venerdì 12 luglio 2013

la storiella dell'Islam moderno e moderato



L’ignoranza o la semplice disinformazione su fatti importanti  ha portato nella storia recente a errori di valutazione, che a loro volta hanno prodotto  scelte tragiche.
Emblematica è la famosa entrata in guerra da parte di Mussolini, fatta sulla base di conoscenze insufficienti ed erronee, viziate da pregiudizi provinciali e cioè dalla mancanza di una visione strategica a livello mondiale e non solo europea.
Mussolini ed anche Hitler, che pur disponeva di un apparato tecnico più consistente, non hanno saputo fare quello che dovrebbe fare qualunque stratega prima di impegnarsi, cioè fare bene i conti prima di muoversi.
Oggi, chi fa un’analisi storica di quegli eventi, allibisce di fronte alla constatazione che i due dittatori non avevano una conoscenza nemmeno elementare di cosa fossero gli Usa e del ruolo che erano in grado di giocare a livello mondiale.
Oggi tutti gli storici concordano sul fatto che la II guerra mondiale è stata vinta dalla soverchiante capacità dell’apparato industriale degli Usa.
Ma i due dittatori ignoravano del tutto il dato di fatto che li avrebbe sconfitti, non ne avevano materiale conoscenza.
Ho citato questo fatto emblematico e noto a tutti, per sottolineare il fatto che quando ci si trova di fronte a fatti nuovi e mondi sconosciuti, occorre prima di parlare almeno studiarsi la materia.
Sto parlando del mondo arabo, venuto alla ribalta dopo lo scoppio del terrorismo islamico con la distruzione delle torri gemelle l’11 settembre 2001 e le guerre dei Bush e di Blaire ed oggi delle “primavere arabe”.
L’ignoranza che regna in occidente sul mondo arabo era stata messa in evidenza proprio in quel 2001, quando la mitica e potentissima agenzia americana di controspionaggio, la Cia non è stata materialmente in grado di monitorare per mesi adeguatamente i media e le comunicazioni del mondo arabo, per materiale mancanza di un numero minimo di traduttori ed esperti di arabo.
Con le rivoluzioni delle “primavere arabe” non è che le cose sia molto migliorate.
Basti pensare ai tragici eventi, che nella Libia post Gheddafi hanno portato all’eliminazione addirittura dell’ambasciatore americano per opera di bande armate e siamo nel 12 settembre 2012.
Non parliamo ovviamente dell’Italia dove non è dato di sapere chi veramente sia mai stato ferrato sulla costellazione delle tribù libiche, sui loro rapporti di forza e quindi sul controllo che Gheddafi aveva o non aveva sul suo paese.
Dall’andamento degli eventi è risultato che, al di fuori dei canali istituzionali e accademici, l’Eni è stata perfettamente in grado di gestire una situazione difficilissima, ovviamente perché disponeva di conoscenze, entrature in loco  e probabilmente anche dell’ausilio di squadre armate, indispensabili nei casi di caos politico assoluto.
Gli eredi di Mattei evidentemente non si erano allontanati dalle strategie del loro fondatore, che non sapeva l’arabo e addirittura ignorava del tutto l’inglese, ma ebbe l’intelligenza di mettere insieme dei gruppi di “teste d’uovo” di prima qualità al fine di avere le informazioni giuste.
Oggi sentir parlare di quello che succede nel mondo arabo è una cosa abbastanza penosa.
Lasciamo perdere quello che dicono i politici.
Nessuno più è interessato alle loro esternazioni.
Ma anche solo a livello di inviati o di commentatori delle più grandi testate, chi conosce l’arabo?
Quasi nessuno.
Vanno in loco nei grandi alberghi frequentati dai colleghi dei media internazionali e in inglese si scambiano notizie.
Ma almeno, verrebbe da dire ,se non siete in grado di procuravi notizie di prima mano, studiate almeno la storia e la religione dei popoli arabi, altrimenti non potrete mai capire niente.
E invece, sembra che esista un giornale unico, perché tutte le grandi testate raccontano la storiella ideologica e irreale dell’Islam modero e moderato, che starebbe vincendo praticamente ovunque.
Tutti si producono in grandi sforzi per citare i pochissimi pensatori arabi, che generalmente vivono  in Europa, e che sono realmente a favore di un Islam moderno e moderato, ma si tratta purtroppo di intellettuali, che nel loro mondo non contano nulla ed esprimono idee che a noi piacciono molto, ma che sono estremamente minoritarie nel mondo arabo.
E’ irritante seguire i commenti sulle vicende egiziane, sentendo continuamente citare i Fratelli Musulmani, come fossero degli esponenti del mondo liberale occidentale e non una confraternita, nata nel segno dell’integralismo più viscerale, dell’odio e del disprezzo più sincero verso l’occidente, dell’antimodernismo più becero, secondo solo a quello un tempo enunciato in Italia da Pio IX.
Eppure costerebbe poca fatica andare a leggersi le opere di Hasan Al Banna, fondatore della Fratellanza,  regolarmente consultabili sul web in traduzione inglese.
Illuminanti e senza possibilità di equivoco.
O gli scritti dell’altro intellettuale di spicco della Fratellanza,  Sayyd Qutb, che dopo la sua permanenza negli Usa nel 1948 dettaglia tutto il suo schifo per il modo di vivere degli occidentali, cioè noi.
Se ne era parlato più diffusamente nel post del 4 febbraio 2011.
Ma i nostri commentatori saltano a più pari i testi fondanti e imbarazzanti e si attaccano al fatto che all’interno della Fratellanza ci sono fazioni diverse.
Il che è vero, ma non si tratta certo di lotte fra modernisti e tradizionalisti, si tratta di lotte di potere, molto trasversali.
L’unica cosa moderna della Fratellanza è l’aver capito e attuato un sistema di assistenza e di aiuti concreti alla povera gente ( in Egitto  1/4 degli uomini e un 1/3 delle donne sono analfabeti e il numero dei disoccupati è catastrofico).
E questa è una cosa  che in un paese, che non ha mai avuto forme di welfare pubblico, costituisce una   realtà che si nota e che porta molti ma molti voti : ecco il punto di forza presente e futuro della fratellanza.
Ma l’ideologia è disastrosa e viene predicata in tutte le moschee tutti santi venerdì ed i bambini, soprattutto nelle zone rurali, che in Egitto sono la maggioranza, sono indottrinati dalle scuole coraniche della Fratellanza ,sempre sulla base di una ideologia fondamentalista.
In un quadro di questo tipo parlare di grande vittoria della democrazia perché nel dopo Mubarak la gente è andata a votare è abbastanza assurdo.
I contadini vanno a votare per chi viene loro indicato dall’Imam e le donne per chi indica loro il marito.
Votare è meglio che non poter  votare, forse si, ma in quelle condizioni la cosa può avere  un significato addirittura controproducente perché c’è il rischio che la genti scambi così la democrazia, che non conoscono,  per una quasi farsa.

Viene in mente il crudo realismo dei romanzi di Ignazio Silone, quando diceva che al povero cafone della Marsica, che governasse il Papa, i Francesi, gli Spagnoli, Mussolini o altri, in realtà non spostava quasi nulla nelle sue condizioni di vita.

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