L'anno scorso col post del 17 dicembre 2008 avevo scritto che in una atmosfera culturale, sociale, politica pesante si desiderava almeno una volta all'anno lanciarsi in speculazioni alte, approfittando di quella che un tempo era la spiritualità del natale e che oggi è quasi solo un penoso rito consumistico.
A un anno di distanza il clima sociale è ancora più asfissiante e quindi è ancora più forte lo stimolo ad uscirne.
In quel post si era detto in sintesi questo :
- in tutti tempi le mitologie religiose sono nate per cercare di dare un senso alla vita ed in particolare per cercare di spiegare il problema dei problemi quello della morte, da sempre percepito come una assurdità in contrasto con tutte le aspirazioni dell'uomo,
-la soluzione escogitata dalle religioni è stata quella di ipotizzare una vita dopo la morte per risolvere ad un tempo il problema del salvare la dignità della propria persona umana individuale ipotizzando la sua persistenza dopo la morte come anima ed il problema di salvaguardare ovviamente anche la persistenza dopo la morte della singole personalità dei propri cari. Le religioni monoteiste occidentali col concetto di un paradiso e quelle orientali col concetto antichissimo di ritorno ad una entità impersonale identificata nella madre terra per ripartire attraverso reincarnazioni in un ciclo concepito a forma di cerchio, in un universo di pensiero nel quale però non esiste la contrapposizione fra materia e spirito che è un concetto tipicamente legato alle filosofie occidentali,
-si era detto anche che le religioni sono basate su presunte rivelazioni divine contenute in libri sacri e quindi per definizione sono basate non su evidenze di tipo razionale-logico, ma su un atto di fede che, ancora per definizione, non è razionale in quanto la fede è un sinonimo di “voler credere” “wishing phinking” prescindendo dalla ragione e questo è il loro limite che rende l'uomo moderno sempre più insoddisfatto di questo voler credere senza possedere evidenze dimostrabili almeno logicamente, tanto che parallelamente allo sviluppo della scolarizzazione si riducono le greggi dei fedeli e si allarga lo spazio della secolarizzazione.
Le religioni però è innegabile che hanno influenzato lo sviluppo della storia e della cultura senza confronto più di qualsiasi altra cosa non per la validità funzionale delle sue speculazioni,come si è detto, ma perché la riflessione religiosa elaborata nei secoli da menti raffinate ha proposto concetti di grande peso e di persistente validità beninteso se utilizzati come metafore, come icone di concetti complessi da sviluppare e verificare con gli strumenti della filosofia, della scienza, dell'arte per pervenire a spiegazioni ed ipotesi razionalmente difendibili.
-su questo filone di ricerca avevamo detto che si sono posti in discipline diverse per esempio la speculazione filosofica di Emanuele Severino con la filosofia del riconoscimento dell'assurdità del concetto di nulla e con la filosofia dell'oltre dio, nonché la speculazione teologica di Vito Mancuso che elabora una teologia razionale, che riconosce la validità delle sole formulazioni dogmatiche che trovino una evidenza e una verifica logico-razionale, abbandonado tutte le altre e sopratutto si apre alle acquisizioni della scienza moderna dalla teoria della relatività alla fisica quantistica a quanto stanno svelando le neuroscienze,
-si era detto che si riteneva di particolare interesse questo filone di indagine, cioè quello del dialogo fra scienza filosofia e teologia, perché la scienza da sola produce enormi allargamenti delle conoscenze,ma nei rari casi nei quali si trovino scienziati interessati ad avviarsi su speculazioni di questo tipo non mi sembrava che si pervenisse a niente di soddisfacente.
Personalmente non ritengo soddisfacente ad esempio la posizione di Umberto Veronesi o di Boncinelli che sostengono che l'unica forma di immortalità concessa alla umanità consisterebbe nel solo persistere nel ricordo dei superstiti,nel contributo eventualmente dato all'arricchimento del patrimonio culturale complessivo dell'umanità o più precisamente nel dato scientifico certo del miglioramento e nell'acculturamento complessivo della specie acquisito e tramandabile ai posteri come dimostrato dalla teoria dell'evoluzione di Darwin.
Severino probabilmente commenterebbe che questa posizione non va oltre quello che diceva Leopardi ,che di Darwin sapeva poco o niente.Severino ancora più acutamente propone un altro filone di ricerca quando dice : perchè arrovellarsi sulla domanda cosa ne sarà di me dopo la morte invece che su quella, cosa ero io prima della nascita?Rovescia il problema essendo lui il negatore del concetto di nulla, provenienza dal nulla, ritorno al nulla. Severino sostiene che ciò che esiste, esiste in quanto è sempre esistito.
Tornando a Veronesi e Boncinelli, sinceramente non mi sembra che basti la loro riflessione per soddisfare il nostro naturale tendere a qualche forma di immortalità.
Ancora meno mi basta la posizione degli scienziati atei militanti a cominciare da Odifreddi che sostengono che la vera forza regolatrice e motrice della natura, non è un dio creatore o manovratore del mondo in senso finalistico, ma il puro caso.
Trovo invece di enorme interesse il filone di indagine iniziato da Mancuso che parte da dalle acquisizioni scientifiche che dalla relatività, alla fisica quantistica mandano in pezzi la cosmologia sulla quale è costruita tutta la cattedrale dogmatica del cattolicesimo, fondata sulla cosmologia biblica. Se la cosmologia costruita sulla scienza moderna deve tenere conto del fatto che la sostanza elementare che costituisce il tutto non sono le particelle atomiche e subatomiche, belle sferette se pure piccolissime, con la loro bella massa, cioè fatte di materia, ma sono invece “grumi” o meglio vibrazioni di energia, come i quark che di massa non ne hanno affatto,cambia tutto. Tanto per cominciare sparisce la contrapposizione spirito-materia. Secondariamente sparisce la concezione del cosmo come qualcosa di materiale e statico se pure in evoluzione nel tempo fra equilibri diversi per pervenire a una concezione del cosmo come qualcosa costituzionalmente dinamico. Cioè la realtà non è più qualcosa di materiale nel senso di fotografabile in un dato momento ma è qualcosa in evoluzione,più precisamente addirittura in vibrazione.
Questo, diciamolo pure, è qualcosa di talmente contro-intuitivo che è ben lungi dall'essere ancora metabolizzato o semplicemente realizzato dalla cultura non scientifica.
Questo però apre la strada a riflessioni del tutto nuove come ad esempio la verosimiglianza che possa esistere un pensiero che esiste e persiste indipendentemente dall'hardware cervello. Se così fosse avremmo risolto quasi tutto, la strada sarebbe aperta all'ipotesi di sopravvivere alla morte.
Su questo filone di ragionamento si è cimentato di recente lo studioso americano Dinesh D'Souza, che ha scritto un libro dal titolo esplicito “Life after death-The evidence”.
D'Souza potremmo definirlo un conservatore illuminato, genere molto carente in Italia e tende ad allargarsi un po' troppo nel confutare le tesi degli atei militanti,ma si cimenta tra l'altro proprio su queste ipotesi : la separazione della coscienza dalla mente fisica, il cervello,egli sostiene :”la mente non può essere ridotta al cervello...l'autocoscienza e la volontà libera ….sembrano operare al di fuori delle pure leggi fisiche e di conseguenza non possono essere soggette alle leggi governanti la morte del corpo”.
D'Souza ipotizza la possibilità di una permanenza dell'autocoscienza in universi paralleli e sostiene che esperimenti denominati “Awareness during resuscitation” al Weill Cornell Medical Center su pazienti fra vita e morte dopo il venir meno degli indicatori normali (battito cardiaco e attività elettrica cerebrale) hanno visto che costoro, quando sopravvissuti hanno riferito di essere stati testimoni di visioni di sé da un a prospettiva dal di sopra. Riferisce ancora di esperimenti su pazienti in quelle condizioni consistenti in proiezioni di immagini generate a caso in modo da poter essere visti solo da sopra rispetto a dove stava il paziente stesso ed è capitato che i pazienti sopravvissuti abbiano poi saputo identificarle.
Sono ipotesi non di più, ma sono verosimili.
Perchè non citare poi a dimostrazione dell'interesse per questi filoni di indagine gli accenni che ne sono stati fatti nel recente “Il simbolo perduto” di Dan Brown ,dove si parla della “noetica”che tratta per esempio della possibilità di fare sperimentalmente l'esperienza di “pesare l'anima umana” (pesando l'individuo prima e immediatamente dopo la morte con certe tecniche complesse) e che il pensiero concentrato di più persone possa influire su fenomeni naturali come la cristallizzazione dell'acqua quando ghiaccia, in un modo se quel pensiero era positivo e in un altro se era negativo.
Anche qui solo ipotesi se pure suggestive, dietro però non ci sono volgari ciarlatani, ma persone serie che ricercano.
Certo sono discorsi in fieri che lasciano aperti ponderosi problemi teorici.
Primo fra tutti il problema che la filosofia e la teologia identificano come “teodicea”,cioè la giustizia di dio o la giustizia vera e propria.
Se usciamo dalle mitologie religiose, che prevedono il marchingegno del giudizio dopo la morte per premiare i giusti e condannare i reprobi, le anime permarrebbero in altri universi in posizione di parità, sia quella di Hitler sia quella di Gandhi e la cosa lascerebbe ovviamente perplessi.
Potrebbe venire in aiuto la millenaria elaborazione della kabbala ebraica ,che non prevede un giudizio ma fa intravedere un sistema per il quale il giusto porta energie positive che arricchiscono tutti gli umani e i reprobi energie negative che impoveriscono, i primi hanno la consapevolezza di arricchire, gli altri di impoverire e questo sarebbe di per sé una forma di giudizio. Convince fino a un certo punto, perché sono sotto gli occhi di tutti tanti lestofanti felicissimi di esserlo, ma è un discorso da sviluppare ed è abbastanza vicino alla visione del mondo della filosofia stoica dalla quale come è noto la teologia cattolica ha attinto a piene mani.
Non trascuriamo in queste riflessioni il punto di vista esistenziale e non teologico del buddismo che afferma : tendiamo forse a qualcosa indicabile come dio, ma non si amo in grado di determinare quale dio cioè di identificarlo e quindi è inutile perdere il nostro tempo in meditazioni metafisiche, occupiamoci piuttosto seriamente della nostra situazione reale ed attuiamo un metodo sensato per il raggiungimento della felicità sulla terra, di un eventuale al di là prenderemo conoscenza a suo tempo senza necessità di arrovellarsi senza costrutto prima. Anche seguendo queste riflessioni si constata come tutto si leghi nello sviluppo del pensiero umano, essendo del tutto evidenti le analogie fra questo discorso e quello della filosofia epicurea.
Non trascuriamo anche il fatto che le elaborazioni della scienza moderna che hanno sconvolto le nostre teorie cosmologiche, come si è detto sopra ,propongono come riferimento un nuovo quadro di pensiero che non è proprio l'astratto concetto di un tutto impersonale, come da sempre propongono le filosofie orientali,ma che però è di tipo analogo e quindi costringere a prenderle in considerazione per lavorarci sopra e cercare elementi di contatto.
Peccato che la chiesa cattolica che è ancora l'unico elemento di riferimento ai valori alti per tante persone non si occupi più di religione da parecchio tempo e quindi parli regolarmente d'altro, occupandosi ben poco di tutte queste riflessioni. Forse verrà il tempo nel quale si spoglierà del potere e ritroverà il senso della propria missione e allora si occuperà principalmente di questi discorsi.
Gli ultimi papi hanno riabilitato Galileo, ma non ancora Giordano Bruno, che la cosmologia della quale parliamo aveva intuito nelle linee fondamentali con quattro secoli di anticipo, rendiamo onore al suo genio.
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