Fare santo Woytila è un atto di politica
ecclesiastica populista, che si poteva anche evitare
Papa Francesco sta orientando il suo
pontificato sempre più chiaramente verso
un ritorno all’originario spirito evangelico, consono, tra l’altro, al nome
simbolico, estremamente impegnativo, che si è scelto al momento dell’elezione
agli inizi del marzo 2013.
E’ passato poco più di un anno e la differenza
rispetto a prima si vede non tanto e non solo da nuove encicliche, brevi o
altri atti ufficiali, ma da fatti, moltissimi fatti, coerenti fra di loro, che
inequivocabilmente annunciano tempi nuovi.
A caso, scelgo quello che compare sui giornali di
stamattina : il vecchio segretario di stato , Card. Bertone, giubilato da Papa
Francesco si sarebbe scelto a Roma, come dimora da pensionato, un appartamento
principesco di 700 metri quadrati, mentre il segretario di stato subentrante,
Card. Pietro Parolin vive in un monolocale.
Serve più un fatto come questo che dieci dotte
encicliche sociali, che comunque pochissimi leggerebbero.
Comunicare coi fatti, invece che con pronunce autoritarie o con
manifestazioni teatrali – trionfalistiche, sembra essere la linea di papa
Francesco.
Nel vocabolario cristiano, la parola “fatti” si traduce col termine
“testimonianza”.
Va da sé che la gente questo lo capisce benissimo
e senza bisogno di mediazioni e così Francesco diventa sempre più seguito ed
amato.
Su questo blog ci si era soffermati più volte a
parlare delle difficoltà e delle strategie di questo papa.
Più volte avevo osservato, che, a mio parere, il
ritardo accumulato dalla chiesa nel rapportarsi al mondo contemporaneo ed e
alla modernità è talmente grande, che l’impresa di Francesco per cercare di
rendere credibile il cristianesimo oggi è
quasi impossibile, come testimoniano le chiese che progressivamente si
svuotano.
Però avevo anche scritto che se c’era una
possibilità questa era seguire coerentemente la strategia iniziale : quella dei
fatti evitando come la peste il ricorso alla teologia ed alle teorizzazioni.
Il popolo cristiano in Italia, ma non solo, non sa
sostanzialmente nulla di teologia dogmatica e di storia della chiesa e forse è
meglio così, perché il giorno che se ne occupasse troverebbe che gran parte di
quello che aulicamente viene definito il “depositum fidei”, cioè la
plurisecolare immane costruzione ideologica costruita per definire i dogmi
cattolici, non sta in piedi perché non è mai stata in piedi.
E quindi in parole molto povere difficilmente
perdonerebbe al clero di averli indottrinati da bambini in dogmi così assurdi e
così poco fondati su qualsiasi verosimiglianza e coerenza razionale.
Inutile quindi imbarcarsi in battaglie perse in
partenza.
Inutile cioè cercare di spiegare perché, ad
esempio, il dogma del peccato originale o quello della resurrezione dei morti
andrebbero aboliti, per manifesta inconsistenza.
Meglio lasciar perdere.
Del resto le analisi di sociologia religiosa hanno
concordemente appurato che non esiste una ben definita religione cattolica,
come è astrattamente definita dalla dogmatica, ma nella realtà esiste solo una
enorme e informe galassia di religione
fai da te, che ognuno nel corso della sua vita si auto-costruisce, senza avere sostanzialmente mai sentito la
necessità di andare a chiede un imprimatur in curia, ben consapevole del fatto
che nessuno glielo darebbe.
Come hanno affermato gli studiosi della materia, esiste da tempo
un gigantesco “scisma sommerso”, del quale la chiesa istituzione è consapevole,
ma che non riesce a controllare in nessun modo.
E quindi meglio andare sul pratico, sulla
testimonianza data coi fatti, purché questi siano coerenti a un disegno, come
del resto sono stati in questo primo anno di pontificato.
La strategia quindi è buona, ma Papa Francesco si
trova davanti delle difficoltà enormi.
Una fondamentale è data dal fatto che in occidente
la maggioranza della gente ha sperimentato che si può benissimo vivere volendo
anche nella più alta moralità e consapevolezza spirituale “come se dio non fosse”.
Mentre fra le popolazioni meno scolarizzate del
terzo mondo si verifica un ritorno di interesse a seguire il cristianesimo
tradizionale, di stampo magico- miracolistico.
E’ un bel dilemma per chi dirige l’istituzione,
perché è troppo forte la tentazione di non fare troppo gli schizzinosi e di
prendere per buoni i numeri impressionanti di nuovi battezzati che possono
produrre ad esempio i movimenti tipo i neo- catecumenali, anche se è molto
facile verificare che quei numeri hanno un significato molto dubbio.
Cioè a quanto pare, se si guarda ai numeri l’unico
cristianesimo che terrebbe sarebbe quello elementare- infantile - miracolistico
dei paesi del terzo mondo.
Estremamente difficile trovare un punto di
equilibrio fra l’occidente più scolarizzato che chiede alla chiesa di parlare
con la modernità e la scienza per essere credibile, e un terzo mondo poco scolarizzato che si
accontenta di presunti miracoli e chiede di offrire grandi emozioni.
Sono due punti di vista lontanissimi.
Ecco perché papa Francesco si appresta a fare il
prossimo 27 una cosa del tutto incoerente con la strategia del suo pontificato
santificando papa Woytila insieme a Papa Giovanni.
Perché ritiene di dover parlare anche a quella
fetta di cattolicesimo, oggi
maggioritaria nel terzo mondo, ma anche in occidente, che si riconosce in quel
cristianesimo dei miracoli , delle emozioni forti e delle formulazioni autoritarie,
tradizionali e sostanzialmente infantili.
Proclamare dei santi rientra di per sé in questo
filone di cristianesimo e infatti papa Woytila aveva perfino vistosamente
abusato nelle proclamazioni.
Papa Francesco si sta orientando a quanto pare nel
mantenere viva questa prerogativa, orientando però in modo decisamente diverso
la scelta dei presunti santi su personaggi provenienti dalla vita di tutti i
giorni e quindi scegliendoli fra la gente comune e non fra ecclesiastici.
Nella tradizione cattolica la proclamazione dei
santi e l’uso di icone che parlino di loro, è sempre stata giustificata, come
se fosse uno strumento potente per proporre alla gente modelli di vita, atti
a testimoniare la bontà del messaggio.
Che questa pratica abbia mai avuto un senso è
tutto da dimostrare, basterebbe infatti riferirsi alle obiezioni in materia
avanzate da Lutero e dalla Riforma, alle quali la chiesa non ha ancora risposto
in modo appena appena convincente , nemmeno oggi cinque secoli dopo.
Che abbia un senso nella realtà di oggi, credo sia
ancora più difficile da dimostrare.
Senza contare la palese difficoltà di non
commettere errori grossolani nelle proclamazioni, come si è fatto a profusione
innumerevoli volte.
Si sono fatti santi personaggi dei quali non si è
in grado nemmeno di dimostrare che siano mai esistiti storicamente.
Si sono fatti santi personaggi che oggi sarebbero
incriminati per crimini contro l’umanità.
Si sono soprattutto fatti santi personaggi
seguendo calcoli politici e di potere ecclesiastico del momento.
Papa Francesco viene dall’America Latina e la
“domanda di cristianesimo” che può venire da quelle masse sterminate della
stessa America Latina, dall’Africa e da parte dell’Asia la conosce per
esperienza diretta e non perché l’ha studiata sui libri.
Sa benissimo che non si può andare avanti a
fornire a queste masse un cristianesimo magico che non responsabilizza nessuno
e che per questa ragione non è in grado di fornire a costoro né un mezzo di
elevazione né uno strumento di crescita.
Occorre educare a qualcosa di più elevato ma ci
vorrà del tempo e si è in concorrenza con le sette protestanti evangeliche più
fondamentaliste che investono grosse somme di denaro giocando proprio sullo
stato culturale bambinesco di quelle masse per indurle a riti più superstiziosi
che religiosi, squadernando poi successi
strepitosi di conversioni, tutte da verificare, superficiali fin che si vuole,
ma reali quanto a presenze e adesioni.
Quando non si è in concorrenza con gli islamici,
che di soldi ne possono spendere ancora di più per fare proseliti, anche investendo in elementari strumenti di
welfare (scuole, ospedali ecc.) che in certe parti del mondo gli stati non sono
ancora in grado di fornire.
Per tutte queste ragioni penso che Papa Francesco
si sia rassegnato a portare avanti una pratica iniziata e spinta avanti con
molta premura da altri prima di lui, che non la pensano come lui.
Papa Woytila è stata una personalità più che
ragguardevole che nella storia, compresa quella della chiesa c’è già entrata per forza sua, non c’è bisogno
di farlo santo per conservarne viva la memoria, cosa che per altro
corrisponde in pratica alla ragione molto
terrena per la quale si proclamano i
santi.
Farlo santo invece è una forzatura della storia
vera, perché corrisponde a obbligare la gente a credere che Woytila fosse una
creatura senza macchia, o almeno mediamente con
poche macchie e questo semplicemente non è vero.
Woytila come papa ha commesso una serie di errori
gravi che avrebbero dovuto consigliare di lasciare perdere il processo di
canonizzazione.
- è stato un papa tutto orientato alla
celebrazione trionfalistica della chiesa, sulla linea di Pio XII e questo è
stato un errore grave, perché era un atto tutto politico volto a manovrare le
coscienze, nel senso di nascondere la vera realtà delle chiese che si
stavano miseramente svuotando.
Piazze piene e chiese vuote, questa è stata l’era
Woytila.
Ho già scritto in post precedenti che dalle sue
biografie risulta che questo personaggio aveva il genio del teatro, che aveva
praticato da giovane con successo e che era talmente dotato da essere quasi
costretto a recitare sempre.
Da qui quell’atteggiamento narcisistico, che non è
mai simpatico.
Quando si definisce un personaggio un grande
comunicatore, si dice anche un grande manovratore di coscienze, soprattutto se
si tratta di un leader religioso ed ancor più se si tratta di un papa, che
gestisce una istituzione a tutt’oggi
assolutamente totalitaria;
- il prestigio e l’innegabile grande successo
mediatico hanno portato papa Woytila a fare una altra serie di errori gravi lasciandosi
andare a fare nomine sempre, salvo pochissime eccezioni, di persone di scarsa
taratura, ma ideologicamente orientati tutti dalla stessa parte, quella più
accentuatamente tradizionalista e di comprovata fedeltà alla sua persona.
Ne è venuta fiori così una curia, corte di
adulatori, per di più fastidiosamente riconoscibile negli ultimi anni come manovrata
dalla prevalente lobby dei polacchi.
Quando la sua fobia anticomunista è stata
soddisfatta dalla causalità della storia e non certo per merito suo con la
caduta del comunismo, ha invaso l’Est di vescovi per di più sproporzionatamente
polacchi e questa non è stata certo una mossa politica intelligente.
- nella gestione ordinaria della chiesa la sua
tendenza teatral – trionfalista e la sua
cultura teologica tutta del passato gli hanno fatto fare errori di valutazioni
gravi, quando ha dato carta bianca ai
così detti movimenti :Neo Catecumenali;
C.L. ; Opus Dei; Legionari di Cristo eccetera, perché questi gli riempivano le
piazze con adunate oceaniche di , adepti messi insieme con metodi da setta.
Spesso organizzati in modi contrari all’osservanza
dei più elementari diritti umani, come il rispetto della persona, la libertà di
espressione, la libertà di dissentire e soprattutto di uscire liberamente
dall’organizzazione senza subire ricatti, e quasi tutti orientati non solo in
senso autoritario-totalitario, ma anche
volti al culto sfacciato del capo carismatico.
Tutti dotati di apparati organizzativi di
controllo degli adepti, che in certi movimenti arrivano al controllo ed
all’interferenza anche nelle scelte più minute personali e familiari.
Ma fanno numero, anzi fanno numeri grossi e questo
a Woytila è bastato, gli scandali finanziari e sessuali endemici in alcuni di
questi movimenti sono venuti alla luce solo dopo il pontificato di Woytila, mentre
durante quel pontificato quegli stessi personaggi avevano accesso senza formalità
addirittura all’appartamento pontificio, a dimostrazione della familiarità con
quel papa, e non andavano mai ad incontrarlo a mani vuote.
Tutto questo con gravi ripercussioni a livello
locale, immiserendo il ruolo dei vescovi e dei parroci, nei confronti dei
capetti dei movimenti.
- ma l’errore più ingiustificabile Woytila l’ha
fatto santificando Pio IX, scelta questa che da sola rivela la profonda inadeguatezza
della sua cultura teologica, che non gli poteva consentire di guidare
efficacemente la chiesa nell’epoca moderna.
Il popolo dei fedeli, forse per fortuna, non
conosce la storia della chiesa, ma Pio IX è stato il peggio del peggio.
Ha costruito barricate fra la chiesa e la modernità,
definendo democrazia libertà di espressione e diritti umani, sciocchezze
ispirate dal maligno.
Se in occidente la chiesa ha quasi chiuso, Pio IX
è la prima personalità da ringraziare, farlo santo è stata quindi una follia, perchè
ha mostrato indirettamente considerazione e condiscendenza per le sue impresentabili idee.
- altro errore grave di Woytila è stato il suo
rapporto col denaro.
La sua fobia anti- comunista, umanamente
comprensibile per chi ha vissuto in un paese dell’Est, ma non giustificabile in
un papa, lo ha portato ad una autentica frenesia di procurarsi denari da
mandare a valigiate in Polonia a Solidarnosh, per far cadere il regime comunista in quel
paese il più presto possibile.
Di conseguenza anche la famosissima invettiva
pronunciata da papa Woytila contro i mafiosi con piglio ed efficacia da grande
attore teatrale è crollata quando si è appreso dalla pubblicazione delle carte,
intestate con lo stemma del Vaticano, relative alla gestione dello IOR, che in
quei locali si facevano anche operazioni
di “lavaggio” dei soldi della mafia.
- la famosa foto al balcone a fianco del dittatore Pinochet, rimane pure una indelebile testimonianza di
arretratezza culturale, ideologica e politica.
Molto più grave se si tiene conto del fatto che
nello stesso tempo nel quale Woytila omaggiava un dittatore, copertosi di
crimini immondi e di massa, cassava la “teologia della liberazione” ,seguita da
gran parte dell’America Latina e non muoveva un dito a favore di Oscar Romero,
vescovo salvadoregno, assassinato mentre
celebrava la messa nel 1980 da un sicario fascista, per le sue idee e attività
a favore della povera gente, rendendogli omaggio solo tre anni dopo, quando la
sua gente lo venerava già come martire e santo.
La sua causa di canonizzazione è rimasta ferma ingiustificabilmente
per anni ed è stata messa su di una corsia preferenziale solo ora da Papa
Francesco.
- l’eccessiva propensione al cattolicesimo magico –
miracolistico.
Tutti i papi hanno dimostrato devozione mariana,
ma solo papa Woytila ha attribuito direttamente alla madonna la sua
sopravvivenza all’attentato di Akja , portando a Fatima il proiettile estratto
dal suo addome.
Non parliamo della sua considerazione e devozione
per Padre Pio.
Non è certo un cristianesimo adulto quello che
spinge i fedeli ad accentuare questi atteggiamenti e credenze.
- l’adesione intransigente alla parte peggiore
della morale sessuale, rendendo quello che sopra si è riferito come lo “scisma
sommerso” ancora più largo.
E’ orribile constatare che mentre questo papa
sosteneva la linea più dura e intransigente di morale sessuale con la quale
vessava la qualità della vita del popolo cristiano, è sotto il suo pontificato
che si sono verificati migliaia e migliaia di abusi sessuali su minori da parte
del clero sotto lo sguardo indifferente di vescovi cardinali e papa.
Basterebbe questo per non considerare papa Woytila
degno della canonizzazione.
Ma non basta, questo papa ha compiuto un gesto
ancora più inverosimile chiamando in Vaticano e mettendo a capo di una delle
cinque basiliche romane, addirittura quella super-mariana di Santa Maria
Maggiore, quel cardinale Bernard Francis Law, letteralmente cacciato a calci
nel sedere dal suo popolo della diocesi
di Boston, esattamente per il suo comportamento giudicato compiacente verso gli
abusi sessuali in quel territorio.
- non si può infine tacere sulla voluta e
consapevole ostentazione della sua sofferenza.
Molti hanno giudicato commovente e coraggiosa
questa vicenda.
A mio avviso occorrerebbe invece riflettere su
questo punto rilevando quanto sia stato negativo il messaggio inviato alla
gente nell’invitare all’accettazione del dolore fisico.
La scienza moderna considera una follia l’accettazione
del dolore, perché oggi la scienza medesima ha fornito gli strumenti per
debellare il dolore fisico.
Le moderne neuroscienze ci dimostrano che il
dolore non serve a nulla e rappresenta
una negatività assoluta sul piano psicologico.
Purtroppo la dottrina cattolica tradizionale sul dolore
come mezzo di salvezza, sottende la convinzione che il dolore e la sofferenza
siano la giusta pena per i peccati commessi.
Questa teoria tradizionale è una solenne
stupidaggine, ma come sempre, la chiesa ha una difficoltà enorme a cassare le
vecchie formulazioni, che non stanno più in piedi, per paura che togliendo un
tassello, caschi tutta la costruzione.
Ma questa teoria del dolore che sarebbe utile per
cooperare alla salvezza è quanto di più inumano e anti evangelico si possa immaginare.
Per concludere, il lettore non equivoci, nella
storia della chiesa, papa Woytila verrà ricordato anche per atti estremamente
positivi.
- Innanzi tutto la attenzione alle altre
religioni, superando secolari pregiudizi e dando vasta eco mediatica a questa politica con atti simbolici di grandissimo
peso (la visita alla moschea di Damasco, il bacio del Corano, nuovi rapporti
con gli ebrei, eccetera.
- Poi l’atto di grandissimo peso, in quanto primo
nella storia, del riconoscimento di alcuni degli errori storici della chiesa e
relativa richiesta di perdono nel 2000.
- Infine la sua inclinazione a fare dei viaggi un
elemento permanente del suo pontificato, rendendo così visibile la vocazione
universale della chiesa.
- Ed ancora, ultima, ma non piccola cosa, la sua
sincera vicinanza col mondo del lavoro, la sua difesa dei lavoratori e dei loro
diritti e il suo sincero disprezzo per l’aspetto ultra-liberista e
individualista del capitalismo, svincolato da ogni considerazione morale.
Un grande uomo e un grande papa, quindi, ma santo
è un altro discorso.
Se papa Woytila ha fatto più danni che bene alla
chiesa sono legittimati a dirlo solo gli storici e non gli agiografi e i
propagandisti, ma che non abbia i titoli
per essere canonizzato lo dice il buon senso e un minimo di informazione.