Probabilmente gli elettori sono più intelligenti o
più pratici dei politologi, perché, per esempio,, in queste elezioni
amministrative hanno saggiamente votato ancora per il cambiamento, ma lo hanno
fatto in un modo ben strano.
Per chi voleva esprimere un voto per il
cambiamento le opzioni erano più di una.
Gli elettori hanno scelto un’opzione che hanno
giudicato come quella più vicina al “possibile”, più “realizzabile” nell’immediato,
premiando il Partito Democratico.
Dal punto di vista dell’indagine teorica della
scienza politica è stata una follia, un non senso.
Infatti hanno premiato il partito che aveva tradito
il mandato da loro affidato alle elezioni politiche del febbraio scorso, facendo
un governo con chi rappresenta il contrario di quello che pensano i
progressisti, e che avevano promesso appunto che non avrebbero fatto mai.
E poi, il Partito Democratico che garanzia può
dare per il futuro?
È un partito in balia di diverse correnti e tribù
in feroce lotta fra di loro, non vi comanda nessuno e chiaramente non è in
grado di esprimere una linea politica riconoscibile.
E infine ha il più grande dei difetti è un partito
di centro- sinistra, nel quale le idee di sinistra non hanno più alcuna
considerazione.
Come detto e ripetuto su questo blog, gran parte
della sua classe dirigente è più tagliata per formare i quadri in un nuovo
grande partito moderato di centro e cioè di una nuova maxi DC, capace di
sostituire il partito di Berlusconi oramai al capolinea, che rappresentare gli
elettori progressisti.
Non c’entra più nulla con la sinistra, né con
quella di provenienza PCI, né con quella
di provenienza cattolico sociale.
E se poi vogliamo non risparmiarci niente, ecco
anche quest’osservazione : è retta da una classe dirigente, corrotta oltre al
tollerabile, vedasi le vicende del Monte Paschi di Siena, il sistema Sesto- Penati,
la finta opposizione fatta a Formigoni in regione Lombardia ecc.
Eppure gli elettori hanno premiato il Partito Democratico
come normali.
Possibile?
Possibile sì, perché hanno seguito tutto un altro tipo
di ragionamento, meno sottile, ma più diretto e forse più efficace.
Appunto questo: privilegiare le scelte del “possibile
qui ed ora”, e “su questo territorio”.
Elementare Watson ! avrebbe detto Sherlock Holmes.
In questa ottica Grillo e il Movimento cinque Stelle
sono stati bastonati, perché riconosciuti come incapaci di essere credibili
come realizzatori di qualcosa.
Sono stati invece percepiti come venditore di
fumo.
Però aspettiamo per dire che Grillo e Cinque Stelle
sono morti, prima di tutto perché esistono da soli tre mesi , poi perché sono
una forza dello stesso livello numerico di PD e PDL, e poi ancora perché il PPI
, esiste da decenni, ma non risulta molto in buona salute e la sua malattia non
è certo curabile con un’aspirina.
Il Movimento Cinque Stelle ha da risolvere il suo
problema principale, che consiste nel trovare un assetto di potere fra i gruppi
parlamentari e Grillo.
Di conseguenza o Grillo capisce che deve cedere il
potere effettivo ai gruppi medesimi, oppure questi il potere se lo prenderanno.
L’elettore ha fatto un ragionamento molto
pragmatico e su una cosa il suo agire è risultato pienamente comprensibile e
lineare, anche ai cultori della scienza politica : ha rotto le ossa alla destra
dalle Alpi alla Sicilia, su questo non ci piove.
Complessivamente è stata quindi una buona scelta,
perché è stata diretta sul possibile qui ed ora, ma è stata operata obiettivamente
in un modo terribilmente intricato.
Ad esempio, in quelle che erano le piazze più
significative in lizza, l’elettorato ha portato trionfalmente in Campidoglio
uno dei più anomali esponenti del PD, quel Marino, che in quasi solitudine aveva
espresso la sua assoluta contrarietà al governo con Berlusconi e che nella
città, che ospita il Papa è un laico dichiarato e per questo ferocemente
osteggiato dalla Curia e dal Vicariato. Personalmente non posso che rallegrarmi
della vittoria di Marino, dal momento che nelle primarie del Partito Democratico del 2009, avevo
ritenuto di essere fra i pochi che hanno votato per lui e non per i più noti
Franceschini o Bersani.
Marino però non è l’unico nuovo sindaco, che è ha
vinto, proprio perché era noto sul
territorio ma aveva legami o molto allentati, o addirittura era in aperto
contrasto, con la dirigenza nazionale del partito.
Cose che evidentemente l’elettorato sembra avere
apprezzato come fattori di merito.
Un’ultima osservazione : per decenni i segretari
della Democrazia Cristiana, partito dominante della prima Repubblica, sapevano
che dovevano fare le valigie quando alle elezioni il loro partito perdeva
percentuali dell’ordine dello zero e cinque o dell’1%.
Oggi invece, da un po’ di tempo, succede che
partiti e movimenti politici lascino sul campo addirittura la metà dei loro elettori
precedenti.
È chiaramente cambiata un’epoca, nel senso che è
saltato l’ingessamento della società che era durato per decenni e quindi , probabilmente,
la cosa è tutt’altro che finita, e anche in futuro sarà lecito aspettarsi dei
forti movimenti, fino a quando l’elettorato non riterrà di avere visto
soddisfatte le proprie esigenze.
E questo è un indubbio fatto positivo.
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