venerdì 11 aprile 2014

Questo  Matteo  Renzi   sembra benedetto dagli dei, con lui non c'è competizione





Si è parlato più volte in questo blog di Renzi, cercando di mantenersi nell'ambito del discorso razionale e quindi analizzando i suoi punti di forza e  quelli di debolezza, per poi trarne una conclusione, che era questa : così stando le cose Renzi non sembra avere praticamente nessuna probabilità di riuscita, tutto finirà in bluff.
La realtà però si delinea ormai in tutt'altro modo.
Quando ho letto gli interventi dei  capo economisti dei principali gruppi finanziari del mondo al Workshop Ambrosetti a Villa d'Este, la settimana scorsa, ho dovuto arguire che per Renzi è praticamente fatta.
Quando si sentono i cervelloni di JP Morgan, di Nomura, di Goldman Sachs ,che parlano di Renzi, come dell'apparizione della madonna, quanto meno si è costretti a riflettere.
Per il mondo che conta Renzi è il cavallo sul quale stanno puntando, e questa non è gente abituata a perdere il proprio tempo o a lasciarsi affascinare dalla parlantina sciolta del brillante ex sindaco di Firenze.
Per Renzi probabilmente è fatta perché non c'è a suo favore solo la benedizione dei ,pure potentissimi uomini della finanza mondiale, che giudicano in base a complicati algoritmi ed alle analisi più raffinate disponibili, ma c'è anche il combinato disposto di una serie di elementi emotivi, che convergono per attribuirgli il favore di gran parte degli italiani e questo è decisivo.
In politica come in economia l'analisi razionale non basta, occorre ricorrere alla psicologia ed alle neuroscienze per capire gran parte delle azioni umane, singole o collettive.
Da tempo suscita giustamente grande interesse ad esempio il discorso sull'”economia emotiva”.
Faccio un esempio attualissimo.
Dai primi giorni di questa settimana le borse mondiali si sono messe per traverso, il che di per sé non sarebbe strano, perché la volatilità è la norma e non la patologia delle borse.
Quello che è strano è che la discesa generalizzata arrivi nel momento in cui i “fondamentali” delle economie stanno andando meglio che nel passato, e che le decisioni recentissime della Fed e della Bce sono state dirette proprio nel senso voluto dagli operatori, e quindi questo andamento tutto in negativo è del tutto irrazionale.
E infatt, gli ineffabili commentatori finanziari se la sono cavata usando un termine esoterico o beffardo per chi non è avvezzo al loro linguaggio, dicendo che il “sentiment” degli operatori era negativo, come dire, che si erano svegliati male alla mattina, cosa che è chiaramente una non- spiegazione in termini razionali.
Però  incredibilmente gli studi di psicologia applicata all'economia hanno dimostrato che gran parte delle decisioni nel campo della finanza vengono attuate sulla base di “sensazioni”,  piuttosto che essere il risultato di analisi.
Nel campo della politica le cose vanno nello stesso modo, cioè ci sono periodi storici e situazioni nelle quali è facile riscontrare la pressoché totale mancanza di razionalità nei movimenti collettivi.
La gente agisce sulla base di “sentiment”, sensazioni e non di analisi razionale.
Va chiarito però che il livello di non razionalità di questi movimenti di opinione collettivi è  relativo,  nel senso che l'orientarsi sulla base non di analisi ma di sensazioni è un modo di affidarsi a delle “intuizioni”, più o meno fondate.
In altre parole, se uno non ha una conoscenza nemmeno di base su certe situazioni, ma deve comunque agire,  si affida al “data base” che il suo cervello contiene ,come se fosse un qualsiasi computer, e questo archivio gli fornisce una  risposta immediata, della quale ha bisogno per agire ,ma  che purtroppo non può venire qualificata diversamente che come “pregiudizio”.
Ma è inevitabile ricorrere ai “pregiudizi”, se uno non dispone di informazioni e dati da analizzare, per farsi un giudizio decente e la mente lo aiuta a trovare una risposta comunque.
Per semplificare le cose al massimo, se una persona si trova in uno stato di assoluto disagio e non sa che pesci pigliare  in una situazione politica, sociale o collettiva, che fa?
Si rivolge  al suo istinto animale primordiale e va dietro al “maschio alfa”, che così riconosce come capo- branco.
Sarà antipatico ammetterlo, ma molte decisioni in politica vengono in pratica prese sulla base di questo meccanismo primitivo.
Nella psicologia delle masse questa è la base di tutte le dittature e  di tutte le leadership personalistiche.
Con Matteo Renzi si verifica una situazione simile a questa, che guarda caso, sembra la fotocopia di quanto accaduto vent'anni fa con Silvio Berlusconi.
Una new entry della politica, che sa rendersi credibile, perché buon comunicatore, dice delle cose che sul piano razionale non stanno né in cielo né in terra, cioè che non hanno elementi concreti per essere prese sul serio, invece che come  promesse demagogiche, con poco fondamento.
Alcune sono molto poco verosimili, altre sono chiaramente specchietti per allodole, ma la gente le prende sul serio per una serie di ragioni.
Perchè non ne può più di come è stata gestita la politica negli ultimi decenni.
Perchè non ne può più dell'intera classe politica e dirigente.
Perchè c'è una crisi economica, che i predecessori di Renzi non hanno saputo bloccare.
Ed allor,a l'uomo nuovo, presentatosi come “il rottamatore”, che è credibile perché in parte è riuscito  a sostituire nella gestione del potere una parte dei vecchi politici, con gente nuova,  viene preso molto sul serio e come il cavallo su cui puntare.
Renzi è' riuscito in uno dei giochi più antichi della politica, cioè nel far credere che lui è il nuovo che avanza e che chiunque è contro di lui rappresenta il vecchio che resiste.
E dunque, se i suoi molti nemici interni o esterni lo mettessero in minoranza, quasi gli farebbero un favore, perché gli consentirebbero di andare a elezioni quasi immediate che probabilmente vincerebbe a man bassa, come  rappresentante riconosciuto del nuovo contro il vecchi, che la stragrande maggioranza aborre.
I suoi competitori, sono in ben cattive acque.
Berlusconi politicamente è alla disperazione, se è costretto a ricorrere all'animalismo ed alla promessa di dentiere gratuite, per tirare a campare.
Il suo vero e unico competitore è Grillo, che avrebbe probabilmente fatto saltare il banco se la politica fosse ancora in mano ai D'Alema, Bersani Berlusconi eccetera.
Ma ora c'è Renzi e per Grillo è dura, perché la gente non va a vedere quello che fanno tutti i giorni i parlamentari a 5 stelle ,i consiglieri regionali ecc. che smascherano   gli inciuci dei vecchi politici che vanno avanti come prima.
Non vanno a vedere il programma dei 5Stelle.
La gente vede Renzi su tutte le televisioni a tutte le ore del giorno e della notte, esattamente come succedeva prima con Berlusconi ed a Renzi si affida semplicisticamente.
Tutto potrebbe crollare in un gigantesco bluff, ma se la maggioranza degli italiani si è sorbita Berlusconi per vent'anni, senza andare a chiedergli di vedere le carte, è probabile che la stessa cosa succederà con Renzi.
Possiamo solo sperare che questo giovin signore   oltre alle doti teatral- comunicative e la spregiudicatezza di Berlusconi ,abbia anche qualche idea sua e qualche strategia, che Berlusconi proprio non ha mai avuto.
Molto preferibile sarebbe che Renzi si potesse presentare quanto prima al giudizio delle urne, e che la gente fosse messa nella possibilità di giudicare chi è più credibile come innovatore fra lui e Grillo.
Ma all’inquilino del colle, che certo non rappresenta il nuovo questo non sta bene.
Fra poco più di un mese ci sono le europee e su questo piano Grillo ha più carte e argomenti di Renzi.
Se il giovin signore vincesse queste elezioni, la competizione sarebbe finita, si aprirebbe un ventennio renziano.

Sarà dura anche per Grillo, ma il fatto che il duello appare con evidenza come decisivo, da a  noi elettori  l’opportunità di valutare lo spessore dei due contendenti.

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