martedì 4 aprile 2023

Giada Messetti La Cina è già qui Ed. Mondadori – recensione

 


Abbiamo già apprezzato le doti di brillante sinologa di Giada Messetti con la lettura del suo precedente libro : “Nella testa del Dragone” ,che si era recensito su questo blog il 10 settembre 2021.

In quest’altro, la medesima autrice ,che nel frattempo ha preso anche abbastanza confidenza col mezzo televisivo ,apparendo come ospite in diversi talk show ,approfondisce la sua narrazione della Cina, soffermandosi su aspetti che nel libro precedente aveva appena accennato.

Occorre dirlo subito,il compito che un sinologo si impone è decisamente difficile.

Innanzitutto perché la Cina è lontana.

E fosse lontana solo geograficamente, andrebbe ancora, bene, perché oggi con un aereo o usando i media sul web si va facilmente dappertutto.

Il problema vero che la Cina è lontana ,significa che è parecchio “diversa”, cioè ci mette in crisi perché non è assimilabile alle cose delle quali abbiamo esperienza , e questo è un guaio, perché le neuroscienze ci dicono che come ci si presenta una cosa che non conosciamo, la nostra mente è programmata in modo da fornirci un primo approccio di conoscenza. tirando fuori dal “data base” del nostro vissuto qualcosa di analogo.

Va bene, anzi non va bene affatto, perché la Cina è tanto diversa da non essere leggibile usando i parametri occidentali ,che padroneggiamo tutti i giorni, perché se usiamo quelli non siamo in grado di capire nulla di quel paese, se non rappresentarci delle versioni stereotipate e preconcette, che in realtà sono delle favole che non hanno attinenza con la realtà.

OK! Allora cerchiamo di vedere la Cina con gli occhi giusti.

Ottimo proposito, ma che guaio!

Perché per apprendere cose delle quali non abbiamo alcuna esperienza ,occorre dedicare del tempo a una studio particolare ,anche solo per avere una infarinatura, e questa prospettiva difficilmente entusiasma.

Ecco perché non invidio i sinologi, perché sanno che convincere la gente a studiare, non è la cosa più facile del mondo e quindi devono essere molto bravi a trovare argomenti che accendano la lampadina di un interesse particolare nel lettore.

Se seguiamo questo criterio di lettura, a mio parere ,mi sembra che la Messetti sia riuscita in questo scopo in più di una occasione.

Usando un gran coraggio, perché ha preso veramente il toro per le corna ,cominciando il libro con un piccolo ma corposo saggio, tutto dedicato forse alla difficoltà maggiore sulla quale va a sbattere la faccia chi cerca di relazionarsi con la Cina : la lingua.

Se c’è una cosa che descrive bene la formidabile diversità fra noi occidentali e i cinesi, è proprio quella strana lingua e quegli ancora più strani ideogrammi che ci portano in un mondo simbolico, ben diverso dal nostro.

Basta dire ,che è ostico di per sé e quindi è difficile, perfino per i Cinesi, tanto che, come ci spiega bene la Messetti,quel sistema linguistico è stato più volte soggetto a lavori di semplificazione, che hanno a volte addirittura portato ad ipotizzare il suo abbandono, per ricorrere alla translitterazione verso i caratteri alfabetici.

Ma i cinesi sono riusciti incredibilmente a superare anche l’ostacolo ,che sembrava veramente insormontabile, per portare la Cina nel pieno del mondo moderno ,quando cioè, hanno dovuto trovare il modo di inventarsi qualcosa di simile alla nostra tastiera da computer “Qwerti”, usando in qualche modo gli ideogrammi, che sono migliaia e ovviamente non ci stanno in una tastiera che si deve limitare a non più di alcune decine di tasti.

Ma non avrebbero fatto prima ad approfittarne per passare alla translitterazione?

Forse, ma non è solo per amore di rimanere fedeli alle loro tradizioni millenarie, che non lo hanno (ancora) fatto.

Se, come spero, leggerete questo libro, capirete che l’uso dei “pittogrammi” o degli “ideogrammi” è legato in modo fortissimo alla millenaria cultura dell’ “Impero di Mezzo” , come sono abituati a dirsi e a pensarsi i cinesi.

E’ la loro visione del mondo che viene rispecchiata in quei simboli e quindi tenerli in vita ha un suo senso.

Ecco ,siamo arrivati al cuore del problema.

La visione del mondo dei cinesi è parecchio diversa da quella che abbiamo noi occidentali.

Giada Messetti nelle pagine di questo libro ci offre l’occasione di avvicinarci parecchio.

Confucio, Mencio, Lao Tse .

Dovremo proprio cercare di conoscere ,almeno un po, questi grandi pensatori, diversamente sarebbe difficile capire la Cina.

I soloni dei nostri media ,che non sempre sembrano avvezzi a dedicare il tempo dovuto allo studio, a questo punto, ci farebbero la solita predica : ma noi non saremo mai disposti a transigere sui nostri valori “non negoziabili” ,relativi ai diritti umani e alla democrazia, tutt’al più saranno loro a dover avviarsi verso una ulteriore fase di civilizzazione, acquisendoli ,come abbiamo fatto noi in passato.

Ma non puzzerà un po di un già visto “imperialismo culturale” questo modo di ragionare?

Chi si dà come valori non negoziabili solo il pensiero critico e la fedeltà alla logica, cioè al pensiero razionale e non dogmatico, come facciamo noi figli dell’illuminismo, non dovrebbe invece ragionare su : “quali” diritti umani e “quale” democrazia ?

Il problema è tutto qui.

Se vogliamo uscire dalla logica della legge della giungla, cioè del : voi dovete introitare e professare i nostri valori perché noi siamo i più forti , come si è fatto ai tempi della Regina Vittoria, della Compagnia delle Indie e della politica delle cannoniere, sarà inevitabile porsi le domande sopra elencate, magari coniugandole con almeno una spruzzatina di etica, ingrediente divenuto così raro.

Questo è un ottimo libro ,che, come vedete, conduce anche a riflessioni veramente serie, perché ci conducono a spingerci addirittura alla riflessione sul futuro dell’umanità.

Ma non spaventatevi, perché l’autrice ha l’abilità di tenere una linea di pensiero di fondo molto, molto serio, inanellando però diverse messe a punto sugli elementi esotico-folkloristici ,che attirano da sempre la nostra curiosità sulla Cina.

Andiamo dall’uso delle bacchette par mangiare, all’etichetta da usare a tavola; dalle curiosità della famosa cucina cinese, fino agli atteggiamenti da tenere nei rapporti con interlocutori cinesi per non urtare le loro suscettibilità ;fino addirittura al senso del colore delle mutande.







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