Se il lettore è sicuro ,senza se e senza ma, che Putin ha invaso l’Ucraina senza averne alcun motivo legittimo, in quanto l’Occidente non avrebbe in alcun modo provocato la Russia, minacciandone la sicurezza, e che il medesimo autocrate da tempo meditava di attentare all’ordine internazionale, decretando la fine di 75 anni ininterrotti di pace in Europa per fermare l’espansione della democrazia all’Est, ecco, allora questo è il libro che fa per lui.
Io ,sinceramente, quando ho letto proprio nella prima pagina tre righe solenni ,che sembrano un proclama, dove si dice che le cose per cui vale la pena di vivere sono anche quelle per le quali vale la pena di morire, e che libertà individuale e possibilità di autodeterminazione come popolo, sono valori “non negoziabili” , mi sono un pochino raggelato.
Semplicemente perché, avendo scelto praticamente da sempre di seguire, come metro di giudizio filosofico le idee dell’illuminismo ,mi sono imposto di diffidare sempre e comunque di chi ti propone qualsiasi affermazione come “valore non negoziabile” e cioè come verità assoluta.
Per carità il Prof.Parsi è una eccellente persona e immagino anche un buon docente di relazioni internazionali ,ma come si evince dalle ultime pagine del libro, deve essersi sconvolto quando ha appurato, che secondo i sondaggi di opinione, si è rilevato che la grande maggioranza degli italiani è contraria all’invio di armi all’Ucraina non tanto per la cosa in sé, ma ancor più per la deduzione che ne deriverebbe logicamente ,e cioè che mai e poi mai la medesima maggioranza riterrebbe di sentirsi moralmente obbligata a partecipare di persona a un conflitto armato.
A questo punto il Professore si deve essere chiesto : e se capitasse a noi quello che è capitato all’Ucraina, chi sarebbe disposto ad andare in guerra?
Questo libro sembra essere stato scritto proprio per contrastare questa eventualità, spiegando perché sarebbe invece necessario e obbligatorio
apprestarsi ad andare a combattere per la libertà e la democrazia, quando queste venissero minacciate, come succede in Ucraina.
In modo un po 'ultimativo ma molto efficace il professore ci dice che non ci sono pasti gratis e che quindi anche libertà e democrazia hanno un costo che può richiedere anche di prendere le armi per defenderle.
OK, ma allora se le cose stanno così non siamo nel capo delle ideee condivisibili?
Che ? Non saremo dei codardi se la pensassimo diversamente?
Dipende.
Ecco ,adesso, dico una cosa che farebbe andare in bestia il medesimo Professore che aborre il ragionamento : una cosa sono i sacri principi ,un’altra è la realtà e l’applicazione pratica, dico questo perchè non vedo come si possa evitare di farlo questo ragionamento tenendo i piedi ben piantati per terra.
OK quei principi sono probabilmente ,voglio sperarlo sinceramente, condivisi da tutti noi.
Il fatto che Putin abbia sbagliato clamorosamente la bracciata al punto da rischiare la sua stessa poltrona se non di più è del tutto evidente.
Poi però in questa materia, a mio avviso ,per capirci qualcosa di concreto che ci aiuti a giudicare occorre rivolgersi a un’analisi di tipo geopolitico e non di politica internazionale per presentare al proprio giudizio una serie di fatti che sono contradditori e che non sono affatto riducibili al bianco o al nero e tanto meno “non negoziabili”.
La faccio breve semplificando molto perché non devo dilungarmi più di tanto.
Il Prof. Parsi insegna relazioni internazionali e sulla base della sua materia si aggrappa forse un po’ troppo dogmaticamente a questo teorema :dopo le due guerre mondiali si è riusciti a fondare un ordine mondiale che è durato 75 anni perché si è riusci a creare una serie di vincoli e istituzioni internazionali che hanno sostituito alle legge della giungla delle regole condivise.
Questo ordine è riuscito a funzionare solo e unicamente perché lo si è fondato sui valori della libertà, dell’autodeterminazione e della democrazia.
Chi non si adegua si deve adeguare pagandone il prezzo, diversamente salta l’ordine e si torna alla giungla.
Ma non c’è solo la visione tipica delle relazioni internazionali, oggi prevale l’interesse per le analisi della geopolitica che non ragionano diciamo sulla storia delle ideologie, ma sulla storia del potere, dei fondamentali e che invece non hanno troppa considerazione per le istituzioni internazionali.
Chi vuole si accosti a “Limes” e a “Domino”, riviste di geopolitica di ottimo livello,più e più volte recensiti sul mio blog per chiarire questi concetti.
Se si usano gli strumenti della geopolitica l’analisi del Prof. Parsi mostrerebbe vistose screpolature, ne elenco alcune:
l’indubbio coraggio anche fisico e personale del Pesidente ucraino Zelensky non è sensato che ci faccia perdere di vista il fatto che la libertà e ancor di più la democrazia in Ucraina avevano ,già prima della guerra ,delle declinazioni che non erano propriamente quelle alle quali siamo avvezzi nei paesi fondatori della UE. Quindi non basta dire che se necessario bisogna avevere il coraggio di prendere le armi per difenddre la democrazia, occorre anche chiedersi per “quale” democrazia;
la determinazione e la motivazione nel combattere dell’esercito ucraino ci appaiono ammirevoli, ma non trascuriamo il peso che oggi ancor più di ieri ha la propaganda e quella che in geopolitica si definisce la “narrazione della pedagogia nazionale”, queste forme di manipolazione ci sono e vanno valutate da tutte due le parti del fronte;
può essere realistico porsi il problema del costo della difesa dei propri principi, che può o dovrebbe in certi casi convincerci a prendere le armi fino a mettere in gioco la propria vita, ma allora, come per qualsiasi altra cosa nella vita, anzi a maggior ragione, occorre mettere in atto un calcolo di costi-benefici e chiarirsi bene a che punto occorre fermarsi;
non vedo poi come si possa evitare il confronto con il : “tu non ucciderai!”, biblico, ma presente ben prima del testo biblico nella cultura umana fin dalla notte dei tempi. Nel conflitto ucraino stiamo parlando di decine di miglia di morti, arrivati dopo un anno, verosimilmente ai 100.000 per parte, più il doppio dei feriti, sempre per parte, e decine di milioni di profughi. Lo ripeto sarebbe folle a questo punto non chiedersi fino a che punto giudichiamo ragionevole andare avanti?
Spero sinceramente di avere male interpretato, ma mi sembra che Il Professore nel libro sembra sostenere che sarebbe nostro dovere, per fedeltà a quei famosi principi non negoziabili, pretendere che la Russia non solo esca da tutti i territori occupati ma che addirittura si rassegni ad attuare al suo interno quella “decolonizzazione” ,che le vecchie potenze europee hanno già realizzato per tempo, cioè in parole povere che si dissolva.
Ma se questa fosse la visione del Professore, sarebbe in contrasto netto con praticamente tutte le analisi delle agenzie geopolitiche, che chiunque può consultare ,che mettono in guardia contro il disfacimento della Russia. Per la semplice ragione che questo disfacimento favorirebbe solo una enorme crescita dell’ influenza della Cina e creerebbe comunque spaventosi momenti di instabilità per di più con migliaia di testate atomiche fuori controllo;
Mi meraviglia che il nostro Professore, che tiene a far sapere di essere Capitano di Marina, non prenda in considerazione il fatto che il Pentagono fin da subito ha chiarito di essersi posti dei limiti invalicabili, altro che i “valori non negoziabili”. Ne sono chiarissima sintesi le dichiarazioni assolutamente non equivoche, niente meno, che del Capo di Stato Maggiore della difesa americana Gen.Mark Milley dell’11 novembre scorso : “adesso bisogna trattare” eccetera (d’accordo uscite a libro ancora in stampa, ma ben note nei suoi contenuti ormai da mesi);
Mi meraviglia ancora di più che tutto in tutto il libro, ma letteralmente tutto non ci sia il minimo cenno al fatto che il nostro Occidente, che ha generato l’ideologia liberale e gli annessi valori ritenuti “non negoziabili” ,sulla carta geografica del mondo rappresenti con sufficiente approssimazione ⅓ mentre il resto del mondo, che questi valori non condivide con noi almeno nella identica declinazione, rappresenta ⅔ ;
come è possibile ignorare che la maggioranza del mondo fondi il proprio pensiero filosofico e politico su “altri” valori ,pure elaborati da civiltà millenarie. Guai se anche questi paesi ritenessero che i loro valori sono “non negoziabili” ,sarebbe una guerra senza fine.
Noi che facciamo riferimento all’ideologia liberale, diamo la priorità all’individuo, il resto del mondo e sopratutto quello asiatico, fa riferimento a un patrimonio culturale-filosofico ,che si basa sulla priorità della società, della comunità rispetto all’individuo.
Forse sarebbe meglio cercare di capirci invece che proclamare l’assoluta verità dei nostri “valori non negoziabili”, anche perchè sia i nostri che i loro sono relativi a qualcosa e quindi non sono verità assolute, che non esistono;
- Mi sembra sorprendente anche che in questo libro si faccia riferimento solo ed esclusivamente a Putin o a Xi ,ignorando il fatto che l’analisi geopolitioca, da tempo ormai, ha chiarito che anche dove il potere politico è concentrato in un “autocrate” ,in reltà il medesimo deve rispondere a un sistema sofisticato , complesso e plurale, che personale è solo di facciata. Non sarebbe più sensato allora degnarci di cercare di capire come la pensano i popoli russi e cinesi invece che i soli Putin e Xi?;
- non posso, per finire, tacere il fatto che rappresentano a mio avviso una seria caduta di stile ,fortunatamente poco comuni fra gli accademici ,le ripetute allusioni a chi propone opinioni diverse ,rispetto a quelle esposte nel libro, come fossero tutti poveri ignoranti e incolti, vittime del loro narcisismo ,quando non anche magari prezzolati da Mosca.
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