giovedì 24 aprile 2014

Fare santo Woytila è un atto di politica ecclesiastica populista, che si poteva anche evitare



Papa Francesco sta orientando il suo pontificato  sempre più chiaramente verso un ritorno all’originario spirito evangelico, consono, tra l’altro, al nome simbolico, estremamente impegnativo, che si è scelto al momento dell’elezione agli inizi del marzo 2013.
E’ passato poco più di un anno e la differenza rispetto a prima si vede non tanto e non solo da nuove encicliche, brevi o altri atti ufficiali, ma da fatti, moltissimi fatti, coerenti fra di loro, che inequivocabilmente annunciano tempi nuovi.
A caso, scelgo quello che compare sui giornali di stamattina : il vecchio segretario di stato , Card. Bertone, giubilato da Papa Francesco si sarebbe scelto a Roma, come dimora da pensionato, un appartamento principesco di 700 metri quadrati, mentre il segretario di stato subentrante, Card. Pietro Parolin vive in un monolocale.
Serve più un fatto come questo che dieci dotte encicliche sociali, che comunque pochissimi leggerebbero.
Comunicare coi fatti,  invece che con pronunce autoritarie o con manifestazioni teatrali – trionfalistiche, sembra essere la linea di papa Francesco.
Nel vocabolario cristiano, la parola  “fatti” si traduce col termine “testimonianza”.
Va da sé che la gente questo lo capisce benissimo e senza bisogno di mediazioni e così Francesco diventa sempre più seguito ed amato.
Su questo blog ci si era soffermati più volte a parlare delle difficoltà e delle strategie di questo papa.
Più volte avevo osservato, che, a mio parere, il ritardo accumulato dalla chiesa nel rapportarsi al mondo contemporaneo ed e alla modernità è talmente grande, che l’impresa di Francesco per cercare di rendere credibile il cristianesimo oggi  è quasi impossibile, come testimoniano le chiese che progressivamente si svuotano.
Però avevo anche scritto che se c’era una possibilità questa era seguire coerentemente la strategia iniziale : quella dei fatti evitando come la peste il ricorso alla teologia ed alle teorizzazioni.
Il popolo cristiano in Italia, ma non solo, non sa sostanzialmente nulla di teologia dogmatica e di storia della chiesa e forse è meglio così, perché il giorno che se ne occupasse troverebbe che gran parte di quello che aulicamente viene definito il “depositum fidei”, cioè la plurisecolare immane costruzione ideologica costruita per definire i dogmi cattolici, non sta in piedi perché non è mai stata in piedi.
E quindi in parole molto povere difficilmente perdonerebbe al clero di averli indottrinati da bambini in dogmi così assurdi e così poco fondati su qualsiasi verosimiglianza e coerenza razionale.
Inutile quindi imbarcarsi in battaglie perse in partenza.
Inutile cioè cercare di spiegare perché, ad esempio, il dogma del peccato originale o quello della resurrezione dei morti andrebbero aboliti, per manifesta inconsistenza.
Meglio lasciar perdere.
Del resto le analisi di sociologia religiosa hanno concordemente appurato che non esiste una ben definita religione cattolica, come è astrattamente definita dalla dogmatica, ma nella realtà esiste solo una enorme e informe galassia di  religione fai da te, che ognuno nel corso della sua vita si auto-costruisce, senza  avere sostanzialmente mai sentito la necessità di andare a chiede un imprimatur in curia, ben consapevole del fatto che nessuno glielo darebbe.
Come hanno affermato  gli studiosi della materia, esiste da tempo un gigantesco “scisma sommerso”, del quale la chiesa istituzione è consapevole, ma che non riesce a controllare in nessun modo.
E quindi meglio andare sul pratico, sulla testimonianza data coi fatti, purché questi siano coerenti a un disegno, come del resto sono stati in questo primo anno di pontificato.
La strategia quindi è buona, ma Papa Francesco si trova davanti delle difficoltà enormi.
Una fondamentale è data dal fatto che in occidente la maggioranza della gente ha sperimentato che si può benissimo vivere volendo anche nella più alta moralità e consapevolezza spirituale  “come se dio non fosse”.
Mentre fra le popolazioni meno scolarizzate del terzo mondo si verifica un ritorno di interesse a seguire il cristianesimo tradizionale, di stampo magico- miracolistico.
E’ un bel dilemma per chi dirige l’istituzione, perché è troppo forte la tentazione di non fare troppo gli schizzinosi e di prendere per buoni i numeri impressionanti di nuovi battezzati che possono produrre ad esempio i movimenti tipo i neo- catecumenali, anche se è molto facile verificare che quei numeri hanno un significato molto dubbio.
Cioè a quanto pare, se si guarda ai numeri l’unico cristianesimo che terrebbe sarebbe quello elementare- infantile - miracolistico dei paesi del terzo mondo.
Estremamente difficile trovare un punto di equilibrio fra l’occidente più scolarizzato che chiede alla chiesa di parlare con la modernità e la scienza per essere credibile, e  un terzo mondo poco scolarizzato che si accontenta di presunti miracoli e chiede di offrire grandi emozioni.
Sono due punti di vista lontanissimi.
Ecco perché papa Francesco si appresta a fare il prossimo 27 una cosa del tutto incoerente con la strategia del suo pontificato santificando papa Woytila insieme a Papa Giovanni.
Perché ritiene di dover parlare anche a quella fetta  di cattolicesimo, oggi maggioritaria nel terzo mondo, ma anche in occidente, che si riconosce in quel cristianesimo dei miracoli , delle emozioni forti e delle formulazioni autoritarie, tradizionali e sostanzialmente infantili.
Proclamare dei santi rientra di per sé in questo filone di cristianesimo e infatti papa Woytila aveva perfino vistosamente abusato nelle proclamazioni.
Papa Francesco si sta orientando a quanto pare nel mantenere viva questa prerogativa, orientando però in modo decisamente diverso la scelta dei presunti santi su personaggi provenienti dalla vita di tutti i giorni e quindi scegliendoli fra la gente comune e non fra ecclesiastici.
Nella tradizione cattolica la proclamazione dei santi e l’uso di icone che parlino di loro, è sempre stata giustificata, come se fosse uno strumento potente per proporre alla gente modelli di vita, atti a  testimoniare  la bontà del messaggio.
Che questa pratica abbia mai avuto un senso è tutto da dimostrare, basterebbe infatti riferirsi alle obiezioni in materia avanzate da Lutero e dalla Riforma, alle quali la chiesa non ha ancora risposto in modo appena appena convincente , nemmeno oggi cinque secoli dopo.
Che abbia un senso nella realtà di oggi, credo sia ancora più difficile da dimostrare.
Senza contare la palese difficoltà di non commettere errori grossolani nelle proclamazioni, come si è fatto a profusione innumerevoli volte.
Si sono fatti santi personaggi dei quali non si è in grado nemmeno di dimostrare che siano mai esistiti storicamente.
Si sono fatti santi personaggi che oggi sarebbero incriminati per crimini contro l’umanità.
Si sono soprattutto fatti santi personaggi seguendo calcoli politici e di potere ecclesiastico del momento.
Papa Francesco viene dall’America Latina e la “domanda di cristianesimo” che può venire da quelle masse sterminate della stessa America Latina, dall’Africa e da parte dell’Asia la conosce per esperienza diretta e non perché l’ha studiata sui libri.
Sa benissimo che non si può andare avanti a fornire a queste masse un cristianesimo magico che non responsabilizza nessuno e che per questa ragione non è in grado di fornire a costoro né un mezzo di elevazione né uno strumento di crescita.
Occorre educare a qualcosa di più elevato ma ci vorrà del tempo e si è in concorrenza con le sette protestanti evangeliche più fondamentaliste che investono grosse somme di denaro giocando proprio sullo stato culturale bambinesco di quelle masse per indurle a riti più superstiziosi che religiosi, squadernando poi  successi strepitosi di conversioni, tutte da verificare, superficiali fin che si vuole, ma reali quanto a presenze e adesioni.
Quando non si è in concorrenza con gli islamici, che di soldi ne possono spendere ancora di più per fare proseliti,  anche investendo in elementari strumenti di welfare (scuole, ospedali ecc.) che in certe parti del mondo gli stati non sono ancora in grado di fornire.
Per tutte queste ragioni penso che Papa Francesco si sia rassegnato a portare avanti una pratica iniziata e spinta avanti con molta premura da altri prima di lui, che non la pensano come lui.
Papa Woytila è stata una personalità più che ragguardevole che nella storia, compresa quella della chiesa  c’è già entrata per forza sua, non c’è bisogno di farlo santo per conservarne viva la memoria, cosa che per altro corrisponde  in pratica alla ragione molto terrena per la quale si proclamano i  santi.
Farlo santo invece è una forzatura della storia vera, perché corrisponde a obbligare la gente a credere che Woytila fosse una creatura senza macchia, o almeno mediamente con  poche macchie e questo semplicemente non è vero.
Woytila come papa ha commesso una serie di errori gravi che avrebbero dovuto consigliare di lasciare perdere il processo di canonizzazione.
- è stato un papa tutto orientato alla celebrazione trionfalistica della chiesa, sulla linea di Pio XII e questo è stato un errore grave, perché era un atto tutto politico volto a manovrare le coscienze, nel senso di nascondere la vera realtà delle chiese che si stavano  miseramente svuotando.
Piazze piene e chiese vuote, questa è stata l’era Woytila.
Ho già scritto in post precedenti che dalle sue biografie risulta che questo personaggio aveva il genio del teatro, che aveva praticato da giovane con successo e che era talmente dotato da essere quasi costretto a recitare sempre.
Da qui quell’atteggiamento narcisistico, che non è mai simpatico.
Quando si definisce un personaggio un grande comunicatore, si dice anche un grande manovratore di coscienze, soprattutto se si tratta di un leader religioso ed ancor più se si tratta di un papa, che gestisce una istituzione  a tutt’oggi assolutamente totalitaria;
- il prestigio e l’innegabile grande successo mediatico hanno portato papa Woytila a fare una altra serie di errori gravi lasciandosi andare a fare nomine sempre, salvo pochissime eccezioni, di persone di scarsa taratura, ma ideologicamente orientati tutti dalla stessa parte, quella più accentuatamente tradizionalista e di comprovata fedeltà alla sua persona.
Ne è venuta fiori così una curia, corte di adulatori, per di più fastidiosamente riconoscibile negli ultimi anni come manovrata dalla prevalente lobby dei polacchi.
Quando la sua fobia anticomunista è stata soddisfatta dalla causalità della storia e non certo per merito suo con la caduta del comunismo, ha invaso l’Est di vescovi per di più sproporzionatamente polacchi e questa non è stata certo una mossa politica intelligente.
- nella gestione ordinaria della chiesa la sua tendenza teatral – trionfalista  e la sua cultura teologica tutta del passato gli hanno fatto fare errori di valutazioni gravi, quando ha  dato carta bianca ai così detti movimenti :Neo  Catecumenali; C.L. ; Opus Dei; Legionari di Cristo eccetera, perché questi gli riempivano le piazze con adunate oceaniche di , adepti messi insieme con metodi da setta.
Spesso organizzati in modi contrari all’osservanza dei più elementari diritti umani, come il rispetto della persona, la libertà di espressione, la libertà di dissentire e soprattutto di uscire liberamente dall’organizzazione senza subire ricatti, e quasi tutti orientati non solo in senso autoritario-totalitario,  ma anche volti al culto sfacciato del capo carismatico.
Tutti dotati di apparati organizzativi di controllo degli adepti, che in certi movimenti arrivano al controllo ed all’interferenza anche nelle scelte più minute personali e familiari.
Ma fanno numero, anzi fanno numeri grossi e questo a Woytila è bastato, gli scandali finanziari e sessuali endemici in alcuni di questi movimenti sono venuti alla luce solo dopo il pontificato di Woytila, mentre durante quel pontificato quegli stessi  personaggi avevano accesso senza formalità addirittura all’appartamento pontificio, a dimostrazione della familiarità con quel papa, e non andavano mai ad incontrarlo a mani vuote.
Tutto questo con gravi ripercussioni a livello locale, immiserendo il ruolo dei vescovi e dei parroci, nei confronti dei capetti dei movimenti.
- ma l’errore più ingiustificabile Woytila l’ha fatto santificando Pio IX, scelta questa che da sola rivela la profonda inadeguatezza della sua cultura teologica, che non gli poteva consentire di guidare efficacemente la chiesa nell’epoca moderna.
Il popolo dei fedeli, forse per fortuna, non conosce la storia della chiesa, ma Pio IX è stato il peggio del peggio.
Ha costruito barricate fra la chiesa e la modernità, definendo democrazia libertà di espressione e diritti umani, sciocchezze ispirate dal maligno.
Se in occidente la chiesa ha quasi chiuso, Pio IX è la prima personalità da ringraziare, farlo santo è stata quindi una follia, perchè ha mostrato indirettamente considerazione  e condiscendenza per le sue impresentabili idee.
- altro errore grave di Woytila è stato il suo rapporto col denaro.
La sua fobia anti- comunista, umanamente comprensibile per chi ha vissuto in un paese dell’Est, ma non giustificabile in un papa, lo ha portato ad una autentica frenesia di procurarsi denari da mandare a valigiate in Polonia a Solidarnosh,  per far cadere il regime comunista in quel paese il più presto possibile.
Di conseguenza anche la famosissima invettiva pronunciata da papa Woytila contro i mafiosi con piglio ed efficacia da grande attore teatrale è crollata quando si è appreso dalla pubblicazione delle carte, intestate con lo stemma del Vaticano, relative alla gestione dello IOR, che in quei locali  si facevano anche operazioni di “lavaggio” dei soldi della mafia.
- la famosa foto al balcone a fianco del  dittatore Pinochet,  rimane pure una indelebile testimonianza di arretratezza culturale, ideologica e politica.
Molto più grave se si tiene conto del fatto che nello stesso tempo nel quale Woytila omaggiava un dittatore, copertosi di crimini immondi e di massa, cassava la “teologia della liberazione” ,seguita da gran parte dell’America Latina e non muoveva un dito a favore di Oscar Romero, vescovo  salvadoregno, assassinato mentre celebrava la messa nel 1980 da un sicario fascista, per le sue idee e attività a favore della povera gente, rendendogli omaggio solo tre anni dopo, quando la sua gente lo venerava già come martire e santo.
La sua causa di canonizzazione è rimasta ferma ingiustificabilmente per anni ed è stata messa su di una corsia preferenziale solo ora da Papa Francesco.
- l’eccessiva propensione al cattolicesimo magico – miracolistico.
Tutti i papi hanno dimostrato devozione mariana, ma solo papa Woytila ha attribuito direttamente alla madonna la sua sopravvivenza all’attentato di Akja , portando a Fatima il proiettile estratto dal suo addome.
Non parliamo della sua considerazione e devozione per Padre Pio.
Non è certo un cristianesimo adulto quello che spinge i fedeli ad accentuare questi atteggiamenti e credenze.
- l’adesione intransigente alla parte peggiore della morale sessuale, rendendo quello che sopra si è riferito come lo “scisma sommerso” ancora più largo.
E’ orribile constatare che mentre questo papa sosteneva la linea più dura e intransigente di morale sessuale con la quale vessava la qualità della vita del popolo cristiano, è sotto il suo pontificato che si sono verificati migliaia e migliaia di abusi sessuali su minori da parte del clero sotto lo sguardo indifferente di vescovi cardinali e papa.
Basterebbe questo per non considerare papa Woytila degno della canonizzazione.
Ma non basta, questo papa ha compiuto un gesto ancora più inverosimile chiamando in Vaticano e mettendo a capo di una delle cinque basiliche romane, addirittura quella super-mariana di Santa Maria Maggiore, quel cardinale Bernard Francis Law, letteralmente cacciato a calci nel sedere dal suo popolo della  diocesi di Boston, esattamente per il suo comportamento giudicato compiacente verso gli abusi sessuali in quel territorio.
- non si può infine tacere sulla voluta e consapevole ostentazione della sua sofferenza.
Molti hanno giudicato commovente e coraggiosa questa vicenda.
A mio avviso occorrerebbe invece riflettere su questo punto rilevando quanto sia stato negativo il messaggio inviato alla gente nell’invitare all’accettazione del dolore fisico.
La scienza moderna considera una follia l’accettazione del dolore, perché oggi la scienza medesima ha fornito gli strumenti per debellare il dolore fisico.
Le moderne neuroscienze ci dimostrano che il dolore non serve  a nulla e rappresenta una negatività assoluta sul piano psicologico.
Purtroppo la dottrina cattolica tradizionale sul dolore come mezzo di salvezza, sottende la convinzione che il dolore e la sofferenza siano la giusta pena per i peccati commessi.
Questa teoria tradizionale è una solenne stupidaggine, ma come sempre, la chiesa ha una difficoltà enorme a cassare le vecchie formulazioni, che non stanno più in piedi, per paura che togliendo un tassello, caschi tutta la costruzione.
Ma questa teoria del dolore che sarebbe utile per cooperare alla salvezza è quanto di più inumano e anti evangelico si possa immaginare.

Per concludere, il lettore non equivoci, nella storia della chiesa, papa Woytila verrà ricordato anche per atti estremamente positivi.
- Innanzi tutto la attenzione alle altre religioni, superando secolari pregiudizi e dando vasta eco mediatica a questa  politica con atti simbolici di grandissimo peso (la visita alla moschea di Damasco, il bacio del Corano, nuovi rapporti con gli ebrei, eccetera.
- Poi l’atto di grandissimo peso, in quanto primo nella storia, del riconoscimento di alcuni degli errori storici della chiesa e relativa richiesta di perdono nel 2000.
- Infine la sua inclinazione a fare dei viaggi un elemento permanente del suo pontificato, rendendo così visibile la vocazione universale della chiesa.
- Ed ancora, ultima, ma non piccola cosa, la sua sincera vicinanza col mondo del lavoro, la sua difesa dei lavoratori e dei loro diritti e il suo sincero disprezzo per l’aspetto ultra-liberista e individualista del capitalismo, svincolato da ogni considerazione morale.

Un grande uomo e un grande papa, quindi, ma santo è un altro discorso.
Se papa Woytila ha fatto più danni che bene alla chiesa sono legittimati a dirlo solo gli storici e non gli agiografi e i propagandisti,  ma che non abbia i titoli per essere canonizzato lo dice il buon senso e un minimo di informazione.









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