martedì 2 gennaio 2024

Domino Rivista sul mondo che cambia Numero 12 2023 Germania incognita Con le anime del paese in lotta tra loro,presto Berlino dovrà decidere il suo futuro, cambiando anche il nostro – recensione

 



Da tempo armai ci eravamo accorti che non è più tempo di dormire sonni tranquilli per la semplice ragione che stanno palesemente scricchiolando alcuni fondamentali geopolitici sui quali ci eravamo cullati.

Primo fra tutti la credibilità dell’egemone globale, l’impero americano.

Non stiamo a farla lunga , la serie continua delle guerre perse dal Vietnam in poi, l’11 settembre e l’attacco al Campidoglio parlano da soli.

Ma forse per sottrarci all’atavica paura del vuoto, ci siamo illusi di potere aggrapparci all’Europa.

Entità purtroppo così fragile che gli analisti di geopolitica non la considerano nemmeno esistente nella realtà.

E’ ben noto infatti che i cultori di quella disciplina traducono Europa con Germania, per tenere i piedi per terra.

E qui siamo approdati al problema che cerchiamo di non vedere, talmente ci spaventa.

Va bene che sia diventato non inverosimile che l’America possa implodere , ma, dato che da lei ci separano gli oceani, transeat, nel nostro immaginario collettivo.

Ma se si sfarinasse la Germania, con la quale non confiniamo direttamente, ma quasi, ed economicamente siamo diventati “terzisti” delle sue industrie ,allora il problema ce l’abbiamo praticamente in casa.

Del resto anche i media generalisti ci hanno informato che la “locomotiva d’Europa” è un po’ in panne, essendo entrata tecnicamente in recessione.

Transeat anche questo.

Il problema però è molto più serio.

La Germania può implodere perché non è fondata su una base etnica uniforme e coesa.

Limitiamoci a guardare la carta geografica.

Da Sud a Nord : guardando nel settore Est : troviamo Baviera; Turingia; Sassonia Brandeburgo ;Pomerania e guardando a Ovest troviamo :Baden Wuertenberg;Renania; Schleswig Holstein.

Cosa ci dicono questi nomi?

Le due distinzioni più radicali : nella parte Est ci sono insieme Bavaresi cattolici a Sud e Sassoni e Prussiani (Sassonia e Brandeburgo) al centro e a Nord tutti luterani.

Renani a Ovest e verso Nord Anseatici.

La storia parla da sola di fronte a queste differenze etniche, tutt’altro che irrilevanti, accentuate dalle fedi religiose diverse e dall’appartenenza durante i decenni della Guerra Fredda al blocco Occidentale o a quello Sovietico.

Non facciamoci ingannare dal fatto che in chiesa non ci va quasi più nessuno.

Le religioni ,ci insegnano storici e filosofi e geopolitici, non sono solo fedi (sbiadite o finite) ma sopratutto culture, che sono sempre verdi e radicate profondamente, alla base delle identità dei popoli.

A Est si sente fortemente l’eredità storico,etcnico- cultural - religiosa dell’appartenenza prussiana.

Questo non significa solo maggior spirito comunitario che spinge al rispetto della gerarchia e dell’ordine, dando la prevalenza a valori comunitari e identitari.

Non è un caso che lo spirito prussiano si sia lasciato trascinare prima nel militarismo nazionalsocialista e poi nel comunismo.

Come non è un caso che lo spirito bavarese,renano anseatico sia stato più aperto ad assorbire il capitalismo liberista-consumista – economicista, avendo già una storia culturale di carattere mercantilista.

Mettiamoci poi l’influenza potente delle religioni.

Il successo galoppante di Alternative fuer Deutchland sopratutto all’Est, ma non solo, non è solo politica.

C’è sotto molta, ma molta storia.

C’è una Prussia, che si sente trascurata e che vorrebbe riprendere nelle sue mani l’egemonia che gestiva in passato.

Non parliamo poi del rancore che cova sotto sotto nei bavaresi ,che saranno anche cattolici tradizionalisti, ma che cominciano a non sopportare più di sapere di essere loro il cuore economico-industriale del paese, ma che dalla fine della guerra (persa), sono tenuti politicamente ai margini ,perché condannati ad auto- flagellarsi pare in eterno, per avere ospitato le birrerie dove è nato il nazional- socialismo.

La Baviera sembra in una situazione non molto diversa da quella oltre-oceano che si vive attualmente in Texas.

Se comincia a sentirsi “altro” uno stato regione di quelle dimensioni sono guai.

Quando un paese è grosso e potente ma ha altrettanto grossi problemi demografici e di non coesione e uniformità etnico-culturale, è possibile che imploda, dice la geopolitica.

Noi italiani siamo abituati a dipingerci , nel nostra immaginazione collettiva, a tinte fosche e al limite del masochismo, ma i geopolitici dicono che siamo il paese europeo etnicamente più coeso.

Abbiamo anche noi un grosso problema demografico, ma non abbiamo problemi di divisioni etniche.

Inutile dire che le divisioni etnico culturali portano a diversità di “visione” politica a livello di prospettiva strategica.

L’Est cerca un buon rapporto con la Russia e non vede troppo bene l’impegno a favore dell’Ucraina.

Ancora meno bene vede la presenza di decine di miglia di marins americani in casa loro settant’anni dopo la fine della guerra.

Parecchio diversa la prospettiva dell’Ovest ,che sacrifica all’economicismo ed alla ricchezza qualsiasi considerazione di strategia politica.

Le basi americane fan finta di non vederle e si identificano con Washington e la sua cultura.

Interessantissimo questo numero di Domino, ben illustrato come sempre dall’editoriale di Fabbri.

Ho apprezzato tutti i saggi di questo numero, ma per l’ennesima volta ho letto con autentico piacere lo stile sferzante anti- main stream dello storico militare Virginio Ilari.




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