Da tempo ormai sono pessimista circa le sorti
della Chiesa, nel senso che un’analisi dei termini della questione mi induce a
ritenere che i ritardi accumulati sui dossier più importanti non possono più essere
superati, neanche dal Papa più progressista.
Temo che il divorzio col mondo moderno da parte
della Chiesa si sia ormai consumato.
Ciò non toglie che il modo di muoversi di papa Bergoglio
finisca per suscitare qualche simpatia.
Non solo per quello che fa di non conformista e in
cesura con il passato.
Ma soprattutto perché sembrava muoversi seguendo
una strategia sostenuta da una sottile intelligenza, tipica dei gesuiti.
L’uomo sa che si trova al vertice di una
nomenclatura fra le più corrotte del mondo, che in barba alle moine liturgiche
ricorrere a qualsiasi mezzo per difendere il proprio potere di casta.
Sa che rischia tantissimo e questo, per un
osservatore esterno, rende il gioco affascinante come un thriller di Dan Brown.
Il Vaticano ha tuttora la struttura di una
signoria rinascimentale.
Il codice di diritto canonico vigente affida, nero
su bianco, al Papa il potere assoluto.
Un piccolo codicillo, il numero tre, dell’articolo
333 di questo codice, dice tutto in due sole righe: “non si dà appello né
ricorso contro la sentenza o il decreto del romano pontefice”.
Questa è la definizione del potere assoluto puro e
semplice.
Ma in Vaticano c’è anche una corte elefantiaca,
chiamata curia, con un numero strabocchevole di dignitari e di sotto- dignitari
pronti a disfare la tela tessuta dal loro Papa, se a loro non piace.
Controllare o smontare questo apparato non è
affatto un gioco da bambini, anche perché ci vuole tempo solo per capire come è
articolata la struttura e come funziona, chi conta e chi non conta.
E infatti l’approccio dei papi più recenti nel
rapportarsi con la curia è stato molto vario.
Wojtyla ha dato l’assalto alla curia con il clan
dei polacchi, cioè li ha messi dappertutto, per controllarla più che poteva.
Ratzinger, che in curia c’era vissuto per anni,
senza amarla e senza capirla, semplicemente ci ha rinunciato, ha nominato Segretario
di Stato e il suo segretario di quando era al Sant’Uffizio e che se la vedesse
lui con la curia.
Naturalmente è stato da parte sua un errore
madornale, perché così, invece di aiutarlo, l’apparato gli ha fatto fare una
serie incredibile di figuracce, che sono state talmente tante, da far pensare che
ci fosse dietro una regia, che ha tramato una diabolica programmazione per fare
vedere al mondo chi comandava veramente.
Il gioco quindi è difficile, l’approccio di Bergoglio
sembra sia stato questo: cogliere l’avversario di sorpresa, spiazzarlo, tirare
colpi evitando però lo scontro frontale.
Lui, l’idolo delle folle e dei media, sull’aereo
diretto in Brasile rovescia il tavolo del politicamente corretto.
No signori, mi dispiace, ma sono io che ho in mano
il pallino, lo so che avete tanta voglia di chiedermi cosa penso del matrimonio
dei preti eccetera eccetera.
Quando sarò pronto, sarò io a tirare la botta, e
non sarà quando farà comodo a voi, per scatenarmi contro il branco dei cani
ringhianti, di chi non vuole toccare nulla, come si fa nei talk show televisivi,
per fare saltare gli indici di ascolto.
Sembrava proprio una strategia veramente sottile,
da grande leader.
Una mossa veramente brillante.
Purtroppo però al ritorno dal Brasile e sullo stesso aereo ha ceduto forse all’esaltazione
sentimentale, per il successo avuto nel viaggio, e ha accettato le domande.
E qui è caduto e ha perso gran parte del vantaggio
accumulato nei mesi precedenti.
E’ caduto in un errore strategico grave.
Ha dato delle risposte con le quali si capiva, che
stava dando un colpo al cerchio e un altro alla botte come per esempio sui gay
e sui divorziati, sullo Ior è stato ambiguo.
Sulla ordinazione sacerdotale delle donne invece è
caduto pesantemente, richiamando e facendo sua, la vecchia presa di posizione
di Wojtyla, facendola passare come definitiva, che chiudeva l’argomento in modo
netto.
Dal punto di vista teologico, questo è un errore imperdonabile,
perché è noto, anche soprattutto fra i chierici, che questa asserzione è
appoggiata su argomenti di una debolezza addirittura puerile.
Peccato che questo scivolone sia avvenuto perché l’uomo
sembrava più sottile e più intelligente, più informato dei suoi predecessori.
Ma se non arriva a capire che l’universo femminile
è l’altra metà della luna, che c’è in corso da anni la riscossa di questa metà,
conculcata per secoli e secoli, che questa riscossa cambierà la storia,
rivoluzionerà alle radici gli assetti sociali, come si può dargli credito?
Non sembra possibile che non se ne renda conto.
Eppure, rimanendo nell’ambito clericale, mesi fa
le suore americane erano incavolate nere con Ratzinger su questo tema e avevano
preso posizione pubblicamente in modo trasparente.
Sembra impossibile che la primavera in Vaticano
non debba mai comparire.
Che le ragioni del potere debbano sempre
prevalere.
Sostenere che Gesù di Nazaret avesse emarginato le
donne e non le volesse mettere fra i suoi seguaci più vicini è una tale
falsificazione del suo messaggio e della storia, che può essere sostenuta solo
con una interpretazione veramente grossolana dei Vangeli.
I 12 apostoli, non erano un sinedrio, non sono mai
stati una struttura definita e consolidata, erano una prima scelta provvisoria,
si direbbe perfino casuale come il fatto che Gesù invitasse chi gli capitava a
tiro e gli ispirasse fiducia.
Dedurre dalla mancanza di nomi femminili fra i 12,
citati dei Vangeli, un invalicabile pregiudizio di genere da parte di Gesù di Nazareth
è un’operazione logica palesemente erronea e una falsificazione storica
facilmente documentabile.
Stupisce veramente che un uomo, che era apparso
così attento e sottile sia scivolato pesantemente in questo modo.
Se poi ci mettiamo dal punto di vista delle
secolari fisime clericali, come possiamo non sobbalzare se pensiamo che nella
stessa conferenza stampa Bergoglio ha sbattuto la porta in faccia alle donne e
ha aperto ai gay?
Perché si è impuntato per la prima volta su un argomento dottrinale
e teologico così scivoloso e controverso, perché, come si è detto sopra, si
basa su motivazioni teologiche di una debolezza puerile.
E perché offendere e demotivare, non solo l’altra
metà dell’umanità, che già non è uno scherzo, ma quell’esercito di suore
rimaste fedeli ed attive?
Chissà che lo schiaffo non sia stata così forte per
loro ,da far uscire del loro ranghi quelle reazioni coraggiose, che invece gli
uomini in talare, finora non hanno saputo produrre contro queste chiusure
assurde, anacronistiche, improponibili.
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