Capitano anche queste cose strane, che uno, cioè io ,pur essendo da sempre un grande appassionato di montagna abbia comperato e messo in libreria il vincitore dello Strega del 2017, cioè questo libro , e che lì ce l’abbia praticamente abbandonato, fino a quando mi è venuto in mano mentre ne cercavo un altro, e l’ho subito letto con grandissimo piacere.
Ma, devo dire, anche con grande emozione perché non capita spesso purtroppo di ritrovarsi inaspettatamente in mano un romanzo che capisci subito dopo poche righe che possiede il respiro profondo della grande letteratura.
Dopo aver condotto alcune verifiche sul web si apprende, indirettamente, perché l’autore, come non sorprende affatto, ha fatto la scelta di non essere presente sui “social”,che le vicende umane e familiari che appaiono nella trattazione del romanzo sono in buona parte autobiografiche.
Mi guardo bene dal fare una sinossi della “trama”, per la semplice ragione che se sostengo in partenza che siamo di fronte a un’opera degna della grande letteratura, la trama viene tutt’al più in coda, ma non è certo l’elemento determinante.
Determinanti sono i grandi temi della vita.
Il rapporto con madre e padre.
I rapporti interpersonali e le amicizie.
Gli amori più o meno riusciti.
Le abilità acquisite che si esercitano in una professione.
Ma è ovvio che ,come ci si aspetta dal titolo, il rapporto principale del quale si parla in questo libro è quello con la montagna, con la sacralità della montagna, che tale è anche per chi non crede nelle mitologie religiose, ma ha una frequentazione con la spiritualità o anche solo con la filosofia, col pensare.
Con questa spiritualtà, che nella montagna nasce in modo contro-intuitivo dalla sublimazione della materia nella bellezza assoluta.
La bellezza la si può andare ad ammirare anche al museo.
Però nella montagna e nella natura io ho sempre visto non solo il più bello dei musei, ma il vero tempio, dove si spende della fatica fisica per andare materialmente oltre al sé a contemplare questo “oltre”, cercando in esso il senso della vita.
Queste cose ci sono ed anzi sono proprio la vera trama di questo bellissimo libro di Cognetti.
Grande ammiratore di Rigoni Stern ,e non poteva essere diversamente, Cognetti si ritrova in eventi ,che periodicamente ripete nella sua casa-baita allargata, nella Valle di Ayas, in vista della maestà del Monte Rosa, insieme a quell’altro singolare artista e cantore della magia della montagna che è Mauro Corona, oltre, ovviamente, ai comuni mortali che condividono quei sentimenti.
Se non l’avete ancora letto non perdetevi questo libro e se l’avete già letto vi farà bene rileggerlo.
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