venerdì 10 settembre 2021

Giada Messetti : Nella testa del dragone ,identità e ambizioni della nuova Cina - recensione

 




Qualche lettore potrebbe chiedersi, ma perché insistere con libri sulla Cina?

Perchè più leggo opere serie su questo argomento più mi irrita il fatto che da noi non si riesca a scrollarsi di dosso luoghi comuni, leggende metropolitane, ma sopratutto banale propaganda americana, venduta per ovvia descrizione di una realtà che invece è complessa e diversissima dal nostro mondo culturale e quindi difficile da apprendere.

E per comprendere realtà complesse bisogna studiarsele, non basta affidarsi ai media generalisti dove appaiono per di più saccenti tuttologi che se la cavano benissimo ribadendo i nostri preconcetti, cosa che ci appaga moltissimo, ma che non ci rende alcun servizio.

Giada Messeni, sinologa qualificata formatasi come molti suoi colleghi e colleghe all’Università Ca Foscari di Venezia ci offre una analisi molto seria e documentata che si fa leggere molto bene.

Mi sembra molto azzeccata l’idea dell’autrice di cominciare il libro dandoci una descrizione abbastanza dettagliata della biografia di Xi Jinping il capo assoluto della Cina di oggi, perché non si può capire questo paese se non si ha un’idea precisa di chi la guida con il medesimo prestigio e autorevolezza di colui che creò la Cina moderna e che si meritò l’appellativo di Grande Timoniere, Mao Tse Tung.

La vita di questo personaggio lo vedrete spiega da sola molte cose.

Xi nasce figlio di papà, non ci sono dubbi e quindi da bambino gode di tutti i vantaggi di vivere nell’ambiente della nomenclatura di allora.

Ma se è vero che le avversità temprano il carattere le vicende dell’adolescente Xi stanno proprio a dimostrarlo dato che il padre cade in disgrazia quando lui è dodicenne, e cade proprio nel senso che rotola al gradino più basso e Xi è costretto ad andare a “rieducarsi” nei campi condividendo in tutto la vita dei poverissimi contadini cinesi di allora per lunghi anni.

Ma a quanto pare il ragazzo di carattere ne aveva da vendere tanto che decise di sfidare le Guardie Rosse che controllavano la sua “rieducazione” diventando “più rosso dei rossi” e ci riuscì ottenendo il permesso di laurearsi in ingegneria chimica.

Dopo di che comincia la lunghissima scalata al potere partendo dai gradi più bassi dell’amministrazione.

I lettori che magari anche leggendo le precedenti recensioni o meglio i libri sulla Cina precedentemente recensiti, hanno già delle nozioni in materia sanno che il sistema politico sociale cinese si basa da sempre sul rispetto di un principio meritocratico di ferro e che quindi chi vuol fare carriera politica può fare quello che fanno tutti i politici indulgendo più o meno al populismo, ma sopratutto deve studiare e molto, diversamente non si va avanti.

Xi comincia a lavorare nelle amministrazioni delle provincie più derelitte.

Mentre il figlio lavora duro ai livelli più bassi, suo padre nel 1978, due anni dopo la morte di Mao, la fine della Rivoluzione Culturale e l’avvento al potere del riformista Deng Xiao Ping, viene completamente riabilitato ed anzi Deng lo mette a capo del progetto delle così dette zone economiche speciali, che sono state in pratica la realizzazione del progetto che ha messo il turbo allo sviluppo economico della Cina.

Si trattava come è noto del primo e macroscopico superamento del sistema economico comunista collettivizzato, aprendo alcune zone della Cina al libero mercato offrendo condizioni di particolare favore alle imprese straniere che avessero voluto aprire in Cina delle nuove attività, progetto iniziato nel 1978.

Xi intanto va a fare un viaggio di studio negli Usa interessandosi alle tecniche di allevamento del bestiame in uso in Texas.

Sposa una famosa soprano che sfruttando la sua acquisita popolarità gli darà una grossa mano a percorrere i gradini della carriera politica.

E’ un menage piuttosto faticoso dato che per venta’anni lei viveva a Pechino continuando la sua fortunata attività mentre lui rimaneva a governare città e province dove il Partito lo mandava fino a Shangai ed alla provincia dello Zehjiang che ospita alcune delle attività più di punta del Paese, tanto per fare un nome la Alibaba di Jack Ma.

Nella sua attività politico amministrativa Xi riesce con estrema abilità a coniugare progetti che si direbbero populisti, in quanto capaci di raccogliere un deciso favore popolare, con iniziative anche dure per combattere la corruzione dilagante negli apparati politico amministrativi.

Inutile sottolineare che questi due aspetti tipici del suo operare rappresentano linee di azione che Xi si è portato dietro fino ad oggi.

Strada facendo Xi lavora per crearsi un entourage di collaboratori fedelissimi ma ben preparati ed arriva sullo scalino più alto della gerarchia, Segretario generale del partito e presidente della Commissione Militare.

Inviterei il lettore a soffermarsi su questo dato di fatto : Xi arriva il vertice del potere nel 2012 e si presenta con un programma da realizzarsi entro il 2049.

Quando mai in Occidente un capo politico ha presentato un piano di sviluppo dettagliato indirizzato ad un ordine temporale di 37 anni?

Una delle caratteristiche della politica e della cultura cinese è che questa è diversissima dal modo di procedere dei nostri politici, in Cina c’è non solo la programmazione, ma la programmazione a lungo e lunghissimo periodo che sottende necessariamente una visione che potrebbe sembrare utopica o propagandistica se non fosse che i piani che il Partito sviluppa da Congresso a Congresso finora sono stati regolarmente realizzati portando in pochi decenni la Cina dal Medioevo al primato mondiale nei settori trainanti dell’economia moderna.

Come ha potuto finora riuscire un impresa così clamorosa?

Forse ha aiutato quella che è probabilmente la differenza più radicale sul piano filosofico e culturale prima ancora che politico fra il nostro Occidente e la Cina.

Noi abbiamo eletto da dopo la seconda guerra mondiale a paese guida gli Stati Uniti che sono guidati da una filosofia liberal individualista spinta al massimo, mentre la Cina da sempre si basa sul primato della comunità armoniosa rispetto al primato dell’individuo.

In Cina l’individuo cerca un suo posto nella società e si sente realizzato nella misura in cui trova efficace la sua collaborazione all’insieme della società per raggiungere obiettivi enunciati dai governanti che lui condivide.

Il sistema è fortemente meritocratico e quindi il singolo cittadino si sente tutelato proprio perché condivide le linee di queste filosofie di base che in parte derivano dal Confucianesimo.

Altra caratteristica del modo di pensare e di operare dei cinesi è una forte apertura alla sperimentazione continua ed al pragmatismo.

Purtroppo il fatto che ci si trovi formalmente in un sistema politico che si autodefinisce comunista induce le persone meno preparate sull’argomento ad equivocare immaginando trapiantato in Cina il sistema russo ex sovietico, che in realtà ha ben poco a che fare col sistema cinese né quello che era di Mao, né tanto meno quello di oggi.

Probabilmente il sistema sovietico è caduto proprio a causa del fatto che i russi non hanno saputo liberarsi dal giogo dell’ideologia e del dogmatismo.

Questo non è successo in Cina dove la pensata dei capi consistente nel piano quinquennale o quadriennale sfornato dall’ultimo congresso viene recepita, si cerca di attuarla, ma si è da sempre abituati a farla passare attraverso un vaglio critico in relazione alle difficoltà ed ai problemi che si incontrano nella realizzazione pratica e si è aperti a sperimentare anche deviazioni dalla linea purché funzionino.

Non nascondiamocelo, anche se continuiamo a ritenere che il sistema di democrazia rappresentativo nel quale viviamo ci offre più garanzie, non possiamo non vedere l’efficacia di un sistema centralizzato nel prendere decisioni con la massima rapidità e sopratutto garantisce di poter agire con la massima velocità possibile.

I tempi di ultimazione delle ingenti opere pubbliche realizzate in Cina in questi ultimi decenni sono più che sorprendenti.

Tra l’altro la capacità che la Cina ha dimostrato di contenere la pandemia di Covid ha stupito il mondo.

Da quando è diventato il capo supremo Xi ha proposto il programma a lunghissimo termine del quale si è detto sopra denominandolo “il sogno cinese” che ha un gran significato perché è volutamente inteso come il mezzo non solo per sviluppare e modernizzare la Cina ma sopratutto per far dimenticare gli “anni dell’umiliazione” quando l’imperialismo britannico e poi degli altri occidentali ha messo sotto i piedi gli oggi tanto conclamati “diritti umani” dei Cinesi con le vergognose guerre dell’oppio da metà ottocento in avanti fino ad arrivare alla spartizione del territorio cinese fra le così dette Legazioni occidentali, vere e proprie colonie, dove nei giardinetti vi erano cartelli che vietavano il passaggio ai cani ed ai Cinesi.

Questi elementi non possono essere sottovalutati nel senso che oltre a far valere un ovvio senso di rivalsa ora che sono già diventati la prima potenza mondiale in molti campi, sono anche abituati da questi penosi precedenti storici a prendere con le molli le virtù dei sistemi occidentali, che noi vorremmo esportare naturalmente anche e sopratutto in Cina.

Tornare alla mitica grandezza dei periodi imperiali di una civiltà millenaria, è diventato anche un ovvio espediente fortemente utilizzato da Xi per usare il nazionalismo come elemento di aggregazione identitaria.

Si tenga presente che la stessa Giada Messetti dice che le Cine sono mille per indicare un tessuto sociale e culturale parecchio composito.

Si tenga però subito conto del fatto che a differenza degli Americani e delle potenze europee prima di loro, i Cinesi hanno dimostrato di non avere alcuna intenzione di esportare il loro sistema né di convertire nessuno, tanto meno usando la forza delle armi, e questi sono dati di fatto.

Non vado oltre.

Nel libro troverete descritta la Cina come è oggi, composita ma capace di mobilitare il suo quasi miliardo e mezzo di abitanti in battaglie civili.

Troverete parecchie indicazioni di come vive il cinese medio oggi, della sua scorpacciata di tecnologia, delle app. cinesi che rendono indipendenti i fruitori dai colossi americani,

e non ultima cosa interessante alcuni accenni sulla lingua che è tanto complessa da essere un ostacolo perfino per i cinesi che infatti usano “ciattare” con il corrispondente cinese di Whatsapp in voce invece che per iscritto per risparmiare tempo.



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