L’autore è responsabile delle relazioni internazionali di Limes e quindi ,fra gli analisti della rivista, ricopre un ruolo di primo piano.
Il fatto poi che, non ostante la giovane età, abbia insegnato geografia politica all’Univerità Roma 3, ne mette in evidenza la specifica preparazione geopolitica.
Ciliegina sulla torta, ha insegnato anche relazioni internazionali alla scuola sottuficiali dell’Esercito a Viterbo.
Fra il 2007 e 2013 ha collaborato col Ministero dell’Economia, per definire la posizione italiana nei negoziati dell’UE e ha curato la voce “neoliberismo” per l’Enciclopedia Treccani.
Detto questo è opportuno precisare il fatto che Maronta ha sviluppato una particolare attenzione alla situazione dell’America.
Nel libro si dice che l’America è e rimane la prima superpotenza militare, con le sue sette flotte, che grantiscono la persistenza dell’egemonia americana in qualsiasi angolo del mondo.
Sul piano dell’economia, le dimensioni e la salute dell’economia americana sono del tutto evidenti, basti pensare all’andamento dell’indice azionario più significativo il S&P 500, che sta battendo ogni record, anche nella durata della “fase toro”.
Quindi primato militare, primato economico e non ultimo in ordine di importanza, primato culturale.
Tutto il mondo ha imitato l’America.
E allora cosa c’è che non va ?
Non va il fatto che gran parte degli americani non credono più nell’America, nel sogno americano, nella capacità del loro paese di continuare a essere quello che le generazioni precedenti non dubitavano (arrogantemente) di credere il migliore del mondo, e quindi, quello che aveva ricevuto da dio la missione messianoca di diffondere la propria civiltà superiore per tutto l’orbe.
Maronta, come gli altri analisti che seguono le vicende americane, non nasconde quanto siano scioccanti alcuni dati, spaventoamente negativi.
Basti segnalarne un : in un anno in America muoiono 170.000 persone a causa dell’uso di farmaci antidolorifici fortissimi, come il fentanyl, assunti come droga (che da una fortissima assuefazione).
Per comprenderne la portata, si pensi ,che stiamo parlando di un numero pari a quello che si ottiene sommando i caduti, che le fonti indipendenti ,hanno contato nella guerra in Ucraina sommando sia quelli di parte Ucraina che quelli di parte Russa.
E’ una cifra assolutamente enorme, che da sola rappresenta il sintomo di un malessere fuori controllo.
Si arriva a questi eccessi, quando non si riesce a superare l’umiliazione per esempio di non potersi comprare una casa, di dovere fare contemporaneamente più mestieri, per sbarcare il lunario, causa inflazione.
Problemi che non hanno avuto le generazioni precedenti.
Ai problemi quotidiani sopra elencati si sommano poi altre constatazioni tutt’altro che piacevoli, come la condizione preoccupante di decadimento delle infrastrutture pubbliche.
Le strade centrali delle metropoli occupate da homless in misura assurda.
Il diagare della criminalità.
Lo scadere del livello della scuola.
La radicalizzazione delle contrapposizioni e delle differenze fra i gruppi sociali e peggio ancora degli schieramenti politici, al limite della guerra civile.
Un America arrabbiata col mondo, ma anche con sé stessa , che ha identificato “il nemico” che la insidia nella Cina.
Se le cose stanno così, allora viene da dire l’America rischia di disintegrarsi, ma cosa c’entra la globalizzazione, che dà il titolo al libro, perché dovrebbe andare in crisi anche la globalizzazione che è un fenomeno di dimensioni mondiali?
Perchè la globalizzzione, nella realtà, è sinonimo di egemonia amaricana, egemonia che è diventata assoluta ,dopo la caduta del comunismo che ha da dato all’America la conduzione di un mondo unipolare, mentre nei decenni precedenti ,era almeno bipolare.
Gli americani pensano : la Cina ci sfida militarmente, la Cina rovina la nostra posizione economica perché facendo dumping, ci obbliga a mettere dazi e ci fa aumentare il costo della vita.
Abbiamo sbagliato a diventare troppo interdipendenti con la Cina e oggi sgangiarci (decoupling) risulta difficile.
Ci avevano raccontato ,che avremmo potuto aumentare la nostra ricchezza ,rimanendo senza industria, quando abbiamo lasciato che la Cina diventasse la fabbrica del mondo.
Abbiamo sbagliato.
Per di più, constatiamo che la deterrenza americana nel mondo non funziona più, vedi le sanzioni adottate contro la Russia, che due terzi dell’intiero mondo aggirano, disobbedendo così in modo plateale al volere dell’egemone o forse dell’ex egemone.
La Cina ha superato il Giappone nella produzione automobilistica e addirittura Byd ha superato Tesla nelle auto elettriche.
La Cina e’ la seconda economia del mondo, ma sta diventando la prima quanto a Pil.
Anche se come Pil pro - capite ha ancora parecchia strada da fare.
Adirittura, per numero di imbarcazioni, la marina cinese ha superato quella americana.
Ecco perché la globalizzazione, che si traduceva come egemonia mondiale americana, sta diventando deglobalizzazione.
Il libro di Maronta, che ho cercato di illustrare per sommi capi, è scritto bene ed è molto documentato.