Ci sono
crisi guerre e guerricciole da tutte le parti e nessuno tiene più le fila di
niente
Se non altro
per l'età, chi scrive dovrebbe ascriversi fra gli ex sessantottini, che per
anni si sono esercitati nel coltivare un
anti- americanismo, più o meno radicale.
Abbiamo
deplorato per decenni la posizione degli Usa che si comportavano come se
fossero i legittimi poliziotti del mondo.
Qualsiasi
cosa succedesse, si faceva un bel corteo nel quale non mancava mai lo slogan
:"Yankee go home!".
Non avremmo
mai immaginato, che ad un certo momento, se pure qualche decennio dopo, gli Yankee se ne sarebbero veramente andati a
casa e per di più decisi a rimanerci.
Ed ancor
meno, avremmo mai immaginato allora, che il venir meno della posizione di
poliziotto del mondo da parte degli Usa avrebbe portato ad una situazione geopolitica molto più instabile e pericolosa
di qualsiasi periodo precedente nella storia contemporanea.
La storia è
veramente imprevedibile.
Se nel
sessantotto, qualcuno avesse detto, che quarant'anni dopo gli Usa avrebbero
avuto un presidente Afro-Americano, democratico, capace di formidabili discorsi,
ispirati ad una vision che avrebbe incantato le giovani generazioni e sopratutto
quelle latino americane e di altre etnie, l'avremmo ritenuto un sogno e niente
più.
Oggi però al
risveglio del sogno, ci troviamo a constatare che quel presidente, così bravo a
fare discorsi ispirati, è peggio di Amleto quando deve prendere decisioni.
Il vero
grande leader mondiale del momento, papa Francesco parla addirittura
lucidamente di guerra mondiale spezzettata, per svegliare le coscienze, ma il
presidente democratico Usa, sembra comportarsi seguendo nei fatti il più cupo
isolazionismo repubblicano.
Da tempo ha
sbagliato quasi tutte le mosse nei vari settori di crisi.
Non ha quasi
mai messo piede in Medio Oriente.
Ha
volutamente dato la priorità assoluta ad un impegno degli Usa sullo scacchiere
asiatico, e questo ha un senso inconfutabile nell'attuale assetto geopolitico,
nel quale l'Asia si prende sempre più, di forza propria, il ruolo di principale
grande potenza del mondo attuale.
In questo
settore, però, conduce prioritariamente una politica di contenimento della Cina
di molto dubbia efficacia.
Il problema
è questo : che Obama non sa mai cosa vuol fare, perché non ha una strategia
geopolitica ben definita.
Per esempio,
se volesse portare avanti coerentemente una politica estera prioritaria di contenimento della Cina, dovrebbe
coltivare buoni rapporti con l'altro gigante di quella regione , cioè quella Russia, che è condannata dalla
sua posizione geografica ad avere un piede in Europa e un altro in Asia.
E invece sta
gestendo malamente la crisi Ucraina, ignorando la storia di quella regione,
nella quale è piuttosto arduo concepire un' Ucraina staccata dalla Russia, alla
quale la legano indissolubilmente l'etnia e la lingua, almeno di tutte le
regioni dell'Est .
Obama
seguito dall'Europa appoggia acriticamente, almeno a parole, il debole e confuso regime di Kiev,
basandosi sul solito principio
formalistico , secondo il quale, se si
tratta di un governo eletto democraticamente ,allora, deve andare bene per
forza.
Obama è uomo
espresso da un elite anche culturale e quindi avrà pure letto la Repubblica di
Platone, che chiarisce ottimamente quali sono i limiti della democrazia.
E cioè che
la forma democratica non garantisce affatto di per sé né la bontà né la
razionalità delle decisioni.
Gli attuali
governanti dell'Ucraina sono più le volte che straparlano, di quelle nelle
quali dicono cose sensate.
Usa ed
Europa dovrebbero essere con loro molto più duri, e chiarire, che nelle regioni
russofone, per evitare il distacco verso l'indipendenza, occorre, quanto meno,
una forma statuale federale con la più ampia autonomia possibile.
E che in
ogni caso, la posizione geografica, la
storia e l'economia richiedono che questo paese viva in pace ed armonia con
l'orso russo, dal quale dipende in modo assoluto per l'approvvigionamento
energetico, ma anche fortemente per il normale interscambio commerciale.
L'Ucraina è
uno stato praticamente fallito per i debiti che ha con la Russia per le
forniture di gas non pagate.
Sui giornali
di oggi si può leggere che i generali della Nato considerano l'insana guerra di
Kiev contro i così detti "ribelli
russofili" già persa da un punto di
vista di tecnica militare.
Ed allora
perché continuare a fare del teatro con indegne sceneggiate, promettendo chissà
quali appoggi a Kiev e chissà quali terribili sanzioni a Putin, che avrebbe
violato il diritto internazionale.
Se proprio
si vuole ragionare di diritto internazionale in termini formalistici
ideologici, Cameron e Obama non si ricordano più che gli scopi di guerra della
seconda guerra mondiale sottoscritti dai loro padri della patria : Roosevelt e
Churchill ponevano ai primissimi posti
il diritto all'autodeterminazione di popoli?
In base a questo sacrosanto principio
dovrebbero allora, per coerenza, costringere Kiev a indire un referendum sulla
forma che desiderano avere gli abitanti dell'Ucraina dell'Est, esattamente come
quello che si terrà il prossimo 18 settembre in Scozia, dove la gente potrà
scegliere l'eventuale indipendenza dall'Inghilterra.
E poi perché
mai anche i nostri mezzi di informazione ignorano da tempo il fatto che ben
800.000 persone dall'Ucraina sono state dislocate in Russia, perché hanno
ritenuto più sicuro per loro vivere da sfollati in Russia, che nell'Est Ucraina?
E coloro che
fanno la voce grossa con Putin, come la Merkel, sono disposti a pagarsi loro i debiti di Kiev verso Mosca? E' ovvio
che no.
Italia e
Germania dipendono ambedue per circa il 30%, che è una percentuale altissima,
dagli approvvigionamenti di gas dalla Russia.
Se Putin
chiude i rubinetti, dicendo che è colpa degli ucraini, come ci scaldiamo
quest'invero, tenendo anche conto del fatto, che ci siamo inventata due anni fa
la furbata di fare fuori Gheddafi, in
modo, che ora nessuno ci può garantire l'altro 30% di idrocarburi ,che ci viene
dalla Libia?
L'ideologismo
democratico, vuoto di contenuti precisi, e sopratutto non calati abbastanza
nella situazione attuale, sta facendo fare all'America una serie di figure
barbine, uniche nella sua storia.
Forse
l'unica mossa azzeccata di Obama, se pure tardiva, è stata quella di cercare un
avvicinamento con l'Iran, non ostante gli starnazzi di Israele.
Quella
mossa ora viene molto utile per gestire la
disastrosa situazione in Iraq, dove pure si era commesso l'errore di prendere
per buono quell'incapace assoluto di Nuri al Maliki, difeso e stradifeso, perché
regolarmente eletto, quando notoriamente i sunniti non erano nemmeno andati a votare
e quindi non è mai stato realmente rappresentativo di tutto il paese, anche se "regolarmente
eletto".
In Egitto,
dove il generali Al Sisi si era provvidenzialmente liberato dei Fratelli
Mussulmani, gli Usa erano in posizione molto critica, perché il precedente
premier , defenestrato da Al Sisi, e cioè Morsi, se pure a capo dei tagliagole dei
Fratelli Musulmani, era stato "regolarmente eletto", salvo ora
rinsavire e appoggiare al Sisi come essenziale mediatore nell'affare di Gaza.
Non parliamo
poi della situazione siriana,
destabilizzata anche dalla mossa, regolarmente sbagliata di Obama, che ha preteso il rovesciamento di Assad,
senza sapere in anticipo quale fazione fra quelle anti- Assad fosse opportuno
appoggiare, o chi avrebbe preso il potere dopo di Assad, se questi fosse
caduto.
Assad è un freddo
tiranno sanguinario, ma ben peggio
sarebbe, per il mondo, se al suo poste ci fossero quelli del califfato
dell'IS.
Obama ha
sulla coscienza il sorgere, l'addestrarsi e l'auto finanziarsi di questi folli dell'IS, che hanno approfittato
del tempo perso dall'America mentre Obama non riusciva a gestire i suoi dubbi amletici.
Non parliamo
dell'Africa dove imperversano quegli altri pazzi di Boko Haram nelle regioni
centro africane, che condividono le stesse visioni fanatiche e oscurantiste di
quelli dell'IS.
E
l'Occidente si è commosso per il rapimenti delle trecento ragazzine, per poi
lasciarle al loro terribile destino.
Il papa può
e deve dire che le mille crisi vanno affrontate anche militarmente, se
necessario, ma solo con deliberazioni dell'Onu, perché il papa deve prima di
tutto richiamare tutti al rispetto dei principi, che in questo caso sono i
principi illuministi dei diritti dell'uomo.
Ma i
politici sanno benissimo che rinviare queste pratiche all'ONU significherebbe
in pratica buttarle semplicemente in archivio, perché l'Onu ha una struttura
nella quale le deliberazioni sono lentissime ed a volte semplicemente
impossibili a causa dei veti in Consiglio di Sicurezza.
E quindi i
politici devono agire ed agire con l'urgenza del caso.
Il massimo
che possono fare per rispettare i sacri principi è quello di cercare ampie
coalizioni.
Di più non è
possibile.
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