Continua la vincente avventura di Domino ,diretta da Dario Fabbri e sostenuta da Enrico Mentana.
Temevo fosse impossibile fare concorrenza alla corazzata di Limes, diretta da Lucio Caracciolo,che dispone di tutt’altri mezzi e con vent’anni di esperienza alle spalle, ma così non è stato e Domino si è imposta con un “format” decisamente più snello e leggibile mantenendo un alto livello di autorevolezza .
Questo secondo numero del 2023 non poteva evitare di essere dedicato ad un primo bilancio della guerra in Ucraina, data la scadenza del primo anno dall’invasione russa.
Dell’abituale fantasmagorico editoriale di Fabbri mi piace riportarvi questa riga :”Washington fa lo stesso mestiere di Mosca. E’ impero agisce per dominio e terrore”.
Se la becchino in faccia questa doccia fredda di puro linguaggio geopolitico i nostri commentatori tutti schierati con elmetto rigidamente monocolore, dietro a un pensiero unico che aborre anche il minimo approccio ispirato al senso critico.
L’analisi geopolitica non è nè atlantista nè putiniana, è analisi dei fatti non delle opposte propagande.
Anche in questo numero, non avendo personalmente avuto l’opportunità di acquisire alcuna cultura militare, ho molto apprezzato il contributo degli analisti militari, come Gianandrea Gaiani , molto concreti e pragmatici ,ma anche molto attenti a non perdere il senso dell’etica, spesso sorvolato dagli esperti di altre materie.
Mi è molto piaciuto anche l’articolo di Dario Quintavalle che finalmente propone in modo chiaro e credibile quella che appare oggi come la più verosimile via d’uscita alla guerra d’Ucraina e cioè la così detta “soluzione coreana”.
Che altro non è che un puro e semplice cessate il fuoco sulla linea del fronte.
E’ noto infatti che essendo il discorso sull’assetto territoriale, con le relative reciproche rinunce, estremamente difficile da far digerire alle opposte opinione pubbliche, al momento esaltate dalle opposte propagande e narrazioni, probabilmente non rimane altra possibilità di fermare il massacro se non semplicemente fermandosi e rimandando a un tempo ulteriore che ,sempre probabilmente, non verrà mai ,un trattato di pace vero e proprio.
Fra le due Coree la famosa linea del 38° parallelo dura come linea di cessate il fuoco da 70 anni.
Se non è considerata stabilizzata quella situazione ,in un lasso di tempo così lungo, non si vede cosa si possa fare di meglio.
Ultima osservazione ,come Limes, anche Domino è impegnato a cercare di creare uno spiraglio nel muro della nostra informazione, così schierata acriticamente, per smontare il mito dell’autocrate (Putin) che violenterebbe la sua opinione pubblica ,irrealisticamente presunta come tutta favorevole ai valori accidentali, per spingerla ad avventure guerresche, che non sarebbero per niente sentite in patria.
Ma le fonti indipendenti riconoscono che il grado di autocrazia di Putin è sempre relativo e che lo Zar rimane sulla poltrona fino a che una determinata èlite di potere lo ritiene funzionale ai propri interessi ,come avviene anche a casa dell’altro egemone mondiale di oltre atlantico.
Ed è quindi estremamente utile cercare di capire cosa pensa la Russia, che c’è dietro a Putin e che conta più di Putin, perchè senza il consenso del suo popolo, lui non sarebbe più al Cremlino.
Formidabile poi il breve ma densissimo saggio finale del filosofo Zeno Goggi ,proprio sul ruolo delle èlite che nella sostanza non cambia ,qualsiasi sia il regime politico.
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