domenica 15 novembre 2009
Si impone una exit strategy per Silvio
Silvietto che candida e sostiene con decisione Massimo D'Alema come ministro degli esteri della UE. Quasi tutti avranno pensato : rieccoci all'inciucio. Probabilmente è quasi così, ma non credo che ci sia da scandalizzarsi. In politica e in diplomazia sono comuni le situazioni nelle quali per un interesse superiore è opportuno lasciare ad un avversario o comunque ad un personaggio di potere che si trovi alle corde una accettabile via di uscita.
In politica internazionale una simile strategia può evitare delle guerre e spesso è riuscita ad evitare delle guerre.
Nelle politiche nazionali è lo stesso.In Italia con il berlusconismo si è creata una situazione di impasse che sta facendo degradare il paese.E' ormai abbastanza chiaro che il personaggio è finito perché si è rovinato con le sue stesse mani. I suoi alleati stanno armai manovrando sempre più apertamente per il dopo lui. L'opposizione sta un pochino meglio di prima perché il PD ha finalmente un segretario eletto credibile, ma ha bisogno di tempo per dimostrare di esistere dopo un lungo periodo nel quale è stata assente ingiustificata. Però è chiaro a tutti che “lui” fuori dai piedi non ci andrà di sua spontanea volontà e che metterà in atto i più arrischiati colpi di coda per rimanere in sella per tutelare i suoi interessi personali e aziendali da Palazzo Chigi. A meno che non spunti un politico capace di fare politica e gli proponga una exit strategy a lui accettabile. Diciamolo subito non si tratterebbe ovviamente di una cosa per verginelle, cioè nella sostanza sarebbe una cosa tutt'altro che encomiabile, ma sarebbe giustificata dall'interesse superiore de venire fuori da una situazione pesante destinata ad aggravarsi. Il patto sarebbe semplice : io ti garantisco che una volta tornato semplice cittadino nessuno ti romperà più le scatole per le tue pendenze pregresse e tu lasci la politica con una scusa qualunque. Questa non è certo politica alta, ma l'interesse nazionale può richiedere atti del genere. "Lui" ha tante cattive qualità ma non è scemo ed anzi è un furbastro e quindi avrebbe tutto l'interesse ad accettare.
Però..però il vero problema gigantesco è questo. Esiste oggi in Italia un politico abbastanza potente e abbastanza intelligente da potere mettere in atto un patto del genere. Forse D'Alema potrebbe essere in grado di negoziare una cosa del genere. Se la cosa è materialmente realizzabile e i protagonisti saranno capaci di fare politica una volta tanto non da teatrino, lo vedremo presto.
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