giovedì 27 aprile 2023

Domino rivista sul mondo che cambia Numero 4 /2023Se brucia Israele. Infuria lo scontro tra laici e religiosi per il futuro dello Stato Ebraico. Con il rischio di giungere allo stallo. Ed esporsi agli attacchi dei nemici - recensione

 





Tanto per cambiare il nuovo numero di Domino è stato predisposto sullo stesso argomento, trattato da Limes, nello stesso mese di uscita : le vicende di Israele.

E, mio parere personale, ancora una volta l’allievo (Dario Fabbri) direttore di Domino, ha superato il maestro (Lucio Caracciolo) direttore di Limes.

I due direttori sono a un tale livello culturale e professionale come analisti di geopolitica, che, consiglierei al lettore ,di non perdersi nessuno dei loro editoriali, compresi quindi questi ultimi due.

Dario Fabbri ,pur essendo abituato ad un eloquio non meno colto e sofisticato di quello da sempre usato da Caracciolo, sfoggia quel quid in più, forse dovuto alla sua giovane età, che lo fa particolarmente apprezzare.

Le tesi di fondo non divergono poi tanto, ma là dove Caracciolo è un po più cauto e coperto, Fabbri sbotta apertamente sulla gravità della situazione.

Israele sarà anche la tanto decantata unica vera democrazia della regione, sarà anche un inarrivato modello di sviluppo economico,tecnologico e culturale, ma affonda con piedi di argilla in una divisione etnico-culturale religiosa e politica ,diciamolo pure, fra opposte fazioni ,che fa temere seriamente per una sua ormai possibile e verosimile implosione.

Non riesce più a stare insieme.

Grosso modo, come recita il sottotitolo scelto da Fabbri, si tratta di una contrapposizione frontale fra l’establishment economico-tecnocratico di formazione laica, che si richiama ai padri fondatori del sionismo e dello stato di Israele, e gli “haredim” i vari gruppi ortodossi e ultra-ortodossi che trovano la loro base socio-politica fra i coloni.

Non oso avventurarmi nell’elencazione dei vari gruppi o sette di matrice religioso-politica ,che sono naturalmente accuratamente elencate e analizzate nel volume.

Sinceramente ,quando vedo (raramente) in giro, o nei serial televisivi, questi ultra ortodossi, rigorosamente in nero. con cappellaccio. lunghi riccioli e, ci potete giurare ,nastrini di ordinanza all’avambraccio, sfornati dalle scuole Yeshivah ,ho la sensazione di imbattermi in gente fuori di testa, ma se vogliamo essere coerenti figli di Voltaire, la tolleranza ci impone di rispettare anche le loro idee ,se pure contorte.

Il problema serio che rende potenzialmente esplosiva l’attuale situazione di Israele è che costoro, praticando per anni l’abitudine di sfornare sette figli per famiglia sono ormai giunti vicini alla maggioranza ed anzi l’hanno superata alleandosi con gruppi dalle medesime vedute o interessi politici.

Semplificando al massimo, per quanto possibile, una situazione molto complessa, non si vede come i due fondamentali schieramenti possano trovare un “patto sociale”, che garantisca la possibilità di Isreale di sopravvivere ,se non c’è modo di definire nemmeno l’essenziale, e cioè cos’è o cosa vuol essere Israele?

Paese piccolo, che trascina da decenni la situazione obiettivamente assurda dell’enclave di Gaza, non riconosciuta come indipendente, ma sotto amministrazione di Hamas (di osservanza sunnita ma foraggiata e armata dall’Iran sciita, ennesima contraddizione di quella regione!) e i “Territori Occupati” della Cisgiordania, dove peraltro sono ormai impiantati in modo stabile una quantità di insediamenti di coloni ebraici a macchia di leopardo in una situazione di convivenza semplicemente impossibile.

Le cartine che corredano il volume bastano da sole a dipingere a quali eccessi possa arrivare la follia umana.

La fantasia artistica di un Kafka è roba da dilettanti in confronto.

Ma tant’è la situazione sul campo è questa.

I vicini sono potenti, ben armati, ben sostenuti dagli aspiranti “egemoni” della regione : Sauditi,Turchi, Iraniani e globali : sempre i soliti : Usa, Russia e Cina.

Solo la valenza demografica degli arabi giocherebbe contro la sopravvivenza di Israele.

Ma non dimentichiamoci che quando tutti gli arabi insieme hanno attaccato Israele non è finita bene per loro : hanno perso non solo la guerra ma anche vari pezzi (Cisgiordania, alture del Golan,Gerusalemme Est,Gaza, Sinai).

Ci potrebbero riprovare se Israele implodesse, anche se non si vede un miglioramento né della loro capacità militare, né una possibilità di strategia politica comune, questo è vero.

Ma se Israele esplodesse in una guerra civile tutto diventerebbe possibile, in un grande caos, del quale il Medio Oriente è maestro assoluto.

Detto questo su Israele ,consiglio ai lettori di non perdersi in questo volume gli aggiornamenti sulla guerra in Ucraina e sopratutto l’articolo di Virgilio Ilari molto diretto e senza veli di politicamente corretto, dei quali del resto, abbiamo ormai piene le tasche.








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