Il modo impacciato e farisaico col quale si reagisce alle
minacce del terrorismo islamico fa capire quali distorsioni mentali hanno
provocato decenni di buonismo vuoto
La recente
tragedia della disintegrazione dell’Airbus tedesco Barcellona- Düsseldorf contro
le Alpi francesi, ha fornito un esempio di come ci troviamo impreparati e
impauriti di fronte alle pressanti minacce del terrorismo islamico.
Al momento
non ci sono ancora né prove, né indizi di una causa terroristica, ma,
trattandosi di una vicenda rimasta finora senza spiegazioni plausibili, è fuori
discussione che tutti si sia stati portati a pensare alla possibilità di un
attacco terroristico, fin dalle prime notizie di quel disastro.
Eppure è
successo che nelle conferenze stampa ufficiali e sulla quasi totalità dei siti
e della stampa è come se giornalisti e personaggi istituzionali si fossero
accordati preventivamente per non pronunciare nemmeno la parola “terrorismo”.
Questa
incredibile autocensura simultanea e preventiva è risultata talmente evidente,
che ha finito per sottolineare, invece che esorcizzare ,la paura diffusa per il
terrorismo.
L’assoluto
eccesso di prudenza che ne è venuto fuori ,non è che uno dei sintomi più che
evidenti dell’imbarazzo e dell’impreparazione generale ad affrontare questa
nuova ondata di terrorismo islamico, che può colpire in qualsiasi momento ,anche
a casa nostra.
Sull’argomento
è magari anche legittimo essere sorpresi e disorientati a causa della sua
ferocia e della velocità con la quale si è diffuso.
Si possono
formulare diverse strategie ed azioni per contrastarlo, ma è difficile non
riconoscere che se la prima reazione che ci viene spontanea di fronte a una tale
sciagura, che può anche avere cause legate al terrorismo, è quella di mettere
la testa nella sabbia per non essere
costretti a pensarci ed a parlarne, vuol dire che stiamo partendo col piede
sbagliato.
Si può
capire che il papa e la chiesa abbiano aspettato di vedere le comunità cristiane fuggire ed
essere perseguitate fino ad essere praticamente estirpate dal Medio Oriente
,prima di decidersi a realizzare che il terrorismo islamico non si contrasta
con le Ave Marie, me che purtroppo lo si può fermare solo coi Kalashnikov.
Non è lecito
però aspettare chissà che , perché chi
ha responsabilità di governo si decida a valutare l’enorme pericolo che
l’Italia corre ,in quanto porto di sbarco dei dannati della terra ,che fuggono
da Africa e Medio Oriente.
Come non è
lecito continuare a tagliare i bilanci della difesa, come se fosse scoppiata
un’utopica pace universale , in un mondo
che è ,invece ed al contrario, scosso da un’infinità di conflitti se pure
“locali” e non mondiali.
Occorre poi
recuperare un ruolo per l’Italia in politica estera, ben attento ai nostri
interessi nazionali, che non sono sovrapponibili a quelli dei nostri
tradizionali maggiori alleati, la Germania e gli Usa, e che quindi vanno
individuati e vanno esposti con chiarezza ai nostri alleati ed ai nostri
partner dell’Unione Europea.
Tento per
fare un’ esempio ,va bene assecondare gli sforzi internazionali per convincere
le maggiori fazioni libiche a federarsi per parlare con una voce unica e per
convergere contro i terroristi.
Ma siccome i
barconi arrivano in Italia, siamo noi i primi che dobbiamo andare materialmente
a delineare un blocco navale davanti a quelle coste, per controllare una
situazione, che potrebbe diventare disastrosa per noi, se i numeri attuali degli sbarchi
dovessero essere volutamente aumentati per essere usati come una clava contro noi e l’Europa dai folli dello Stato
Islamico.
Il venire
alla luce di questi feroci integralisti
islamici ha spazzato via quanto era rimasto
di quella ideologia pacifista a
tutti i costi “senza se e senza ma”,
come si diceva vent’anni fa , senza riflettere sulla irragionevolezza di fondo
di quei discorsi, anche se quegli ideali utopici erano sostenuti da personaggi
degnissimi come Gino Strada e Padre Zanotelli.
Ma oggi, di
fronte alla cieca ferocia dei seguaci del califfo, sostenere ancora idee
pacifiste è una pura manifestazione di masochismo.
Anzi,
succede che per una delle periodiche
ironie della storia, si stanno delineando degli scenari obbligati, che ben
lungi dal consentire la prosecuzione di discorsi “buonisti” e “politicamente corretti”, stanno
riproponendo l’attualità di eventi addirittura arcaici.
Il fatto è
questo, che se oramai si riconosce in modo assolutamente unanime, che se con il
sedicente califfo ed i suoi seguaci non è assolutamente possibile instaurare
alcuna forma di dialogo o di trattativa, qual è l’unica strada praticabile se
non la guerra allo stato islamico, cioè
l’eliminazione fisica dei Jihadisti?
Sarà, anzi è
del tutto spiacevole, ma la ferocia di coloro, ci sta portando a riproporre lo
spirito delle crociate.
Non c’è
nessuna Gerusalemme con annesso sepolcro di Cristo da riandare a conquistare,
ma gli Jiahdisti abbattono le croci
sulle chiese per issare al loro posto le loro bandiere nere.
Oltre
naturalmente a tagliare materialmente la gola ai cristiani nei quali si
imbattono.
Non c’è
niente di simbolicamente più evocativo delle foto che testimoniano quelle
scene, riportando alla nostre memorie le corrispondenti scene, immaginate nel
corso della nostra formazione scolastica, dei Saraceni che sbarcavano sulle
nostre coste per assalire e devastare le nostre città e le nostre chiese.
D’accordo,
viviamo da decenni in un Occidente secolarizzato e quindi divenuto laico a grande maggioranza, ma nessuno di noi è
figlio di nessuno e le nostre radici culturali e storiche sono quelle che sono
e il simbolo della croce ci tocca sia
che si vada ancora in chiesa o non ci si vada
più.
Anzi,
proprio coloro che in chiesa non ci vanno più dovrebbero essere i più sensibili
,perché se il loro non andare più in chiesa significa il rifiuto di un
integralismo basato su dogmi, invece che sul ragionamento, non c’è niente per
loro di più intollerabile della pretesa del califfo e seguaci di “sottomettere”
il resto del mondo alle loro leggi
integraliste , dogmatiche e del tutto indifferenti all’uso della ragione.
Ma se i
nostri personaggi istituzionali ed i nostri mezzi di comunicazione si
autocensurano per non nominare nemmeno
la parola “terrorismo”, come faranno
ineluttabilmente ad andare a dire alla gente che l’unica soluzione è
quella di “fare fuori” materialmente gli Jiahdisti?
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