venerdì 25 ottobre 2024

Fabrizio Maronta Deglobalizzazione Se il tramonto dell’America lascia il mondo senza centro Editore Hoepli – recensione


 



L’autore è responsabile delle relazioni internazionali di Limes e quindi ,fra gli analisti della rivista, ricopre un ruolo di primo piano.

Il fatto poi che, non ostante la giovane età, abbia insegnato geografia politica all’Univerità Roma 3, ne mette in evidenza la specifica preparazione geopolitica.

Ciliegina sulla torta, ha insegnato anche relazioni internazionali alla scuola sottuficiali dell’Esercito a Viterbo.

Fra il 2007 e 2013 ha collaborato col Ministero dell’Economia, per definire la posizione italiana nei negoziati dell’UE e ha curato la voce “neoliberismo” per l’Enciclopedia Treccani.

Detto questo è opportuno precisare il fatto che Maronta ha sviluppato una particolare attenzione alla situazione dell’America.

Nel libro si dice che l’America è e rimane la prima superpotenza militare, con le sue sette flotte, che grantiscono la persistenza dell’egemonia americana in qualsiasi angolo del mondo.

Sul piano dell’economia, le dimensioni e la salute dell’economia americana sono del tutto evidenti, basti pensare all’andamento dell’indice azionario più significativo il S&P 500, che sta battendo ogni record, anche nella durata della “fase toro”.

Quindi primato militare, primato economico e non ultimo in ordine di importanza, primato culturale.

Tutto il mondo ha imitato l’America.

E allora cosa c’è che non va ?

Non va il fatto che gran parte degli americani non credono più nell’America, nel sogno americano, nella capacità del loro paese di continuare a essere quello che le generazioni precedenti non dubitavano (arrogantemente) di credere il migliore del mondo, e quindi, quello che aveva ricevuto da dio la missione messianoca di diffondere la propria civiltà superiore per tutto l’orbe.

Maronta, come gli altri analisti che seguono le vicende americane, non nasconde quanto siano scioccanti alcuni dati, spaventoamente negativi.

Basti segnalarne un : in un anno in America muoiono 170.000 persone a causa dell’uso di farmaci antidolorifici fortissimi, come il fentanyl, assunti come droga (che da una fortissima assuefazione).

Per comprenderne la portata, si pensi ,che stiamo parlando di un numero pari a quello che si ottiene sommando i caduti, che le fonti indipendenti ,hanno contato nella guerra in Ucraina sommando sia quelli di parte Ucraina che quelli di parte Russa.

E’ una cifra assolutamente enorme, che da sola rappresenta il sintomo di un malessere fuori controllo.

Si arriva a questi eccessi, quando non si riesce a superare l’umiliazione per esempio di non potersi comprare una casa, di dovere fare contemporaneamente più mestieri, per sbarcare il lunario, causa inflazione.

Problemi che non hanno avuto le generazioni precedenti.

Ai problemi quotidiani sopra elencati si sommano poi altre constatazioni tutt’altro che piacevoli, come la condizione preoccupante di decadimento delle infrastrutture pubbliche.

Le strade centrali delle metropoli occupate da homless in misura assurda.

Il diagare della criminalità.

Lo scadere del livello della scuola.

La radicalizzazione delle contrapposizioni e delle differenze fra i gruppi sociali e peggio ancora degli schieramenti politici, al limite della guerra civile.

Un America arrabbiata col mondo, ma anche con sé stessa , che ha identificato “il nemico” che la insidia nella Cina.

Se le cose stanno così, allora viene da dire l’America rischia di disintegrarsi, ma cosa c’entra la globalizzazione, che dà il titolo al libro, perché dovrebbe andare in crisi anche la globalizzazione che è un fenomeno di dimensioni mondiali?

Perchè la globalizzzione, nella realtà, è sinonimo di egemonia amaricana, egemonia che è diventata assoluta ,dopo la caduta del comunismo che ha da dato all’America la conduzione di un mondo unipolare, mentre nei decenni precedenti ,era almeno bipolare.

Gli americani pensano : la Cina ci sfida militarmente, la Cina rovina la nostra posizione economica perché facendo dumping, ci obbliga a mettere dazi e ci fa aumentare il costo della vita.

Abbiamo sbagliato a diventare troppo interdipendenti con la Cina e oggi sgangiarci (decoupling) risulta difficile.

Ci avevano raccontato ,che avremmo potuto aumentare la nostra ricchezza ,rimanendo senza industria, quando abbiamo lasciato che la Cina diventasse la fabbrica del mondo.

Abbiamo sbagliato.

Per di più, constatiamo che la deterrenza americana nel mondo non funziona più, vedi le sanzioni adottate contro la Russia, che due terzi dell’intiero mondo aggirano, disobbedendo così in modo plateale al volere dell’egemone o forse dell’ex egemone.

La Cina ha superato il Giappone nella produzione automobilistica e addirittura Byd ha superato Tesla nelle auto elettriche.

La Cina e’ la seconda economia del mondo, ma sta diventando la prima quanto a Pil.

Anche se come Pil pro - capite ha ancora parecchia strada da fare.

Adirittura, per numero di imbarcazioni, la marina cinese ha superato quella americana.

Ecco perché la globalizzazione, che si traduceva come egemonia mondiale americana, sta diventando deglobalizzazione.

Il libro di Maronta, che ho cercato di illustrare per sommi capi, è scritto bene ed è molto documentato.









sabato 12 ottobre 2024

Marzio Mian Volga Blues Viaggio nel cuore della Russia - Edizioni Gramma Feltrinelli - recensione

 



Dai vari siti che lo citano, ricavo le notizie essenzili sull’autore.

Marzio G.Mian è un giornalista ,che fa parte di The Arctic Times Project, organizzazione giornalistica non profit ,che indaga sulle conseguenze della crisi climatica nell’Artico.

Ha realizzato incheste e reportage in più di 50 paesi.

E’anche autore di teatro.

E’ stato per 7 anni vice-direttore di Io Donna del Corriere della Sera, collabora con Internazionale,il Giornale,GQ Italia,Rai Sky Italia.

Giornalista e inviato in mezzo mondo, ha sviluppato un interesse particolare a cercare di capire il punto dei vista dei russi.

E’ da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, che gli analsiti di geopolitica non sanno più a che santo votarsi, per farci capire ,che i rapporti internazionali e le guerre in paritcolare sono molto più complicate di come appaiono e che quindi l’equazione di ferro, adottata con incredibile unanime conformismo dai nostri media :,Russia invasore = cattivo/Ucraina invaso = buono ,non è semplificabile alla stregua del darby Milan-Inter, ma che va almeno contestualizzata nella storia recente.

Quindi bisogna tener conto che quando è in corso una guerra, le cronche che provengono dai paesi in guerra e loro alleati ,non sono notizie vere, ma pura propaganda.

E che per capirci veramente qualcosa ,occorre sempre partire dal cercare di afferrare il punto di vista di tutti e due i contendenti, tutti e due, non solo di quello, che ci è più simpatico o più vicino.

In parole un po più prosaiche, occorre cercare di capire l’”anima” dei paesi in guerra.

Per cercare di capire l’anima della Russia, Mian ha intrapreso un viaggio per i 3.800 kilometri ,che occorre farsi, per seguire tutto il corso del Volga, il maggior fiume della Russia e di Europa, dal Baltico al Caspio.

Ne è venuto fuori un brillante reportage ,che è risultato qualcosa di molto più di un semplice reportage, perché le descrizioni pur brillanti di alcuni luoghi simbolo di questo paese, come Stalingrado oggi Volgograd, o Astrakan, e sopratutto le interviste ai personaggi russi più disparati, o dai puntuali richiami alla storia del paese ,ne esce fuori davvero uno dei migliori tentativi di penetrare l’anima della Russia.

Confessiamocelo, noi ,di nostra iniziativa “di pancia”, subito ben corroborata del resto ,a nostra parziale discolpa, dai commenti tutt’altro che approfonditi o originali dei media, abbiamo battezzato e banalizzato questa guerra con la presente brillante pensata : una mattina Putin, autcrate completamente fuori di testa ha deciso di invadere l’Ucraina e l’ha fatto,

Di conseguenza ,attenzione!, perché oggi è toccata agli ucraini ,ma domani potrebbe toccare a noi.

Perchè mi son permesso di fare l’affermazione, sommamente divisiva ,riportata sopra ?

Prima di tutto perché mi risulta ,che rappresenti il modo di pensare più diffuso sull’argomento, e poi perché questo libro sembra scritto apposta, per sostenere il punto di vista dei già citati analisti di geopolitica, che ripetono ,se pure con non molto successo : fate attenzione, la figura dell’uomo solo al comando, oggi battezzato autocrate, non esiste e nella storia, non è mai esistita.

Perché anche i più cupi e screditati autocrati o dittatori della storia ,rimanevano al potere solo ed esclusivamente, fin quando li sorreggeva il consenso di fondo dei loro popoli ,conforme a linee guida di lungo o lunghissimo corso, impresse nella loro storia culturale, se non adirittura ancestrale.

Ecco allora l’estrema utilità di cercare di capire l’anima della Russia.

Per poi scoprire, inevitabilmente ,che l’autocrate del momento, non fa altro che cecare di uniformarsi al modo di sentire del suo popolo.

I russi possono o non possono riuscirci simpatici, vicini o lontani, ma la pensano in modo molto, ma molto diverso da noi.

Attenzione, perché è qui che si gioca il confine fra guerra e pace.

Nell’analizzare il senso di quel “diverso”.

Se ci riteniamo tutti nel nostro Occidente figli della filosofia dei Lumi, dovremmo per coerenza essere abituati ad applicare il valore della tolleranza a ciò che è diverso : allora è pace.

Se, invece, ciò che è diverso, lo definiamo imediatamente inferiore : allora è guerra.

Dobbiamo sempre scegliere fra Immanuel Kant e Friedrich Nietzche.

Fra uomo razionale, che ha posto la sua dignità nell’etica ,oppure nel superuomo, che ritiene che la sua dignita risieda unicamente nella potenza.

Il fatto che siamo diversi ,non significa affatto che siamo superiori ,e che i Russi ,per divenire nostri amici, debbano adottare il nostro modo di pensare, la nostra visione del mondo, che sarebbe la migliore , la più elevata e quindi quella da imporre al resto del mondo.

Non funziona così.

I Russi possono sembrarci arcaici o medioevali, nel loro attaccamento alla tradizione ortodossa ed all’idea imperiale, ma questi sono i russi e non altro.

Non sono proprio aspiranti occidentali anche se bevono Coca Cola, mangiano amburgher Mec Donald e aspirerebbero a possedere un Iphon.

Naturalmente usando ingegnose manovre per aggirare le pesanti e onnipresenti sanzioni americane, ben descritte nel libro, che andrebbe letto anche solo per questa parte.

Mian ha il grande merito, innazi tutto, di avere cercato con grande onestà intellettuale di “fotografare” quella, che ,nel suo reportage ,si veniva rivelando come l’anima profonda della russia ,poi, pur non essendo ,né volendo essere, un analista geopolitico, di cercare di capire il fondamento almeno di qualcuno, dei punti fissi della visione del mondo dei russi.

Ne accenno uno : l’atavica aspirazione all’impero.

Forse ,quello che più risulta indigesto, al nostro modo di pensare.

Ma proviamo a uscire dalle semplificazioni, alle quali ci ha abituato lo studio sbrigativo della storia, che ci hanno appioppato i programmi ministeriali.

Secondo i manuali le due guerre mondiali ci avrebbero liberato dagli imperi, istituzioni superate, basate sulla sola forza e oggi improponibili.

Attenzione però.

Ragioniamo contestualizzando.

Gli imperi sono stati, non il risultato di deliranti sogni di potenza, di qualche stravagante personaggio storico, ma niente altro che l’inevitabile soluzione, da adottare, da parte di paesi che si ritrovavano a governare su territori particolarmente vasti e sopratutto su popoli poco omogenei ,divisi da lingue,religioni e sopratutto etnie ,molto diverse fra di loro e quindi difficili da tenere insieme.

La Russia, guarda caso, è il paese territorialmente più grande del mondo.

Diviso in 85 entità federali, assimilabili alle nostre regioni.

Non parliamo di lingue,religioni ed etnie.

Come si fa a tenerlo insieme un paese del genere, senza ricorrere al concetto di impero?

Non che per l’America, tanto per dire, il discorso si sviluppi in modo diverso.

Non siamo abituati a ragionare in questo modo, ma è proprio per questo che servono libri come questo.


venerdì 27 settembre 2024

Elisabeth Kuebler Ross La morte è di vitale importanza. Riflessioni sul passaggio dalla vita alla vita dopo la morte - Editore Armenia -recensione

 




Posso dire, senza rischiare di apparire presuntuoso ,che penso di potere definirmi un lettore accanito, praticamente da sempre.

Dico questo, per confessare ,che questo è il libro che mi è costato più fatica “psichica” per arrivare all’ultima pagina.

Confesso ancora che ,addirittura, probabilmente per la prima violta in vita mia ,ho dovuto impormi di smettere di leggerlo, perché la lettura mi trasmetteva una emozione insopportabile.

Già ,l’argomento è quello che è.

Inutile ricorrere a citazioni scientifiche o dotte, ognumo di noi evita “di pancia” di affrontare il problema della morte, se non quando vi è rascinato da eventi infausti.

Ma questo specifico libro, l’ho visto citato da Francesco Faggin, per il quale nutro una grandissima stima, e mi sono ripromesso di leggerlo proprio per vedere come potesse posizionarsi nei riguardi della teoria del “panpsichismo da informazione quantica” di Faggin- D’Ariano ,che potete trovare descritta nei tre libri di Faggin, che ho recentemente recesito.

La dottoressa Ross è una psichiatra, che per sua scelta, sulla spinta di una vocazione personale, a un certo punto, coincidente con l’inizio della sua professione , ha deciso di dedicare tutta la sua carriera professionale e scientifica, nel seguire ,non solo i malati terminali di cancro nei loro ultimi giorni, ma in particolare i bambini, nelle medesime condizioni.

L’Autrice è svizzera, ma ha praticato la sua professione negli Stati Uniti, in un periodo nel quale praticamente nessuno, prima di lei ,si era dedicato sistematicamete a quello specifico settore di studi e di pazienti.

Ma ha chiaramente dimostrato di avere capacità comunicative e carismatiche piuttosto potenti, se in pochi anni, è riuscita a osservare e documentare un numero estremamente elevato di casi, fornendo così ai ricercatori interessati, un data base ,che prima quasi non esisteva,

Affiancando la sua attività clinica, con workshop, della durata di una settimana ,per addetti ai lavori, ma anche parenti di malati in quelle condizioni e un nutrito tour di conferenze in giro per il mondo.

Non voglio sottrarmi ,da subito ,alla domanda, che tutti i potenziali lettori si porranno, a questo punto.

Quello che ognuno di noi ha sentito dire ,in merito alle esperienze di “pre-morte” ,usate e usabili per ipotizzare una sopravvivevenza di una parte di noi, dopo la morte ,sono pii desideri, basati su allucinazioni oppure si possono appoggiare su qualcosa di verosimile?

Sgombriamo il campo da possibili equivoci, dicendo , che le esperienze elencate e descritte dalla Dottoressa Ross, non fanno ricorso a nessuna “spiegazione”, riconducibile alle religioni istituzionali o comunque a dogmi o credenze religiose.

Sono “esperienze” ,cioè situazioni ,alle quali l’Autrice era presente e come tali sono riportate nel libro, che non è altro che la trascrizioni di alcune conferenze tenute dalla medesima.

Si tratta di “esperimenti”, riportati da riviste scientifiche o condotti seguendo protocolli di istituzioni universitarie?

In parte sì, perché l’autrice ha frequentato e fornito materiale a istituzioni scientifiche, ma non chiediamo alla scienza di “spiegare”, quello che non è misurabile, né riducibile ad algoritmi.

C’ è dell’altro, e dell’oltre alla scienza, come c’è dell’altro e dell’oltre, rispetto alle religioni, pur essendo quello che tratta questo libro, un argomento, vicino alle spiritualità, alle filosofie, ed alle tradizioni culturali dei vari popoli.

Bhè, allora, se qualcuno a letto i libri di Faggin , è ipotizzabile in modo del tutto sensato (per Faggin anche addirittura, dimostrabile sulla base della fisica quantistica) una realtà di carattere spirituale, che rappresenta quella che alcuni filosofi come Vito Mancuso definiscono la “vera vita”, che comprende questa nostra vita legata al corpo e costituita da quello che percepiamo quotidianamente ,che però è presente, parallelamente a un altra forma di vita spirituale , che diviene completamente nostra ,quando supereremo i limiti del corpo, dopo la morte.

Mi rendo conto che non stiamo parlando di noccioline ,o dell’ultimio darby di calcio, e che quindi non è agevole entrare nel’ordine di idee, che richiede questo tipo di riflessioni.

Devo però anche confessare, per onestà intellettuale, che pur avendo io professato ,presumo coerentemente, una continuativa fedeltà alle filosofie illuministe - razionaliste, avendo avuto la fortuna di imbattermi pochi mesi fa nel libro di Franceso Tormen, sul sogno lucido (con spunti che si ritrovano anche nei libri di Castaneda) tutti recensiti nel mio blog (https://gmaldif-pantarei.blogspot.com/) ,ho potuto apprezzare senza difficoltà il riconoscimento del valore del “sogno lucido”,

Inteso come esperienza formidabile, di una vita parallela totalmente spirituale “oltre il corpo” ,ma consapevole, per il semplice fatto, che sono fra coloro, che ricordano, senza difficoltà, alcuni “sogni lucidi” ,che peraltro chiunque di noi può provare e apprezzare, solo che ci dedichi un po di attenzione e ne prenda nota.

Ho quindi un’esperienza diretta ,ripeto, condivisa immagino almeno potenzialmente da chiunque, che un particolare mondo dei sogni ,non è un fatto magico o frutto di allucinazioni ,ma è realtà quasi quotidiana.

Il sogno lucido, consente di vivere, se pure solo alcuni momenti ,in una realtà “oltre il corpo”, ma in condizioni di consapevolezza e lucidità ,ed è quindi di inestimabile valore per darci un’idea di cosa possa essere la realtà “solo spirituale” ,che potremo vivre continuativamente, un volta abbandonato il corpo con la morte, per il semplice fatto che esisteva e la sperimentavamo ,anche prima di quell’evento.

Se il lettore avrà la pazienza e la saldezza psichica necessari per leggere tutto il libro della dottoressa Ross, avrà il piacere di sentirsi dire ,che le esperienze di “pre-morte” ,descritte dalla medesima, seguono un denominatore comune e costante, che nasconde aspetti fortemente positivi.

Consistente nell’acquisto di una singolare e forte serenità ,dovuta alla sensazione di vedersi accolti da personaggi amorevoli, che siano parenti o amici, ma comunque sempre persone dalle quali siamo stati amati.

Siccome, comunque la pensiamo, tutti siamo consapevoli del fatto ,che da lì dobbiamo passarci, ritengo che la lettura di questo libro, se pure emotivamente impegnativo, possa essere di grande utilità per tutti.

Teniamo conto anche di un’altra cosa e cioè che la dottoressa Ross è una psichiatra, che inevitabilmente esponendoci le sue esperienze professionali ed umane, ci presenta anche non pochi percorsi tipici della sua professione.

Per fare un esempio quasi tecnico la descrizione della tecnica di lettura dei disegni dei bambini ma non solo messa a punto da Jung.

Ma ci dice molto di più nel corso di tutto il libro.

Mi sembra che il filo che percorre tutto ce lo riassuma così.

Se volete vivere sereni,( mi viene da osservare che la Ross, praticamente non usa la parola felicità),

dovete sbarazzarvi delle negatività ,che albergano in voi come in ogni uomo.

Tutti noi conviviamo con un Hitler, dobbiamo prenderne cognizione e consapevolezza.

C’è un meccanismo plasmato nella nostra psiche, che ci spinge regolarmente ad attribuire ad altri le nostre negatività e i nostri fallimenti, dobbiamo combattere questa tendenza naturale e superarla, perché ognuno di noi è resposabile di sé stesso.

Non illudetevi, ci dice la Ross, non c’è diavolo che possa costringervi a fare anche dentro di voi quello che non volete. Non cercate scuse.

Tutti conviviamo con chi ci ha fatto del male.

Convincetevi che combattere la negatività con un’altra negatività è una trappola anche logica, non ha senso, disfatevi dell’odio.

Invece di odiare chi ci ha fatto del, male cominciamo a lavorare su noi stessi ed apriamoci al mondo con maggiore positività, cominciamo a cacciare l’Hitler che c’è in noi.

Questa è la sola strada.

Ho riassunto un po sbrigativamente il pensiero della Ross, spero però di essere rimasto fedele alla sua sostanza.

Concludo, questo è un libro un po impegnativo, ma probabilmente sono proprio questi libri ,che ci fanno fare un po di fatica quelli che rimangono a costruire quello che abbiamo bisogno.










mercoledì 18 settembre 2024

Piero Angela : Viaggio nel mondo del paranormale Cosa c’è di vero nei fenomeni paranormali? Un libro per chi vuole capire – Mondadori Editore – recensione

 



Dopo aver letto e recensito i tre libri. coi quali Federico Faggin ha enunciato e divulgato la sua teoria del “panpsichismo da informazione quantica” (elaborata insieme al fisico Prof. D’Ariano), mi ero ricordato di avere in biblioteca questo libro scritto da Angela, in prima edizione nel lontano 1978 e poi abbondantemente ristampato, e di non averlo ancora letto.

Perchè questo accostamento?

Perchè Angela padre è stato, senza ombra di dubbio, il più efficace e noto divulgatore scientifico, che abbiamo avuto nel nostro paese e quindi sapendo, che nei sui saggi ha sempre sostenuto a spada tratta l’assoluta primazia della visione della fisica classica ,per addivenire alla conoscenza del mondo che ci circonda, volevo vedere se ,nell’ambito di quel punto di vista ,si potesse trovare uno spazio per la teoria e la conseguente visione del mondo di Faggin.

Il libro del quale stiamo parlando è una serrata e documentatissima critica dei comportamenti paranormali esaminati, per concludere, che assolutamente nessuno di quegli eventi è mai stato riconosciuto né è riconoscibile dalla scienza, come un accadimento ,che sfugge alle leggi della fisica, e che troverebbe quindi le sue cause in una manifestazione di parapsicologia, causata da forze occulte.

Sappiamo che Angela è stato il promotore della fondazione del CICAP (Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) nel 1989, con scenziati illustri e ricercatori più o meno noti, con lo scopo di promuovere l’uso del metodo scientifico ed il pensiero critico, smascherando nel contempo, chi cerca di accreditare pseudoscienze, magari in buona fede, ma non di rado anche per lucro.

Ecco, arrivati a questo punto, chiariamo subito ,che l’enorme sforzo fatto da un personaggio della statura di Federico Faggin (inventore e costruttore del primo microprocessore e del primo schermo tattile) per formulare una teoria, in grado di conciliare la visione del mondo della scienza classica e quella delle spiritualità, usando la fisica quantistica, non ha nulla a che fare con quella che Angela chiama parapsicologia e che riguarda fenomeni come telepatia, chiaroveggenza,precognizione,psicocinesi,poltergeist,comunicazione con le piante,sedute spiritiche,fotografia del pensiero,fotografia Kirlian,bio-feedback,astrologia, sogni premonitori,sensazioni di deja vue,profezie,medium, veggenti,sensitivi.

Ho riportato volutamente l’elenco ,che si trova nell’ultima di copertina, perché è pressochè completo.

Da quel che si deduce dalla lettura delle quattrocento pagine del libro, la sua stesura è costata all’autore un lavoro immane, andando a intervistare un numero incredibile di celebri sensitivi, ma sopratutto di esperti, in grado di svelare, che ,regolarmente ,dietro a quei fenomeni, non c’era altro che una spesso grande abilità manipolatoria, di chi si esibiva, usando trucchi molto efficaci.

Questo di Angela è un libro interessantissimo non solo perchè che ci conduce dentro in profondità in un mondo che fa notizia , ma che ben pochi conoscono, ma perché, svelandoci quasi tutti i trucchi di quel “mestiere” ,di fatto ,mette insieme senza volerlo, un piccolo prontuario di psicologia.

Ed è stato costretto a farlo, perché diversamente ,non avrebbe potuto spiegare cose contro-intuitive.

Una per tutte.

I sensitivi, alcuni dei quali, in certi tempi, erano diventati molto famosi, denotando una incredibile perspicacia prioprio da psicologi, avevano convinto, nel corso del tempo ,alcuni scienziati di notevole fama, alcuni dei quali addirittura premi Nobel ,a partecipare al loro “spettacolo” ,per poi chiedere loro di voler rilsciare gentilmente un loro apprezzamento, oggi si direbbe un “like” o meno.

Fatto sta che, quasi sempre, alcuni gruppi di scenziati hanno pubblicato relazioni entusiastiche su quello che avevano visto ,dichiarando anche ,che a loro avviso quegli avvenimenti andavano,oltre le leggi della fisica conosciute.

Come mai ?

Angela ci svela il mistero.

Cadendo in un errore logico elementre, le opinioni pubbliche, tendono a fare nella loro mente un sillogismo che non stava in piedi : se degli scenziati, dicono che questi sensitivi ,fanno cose che vanno oltre le leggi fisiche da loro ben conosciute, c’è la prova ,che esistono forze oscure e che questi sensitivi le posseggono.

Il problema è questo : gli scienziati sono delle eccellenze nel loro campo ,ma sono del tutto digiuni delle tecniche ,delle abilità, e dei…..trucchi ,che i sensitivi sono capaci di produrre.

Scrive infatti Angela, se questi sensitivi avessero consentito, che fra gli scenziati, fosse presente un qualunque professionista di quelle “arti”, sarebbero stati immediatamente smascherati e gli scienziati si sarebbero risparmiati delle obiettive brutte figure.

Ma non è mai successo ,nemmeno una volta.

A ognuno il suo mestiere.

A parte i trucchi da prestigiatore e l’abilità manuale ,che questi sensitivi acquisisono con l’allenamento, c’è proprio l’uso di conoscenze ,magari solo pratiche o magari anche teoriche, tipiche della psicologia, usate per manipolare le persone.

Forse il più elementare è mettere in atto la capacità di fare concenrare l’attenzione del pubblico su una cosa precisa, distraendolo ,da qualsiasi altro settore.

Per esempio, nelle sedute spiritiche, è stato appurato ,che mantenendo l’ambiente scuro, con una fioca luce rossa ,da camera oscura, ma a bassissima potenza, i collaboratori del medium possono andare e venire ,vestiti ovviamente di nero, facendo le veci del defunto ,che dovrebbe materializzarsi con qualche atto, un verso, una frase, un rumore eccetera e nessuno si accorge dei loro movimenti.

Ma in quasi tutte le altre forme di “spettacoli” ,la presenza ,non notata ovviamente, di collaboratori del sensitivo ,si rivela fondamentale, perché sono costoro che, con segnali e gesti in codice, comunicano al sensitivo ,quello che vuole rivelare: la carta, un numero, un disegno, eccetera.

Il libro è una vera miniera di tutti quesri trucchi.

Ed è stato di grandissima utilità, ad esempio per smascherare a suo tempo, le pericolose ciarlatanerie dei presunti “curadores” ,filippini o di altri paesi.

Si tenga presente un altro fatto appurato, che è totalmente illogico e contro-intuitivo : chi vuole credere, anche se messo di fronte alle prove dei trucchi usati dai “sensitivi”, continua a crederci.

Siamo tutti purtroppo dei creduloni per tendenza innata della nostra psiche, come ha avuto modo di dimostrare un’altro scenziato e divulgatore ben noto come Telmo Pievani.

Ecco, le cose che ho sopra accennato, sono veramente di grandissimo interesse.

Ma prima di chiudere ,vorrei tornare alla domanda ,che mi ero posto per mio interesse personale, circa la teoria del panpsichismo di Faggin, immaginando come verrebbe trattata da Piero Angela.

Il peronaggio Angela, lo abbiamom tutti conosciuto nelle sue numerosissime trasmissioni, era una persone di una cortesia da vero gentleman ,e queste sue nobile qualità ha permeato anche la trattazione di tutto il libro.

Infatti ,anche quando smaschera i trucchi più vistosi, non si lascia andare mai al minimo cenno di dileggio, ma al contrario, ribadisce che molti di questi “sensitivi” ,probabilmente erano in assoluta buona fede ,e credevano davvero di possedere poteri eccezionali ,oltre la scienza.

Ma su certe convinzioni Angela non è mai stato equivoco.

E’ chiaro che non è stato un “credente” nella parapsicologia.

E pur avendo rispetto per le religioni, credo che ,non sia mai stato nemmeno un “credente” in quelle “fedi”.

Ma lui stesso, in questo libro, ci dice che secondo lui scienza e religioni possono tranquillamente convivere, purché ognuna delle due ,si accontenti di rimanere nel proprio campo e non pretenda di andare a predicare nel campo dell’altro.

Ecco, però, il solo parlare di religioni e non di spiritualità, ci fa capire ,che probabilmente Angela rispettava ,ma non aveva un suo particolare interesse per l’”oltre” la scienza.

Peccato perché questo non è solo il campo fin troppo rivendicato dalle religioni, ma è sopratutto quello delle “spirtualità” ,che sono da sempre andate”oltre” le religioni istituzionali.

Non lo dico per cercare il pelo nell’uovo, perché personalmente ho una grandissima stima di Angela, per quello che ha fatto e credo che gli dobbiamo essere grati per avere fondato il Cipas, con tutto quello che rappresenta, ma non riesco a non pensare a quali ulteriori campi si sarebbero aperti, se una personalità con le abilità che gli riconosciamo avesse frequentato di più i territori della spiritualità e della filosofia perennis!






martedì 10 settembre 2024

Federico Faggin Irriducibile . La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura Mondadori Editore – recensione

 



Essendo questo libro il terzo saggio di Federico Faggin che mi trovo a recensire, riporto alcune note biografiche dell’autore, che compaiono già delle precedenti due recensioni per comodità del lettore.

In quella sede notavo che la caratura stessa dell’autore, tende ad intimidire un po il lettore.

Infatti ci troviamo di fronte all’inventore e produttore del microprocessore ,senza il quale non

esisterebbero i computer, e al il medesimo personaggio ,che, come se quello non bastasse, ha poi inventato e prodotto, anche lo schermo tattile, senza il quale non esisterebbero i nostri amati smartphone.

Abbastanza inverosimile ,che in Italia un personaggio di tale statura sia ancora poco conosciuto per quello che è, ma tant’è, sappiamo tutti di essere il famoso popolo di poeti,artisti ed eroi ,che tanto hanno fatto,ma non sappiamo toglierci il vizietto di essere piagnoni e masochisti oltre misura fino a nasconderci le tante eccellenze che abbiamo.

Faggin stesso ci racconta la propria vita, abbastanza diffusamente in questo libro, mentre in “oltre l’invisibile” aveva dato solo qualche accenno, per poi sviluppare ampliamente la parte relativa all’enunciazione della sua teoria panpsichistica, basata sull’informazione quantica.

Nel libro del quale stiamo parlando invece ci parla più diffusamente della sua biografia, ma sopratutto tiene a rivolgersi al pubblico più preparato e interessato ad apprendere quasi nei dettagli la natura delle sue invenzioni, dandone una descrizione tecnica abbastanza approfondita, al punto da concludere il volume con una appendice nella quale sviluppa porprio gli aspetti tecnici.

Di seguito riporto alcuni punti fondamentali dell sua biografia.

Da un diploma di perito elettronico ,alla laurea in fisica, a studi approfonditi di neuroscienze,psicologia,filosofia ecc.

Ma come è ovvio, la sbalorditiva carriera dell’autore ,probabilmente non avrebbe potuto avere il corso che ha avuto, se l’interessato non fosse finito ,ancora giovanissimo e per lavoro ,guarda caso, nella Sylicon Valley nei laboratori delle industrie di punta ,dove ha lavorato fortissimo, ma che a un certo momento ha lasciato, per mettersi in proprio aprendo suoi propri laboratori e proprie fabbriche.

Dopo qualche decennio, ha avuto tutto quello che nella vita uno può desiderare di avere ,dice lui,noi ci sentiamo autorizzati a dire, anche parecchio di più.

Ma lui stesso ci racconta, in età, diciamo matura,che a questo punto, non si è sentito appagato, ha

desiderato di più ed ha cominciato a sperimentare avventure ,studi e meditazioni di costruzione spirituale.

E’ in questo clima che è maturata in lui una nuova esperienza.

Ma lui era un inventore e quale inventore, un imprenditore di successo e un fisico nel gotha ,che ha

costruito il più grande e veloce progresso tecnologico ,che l’umanità abbia mai sperimentato e quindi non si è accontentato di fruire di una esperienza spirituale particolarmente appagante, tenendosela per sé.

Si è messo invece in collaborazione di ricerca con altri scienziati, di adeguato livello ,come il Prof.

D’Ariano,ordinario di fisica teorica all’Università di Pavia, esperto di fisica quantistica, ed ha elaborato una nuova teoria inter- disciplinare, fra la fisica quantistica, fisica classica, e filosofia, denominata : QIP (Quantum Information-based Panpsichism).

Dò la sinossi presente su Google :

Dò la sinossi presente su Google : teoria panspichista quantistica, che definisce la coscienza come la capacità ,che ha un sistema quantistico, che si trova allo stato puro, di provare l’esperienza cosciente del suo stato, sotto forma di “qualia”.

Cerco ora di riassumere il succo della visione teorica di Faggin.

La fisica classica ha avuto il merito enorme di descrivere il mondo come qualcosa di comprensibile perché rispondente a leggi universali.

Di conseguenza il mondo è risultato leggibile ,usando strumenti assolutamente razionali e logici, superando visioni dogmatiche e oscurantiste, basate sull’autorità, invece che sulla logica razionale.

Questa appena descritta è la parte positiva della visione, diciamo scientista.

La parte negativa sta nel fatto che nella visione della fisica classica, la sola forma di conoscenza considerata accettabile è quella fornita dall’uso delle leggi fisiche, leggibili tramite la matematica.

Di conseguenza tutto quello che succede nel mondo sarebbe inevitabilmente soggetto e prigioniero di un ingranaggio meccanicistico e deterministico e quindi noi umani non saremmo altro che macchine se pure sofisticate e complesse.

Tutto sarebbe leggibile con procedimento deduttivo, tutto ,comprese le cose della massima complessità, sarebbero comprensibili smontandole nelle singole parti, con la logica dalla parte al tutto, il più verrebbe dal meno.

Dall’atomo, alla vita organica e biologica, al cervello e di conseguenza anche a quello che si intende come coscienza, o autocoscienza, che fanno l’homo sapiens quello che è, e che solo homo sapiens possiede.

Noi quindi saremmo sostanzialmente come delle macchine ,se pur dotate di un grande cervello assimilabile a computer, hardware software, intelligenza artificiale e algoritmi.

Tutto quello che non rientra in questo schema , perché la fisica classica non sa come spiegarlo, come ad esempio, i sentimenti, non sarebbe altro che “epifenomeno”,cioè, fatto accessorio, Aristotele avrebbe detto accidente, non sostanza, prodotto dalle correnti elettriche che si scambiano i neuroni del cervello, privi di una realtà misurabile, e di conseguenza non sarebbero altro che pure illusioni.

La sola forma di conoscenza sarebbe quindi quella scientifica classica.

Dietro o oltre questa forma di conoscenza non ci potrebbe essere nulla, se non ciarlataneria e superstizione.

E quindi la ricerca del significato delle cose e della vita sarebbe vana per definizione, perdita di tempo.

Chi sono, da dove vengo e dove vado : le domande classiche di tutte le filosofie, sarebbero vane.

Siamo macchine complesse ,nate per evoluzione casuale, dice lo scientismo ed quindi una perdita di tempo,chiedersi il significato della vita, per la semplice ragione che questo significato non c’è.

Questa visione del mondo scientista ,se da un lato ha avuto il merito di superare i pregiudizi ed abituare al pensiero critico-razionale, dall’altra di fatto non concede cittadinanza alle cose, che però, sono quelle che tutti consideriamo come le più importanti nella vita.

Quelle cioè ,per le quali, riteniamo valga la pena di vivere, e che sono : la coscienza, il libero arbitrio,i sentimenti, il senso del bello, del giusto e via di seguito, tutti conosciamo queste cose, anche se non abbiamo studiato filosofia, perché fanno parte di noi, nel senso, che senza di quelle non ci sentiremmo umani.

Ebbene, è inutile che faccia presente, che questo tipo di ragionamento lo abbiano fatto e lo facciano, in parte ,anche le religioni e la filosofia, proponendo loro molteplici approcci al superamento dell’impasse, nel quale obiettivamente cade lo scientismo, approcci che, però, usano i loro parametri dogmatici e non l’analisi, basata sul pensiero critico.

La via seguita da Faggin- D’Ariano è assolutamente diversa e originale perché parte da una nuova e concezione della fisica, non della filosofia o delle religioni.

In particolare sostiene che se invece di fondare il proprio pensiero sulla fisica classica ci si fondasse sulla fisica quantistica, verrebbe da sé trovare evidente la possibilità di coniugare scienza e spiritualità.

Irriducibile, il titolo del libro, ci riporta proprio al nocciolo del pensiero di Faggin.

Anche se ci vogliono far credere che analizzando con strumenti sempre più sofisticati gli scambi elettrici che avvendono nel nostro cervello si arriverà a trovare la base materiale e mosurabile del pensiero e dei sentimenti, l’esperienza di chi in questo lavoro si è cimentato Faggin è convinto sarà costretto a riconoscere con lui che segnali elettrici, onde e vibrazioni non possono derivare che coese del medesimo ordine cioè segnali, onde, vibrazioni, ma non certo pensieri e sentimenti che sono cose qualitativamente diversi.

Leggete il libro, vedrete che questo concetto viene chiarito in modo superbo.