Il libro dei cinque cardinali contro
la linea di papa Francesco
Finalmente sono venuti alla luce
apertamente, alcuni degli gli oppositori più blasonati della linea di papa
Francesco.
Manifestare alla luce del sole le
proprie posizioni è di per sè un fatto altamente positivo, anche se del tutto inusuale
in Vaticano e dintorni.
Da quelle parti non è mai stato
normale dire di si o di no, ma in vece di quei semplici monosillabi, usati nel resto del mondo, si faceva largo
impiego delle mille e mille sfumature del grigio, e in ogni caso, non era
considerato pensabile, contraddire il papa regnante.
Intendiamoci, anche in questo caso,
cioè nel libro del quale stiamo parlando, nessuno degli autori contesta
apertamente il papa.
Tutto il discorso riguarda le tesi del
cardinale Kasper, incaricato della preparazione del sinodo sulla famiglia, che
ha divulgato una sua opinione favorevole alla comunione ai divorziati, a certe
condizioni, anche sulla base di una larga consultazione, che è risultata
appunto largamente favorevole alla comunione ai divorziati.
Il papa, al momento, non ha ancora
espresso il suo parere, ma si da per scontato che sia favorevole.
Di conseguenza, i cinque cardinali
autori del libro, formalmente, criticano il confratello Kasper e non il papa, anche
se, salvate le apparenze, è evidente che vogliono condizionare in qualche modo
la decisione dl papa, ed è giusto che lo facciano, anche perché si fanno
portavoce di opinioni, che erano largamente maggioritarie ai tempi di Wojtyla e
di Ratzinger, e i cinque devono la loro considerevole carriera appunto a
Ratzinger .
Stiamo parlando :
-del Card. Mueller, Prefetto dell'ex
Sant'Uffizio, ivi nominato da Ratzinger nel 2012 e quindi di pezzo da novanta
della Curia;
-del
Card.Caffarra, arcivescovo di Bologna, Ciellino doc, nominato a Bologna
da Woityla e cardinale da Ratzinger, dimissionario a Bologna per raggiunti
limiti di età, dopo essersi distinto per avere cavalcato tutte le battaglie
tradizionaliste;
-il Card Burke, prefetto del Supremo
Tribunale della Segnatura Apostolica, una specie di corte di Cassazione e
Costituzionale insieme, sul quale circola la voce che stia per essere giubilato
pesantemente, col trasferimento all'Ordine di Malta;
-il Card. Brandmueller, ex Presidente
del Pontificio Comitato di scienze storiche, ora pensionato, del quale
ci siamo occupati su questo blog, e non certo per esaltarlo, nell'articolo del
24 luglio 14 dal titolo "Il Card. Brandmueller contesta quello che il Papa
ha detto a Scalfari sul celibato dei preti, con un lungo intervento sul
Foglio" . Questo quindi è anche recidivo;
- Il Card. Velasio De Paolis, Presidente della prefettura degli affari economici, ora
pensionato, dopo non essersi coperto di gloria, per esempio come delegato
pontificio per il controllo dei Legionari di Cristo, movimento nel quale si è trovato
di tutto , e tanto meno come responsabile del controllo degli affari economici.
La tesi sostenuta dal quintetto è drasticamente semplice : " il Nuovo Testamento ci mostra Cristo
che
proibisce senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze sulla base
del piano originale di Dio sul matrimonio disposto da Dio in Gen. 1,27 e
2,24".
Come sempre l'arroganza e la sicumera con la quale i tradizionalisti
pontificano, contrasta drammaticamente con l'estrema povertà, quasi infantile,
delle argomentazioni che producono e con
la debolezza delle citazioni scritturali sulle quali vorrebbero appoggiare le loro
tesi.
Senza entrare nel merito, basti notare che, come sanno bene i cultori di
queste materie, le citazioni scritturali non risolvono un bel nulla, perché è
facilissimo trovarne sia a favore di una tesi, sia contro.
Ricordo di avere sentito, fra la costernazione della platea, il preside dell'istituto biblico ebraico di
Gerusalemme, massima autorità in materia, riconoscere che la Bibbia offre pezze
di appoggio sia per una tesi, che quella contraria.
E' solo la liturgia cattolica che continua a servirsi della
azzardatissima espressione "parola di dio" dopo ogni lettura biblica,
quando i biblisti cattolici sanno benissimo che le cose stanno molto
diversamente.
Di conseguenza, lanciarsi in una discussione sulla teologia morale
cattolica servendosi dell'armamentario della teologia, non risulta essere un
esercizio proficuo.
E questa è la ragione per la quale un papa, culturalmente preparato (e
come potrebbe non esserlo un alto esponente dell'Ordine Gesuita), ma anche
ispirato da spirito evangelico e ben al corrente di cosa sia il mondo moderno,
favelas comprese, cerca di tenersi ben alla larga dalle definizioni
dogmatiche e si riferisce invece a
quell'Evangelo "sine glossa", che era la stella polare del Santo del
quale porta il nome, per sua scelta deliberata.
La tesi del quintetto è drastica come tutte le prese di posizione dei
fondamentalisti di tutte le confessioni.
Questo (la comunione ai divorziati per esempio) non si può fare
assolutamente, perché Cristo, cioè dio,
non lo vuole.
Anzi, nel loro linguaggio, caratteristicamente ratzingeriano, questi cardinali
dicono : questo non si può fare perché "la verità di Cristo" non lo
vuole.
Tradotta in italiano,la loro affermazione diverrebbe : questo non si può
fare perché la nostra interpretazione della verità rivelata non lo vuole.
E' importante sottolineare che il quintetto e chi la pensa come loro,
basano la validità della prescrizione, che vorrebbero imporre (non si può dare
la comunione ai divorziati) a due premesse pesantissime :
- la loro interpretazione coerente con la teologia morale cattolica tridentina
(secolo sedicesimo) e
-la verità completa e definitiva rivelata da dio nella scrittura.
Inevitabile notare che per il mondo moderno nè la prima , nè la seconda
affermazione hanno alcun senso, per il fatto, che il mondo moderno, che si
fonda sulla filosofia illuminista e sul pensiero critico della scienza moderna,
prende per buone solo affermazioni sostenute da argomentazioni, che conducano a
evidenze, basate almeno su una
concatenazione logica.
E questa è la ragione per la quale le chiese sono vuote e in via di
progressivo svuotamento.
Questo papa sembra avere ben capito, che se vuole salvare il cuore del
cristianesimo, deve attaccarsi al Vangelo sine glossa e tenersi alla larga dai
dibattiti teologici, per le ragioni che si sono ripetute più e più volte su
questo blog e cioè che dell'enorme edificio teologico, costruito nei secoli,
ben poco, ma veramente ben poco sta in piedi.
Ma anche che, proprio per questo, non può un papa andare a dire alla
gente che le cose sulle quali sono stati indottrinati fin da bambini e da
ragazzini sono da buttar via in larga parte, perché la gente reagirebbe male,
abbandonando ancora più le chiese o
rivolgendosi ai movimenti-setta tradizionalisti- miracolisti.
Papa Francesco, per riuscire nel suo intento, deve far capire alla gente
che quelle cose che sono state loro insegnate come dogmi e come verità
assolute, non sono loro la verità, ma erano stati strumenti, un tempo pensati,
per avvicinarsi alla verità.
Ma che i medesimi strumenti oggi hanno una utilità molto relativa e che
quindi non vanno coltivati, vanno lasciati lì in attesa che vengano
dimenticati.
Tanto più, che sono di fatto ignorati dai fedeli nella teoria.
Perché questi fedeli hanno sempre ritenuto di non avere necessità di
studiarsi la teologia, e tanto più sono ignorati e contraddetti nella vita
pratica quotidiana dalla quasi totalità dei cattolici.
Per conservare e ravvivare la fede nei credenti occorre quindi fare una
rivoluzione copernicana, che papa Francesco non si stanca di enunciare e di
ripetere, (senza chiamarla rivoluzione copernicana).
La chiesa non va intesa come un fortino da difendere, e nel quale
rinchiudersi.
Lo ha ripetuto non più tardi di ieri in un discorso ai vescovi, ordinati di recente ,di
molto peso, che sintetizza bene la sua linea pastorale.
(http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/september/documents/papa-francesco_20140918_nuovi-vescovi.html).
Gli uomini di chiesa hanno senso se escono dalle chiese per andare a
vivere in mezzo al popolo.
Ma non per convertirlo a tutti i costi e trascinarlo nel fortino, ma
solo per cercare di fargli intravvedere "la luce del risorto".
Non l'elencazione di una presunta verità, già tutta acquisita e
arrogantemente imbalsamata e ingessata nei "dogmi", sfornati nei
secoli.
Ma per cercare di percorrere insieme al popolo una ricerca.
Nell'omelia di ieri, sopra citata, papa Francesco ha detto:
"Dialogate con rispetto con le grandi tradizioni nelle quali siete
immersi, senza paura di perdervi e senza bisogno di difendere le vostre
frontiere, perché l’identità della Chiesa è definita dall’amore di Cristo che
non conosce frontiera.
Pur custodendo gelosamente la passione per la verità, non sprecate
energie per contrapporsi e scontrarsi ma per costruire e amare".
"senza lasciarvi assopire o conformare con il lamento nostalgico di
un passato fecondo, ma ormai tramontato.
Scavate ancora nelle vostre sorgenti, con il coraggio di rimuovere le
incrostazioni, che hanno coperto la bellezza e il vigore dei vostri antenati
pellegrini e missionari, che hanno impiantato Chiese e creato civiltà".
Occorre per il papa tornare a riferirsi al "Vangelo nudo, o sine
glossa" di Francesco d'Assisi.
Il nucleo del messaggio evangelico, quello sì, che è ancora amato e
rispettato da cristiani e da non credenti.
E' quello che va recuperato, accompagnato da una chiesa, che si faccia
umile e povera.
La chiesa, molto più dello stato italiano, ha bisogno di una gigantesca
"spending review", senza sconti per nessuno.
I cardinali del quintetto, autori del libro del quale stiamo parlando, hanno
l'insanabile mentalità del fortino da difendere con i denti.
Nel loro modo di ragionare, se nessuno vuole più entrare nel fortino, rischiando
di trovarselo vuoto, pazienza.
Mai che si chiedano : ma non saremo noi che abbiamo sbagliato e che stiamo
sbagliando?
Loro sono prima della rivoluzione copernicana.
Loro interpretano scorrettamente la teologia tradizionale, forzandola
fino a far diventare la chiesa non un mezzo, ma il fine supremo.
La chiesa come servizio e come chiesa dei poveri per loro son parole pericolose
"populiste" e "pauperiste".
La rivoluzione copernicana nella mentalità della chiesa, papa Francesco
la sintetizza spesso nel proporre la priorità della "misericordia".
Quelli del quintetto l'hanno ben capito ed infatti è su questa prospettiva
che sparano cannonate.
Nel libro infatti si legge : «La soluzione “misericordiosa” al divorzio,
sostenuta dal cardinale Kasper, non è sconosciuta nella Chiesa antica, ma di
fatto nessuno degli autori giunti a noi e che noi consideriamo autorevoli la
difende.
Anzi, quando la accennano, è piuttosto per condannarla come
contraria alla Scrittura.
Non c’è niente di sorprendente in questa situazione: gli abusi
ci possono essere occasionalmente, ma la loro mera
esistenza non garantisce che non siano abusi, tanto meno che
siano modelli da seguire».
Ma allora misericordia che significa?
Siamo al solito blocco logico.
Se si parte dalla presunzione di possedere una verità definitiva
e infallibile, dalla quale dedurre dettagliate tutte norme di comportamento ,
allora siamo al fortino da difendere, con infiniti elenchi di divieti e possibilmente con la spada.
E' questa distorsione teologica, che ha portato la chiesa al
disastro.
Ma quelli del quintetto non se ne renderanno mai conto.
Per fortuna che, anche fra i tradizionalisti, ci sono, come
sempre, gli opportunisti, che fiutano l'aria del potere che cambia e si regolano di conseguenza.
E' stato sorprendente sentire l'altro ciellino doc con porpora,
il cardinale Scola, affermare : la comunione ai divorziati? Perchè no!
E lo stesso autore più blasonato di quel libro, il card.
Mueller, forse per evitare di fare la stessa fine del collega cardinale Burke
(mandato a benedire i gabbiani di Malta, come si è detto sopra, si è affrettato
a precisare, che il suo testo, riportato nel libro, era stato scritto l'anno
scorso, e quindi molti mesi prima, che iniziasse il lavoro del Cardinale Kasper e che quindi
lui non polemizzerebbe con nessuno.
E poi, con la tipica furbizia
farisea dei curiali, ricorda l' accenno, contenuto nel suo testo, a un
possibile rimedio, che salvi capra e cavoli : la vita moderna porta la gente a
sposarsi spesso col rito cattolico, anche quando nella mente o nelle intese fra
i coniugi vi sono gli elementi, che il diritto canonico considera sufficienti
per individuare la nullità del matrimonio.
E quindi se il matrimonio è nullo, è fatta, diventa lecito il
divorzio e un nuovo matrimonio.
Era così semplice!
Fra Scola e Mueller, non si saprebbe dire chi risulta più
opportunista,
Ma questi sono segnali, che ci dicono, che papa Francesco forse
ce la farà.
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