Tutto un fascicolo di analisi geopolitica dedicato all’Iran, cioè agli eredi dell’impero persiano.
Fascicolo essenziale questo perché noi dell’Iran sappiamo pochino e tendiamo a identificarlo coi pretoni dalle lunghe barbe e dai grossi turbanti, che al momento non se la passano molto bene, ma l’Iran è per sua fortuna ben altro e ben di più.
Comiciamo dai fondamentali gli iraniani non sono arabi ,ma sono persiani.
La lingua che usano comprende anche parte dell’alfabeto arabo ma è un’altra lingua che si chiama farsi.
Dopo la rivoluzione Komeinista sono governati da una cricca teocratica di facciata ma in realtà di carattere militar-affaristico.
Praticano la religione musulmana di osservanza sciita, ma sono eredi della ben più antica religione Zoroastriana.
Gli Ayatollah rivendicano un ruolo almeno di potenza egemone regionale senza successo per ora, ma i sommovimenti in corso si rifanno all’antico impero persiano, che aveva sconfitto niente di meno che la Grecia antica.
I lettori sanno bene che la geopolitica non si schifa proprio a usare il termine “impero” che fa parte addirittura della borsa degli attrezzi di questa disciplina, come invece fanno i nostri media, malati di political correctness fino al ridicolo, rischiando così di raccontarci le solite favole invece che presentarci la realtà così com’è.
Visto che siamo in tema ,se vogliamo usare i classici termini della logica aristotelica, l’analisi geopolitica ci presenta i barbuti ayatollah e le pur coraggiose donne iraniane (ma verosimilmente solo quelle delle metropoli iraniane, non quelle del paese profondo) come "accidenti" e le èlites, soprattutto urbane, molto composite che si rifanno all’impero achmenide ed alla cultura e religione Zoroastriana, come dicevamo sopra.
L’Iran è in rivolta ,ma sotto alla battaglia femminile per l’abolizione dell’obbligo del velo, c’è ben altro e ben di più.
Allora giorni contati per i pretoni dai grossi turbanti? Non è detto, ma è certo che il loro potere vacilla abbastanza seriamente, per la prima volta, e che danno l’impressione di non sapere che pesci pigliare.
Non mi dilungo in anticipazioni perchè i saggi sull’argomento sono
di ottimo livello e vanno letti in integrale anche perché hanno il pregio della concisione.
Si tenga conto che questo argomento ha un grande peso anche tenendo conto del ruolo che l’Iran sta giocando praticamente come unico alleato di peso della Russia, nella guerra ucraina.
Troverete quindi nel fascicolo anche un aggiornamento sulla situazione in Ucraina.
Devo citare anche il saggio che chiude il fascicolo come di particolare interesse per il peso geopolitico del paese del quale parla : la Tunisia.
Ridotta penosamente la nostra influenza sulla Libia ,giocare oggi la carta della Tunisia diventa obbligatorio per il nostro paese e fa veramente ben sperare il fatto che la premier Meloni citi apertamente un dossier “Mattei” per chiarire con quel solo nome il significato strategico della nostra possibile e doverosa proiezione nel Mediterraneo e nel Nord-Africa.
Non ho ancora detto nulla, come faccio di solito recensendo Domino, dell’editoriale di Dario Fabbri, ma ribadisco che basterebbe quello per indurre il lettore a procurarsi il fasciolo.
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