E' passato il primo anno di Obama alla Casa Bianca e le speranze di vedere all'opera il nuovo Kennedy stanno svanendo.
Il ragazzo che ha fatto sognare il mondo con la sua campagna elettorale tutta impostata al cambiamento e tutta impregnata di idealità alte, si sta impantanando di giorno in giorno nella politica politicante, largamente vittima di lobbies potentissime e di vecchi pregiudizi.
Ha pontificato contro i benefits dei managers finanziari ma non ha fatto nulla in pratica per impedire alle banche di impiegare i soldi che il governo ha dato loro per non fallire (il famoso e gigantesco stimolo) non per dare credito alle aziende,ma per fare soldi a palate facendo trading e quindi alimentando un'altra bolla.
Ha investito tutto il suo prestigio sulla riforma della sanità ma sta lavorando solo sull'allargamento agli utenti oggi esclusi e non sui costi insensati del sistema e quindi senza fare alcun male alle assicurazioni-succhia sangue, ma mettendo ancora più a repentaglio i conti.
Si è preso un tempo eccezionalmente lungo per decidere sull'Afganistan ma sta per rifarsi intrappolare in un nuovo Vietnam, quando tutti gli editorialisti liberal gli stanno dicendo da mesi che mandare più truppe non ha alcun significato militare a meno di più che triplicare il contingente, col che vincerebbe la guerra. ma chi gestirebbe poi il paese? Un generale americano? Sarebbe una follia.
Però dopo tante bei discorsi nella pratica è tornato prigioniero della solita solfa di “appoggiamo i nostri ragazzi in divisa” senza avere il coraggio di riconoscere , che l' errore era stata la guerra in sé.
Un acuto commentatore ha definito Obama un”incremental man”per dire che in sostanza è un moderato riformista che ama solo i piccoli passi, il resto è teatro.
Da quello che si vede probabilmente ha ragione.
Il guaio è che l'America aveva assolutamente bisogno di riforme vere per tornare ad essere sé stessa,cioè il riferimento principale dell'Occidente, perchè la forza e la credibilità dell'America è ancora necessaria per spingere le nuove superpotenze asiatiche ad accettare con più decisione i principi e gli istituti liberali.
Ora, essere riformisti non è affatto una brutta parola, purchè però non si lascino le cose come stanno.
E alcune delle cose dell'America che costituiscono gran parte del nostro immaginario collettivo si stanno pericolosamente squagliando.
A cominciare dall'educazione che riceve sempre meno finanziamenti, alle imprese legate alle energie verdi, al primato tecnologico in generale.
Alcuni commentatori americani, incredibile ma vero, citano l'Europa come un continente che sta andando meglio dell'America, non era mai capitato.
Obama ha ancora moltissimi suppoters sopratutto all'estero, ma è ora che impari anche lui a fare “qualcosa di liberal” o perderà la faccia.
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