mercoledì 3 settembre 2014

Ci sono crisi guerre e guerricciole da tutte le parti e nessuno tiene più le fila di niente



Se non altro per l'età, chi scrive dovrebbe ascriversi fra gli ex sessantottini, che per anni si sono esercitati nel coltivare un  anti- americanismo, più o meno radicale.
Abbiamo deplorato per decenni la posizione degli Usa che si comportavano come se fossero i legittimi poliziotti del mondo.
Qualsiasi cosa succedesse, si faceva un bel corteo nel quale non mancava mai lo slogan :"Yankee go home!".
Non avremmo mai immaginato, che ad un certo momento, se pure qualche decennio dopo,  gli Yankee se ne sarebbero veramente andati a casa e per di più decisi a rimanerci.
Ed ancor meno, avremmo mai immaginato allora, che il venir meno della posizione di poliziotto del mondo da parte degli Usa avrebbe portato ad una situazione  geopolitica molto più instabile e pericolosa di qualsiasi periodo precedente nella storia contemporanea.
La storia è veramente imprevedibile.
Se nel sessantotto, qualcuno avesse detto, che quarant'anni dopo gli Usa avrebbero avuto un presidente Afro-Americano, democratico, capace di formidabili discorsi, ispirati ad una vision che avrebbe incantato le giovani generazioni e sopratutto quelle latino americane e di altre etnie, l'avremmo ritenuto un sogno e niente più.
Oggi però al risveglio del sogno, ci troviamo a constatare che quel presidente, così bravo a fare discorsi ispirati, è peggio di Amleto quando deve prendere decisioni.
Il vero grande leader mondiale del momento, papa Francesco parla addirittura lucidamente di guerra mondiale spezzettata, per svegliare le coscienze, ma il presidente democratico Usa, sembra comportarsi seguendo nei fatti il più cupo isolazionismo repubblicano.
Da tempo ha sbagliato quasi tutte le mosse nei vari settori di crisi.
Non ha quasi mai messo piede in Medio Oriente.
Ha volutamente dato la priorità assoluta ad un impegno degli Usa sullo scacchiere asiatico, e questo ha un senso inconfutabile nell'attuale assetto geopolitico, nel quale l'Asia si prende sempre più, di forza propria, il ruolo di principale grande potenza del mondo attuale.
In questo settore, però, conduce prioritariamente una politica di contenimento della Cina di molto dubbia efficacia.
Il problema è questo : che Obama non sa mai cosa vuol fare, perché non ha una strategia geopolitica ben definita.
Per esempio, se volesse portare avanti coerentemente una politica estera prioritaria  di contenimento della Cina, dovrebbe coltivare buoni rapporti con l'altro gigante di quella regione  , cioè quella Russia, che è condannata dalla sua posizione geografica ad avere un piede in Europa e un altro in Asia.
E invece sta gestendo malamente la crisi Ucraina, ignorando la storia di quella regione, nella quale è piuttosto arduo concepire un' Ucraina staccata dalla Russia, alla quale la legano indissolubilmente l'etnia e la lingua, almeno di tutte le regioni dell'Est .
Obama seguito dall'Europa appoggia acriticamente, almeno  a parole, il debole e confuso regime di Kiev, basandosi sul  solito principio formalistico , secondo il quale,  se si tratta di un governo eletto democraticamente ,allora, deve andare bene per forza.
Obama è uomo espresso da un elite anche culturale e quindi avrà pure letto la Repubblica di Platone, che chiarisce ottimamente quali sono i limiti della democrazia.
E cioè che la forma democratica non garantisce affatto di per sé né la bontà né la razionalità delle decisioni.
Gli attuali governanti dell'Ucraina sono più le volte che straparlano, di quelle nelle quali dicono cose sensate.
Usa ed Europa dovrebbero essere con loro molto più duri, e chiarire, che nelle regioni russofone, per evitare il distacco verso l'indipendenza, occorre, quanto meno, una forma statuale federale con la più ampia autonomia possibile.
E che in ogni caso, la  posizione geografica, la storia e l'economia richiedono che questo paese viva in pace ed armonia con l'orso russo, dal quale dipende in modo assoluto per l'approvvigionamento energetico, ma anche fortemente per il normale interscambio commerciale.
L'Ucraina è uno stato praticamente fallito per i debiti che ha con la Russia per le forniture di gas non pagate.
Sui giornali di oggi si può leggere che i generali della Nato considerano l'insana guerra di Kiev contro i così detti  "ribelli russofili"  già persa da un punto di vista di tecnica militare.
Ed allora perché continuare a fare del teatro con indegne sceneggiate, promettendo chissà quali appoggi a Kiev e chissà quali terribili sanzioni a Putin, che avrebbe violato il diritto internazionale.
Se proprio si vuole ragionare di diritto internazionale in termini formalistici ideologici, Cameron e Obama non si ricordano più che gli scopi di guerra della seconda guerra mondiale sottoscritti dai loro padri della patria : Roosevelt e Churchill ponevano ai primissimi  posti il diritto all'autodeterminazione di popoli?
 In base a questo sacrosanto principio dovrebbero allora, per coerenza, costringere Kiev a indire un referendum sulla forma che desiderano avere gli abitanti dell'Ucraina dell'Est, esattamente come quello che si terrà il prossimo 18 settembre in Scozia, dove la gente potrà scegliere l'eventuale indipendenza dall'Inghilterra.
E poi perché mai anche i nostri mezzi di informazione ignorano da tempo il fatto che ben 800.000 persone dall'Ucraina sono state dislocate in Russia, perché hanno ritenuto più sicuro per loro vivere da sfollati in Russia, che nell'Est Ucraina?
E coloro che fanno la voce grossa con Putin, come la Merkel, sono disposti a pagarsi  loro i debiti di Kiev verso Mosca? E' ovvio che no.
Italia e Germania dipendono ambedue per circa il 30%, che è una percentuale altissima, dagli approvvigionamenti di gas dalla Russia.
Se Putin chiude i rubinetti, dicendo che è colpa degli ucraini, come ci scaldiamo quest'invero, tenendo anche conto del fatto, che ci siamo inventata due anni fa la furbata di fare fuori Gheddafi,  in modo, che ora nessuno ci può garantire l'altro 30% di idrocarburi ,che ci viene dalla Libia?
L'ideologismo democratico, vuoto di contenuti precisi, e sopratutto non calati abbastanza nella situazione attuale, sta facendo fare all'America una serie di figure barbine, uniche nella sua storia.
Forse l'unica mossa azzeccata di Obama, se pure tardiva, è stata quella di cercare un avvicinamento con l'Iran, non ostante gli starnazzi di Israele.
Quella mossa  ora viene molto utile per gestire la disastrosa situazione in Iraq, dove pure si era commesso l'errore di prendere per buono quell'incapace assoluto di Nuri al Maliki, difeso e stradifeso, perché regolarmente eletto, quando notoriamente i sunniti non erano nemmeno andati a votare e quindi non è mai stato realmente rappresentativo di tutto il paese, anche se "regolarmente eletto".
In Egitto, dove il generali Al Sisi si era provvidenzialmente liberato dei Fratelli Mussulmani, gli Usa erano in posizione molto critica, perché il precedente premier , defenestrato da Al Sisi, e cioè  Morsi, se pure a capo dei tagliagole dei Fratelli Musulmani, era stato "regolarmente eletto", salvo ora rinsavire e appoggiare al Sisi come essenziale mediatore  nell'affare di Gaza.
Non parliamo poi della situazione siriana,  destabilizzata anche dalla mossa, regolarmente sbagliata di Obama,  che ha preteso il rovesciamento di Assad, senza sapere in anticipo quale fazione fra quelle anti- Assad fosse opportuno appoggiare, o chi avrebbe preso il potere dopo di Assad, se questi fosse caduto.
Assad è un freddo tiranno sanguinario, ma ben peggio  sarebbe, per il mondo, se al suo poste ci fossero quelli del califfato dell'IS.
Obama ha sulla coscienza il sorgere, l'addestrarsi e l'auto finanziarsi  di questi folli dell'IS, che hanno approfittato del tempo perso dall'America mentre Obama non riusciva a  gestire i suoi dubbi amletici.
Non parliamo dell'Africa dove imperversano quegli altri pazzi di Boko Haram nelle regioni centro africane, che condividono le stesse visioni fanatiche e oscurantiste di quelli dell'IS.
E l'Occidente si è commosso per il rapimenti delle trecento ragazzine, per poi lasciarle al loro terribile destino.
Il papa può e deve dire che le mille crisi vanno affrontate anche militarmente, se necessario, ma solo con deliberazioni dell'Onu, perché il papa deve prima di tutto richiamare tutti al rispetto dei principi, che in questo caso sono i principi illuministi dei diritti dell'uomo.
Ma i politici sanno benissimo che rinviare queste pratiche all'ONU significherebbe in pratica buttarle semplicemente in archivio, perché l'Onu ha una struttura nella quale le deliberazioni sono lentissime ed a volte semplicemente impossibili a causa dei veti in Consiglio di Sicurezza.
E quindi i politici devono agire ed agire con l'urgenza del caso.
Il massimo che possono fare per rispettare i sacri principi è quello di cercare ampie coalizioni.
Di più non è possibile.







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