore di media cultura che probabilmente non avrebbe mai affrontato la lettura di riviste di geopolitica più seriose e soprattutto più ponderose.

L'editoriale dello stesso Fabbri che a Limes, lo ricordo, era direttore scientifico proprio per l'area America e che quindi è uno dei più accreditati specialisti di Usa firma come sempre un pezzo brillante nel quale però non può fare a meno di sforzarsi di presentare anche al lettore alle prime armi i parametri di lettura tipici della geopolitica, parecchio diversi di quelli degli editorialisti dei media diciamo “generici”.

Se mi si consente l'ardita semplificazione gli analisti di geopolitica come Fabbri si sforzano di far capire al lettore prima di tutto che l'America è impegnata a perseguire nel mondo anzitutto quelli che ha individuato come il suo interesse strategicico di potenza egemone e se questi dovessero coincidere con la diffusione della libertà e della democrazia, tanto meglio, ma deve essere chiaro quale sia l'obiettivo primario reale, che è altro.

Molto simpatico il fatto che Fabbri abbia deciso di ospitare subito dopo il suo editoriale un articolo di Federico Rampini, cioè di un editorialista dei media "generici " ,se pure dotato di particolare caratura e di senso critico decisamente più elevato di quello dei suoi colleghi.

Ricorderà il lettore che quando Rampini è approdato a “coprire” la Cina aveva deciso tra l'altro non per vezzo ma per rispetto a quella cultura millenaria che era andato ad esplorare di vestirsi conformemente a quelle usanze (come aveva fatto del resto qualche anno prima anche il grande Terzani).

Poi dopo anni di permanenza in Asia, Rampini era tornato negli Usa, dove tra l'altro aveva conquistato da tempo la "carta verde" ,che dà diritto alla cittadinanza, e da allora sembra sempre più convinto della superiorità del "sistema americano".

Ricordo che anche Fabbri scommette sulla tenuta alla lunga della supremazia americana per il vantaggio competitivo dei suoi parametri geopolitici "fondamentali" (posizione geografica,demografia, narrazione e pedagogia imperiale ,supremazia economica-tecnologica e militare nei mari, ecc.).

Fabbri e Rampini non si sottraggono alla domanda che ci si fa in qualsiasi bar sport d'Italia : chi sta vincendo la guerra in Ucraina e come andrà a finire?

Ma non vi dico la risposta perchè la mia anticipazione sarebbe una banalizzazione di una analisi seria che va lasciata agli autori.

Posso però anticiparvi che gli articoli o brevi saggi che seguono quelli di Fabbri e di Rampini li ho trovati di grande interesse e di veramente piacevole lettura anche perchè con molto realismo relativizzano di molto il discorso su chi vince-chi perde.

Peggio che peggio poi se si tenta di ragionare su :ma allora ne valeva la pena?

La risposta che mi sembra venga fuori e che giudico corretta è un si ma.

Nel senso che va bene ottemperare a una esigenza etica (punire l'aggressore) ma va ancora meglio chiarire bene i costi e la sostenibilità che questo ne comporta.

Per non parlare della compatilbilità o meno con gli interessi strategici del nostro paese, come richiede l’approccio geopolitico.

Benissimo quindi costringere il lettore a mettere i piedi per terra vedendosi quello che viene fuori dall'intervista che Fabbri fa a Scaroni ,ex Ceo dell'Eni che non essendo al momento in quella carica può concedersi di parlare in modo molto chiaro e trasparente.

Tutto bene allora,tutto perfetto?

Ma no non è ragionevole pretenderlo e infatti avrei sinceramente evitato l'articolo dello storico militare Ilari ,dottissimo ma anche pesantissimo.

Personalmente ritengo però che la chicca del fascicolo sia l'articolo di Dario Quintavalle, esperto ed operatore di cooperazione internazionale ,che tra l'altro ha operato per conto della sua agenzia per cercare di formare nell'Ucraina pre guerra un sistema giudiziario che superasse almeno il minimo sindacale della decenza pare con scarso successo.

Ecco vi consiglio caldamente la lettura di questo articolo perchè ritengo che sia fondamentale per cercare di rispondere alla domanda che ponevo sopra : ma ne vale la pena? o meglio fino a che punto ne vale la pena?

Infine udite udite questa singolare rivista di geopolitca si permette di dedicare l'intero ultimo capitolo al calcio, cosa impensabile per una rivista specializzata di questa materia.

Capitolo per altro godibilissimo.





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