martedì 19 marzo 2024

Federico Fubini : L’oro e la patria. Storia di Niccolò Introna eroe dimenticato Ed. Mondadori – recensione

 





Tutti conosciamo Federico Fubini ,come principale firma del giornalismo di economia e finanza del Corriere, e quindi siamo abituati a vederlo, diciamo, più come tecnico, che come giornalista.

Risulta quindi una piacevole sorpresa trovarlo a cimentasi con l’abilità e il rigore, tipici dello storico, nella narrazione della vita professionale di questa molto singolare figura di integerrimo servitore dello stato, nel sofferto periodo del ventennio fascista ed appena dopo, circondato da colleghi altri burocrati e da una classe politica, tutt’altro che integerrimi.

Niccolò Introna per decenni ricoprì ,per intenderci, la posizione di vice Governatore della Banca d’Italia, anche se la figura specifica formalmente non esiste.

Lui alla fine comandava e garantiva la continuità dell’istituzione, semplicemente perché era il più preparato e il più capace per mandare avanti la baracca.

Era integerrimo, lo abbiamo detto, ma dotato di un un caratteraccio , troppo poco incline a quella “flessibilità” che sarebbe stata indispensabile per poter sedere sulla poltrona di vertice ,passando da Giolitti a Mussolini fino a De Gasperi.

Fubini ci dice che è riuscito a scrivere questo libro perché, per circostanze fortuite, ha avuto la ventura di poter consultare l’enorme e ordinata massa di appunti e di documenti, che l’Introna ha redatto e messo insieme con estrema puntigliosità per tutta la sua vita professionale.

La sua narrazione è quindi documentatissima.

Diciamolo subito, il libro è estremamente interessante e si lascia leggere molto bene, ma suscita due sentimenti del tutto contrastanti, e forse non poteva fare diversamente proprio perché è la specificità del personaggio Introna, che incarnava questo contrasto.

Voglio dire, che da una parte, c’è la piacevole scoperta di una figura ingiustamente sconosciuta di eccellenza di servitore dello stato e proprio e addirittura in quei tempi così travagliati.

Dall’altra, però, ci sono gli esponenti di una classe dirigente, che, anche se riuscì a volte a esprimere delle figure che emergevano per preparazione tecnica, nel complesso era composta da dirigenti divenuti tali, perché privilegiavano la cura del conformismo e del piatto servilismo, nei confronti del potere ,di qualsiasi orientamento fosse.

Tipico ed emblematico il caso del diretto superiore di Introna, per più lungo tempo, che ,a quanto risulta dalle carte, che abbiamo sopra accennate ,dava immediata disposizione di eseguire prelievi dal caveau della Banca d’Italia di quanto indicato in semplici bigliettini informali, che non si peritavano di indicare qualsiasi giustificazione,ma erano firmati : Mussolini, e questo bastava.

Introna, guarda caso, invece le pensava letteralmente tutte per cercare di evitare la spoliazione della Banca d’Italia da parte della famelica dirigenza del fascio.

Inutile dirlo, la parte più intrigante del libro e quella che riporta le vicende ,veramente romanzesche e rocambolesche ,che concernono le manovre messe in atto, in più tempi e modi diversi, dall’Introna stesso per evitare che i Nazisti si portassero via le intere riserve d’oro, custodite nei sotterranei di palazzo Koch in Via Nazionale, sede storica romana della Banca d’Italia.

Dal libro viene fuori la figura umana e professionale dell’Introna talmente tutta d’un pezzo, che sembra persino impossibile, che un personaggio del genere sia riuscito a portare avanti il suo lavoro per decenni.

Non stupisce che politici e colleghi lo temessero e non lo amassero, perché la sua stessa esistenza era per loro una condanna morale, sempre incombente.

Pure non stupisce che i dipendenti ,invece, lo amassero, perché erano nella posizione di capire benissimo quanto costasse la coerenza di quel dirigente.

Lascia invece molto l’amaro in bocca ,dover constatare quanto la tanto glorificata classe dirigente politica del dopoguerra non ne venga fuori poi così bene come la vulgata comune ce l’ha descritta costantemente.

La scelta, fatta allora, prima di non operare alcuna vera epurazione e poi addirittura di adottare una amnistia generale, sono state veramente frutto di saggezza?

E’ vero che una classe dirigente politica e sopratutto burocratica non si improvvisano, ma la continuità col fascismo se esaminata nei dettagli risulta veramente scioccante.

Se i lettori volessero approfondire non posso non ricordare i libri di Gianni Oliva e di Antonio Scurati, appena recensiti, l’uno il 23 febbraio sorso l’uno e gli altri due il 20 e 28 gennaio , su questo stesso sito.
























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