mercoledì 18 marzo 2015

Perché le sue parole d’ordine subliminali  sono ordine e disciplina



Quando nel  ’94 è arrivato inaspettato  il marziano  Berlusconi  siamo stati tutti sconcertati ed a lungo ci siamo chiesti cosa avesse avuto mai quell’individuo tutto anomalo per essere diventato improvvisamente  il capo incontrastato del  paese. Poi i giornalisti e i politologi  più acuti  hanno concordato sul fatto che  il  suo segreto consisteva nel fatto di sapere parlare non alla testa ma alla pancia della gente.
Non era propriamente un gran complimento per gli italiani che lo sostenevano, ma era la spiegazione forse più verosimile di quel fenomeno.
Oggi  con Renzi ne abbiamo sentite tante di spiegazioni ma quelle probabilmente più calzanti cominciano a venire fuori adesso e mi pare che siano proprio  queste.
Il giovane fiorentino deve avere intuito che nel suo intimo, subconscio o quello che volete, l’italiano medio si stia stufato di vivere in un paese che da troppo tempo, passatemi il termine poco elegante , era diventato  un gran casino, e avrebbero una gran voglia di tornare all’ordine e tentare di vivere in un paese almeno un po’ più serio.
Su questo blog in articoli precedenti si era detto che la situazione non solo economica ma anche sociale e morale di  questo paese  durata così a lungo non potrà essere risolta senza che un governo ricorra ad elementi di autoritarismo  o se la parola sembra impronunciabile dal politicamente corretto, diciamo di decisionismo.
Le lobby e i privilegi si sono  ritagliati spazi divenuti intoccabili e sono un incentivo alla corruzione per la loro stessa esistenza che corrode gli spazi del sacro principio dell’uguaglianza  dei cittadini di fronte alla legge.
E come se li sono ritagliati? Se li sono ritagliati entrando in politica e mettendo loro uomini  nelle istituzioni.
Per disarcionare un sistema così distorto e corrotto non basta un Renzi  qualunque, per decisionista che sia, ci vuole un Renzi con poteri più ampi di quelli dei quali hanno goduto i suoi predecessori.
Ma Renzi per sua e nostra fortuna è furbo come papa Francesco.
Il papa sa che non  può cominciare prendendo il toro per le corna e dicendo che gran parte  della teologia, nella quale la gente è stata indottrinata fin da bambini, è tutta da riformulare.
Se facesse così quanti lo seguirebbero? Una minoranza e questo non risolverebbe il problema della crisi della chiesa.
Analogamente Renzi non può andare a lanciare apertamente  nelle piazze e in televisione   gli slogan : ordine e disciplina, perché si prenderebbe immediatamente  del fascista, essendo quelle due parole d’ordine state demonizzate  per decenni come idee fasciste, anche se non lo sono.
Ma siccome è questo ritorno alla disciplina ed ad una  normalità ordinata, che presumibilmente la gente vuole da lui, li deve tenere come obbiettivi strategici “subliminali”.
Si dice tanto  che Renzi è bravo nella politica degli annunci, ma che poi non sa andare oltre. A volte in effetti è così, ma non trascuriamo  alcuni  fatti  di grande peso.
Chi in Italia prima di Renzi aveva avuto il coraggio di sfidare apertamente la potentissima lobby del sindacato ? Non stiamo ad andare a vedere se è giusto o sbagliato, quello che qui interessa è il fatto in sé.
E chi prima di Renzi aveva osato sfidare in modo altrettanto frontale l’altra potentissima lobby dei magistrati  introducendo  la loro  responsabilità civile?
E la scuola? La riforma che ha avviato è forse la prima da tempo immemorabile che non sia stata redatta dalla ancora  da sempre potentissima lobby dei  funzionari ministeriali e relativi consulenti.
Fare diventare i presidi capi di istituto con poteri veri sarebbe un evento perfino simbolico sulla via di un ritorno alla disciplina.
E la Costituzione, ritenuta intoccabile solo in Italia, con un sistema di equilibrio di poteri che ormai garantiva solo una eterna palude?
Il bicameralismo perfetto era un’anomalia da sempre.
Del resto in qualsiasi parte del mondo  è in corso una transizione di potere fra parlamenti irresoluti e governi che hanno bisogno dei poteri per fare il loro mestiere.
E la Rai? Qui siamo solo alla fase iniziale, ma quanto sopra elencato ci fa sperare che sia la volta buona anche per  riformare radicalmente questo ennesimo elefante succhia- soldi dormiente, che costituisce un po’ l’icona dell’Italia che vistosamente non funziona, ma che è intoccabile perché partiti, lobby  corporazioni eccetera  non vogliono toccare nulla.
Alitalia si è finalmente venduta interrompendo una folle spirale di debiti.
Con l’Ilva si è addirittura sfidato il mito delle privatizzazioni e della demonizzazione di tutto ciò che è pubblico e la si è di fatto nazionalizzata,  conservando in vita, se pure ancora stentata, uno dei capisaldi delle grandi industrie strategiche di base per le nostre manifatture.
Sulla Libia e l’inevitabile confronto con il sedicente Califfato, Renzi  pare uscito dalle solite giaculatorie buoniste, per avvicinarsi ad azioni concrete, come è di fatto un blocco navale, che sembra delinearsi.
In politica estera, l’atteggiamento filo russo, da lui tenuto chiaramente, corrisponde ai nostri interessi nazionali, anche se è in contrasto rispetto alla attuale linea della politica estera americana.
Col temerario patto del Nazareno, Renzi ha  dovuto di fatto   procrastinare ogni misura di  legge anticorruzione,  con allegato ripristino del falso in bilancio e  ri- allungamento dei termini di prescrizioni e questo è senza dubbio un male, perché ora si  vede che il sacrificio, fatto inevitabilmente a favore di Berlusconi, è stato  troppo pesante e ha inciso  pesantemente  sull’economia reale, tagliando una fetta di Pil.
Anche se  la nomina di Raffaele Cantone all’Authority anti- corruzione ha parzialmente colmato un vuoto, che prima era completo.
Ma forse Renzi  non poteva fare diversamente, almeno fino a quando l’unica alternativa possibile a Berlusconi, cioè i 5Stelle, continuavano a non rendersi disponibili, nemmeno sui terreni, che sono da sempre il loro cavallo di battaglia, come appunto la lotta alla corruzione, alle lobby, alle corporazioni eccetera.
Insomma,   è parzialmente vero che Renzi è andato avanti ad annunci  roboanti, ma ora cominciano ad arrivare anche i fatti, che sono vistosi ed in netta controtendenza rispetto al passato.
Molti di questi fatti sono tradizionalmente qualificabili come “di destra”, ammesso che nella politica di oggi si possa ancora ragionare con le coordinate politico –ideologiche  del secolo scorso e non è così, perché la sopravvenuta complessità e novità dei problemi fa si che le soluzioni debbano essere “trasversali” se si facesse riferimento a quelle coordinate.
Questa ,tra l’altro, è la ragione per la quale Berlusconi è andato definitivamente fuori- gioco : perché Renzi è chiaramente colui che realizzerà , salvo  sconvolgimento imprevedibili, alcune delle strategie “liberali”,  che il Berlusconi del 94 ha solo enunciato, ma non è mai riuscito a portare a soluzione e quindi  gran parte del suo elettorato si è già riposizionato dietro a Renzi.
Ma nella realtà concreta, se Renzi riuscirà, come sembra avviato a fare, a portare il paese fuori dalla crisi economica, realizzando nel contempo riforme, che aspettano da decenni, nessuno sarà tanto sciocco da dire che avrà fatto una “cosa di destra”.
Renzi ha oggi delle opportunità uniche a suo favore : la forte svalutazione dell’Euro, la altrettanto forte immissione di liquidità immessa sul mercato dalla BCE, se pure con meccanismi macchinosi, la ripresa che comincia a delinearsi.
Ma non basta, i giovani inesperti e un po’ strampalati di “Siriza” , che sono oggi arrivati al governo in Grecia, si sa che non saranno soli.
Ci sono infatti in arrivo e in forze, i giovani spagnoli di “Podemos”, molto simili ai greci di “Siriza”.
Poi ci saranno le elezioni in Gran Bretagna dalle quali ci si aspetta un incartamento clamoroso, dei grandi partiti tradizionali.
Poi c’è l’incognita Marine Lepen, eccetera.
Cioè la politica europea è in forte movimento e la leadership tedesca della UE non potrà non tenere conto dei numeri che stanno cambiando.
Renzi farà anche cose di destra, ma non dimentichiamo che a Bruxelles i parlamentari di Renzi siedono sui banchi dell’Internazionale Socialdemocratica e non in quelli del vecchio Partito Popolare di centro- destra.

Questo fatto avrà anche solo un valore simbolico, ma mica tanto.

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