venerdì 19 settembre 2014

Il libro dei cinque cardinali contro la linea di papa Francesco



Finalmente sono venuti alla luce apertamente, alcuni degli gli oppositori più blasonati della linea di papa Francesco.
Manifestare alla luce del sole le proprie posizioni è di per sè un fatto altamente positivo, anche se del tutto inusuale in Vaticano e dintorni.
Da quelle parti non è mai stato normale dire di si o di no, ma in vece di quei semplici monosillabi,  usati nel resto del mondo, si faceva largo impiego delle mille e mille sfumature del grigio, e in ogni caso, non era considerato pensabile, contraddire il papa regnante.
Intendiamoci, anche in questo caso, cioè nel libro del quale stiamo parlando, nessuno degli autori contesta apertamente il papa.
Tutto il discorso riguarda le tesi del cardinale Kasper, incaricato della preparazione del sinodo sulla famiglia, che ha divulgato una sua opinione favorevole alla comunione ai divorziati, a certe condizioni, anche sulla base di una larga consultazione, che è risultata appunto largamente favorevole alla comunione ai divorziati.
Il papa, al momento, non ha ancora espresso il suo parere, ma si da per scontato che sia favorevole.
Di conseguenza, i cinque cardinali autori del libro, formalmente, criticano il confratello Kasper e non il papa, anche se, salvate le apparenze, è evidente che vogliono condizionare in qualche modo la decisione dl papa, ed è giusto che lo facciano, anche perché si fanno portavoce di opinioni, che erano largamente maggioritarie ai tempi di Wojtyla e di Ratzinger, e i cinque devono la loro considerevole carriera appunto a Ratzinger .
Stiamo parlando :
-del Card. Mueller, Prefetto dell'ex Sant'Uffizio, ivi nominato da Ratzinger nel 2012 e quindi di pezzo da novanta della Curia;
-del  Card.Caffarra, arcivescovo di Bologna, Ciellino doc, nominato a Bologna da Woityla e cardinale da Ratzinger, dimissionario a Bologna per raggiunti limiti di età, dopo essersi distinto per avere cavalcato tutte le battaglie tradizionaliste;
-il Card Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, una specie di corte di Cassazione e Costituzionale insieme, sul quale circola la voce che stia per essere giubilato pesantemente, col trasferimento all'Ordine di Malta;
-il Card. Brandmueller, ex Presidente   del Pontificio Comitato di scienze storiche, ora pensionato, del quale ci siamo occupati su questo blog, e non certo per esaltarlo, nell'articolo del 24 luglio 14 dal titolo "Il Card. Brandmueller contesta quello che il Papa ha detto a Scalfari sul celibato dei preti, con un lungo intervento sul Foglio" . Questo quindi è anche recidivo;
- Il Card. Velasio De Paolis, Presidente  della prefettura degli affari economici, ora pensionato, dopo non essersi coperto di gloria, per esempio come delegato pontificio per il controllo dei Legionari di Cristo, movimento nel quale si è trovato di tutto , e tanto meno come responsabile del controllo degli affari economici.
La tesi sostenuta dal quintetto è drasticamente semplice :   " il Nuovo Testamento ci mostra Cristo che
proibisce senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze sulla base del piano originale di Dio sul matrimonio disposto da Dio in Gen. 1,27 e 2,24".  
Come sempre l'arroganza e la sicumera con la quale i tradizionalisti pontificano, contrasta drammaticamente con l'estrema povertà, quasi infantile, delle argomentazioni che producono e  con la debolezza delle citazioni scritturali sulle quali vorrebbero appoggiare le loro tesi.
Senza entrare nel merito, basti notare che, come sanno bene i cultori di queste materie, le citazioni scritturali non risolvono un bel nulla, perché è facilissimo trovarne sia a favore di una tesi, sia contro.
Ricordo di avere sentito, fra la costernazione della platea,  il preside dell'istituto biblico ebraico di Gerusalemme, massima autorità in materia, riconoscere che la Bibbia offre pezze di appoggio sia per una tesi, che quella contraria.
E' solo la liturgia cattolica che continua a servirsi della azzardatissima espressione "parola di dio" dopo ogni lettura biblica, quando i biblisti cattolici sanno benissimo che le cose stanno molto diversamente.
Di conseguenza, lanciarsi in una discussione sulla teologia morale cattolica servendosi dell'armamentario della teologia, non risulta essere un esercizio proficuo.
E questa è la ragione per la quale un papa, culturalmente preparato (e come potrebbe non esserlo un alto esponente dell'Ordine Gesuita), ma anche ispirato da spirito evangelico e ben al corrente di cosa sia il mondo moderno, favelas comprese, cerca di tenersi ben alla larga dalle definizioni dogmatiche  e si riferisce invece a quell'Evangelo "sine glossa", che era la stella polare del Santo del quale porta il nome, per sua scelta deliberata.
La tesi del quintetto è drastica come tutte le prese di posizione dei fondamentalisti di tutte le confessioni.
Questo (la comunione ai divorziati per esempio) non si può fare assolutamente, perché Cristo, cioè dio,  non lo vuole.
Anzi, nel loro linguaggio, caratteristicamente ratzingeriano, questi cardinali dicono : questo non si può fare perché "la verità di Cristo" non lo vuole.
Tradotta in italiano,la loro affermazione diverrebbe : questo non si può fare perché la nostra interpretazione della verità rivelata non lo vuole.
E' importante sottolineare che il quintetto e chi la pensa come loro, basano la validità della prescrizione, che vorrebbero imporre (non si può dare la comunione ai divorziati) a due premesse pesantissime :
- la loro interpretazione coerente con la teologia morale cattolica tridentina (secolo sedicesimo) e
-la verità completa e definitiva rivelata da dio nella scrittura.
Inevitabile notare che per il mondo moderno nè la prima , nè la seconda affermazione hanno alcun senso, per il fatto, che il mondo moderno, che si fonda sulla filosofia illuminista e sul pensiero critico della scienza moderna, prende per buone solo affermazioni sostenute da argomentazioni, che conducano a evidenze, basate almeno su una  concatenazione logica.
E questa è la ragione per la quale le chiese sono vuote e in via di progressivo svuotamento.
Questo papa sembra avere ben capito, che se vuole salvare il cuore del cristianesimo, deve attaccarsi al Vangelo sine glossa e tenersi alla larga dai dibattiti teologici, per le ragioni che si sono ripetute più e più volte su questo blog e cioè che dell'enorme edificio teologico, costruito nei secoli, ben poco, ma veramente ben poco sta in piedi.
Ma anche che, proprio per questo, non può un papa andare a dire alla gente che le cose sulle quali sono stati indottrinati fin da bambini e da ragazzini sono da buttar via in larga parte, perché la gente reagirebbe male, abbandonando ancora più le chiese o  rivolgendosi ai movimenti-setta tradizionalisti- miracolisti.
Papa Francesco, per riuscire nel suo intento, deve far capire alla gente che quelle cose che sono state loro insegnate come dogmi e come verità assolute, non sono loro la verità, ma erano stati strumenti, un tempo pensati, per avvicinarsi alla verità.
Ma che i medesimi strumenti oggi hanno una utilità molto relativa e che quindi non vanno coltivati, vanno lasciati lì in attesa che vengano dimenticati.
Tanto più, che sono di fatto ignorati dai fedeli nella teoria.
Perché questi fedeli hanno sempre ritenuto di non avere necessità di studiarsi la teologia, e tanto più sono ignorati e contraddetti nella vita pratica quotidiana dalla quasi totalità dei cattolici.
Per conservare e ravvivare la fede nei credenti occorre quindi fare una rivoluzione copernicana, che papa Francesco non si stanca di enunciare e di ripetere, (senza chiamarla rivoluzione copernicana).
La chiesa non va intesa come un fortino da difendere, e nel quale rinchiudersi.
Lo ha ripetuto non più tardi di ieri in un  discorso ai vescovi, ordinati di recente ,di molto peso, che sintetizza bene la sua linea pastorale.
(http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/september/documents/papa-francesco_20140918_nuovi-vescovi.html).
Gli uomini di chiesa hanno senso se escono dalle chiese per andare a vivere  in mezzo al popolo.
Ma non per convertirlo a tutti i costi e trascinarlo nel fortino, ma solo per cercare di fargli intravvedere "la luce del risorto".
Non l'elencazione di una presunta verità, già tutta acquisita e arrogantemente imbalsamata e ingessata nei "dogmi", sfornati nei secoli.
Ma per cercare di percorrere insieme al popolo una ricerca.
Nell'omelia di ieri, sopra citata, papa Francesco ha detto:
"Dialogate con rispetto con le grandi tradizioni nelle quali siete immersi, senza paura di perdervi e senza bisogno di difendere le vostre frontiere, perché l’identità della Chiesa è definita dall’amore di Cristo che non conosce frontiera.
Pur custodendo gelosamente la passione per la verità, non sprecate energie per contrapporsi e scontrarsi ma per costruire e amare".
"senza lasciarvi assopire o conformare con il lamento nostalgico di un passato fecondo, ma ormai tramontato.
Scavate ancora nelle vostre sorgenti, con il coraggio di rimuovere le incrostazioni, che hanno coperto la bellezza e il vigore dei vostri antenati pellegrini e missionari, che hanno impiantato Chiese e creato civiltà".
Occorre per il papa tornare a riferirsi al "Vangelo nudo, o sine glossa" di Francesco d'Assisi.
Il nucleo del messaggio evangelico, quello sì, che è ancora amato e rispettato da cristiani e da non credenti.
E' quello che va recuperato, accompagnato da una chiesa, che si faccia umile e povera.
La chiesa, molto più dello stato italiano, ha bisogno di una gigantesca "spending review", senza sconti per nessuno.
I cardinali del quintetto, autori del libro del quale stiamo parlando, hanno l'insanabile mentalità del fortino da difendere con i denti.
Nel loro modo di ragionare, se nessuno vuole più entrare nel fortino, rischiando di trovarselo vuoto, pazienza.
Mai che si chiedano : ma non saremo noi che abbiamo sbagliato e che stiamo sbagliando?
Loro sono prima della rivoluzione copernicana.
Loro interpretano scorrettamente la teologia tradizionale, forzandola fino a far diventare la chiesa non un mezzo, ma il fine supremo.
La chiesa come servizio e come chiesa dei poveri per loro son parole pericolose "populiste" e "pauperiste".
La rivoluzione copernicana nella mentalità della chiesa, papa Francesco la sintetizza spesso nel proporre la priorità della "misericordia".
Quelli del quintetto l'hanno ben capito ed infatti è su questa prospettiva che sparano cannonate.
Nel libro infatti si legge :  «La soluzione “misericordiosa” al divorzio, sostenuta dal cardinale Kasper, non è sconosciuta nella Chiesa antica, ma di fatto nessuno degli autori giunti a noi e che noi consideriamo autorevoli la difende.
Anzi, quando la accennano, è piuttosto per condannarla come contraria alla Scrittura.
Non c’è niente di sorprendente in questa situazione: gli abusi ci possono essere occasionalmente, ma la loro mera
esistenza non garantisce che non siano abusi, tanto meno che siano modelli da seguire».
Ma allora misericordia che significa?
Siamo al solito blocco logico.
Se si parte dalla presunzione di possedere una verità definitiva e infallibile, dalla quale dedurre dettagliate tutte norme di comportamento , allora siamo al fortino da difendere, con infiniti elenchi di divieti e  possibilmente con la spada.
E' questa distorsione teologica, che ha portato la chiesa al disastro.
Ma quelli del quintetto non se ne renderanno mai conto.
Per fortuna che, anche fra i tradizionalisti, ci sono, come sempre, gli opportunisti, che fiutano l'aria del potere che cambia e si  regolano di conseguenza.
E' stato sorprendente sentire l'altro ciellino doc con porpora, il cardinale Scola, affermare : la comunione ai divorziati? Perchè no!
E lo stesso autore più blasonato di quel libro, il card. Mueller, forse per evitare di fare la stessa fine del collega cardinale Burke (mandato a benedire i gabbiani di Malta, come si è detto sopra, si è affrettato a precisare, che il suo testo, riportato nel libro, era stato scritto l'anno scorso, e quindi molti mesi prima, che iniziasse  il lavoro del Cardinale Kasper e che quindi lui non polemizzerebbe con nessuno.
E poi, con la tipica furbizia  farisea dei curiali, ricorda l' accenno, contenuto nel suo testo, a un possibile rimedio, che salvi capra e cavoli : la vita moderna porta la gente a sposarsi spesso col rito cattolico, anche quando nella mente o nelle intese fra i coniugi vi sono gli elementi, che il diritto canonico considera sufficienti per individuare la nullità del matrimonio.
E quindi se il matrimonio è nullo, è fatta, diventa lecito il divorzio e un nuovo matrimonio.
Era così semplice!
Fra Scola e Mueller, non si saprebbe dire chi risulta più opportunista,
Ma questi sono segnali, che ci dicono, che papa Francesco forse ce la farà.










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