Nel sito dell’autore vediamo che si definisce : naturalista,giornalista scientifico ,fotografo, videomaker,scrittore e traduttore, musicista genovese.
In termini sintetici, ci troviamo di fronte a un giovane ma qualificato divulgatore scientifico, che lavora servendosi di diversi media, compresi anche i tradizionali libri veri e propri.
Devo dire che sono stato colpito dalla foto di copertina di questo libro ,che riporta ,credo, una scena consueta della metropolitana di Tokyio, dove ,nelle ore di punta, compaiono dei singolari “butta-dentro” che prestano il loro servizio per stipare come sardine i passeggeri ,al fine di permettere la chiusura delle porte.
Certo l’autore non poteva scegliere un immagine migliore per dare una visione iconica della sua analisi.
Appena ho visto il titolo e l’immagine di copertina mi sono subito ripromesso di leggere questo libro, quanto prima, perché ho sempre avuto il sospetto ,che abbiamo sovrappopolato il mondo.
Ma non si può dirlo, è un tabù, è politicamente scorretto e per di più, essendo l‘esatto contrario del precetto biblico risultante in Genesi 9:1-17, una volta ,se questa opinione veniva espressa in pubblico, avrebbe aperto al malcapitato libero pensatore le porte della santa Inquisizione.
Ma anche oggi i professionisti dei media si auto -censurano sull’argomento.
Non bastasse, il pregiudizio che alberga in ciascuno di noi probabilmente acquisizione dalla cultura cattolica, che sull’argomento si è mutata ben poco, è rinforzato e molto da un pregiudizio parallelo sostenuto dall’altro gigante egemone nel pensiero dominante : il capitalismo.
Ma, purtroppo per Lucifredi ,non basta ancora ,perchè se ragionate in termini di “troppi non va bene”, farete sobbalzare sulla sedia i guru della geo-politica, che siano Lucio Caracciolo o Dario Fabbri.
Ne consegue che usare il pensiero critico contro questi pesi massimi è un’impresa obiettivamente difficile.
Lucifredi ci prova e direi che ci riesce, argomentando con garbo e con rispetto verso chi la pensa diversamente da lui.
Letto il libro, mi sembra che la posizione dell’autore rimanga equilibrata, non aspettatevi quindi un fondamentalista del Malthusianesimo.
Uno con le idee chiare per difendere la posizione però si.
Parliamo di questo : siamo oggi 8 miliardi e ci avviamo, secondo le proiezioni degli esperti, ad arrivare ai 10 miliardi, prima che il trend di crescita rallenti e giri, con un tasso di fertilità del 2,3 figli per donna.
Contemporaneamente, si registra un prodotto interno lordo a livello mondiale di 100 trilioni di $.
Di fronte a queste cifre grezze ,Lucifredi argomenta giustamente, che la prima osservazione che viene spontanea è che l’umanità non è mai stata meglio nella storia ,perché queste cifre significano anche accesso a cure mediche,cibo,acqua eccetera,come mai era stato prima.
Bene, rallegriamoci, ma subito dopo prendiamo ad analizzare l’altra faccia della medaglia e cioè che per sfamare 8 miliardi di persone tendenti a 10 ,occorre coltivare un disastro di terreni, disboscando eccetera.
Lucifredi ci dice che oggi, sempre per la prima volta nella storia, metà delle aree abitabili è destinata all’agricoltura e che addirittura il 94% dei mammiferi non umani sono animali da allevamento.
Che il consumo di suolo sia ormai oltre i limiti è quindi una constatazione abbastanza pacifica.
L’equazione dell’abate Malthus, come è noto, era sostanzialmente questa : le esigenze di mano d’opera, generate dalla rivoluzione industriale, fanno si che la popolazione aumenti in proporzione geometrica, mentre le risorse per alimentare la medesima popolazione, aumentano in proporzione aritmetica.
Di conseguenza, se si procedesse con questo passo, argomentava Malthus, si andrebbe al disastro.
E’ vero che il medesimo Malthus non aveva preso in considerazione la possibilità del forte progresso nelle tecnologie applicate all’agricoltura, che in realtà è avvenuto nel frattempo, progresso straordinario che ha consentito di raggiungere una situazione di equilibrio usando : mezzi meccanici, fitofarmaci, fertilizzanti, uso programmato delle risorse idriche eccetera, come ai tempi di Malthus non era facile immaginare.
Visto che il mondo non si è suicidato ma anzi è di molto progredito usando quei nuovi metodi, molto bene ha fatto Lucifredi, ad usare la sua competenza specifica per sottolineare il fatto inconfutabile, che per evitare che il disastro previsto dall’equazione malthusiana si verificasse, si sono usati e in abbondanza , anche quei mezzi “chimici” biologici,genetici etc. che oggi sono demonizzati in modo acritico da un approccio non corretto di una parte almeno dell’ambientalismo, che fa di ogni erba un fascio e trascura l’estrema diversità delle situazioni nelle diverse aree del pianeta.
Per esempio demonizzare l’uso di agenti chimici nei paesi dell’Africa ,dove da decenni esistono addirittura appositi ministeri dedicati al “Locust control” ,cioè per limitare i danni degli sciami di cavallette,è indice semplicemente di non conoscenza del problema.
Ma il danno maggiore per l’ambiente e la salute umana, è il consumo abnorme della carne, sopratutto rossa, infatti negli Usa si consumano ben 150 kg per capite e in Europa 70 Kg per capite.
E’ evidente a tutti che non è pensabile che una volta che si verificheranno sempre migliori condizioni di vita nei paesi ora in sviluppo, le popolazioni ivi residenti possano pretendere di adottare i medesimi libelli di alimentazione di carne.
Perchè questo non è sostenibile? Perchè ,forse non ci facciamo caso ,ma i nostri campi non sono pieni di colture per arrivare direttamente sulle nostre tavole, ma sono dirette per la gran parte a coltivare mangimi per gli animali che divoriamo.
Quindi dei mezzi per evitare che la natura ci si rivolti contro frenando e diminuendo i consumi più impattanti di risorse ci sono e consistono sopratutto in un più equilibrato consumo di carni rosse.
Ma, come abbiamo visto riflettendo sui consumi di carne il problema demografico non è sensato che venga oscurato, ma va comunque affrontato anche direttamente.
Siamo troppi per le risorse disponibili.
Come venirne fuori?
Mi sembra che Lucifredi, alla fin fine, dica che la soluzione vera, risieda principalmente nel perseguire ovunque un deciso miglioramento della condizione femminile a livello di istruzione e di lavoro, perché il problema demografico è essenzialmente culturale.
Lascio la trattazione di questo argomento di base alla lettura del libro.