L’ignoranza o la semplice disinformazione su fatti importanti ha portato nella storia recente a errori di valutazione, che a loro volta hanno prodotto scelte tragiche.
Emblematica è la famosa entrata in guerra da parte
di Mussolini, fatta sulla base di conoscenze insufficienti ed erronee, viziate
da pregiudizi provinciali e cioè dalla mancanza di una visione strategica a
livello mondiale e non solo europea.
Mussolini ed anche Hitler, che pur disponeva di un
apparato tecnico più consistente, non hanno saputo fare quello che dovrebbe
fare qualunque stratega prima di impegnarsi, cioè fare bene i conti prima di
muoversi.
Oggi, chi fa un’analisi storica di quegli eventi,
allibisce di fronte alla constatazione che i due dittatori non avevano una
conoscenza nemmeno elementare di cosa fossero gli Usa e del ruolo che erano in
grado di giocare a livello mondiale.
Oggi tutti gli storici concordano sul fatto che la
II guerra mondiale è stata vinta dalla soverchiante capacità dell’apparato industriale
degli Usa.
Ma i due dittatori ignoravano del tutto il dato di
fatto che li avrebbe sconfitti, non ne avevano materiale conoscenza.
Ho citato questo fatto emblematico e noto a tutti,
per sottolineare il fatto che quando ci si trova di fronte a fatti nuovi e
mondi sconosciuti, occorre prima di parlare almeno studiarsi la materia.
Sto parlando del mondo arabo, venuto alla ribalta
dopo lo scoppio del terrorismo islamico con la distruzione delle torri gemelle
l’11 settembre 2001 e le guerre dei Bush e di Blaire ed oggi delle “primavere
arabe”.
L’ignoranza che regna in occidente sul mondo arabo
era stata messa in evidenza proprio in quel 2001, quando la mitica e potentissima
agenzia americana di controspionaggio, la Cia non è stata materialmente in
grado di monitorare per mesi adeguatamente i media e le comunicazioni del mondo
arabo, per materiale mancanza di un numero minimo di traduttori ed esperti di
arabo.
Con le rivoluzioni delle “primavere arabe” non è
che le cose sia molto migliorate.
Basti pensare ai tragici eventi, che nella Libia
post Gheddafi hanno portato all’eliminazione addirittura dell’ambasciatore americano
per opera di bande armate e siamo nel 12 settembre 2012.
Non parliamo ovviamente dell’Italia dove non è
dato di sapere chi veramente sia mai stato ferrato sulla costellazione delle
tribù libiche, sui loro rapporti di forza e quindi sul controllo che Gheddafi
aveva o non aveva sul suo paese.
Dall’andamento degli eventi è risultato che, al di
fuori dei canali istituzionali e accademici, l’Eni è stata perfettamente in
grado di gestire una situazione difficilissima, ovviamente perché disponeva di
conoscenze, entrature in loco e
probabilmente anche dell’ausilio di squadre armate, indispensabili nei casi di
caos politico assoluto.
Gli eredi di Mattei evidentemente non si erano
allontanati dalle strategie del loro fondatore, che non sapeva l’arabo e addirittura
ignorava del tutto l’inglese, ma ebbe l’intelligenza di mettere insieme dei
gruppi di “teste d’uovo” di prima qualità al fine di avere le informazioni
giuste.
Oggi sentir parlare di quello che succede nel
mondo arabo è una cosa abbastanza penosa.
Lasciamo perdere quello che dicono i politici.
Nessuno più è interessato alle loro esternazioni.
Ma anche solo a livello di inviati o di
commentatori delle più grandi testate, chi conosce l’arabo?
Quasi nessuno.
Vanno in loco nei grandi alberghi frequentati dai
colleghi dei media internazionali e in inglese si scambiano notizie.
Ma almeno, verrebbe da dire ,se non siete in grado
di procuravi notizie di prima mano, studiate almeno la storia e la religione
dei popoli arabi, altrimenti non potrete mai capire niente.
E invece, sembra che esista un giornale unico, perché
tutte le grandi testate raccontano la storiella ideologica e irreale dell’Islam
modero e moderato, che starebbe vincendo praticamente ovunque.
Tutti si producono in grandi sforzi per citare i
pochissimi pensatori arabi, che generalmente vivono in Europa, e che sono realmente a favore di
un Islam moderno e moderato, ma si tratta purtroppo di intellettuali, che nel
loro mondo non contano nulla ed esprimono idee che a noi piacciono molto, ma
che sono estremamente minoritarie nel mondo arabo.
E’ irritante seguire i commenti sulle vicende
egiziane, sentendo continuamente citare i Fratelli Musulmani, come fossero
degli esponenti del mondo liberale occidentale e non una confraternita, nata
nel segno dell’integralismo più viscerale, dell’odio e del disprezzo più
sincero verso l’occidente, dell’antimodernismo più becero, secondo solo a
quello un tempo enunciato in Italia da Pio IX.
Eppure costerebbe poca fatica andare a leggersi le
opere di Hasan Al Banna, fondatore della Fratellanza, regolarmente consultabili sul web in
traduzione inglese.
Illuminanti e senza possibilità di equivoco.
O gli scritti dell’altro intellettuale di spicco
della Fratellanza, Sayyd Qutb, che dopo
la sua permanenza negli Usa nel 1948 dettaglia tutto il suo schifo per il modo
di vivere degli occidentali, cioè noi.
Se ne era parlato più diffusamente nel post del 4
febbraio 2011.
Ma i nostri commentatori saltano a più pari i
testi fondanti e imbarazzanti e si attaccano al fatto che all’interno della
Fratellanza ci sono fazioni diverse.
Il che è vero, ma non si tratta certo di lotte fra
modernisti e tradizionalisti, si tratta di lotte di potere, molto trasversali.
L’unica cosa moderna della Fratellanza è l’aver
capito e attuato un sistema di assistenza e di aiuti concreti alla povera gente
( in Egitto 1/4 degli uomini e un 1/3
delle donne sono analfabeti e il numero dei disoccupati è catastrofico).
E questa è una cosa che in un paese, che non ha mai avuto forme di
welfare pubblico, costituisce una realtà che si nota e che porta molti ma molti
voti : ecco il punto di forza presente e futuro della fratellanza.
Ma l’ideologia è disastrosa e viene predicata in
tutte le moschee tutti santi venerdì ed i bambini, soprattutto nelle zone
rurali, che in Egitto sono la maggioranza, sono indottrinati dalle scuole
coraniche della Fratellanza ,sempre sulla base di una ideologia fondamentalista.
In un quadro di questo tipo parlare di grande
vittoria della democrazia perché nel dopo Mubarak la gente è andata a votare è
abbastanza assurdo.
I contadini vanno a votare per chi viene loro
indicato dall’Imam e le donne per chi indica loro il marito.
Votare è meglio che non poter votare, forse si, ma in quelle condizioni la
cosa può avere un significato
addirittura controproducente perché c’è il rischio che la genti scambi così la
democrazia, che non conoscono, per una
quasi farsa.
Viene in mente il crudo realismo dei romanzi di Ignazio
Silone, quando diceva che al povero cafone della Marsica, che governasse il
Papa, i Francesi, gli Spagnoli, Mussolini o altri, in realtà non spostava quasi
nulla nelle sue condizioni di vita.
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